25/09/2023
La battaglia di Leros 4.a parte
continua la riproduzione dell'articolo di Luciano Alberghini Maltoni, tutti i diritti sono riservati.
Evoluzione di una battaglia predestinata
L’inizio della battaglia di Lero è datato al 26 settembre, 25 bombardieri bimotori Ju 88 giunsero inavvertiti sull’isola da ovest, era, infatti, caduta in mani tedesche la rete d’avvistamento della Marina sull’isola di Sira. Dopo una veloce picchiata sganciarono le bombe sulla baia di Porto Lago ove erano presenti varie unità navali tra cui il caccia greco Vassilissa Olga, a bordo una scolaresca in visita. La nave fu purtroppo colpita in pieno ed affondò in preda alle fiamme. I generosi immediati soccorsi dei marinai italiani salvarono numerosi naufraghi ma la strage si era già consumata, altre unità tra cui il MAS 534 furono colpite. Nel pomeriggio un ulteriore attacco aereo affondò il caccia inglese Intrepid già danneggiato da quello del mattino, si lamentarono danni notevoli alle caserme, ai magazzini, alle officine. Alla fine della giornata il bilancio finale era di oltre trecento morti di tutte le nazionalità, sette aerei tedeschi furono abbattuti. Da quel giorno l’attività della Luftwaffe (salvo una pausa precedente lo sbarco) ebbe tre obiettivi; a) pattugliamento e distruzione delle unità navali b) distruzione delle installazioni ed impianti c) soppressione delle batterie c.a.. Tra gli obiettivi navali colpiti od affondati annoveriamo, l’incrociatore Penelope (danneggiato), i Ct. Panther – Euro i piroscafi Porto di Roma – Prode - Taganrog e vari MAS. Affondarono a causa delle mine con elevate perdite umane, i Ct. Eclypse e Hurworth. Il dominio dell’aria tedesco cessava all’imbrunire, da quel momento iniziava invece il dominio del mare britannico. Dominio nelle tenebre che imponeva un gran logorio del materiale ed un notevole consumo di carburante. L’accurata programmazione dei tempi e delle rotte richiedeva che il naviglio sottile della Royal Navy lasciasse nel tardo pomeriggio il Porto di Alessandria per giungere con la prima oscurità a Lero e ripartirne entro le due della notte stessa, attardarsi significava alta probabilità d’intercettamento da parte della Luftwaffe come, infatti, accade nel canale di Scarpanto il 9 ottobre alle ore 12,15 (Panther affondato, Carlisle colpito). Con tempi così stretti gli unici mezzi adatti erano i cacciatorpediniere che si assunsero quindi tutto il gravoso compito del trasporto truppe e materiali e del contrasto antinave antiaereo. Parteciparono alle operazioni anche vari sommergibili italiani e britannici (Severn, Rorqual, Atropo, Zoea; Corridoni). Proprio la penuria di carburante impedì la distruzione del convoglio tedesco scoperto nei pressi di Nassos e diretto a Coo nella notte tra il 2 ed il 3 ottobre, infatti, i Ct. Aldenham, Miaulis e Themistocles dovettero invertire la rotta e tornare ad Alessandria mentre come sappiamo quel convoglio sbarcava indisturbato il contingente tedesco la mattina del 3. L’unico significativo successo dell’azione di pattugliamento aggressivo navale fu colto dagli alleati nella notte tra il 6 ed il 7 ottobre, un convoglio tedesco composto da sei mezzi da sbarco, ed un paio di mercantili fu sbaragliato dagli incrociatori Penelope, Sirio ed i Ct. Faulknor e Fury. La perdita del convoglio costrinse Muller a posticipare lo sbarco a Leros da ottobre a novembre. L’offensiva aerea tedesca, di cui abbiamo accennato nel precedente capitolo, raggiunse buoni risultati anche se non risolutivi contro la difesa c.a., le 14 vecchie batterie da 76-40 esaurirono il munizionamento di prima carica e le canne furono usurate, i collegamenti telefonici subirono un degrado irreversibile, le interruzioni nell’energia elettrica (mancando gruppi elettrogeni locali) resero precari i collegamenti radio campali, le installazioni non protette (incluso l’ospedale) riportarono danni gravissimi. Abbiamo visto come fu assemblata la flottiglia tedesca al Pireo ora seguiamone i movimenti in vista dello sbarco. Il 5 novembre tutti i natanti lasciarono la baia di Lavrion e raggiunsero quella di Nauossa nell’isola di Paros, un attacco aereo inglese danneggiò un’imbarcazione di scorta veloce mentre il convoglio p***e un’altra unità di scorta l’UJ2145 affondata dai caccia Penn e Pathfinder nella successiva notte del 6. Raggiunta Naxos i mezzi furono sparpagliati e mimetizzati in varie baie per sfuggire ai caccia inglesi che li cercavano con l’ausilio dei proiettori. Il convoglio giunse quindi l’8 ad Amorgos invano minacciato da 12 Beaufighter. Da Amorgos il convoglio si divise in due tronconi, il primo verso Stampalia (Astypalea) e l’altro verso Levita, ancora una volta il primo dei due scampò ad un attacco aereo. Nella notte alcuni caccia inglesi effettuarono un bombardamento senza risultato e pertanto i convogli giunsero pressoché indenni il 10 novembre a Kos e Kalimnos (Calino) ove il gen. Muller si era già trasferito per coordinare l’attacco. Il piano tedesco prevedeva un’attacco principale sulla costa orientale basato su 4 gruppi da sbarco, un’attacco secondario su due gruppi nella costa ovest (vedere cartina). Ecco l’ordine di battaglia;
Gruppo Schadlich costituito dal 1.o battaglione Kustenjager al comando del Leutnant Hans Schadlich, obiettivo sbarco nella baia di Appetici e assalto al Monte Appetici per conquistare la batteria Lago e poi il paese di Leros. Partenza da Kalymnos.
Gruppo von Saldern costituito dal Grenadier Regiment 65 (da Kos) e dal Luftwaffen Jager Regiment22 da Kalymnos comandante Major Sylvester von Saldern, obiettivo sbarco nella baia di Grifo (Kryphos) e assalto al Monte Clidi per conquistare la batteria Ciano e tenere la testa di sbarco (baia d’Alinda) per successivi rifornimenti.
Gruppo Doerr costituito dal Grenadier Regiment 440 (da Kalymnos) comandante Hauptmann Erwin Doerr, obiettivo sbarco nella baia di Palma (Vagias) e assalto al Monte Marcello (Makelos) per conquistare la batteria Farinata e la PL 906 sul Monte Muplogurna.
Gruppo Aschoff costituito dal Grenadier Regiment 16 (da Kalymnos) comandante Hauptmann Philip Aschoff, obiettivo sbarco nella baie di Gurna (Gourna), Drimona (Drymonas) e Cefalo.
Gruppo Khune costituito dal Fallschirmjager Regiment 2 (dall’aeroporto Atene Tatoi) comandante Hauptmann Martin Khune, obiettivo lancio su Monte Rachi e Monte Meraviglia per conquistare la batteria PL 211.
Gruppo Doerr costituito dal Grenadier Regiment 440 (da Kalymnos) comandante Hauptmann Erwin Doerr, obiettivo sbarco nella baia di Palma (Vagias) e assalto al Monte Marcello (Makelos) per conquistare la batteria Farinata e la PL 906 sul Monte Muplogurna.
Si trattava di truppe combattenti di prima classe con notevole esperienza di guerra infatti la 22.a Divisione aveva combattuto in Polonia nel 1939, in Olanda nel 1940 e nel periodo 1941-2 aveva subito forti perdite sul fronte russo. Nel 1943 un reggimento fu inviato in Tunisia mentre il resto della Divisone fu dislocato a Creta . Il Reggimento Brandemburg fu costruito ai primi del 1939 da paracadutisti ed aviotrasportati, ampliato al rango di Divisione combattè nei Balcani ed in Yugoslavia specialmente in compiti antiguerriglia. La stima sulla forza totale impiegata da Muller (incluse le riserve) per tutta la durata della battaglia è di circa 2,000 – 3,000 uomini , nella prima giornata dello sbarco le unità impegnate nell’attacco furono valutate da Tilney in circa 700 – 1.000 uomini (vedere nota 37). Ad Atene erano posti in riserva alcuni reggimenti di paracadutisti e commando della Brandemburg mentre si prevedeva lo sbarco di mortai, artiglieria antiaerea e dello stesso Muller nella seconda ondata alla baia d’Alinda. Il 10 novembre Muller diramava l’ordine esecutivo d’attacco per il 12, nella notte stessa l’8.a flotta Destroyer composta dalle navi Faulknor, Pindos, Beaufort, Petard, Rockwood, Krakowiak sparava oltre 1.500 colpi alla vana ricerca dei convogli tedeschi mimetizzati nelle varie baie dell’isola di Kalymnos, esito dell’azione nullo. Il comandante inglese della flottiglia Ct. decideva quindi di rientrare ad Alessandria per risparmiare carburante lasciando solo i caccia Pindos e Beaufort alla ricerca dei convogli tedeschi mentre il Rockwood urtava una bomba di tipo glider inesplosa. La flottiglia tedesca si era intanto mossa separandosi in due tronconi est –ovest come previsto nell’ordine di battaglia, la flotta est composta dai gruppi Schadlich, von Saldern e Doerr ebbe tre scontri navali con le forze nemiche. I due dragamine di scorta attaccarono la motovedetta inglese ML456 che alle ore 05,30 aveva lanciato l’allarme e poi un nostro MAS. Le due torpediniere ex italiane TA 17 e TA 19 ebbero un breve ingaggio con l’inglese MTB 307. Questi scontri ritardarono lo sbarco di due ore. Le condizioni meteo erano ottimali, mare calmo ed ottima visibilità, tuttavia stranamente la Luftwaffe non si fece viva che un’ora dopo alle 07,30. La flotta orientale si suddivise quindi in tre sottogruppi dirigendo verso Appetici, Grifo e Palma. Il gruppo Schadlich fu il primo a toccare terra sotto il pesante bombardamento italiano e le luci dei riflettori, due motolancie con a bordo i Kustenjager raggiunsero gli scogli mentre uno dei mezzi da sbarco (I boats) con i motori guasti rimase in balia del fuoco italiano. L’equipaggio riusciva a riavviare un motore permettendo alle truppe di sbarcare ma poco dopo una salva colpiva il deposito munizioni facendo esplodere il mezzo. Alle prime luci dell’alba verso le ore 6,30, la flotta nord del gruppo von Saldern raggiungeva la baia di Grifo dove erano ancorati due MAS italiani, il 555 ed il 559 che aprivano il fuoco contro i quattro mezzi da sbarco armati di pezzi antiaerei da 2 cm. I battelli tedeschi andavano all’arrembaggio dei MAS catturandoli. L’equipaggio del 555 fu costretto a trasportare truppe tedesche ad Agia Marina ma il fuoco delle batterie italiane fu così intenso da costringerli a ridossare sotto il Monte Appetici. I mezzi da sbarco vuoti tentarono quindi di ritornare a Kalymnos ma dovettero ripararsi nella baia di Grifo per non essere colpiti dalle batterie italiane. Anche il fianco destro del gruppo von Saldern sperimentò la reazione italiana perdendo un mezzo prima di sbarcare su due spiagge a nord delle baia Grifo. Alcune unità di questo gruppo, non si sa se disorientate dal fuoco italiano o se per errore di navigazione, si diressero ancora più a Nord e pur bersagliate dalle batterie italiane della Baia di Blefuti riuscirono a sbarcare una compagnia Kustenjager nella baia di Palma subito contrattaccata da reparti del Long Range Desert Group e della Compagnia D dei Buffs, dopo alcune ore di furiosi scontri i tedeschi si arresero e furono catturati numerosi prigionieri. Gli altri due I Boot colpiti, riuscirono ad accostare all’isolotto di Strongilo prima dell’affondamento, in questo modo un paio di plotoni riuscirono a salvarsi ma rimasero intrappolati sull’isolotto brullo ed inospitale. Dopo quest’insuccesso i tedeschi non tentarono più sbarchi in quella zona. Anche il gruppo Doerr ebbe dei problemi, con un traghetto colpito in pieno dovette ripiegare verso la direzione di provenienza. Sulla costa ovest il gruppo Aschoff, composto da tre traghetti e quattro mezzi da sbarco fu ingaggiato nell’oscurità dal dragamine inglese BMYS 72, il dragamine tedesco di testa spacciandosi per un mezzo italiano attirò il BMYS 72 in una trappola. Infatti, le unità di scorta UJ201 e 202 circondarono silenziosamente il dragamine e catturarono equipaggio ed i codici di segnalazione usati tra italiani ed inglesi. Tuttavia l’imprevisto arrembaggio aveva ritardato così tanto il convoglio che quest’ultimo, presentatosi all’alba a circa cinque miglia dalle coste occidentali di Leros, fu bersagliato intensamente dal fuoco italiano al punto da dover ripiegare. Muller voleva a tutti i costi lo sbarco e ordinò un altro tentativo dopo aver chiesto un’azione d’ammorbidimento da parte degli Stukas. L’ammiraglio Brandt si oppose vanamente suggerendo di rimandare alla notte seguente. Il gruppo Doerr invertì nuovamente la rotta ed alle 9 circa, sotto le cortine fumogene emesse dalle unità TA 14 e 15 della 9.a flottiglia proseguì verso i punti di sbarco. Verso le ore 12 l’intenso fuoco delle batterie italiane danneggiò vari mezzi, si decise di rinunciare all’attacco e rientrare a Kalymnos. Torniamo ora al Monte Appetici dove le compagnie Kustenjager avevano raggiunto le pendici orientali alle 6,15. Dopo un primo tratto di ascensione senza resistenza incontrarono il fuoco di armi leggere della batteria Lago. Le unità speciali tedesche, armatissime e addestratissime allo scontro corpo a corpo, combattevano contro un manipolo di marinai di guarnigione armati di qualche mitragliatrice, vecchi moschetti 91 e poche bombe a mano. Nonostante l’evidente disparità il coraggio dei marinai italiani comandati dal s.ten. Corrado Spagnolo (ucciso nel pomeriggio) riuscì a contenere per un po’ il nemico, in loro soccorso si mosse il t.v. Ercole Rocchi con un plotone di marinai e tardi, forse troppo tardi, una compagnia di riserva dei Royal Irish Fusiliers che raggiunse la batteria introno alle 11 per poi esserne inspiegabilmente allontanata alle 18,30. La strategia tedesca mirava a disorientare il comando alleato operando sbarchi in vari punti dell’isola ma la chiave di volta per il successo era il controllo della ristretta aerea centrale dove si trovava il Monte Rachi, il Monte Meraviglia e la baia di Porto Lago. Una striscia di pochi chilometri quadrati dove non si era fatto in tempo a costruire un‘efficace bretella difensiva. Pertanto era evidente che la direttrice principale d’attacco tedesca puntava proprio alla conquista della Lago ed alla successiva convergenza di tutti gli altri gruppi in quell’area. In quest’ottica la tenuta della Lago era determinante per ricacciare a mare gli invasori. Tilney era consapevole di ciò ma la difficoltà di ottenere un quadro complessivo a causa dell’interruzione dei collegamenti così come quella di far giungere a destinazione gli ordini pregiudicò l’impiego delle riserve. Come abbiamo detto vi fu anche la decisione di non gettare nella mischia i fanti della Divisione Regina per il timore che vi fossero tra gli attaccanti, reparti con uniformi italiane. Fatto sta che ben presto ai Kustenjager si affiancarono rinforzi dei granatieri del rgt. 440 che non erano potuti sbarcare alla spiaggia di Palma così che durante la mattina il Monte Appetici era conquistato. Più a nord il gruppo von Saldern aveva fatto notevoli progressi dopo lo sbarco al punto che Tilney si vide costretto ad impiegare la compagnia di riserva C dei King’s Own in difesa del Monte Clidi, nonostante ciò la batteria Ciano fu conquistata alle 17 da reparti del 7.o Luftwaffen Jager Regiment che ricacciarono gli inglesi verso le caserme della marina site nella parte ovest del pendio. Due cannoni della Ciano furono distrutti dagli Stukas mentre gli altri furono sabotati dai marinai in ritirata. Mentre si svolgevano questi combattimenti la flotta di 40 Ju 52 del gruppo Khune decollata da Atene Tatoi fu richiamata indietro a causa dell’incertezza sull’esito dei primi combattimenti. Non appena atterrati i paracadutisti furono nuovamente fatti ripartire in volo ed alle ore 13 erano in prossimità della baia di Gurna, gli aerei si allinearono in fila ed all’altezza di 400 piedi (130 metri circa) effettuando il lancio in direzione ovest – est all’altezza del Monte Rachi ovvero nella parte più stretta dell’isola. Con questo temerario lancio, Muller intendeva creare un diaframma tra la parte nord e su dell’isola separando le forze alleate. Nonostante l’abbattimento di uno Ju 52 e le numerose perdite subite dai paracadutisti mentre ancora fluttuavano in aria, questi ultimi poterono rapidamente inquadrarsi in questo facilitati dalla scarsa presenza di reparti inglesi (solo alcuni plotoni dei Buffs e dei Faughs). La verità era che nessuno tra i comandanti inglesi aveva mai pensato alla concreta possibilità di un aviolancio tedesco. In un isola brulla e rocciosa si pensava che ciò sarebbe stato un suicidio. In poco tempo grazie anche al pronto supporto degli Stukas. I paracadutisti tedeschi s’impossessarono del Monte Rachi, tagliando l’isola in due. Il dubbio su quale fosse il vero punto focale d’attacco era ormai dissolto dall’aviolancio ma l’indisponibilità delle riserve proprio in quella zona critica, costrinse Tilney ad optare per un contrattacco notturno. Si pensava che in mancanza del supporto della Luftwaffe fosse più agevole riguadagnare il terreno perduto. Il t.col. Maurice French fu incaricato del contrattacco utilizzando la compagnia C degli Irish Fusiliers e la compagnia difesa King’s Own del quartier generale. Il contrattacco fu prima rimandato e poi annullato perché la compagnia C non era arrivata, d’altronde ci si era resi conto dell’inutilità dell’attacco visti i progressi del nemico. Il secondo giorno 13 novembre, i tedeschi avevano occupato tre importanti posizioni al centro dell’isola ma non si erano ancora riuniti, sebbene l’iniziativa fosse loro, l’esito della battaglia non era ancora totalmente scontato. Il gruppo Aschoff che non era sbarcato il giorno prima sulla costa ovest fu ridiretto alle prime luci dell’alba, alla baia del Grifo. Un traghetto fu colpito ed esplose nella baia d’Alinda. Altri rinforzi erano comunque in arrivo, la 15.a compagnia paracadutisti della Brandemburg fu lanciata nella sottile linea centrale occupata il giorno prima mentre uno Ju 52 era abbattuto ed un altro lanciava il suo carico umano per errore nella baia di Alinda. Nelle cronache italiane sono narrati episodi raccapriccianti su questi aviolanci, alcuni paracadute non si aprirono mentre altri uomini rimasero impigliati negli impennaggi di coda dello Junker precipitato. Tutto ciò dimostra con quale terribile determinazione furono ordinati e condotti i lanci al punto che proprio queste truppe ebbero le perdite più pesanti. Il gruppo von Saldern riuscì infine a saldarsi con i paracadutisti ed a conquistare il Monte Quirico ripreso più tardi dagli inglesi. Nel pomeriggio un forte vento impedì ogni ulteriore rinforzo da cielo. Tilney decise quindi di riprendere l’iniziativa nella notte contro il Monte Appetici incaricando French dell’assalto con tre compagnie dei King’s Own. Solo due però furono impiegate perché la terza fu richiamata al Monte Meraviglia sotto attacco. Nella notte i caccia Echo e Belvoir iniziarono il bombardamento di questo monte ma senza particolari risultati se non quello di risollevare il morale degli affranti inglesi . L’attacco delle fanterie inglesi non si sviluppò bene, essi non conoscevano la topografie del terreno e mancavano gli ufficiali falcidiati negli scontri, pertanto alle prime luci dell’alba si trovarono in posizioni esposte a metà pendio, i Kustenjager ed i granatieri comandati dal tenente medico Schragle (Schadlich era ferito) contrattaccarono dall’alto causando una confusa ritirata dei reparti inglesi, molti ufficiali inglesi tra cui il prezioso t.col French furono uccisi. All’alba del terzo giorno 14 novembre, i paracadutisti della 2.a e 4.a Kompanie andarono all’assalto del Monte Meraviglia con l’appoggio aereo degli Stukas, essi furono respinti alle 9,30 dalla compagnia C degli Irish Fusiliers che contrattaccarono sulla cresta catturando 50 prigionieri, tuttavia altre due compagnie incaricate di procedere sui due lati del monte non furono in grado di ricongiungersi agli Irish Fusiliers che dovettero così ripiegare nel pomeriggio per evitare un possibile aggiramento tedesco. Nel frattempo due compagnie dei Buffs e dei Royal West Kents catturarono Monte Germano. A questo punto la confusione regnava nel bunker di Monte Meraviglia, furono distrutti tutti cifrari e le carte segrete. Al tramonto alcune attacchi e contrattacchi su Monte Clidi e Monte Quirico consentirono la cattura di circa 120 prigionieri tedeschi, alle 17,30 i caccia Penn, Aldenham, Blencanthra bombardarono le posizioni tedesche su Monte Clidi per venti minuti ma l’intervento di bombardieri Do 217 della squadriglia KG100 armati di bombe tipo glider li costrinsero alla fuga. Nella notte le unità Echo e Belvoir sbarcarono il 2.o regt. Royal West Kent (meno una compagnia) provenienti da Samos, questi soldati ignoravano totalmente la conformazione dell’isola e molti di essi si p***ero.
Il mattino del 15, quarto giorno, Tilney ordinò un attacco alla cresta del Monte Rachi impiegando le compagnie fresche giunte da Samos. La prima di queste procedette lentamente sotto il fuoco nemico subendo perdite elevate, giunsero infine al bunker del monte ma si dovettero ritirare poiché i King’s Own che avrebbero dovuto seguirli non si presentarono . Intorno alle 15 la cresta del Monte Rachi fu pesantemente bombardata dalle artigliere italiane ma a causa dello scoordinamento che ormai regnava in campo anglo italiano l’altra compagnia Royal West Kent si mosse con un ora e mezzo di ritardo. Ciò impedì la saldatura con i Buffs che stavano attaccando nella stessa direzione in un altro versante. I tedeschi, ben trincerati e muniti di mortai, contrastavano duramente le fanterie inglesi chiamando a supporto (via radio o con razzi luminosi) l’aviazione tattica (Ju 87) che pattugliava in continuazione l’area. Nella stessa mattina il gruppo Doerr partiva all’assalto del Castello di Lero dal monte Appetici e dopo un iniziale insuccesso conquistava la posizione intorno alle quattro pomeridiane. Nella notte un mezzo da sbarco tedesco fu distrutto da un caccia inglese.
Il 16 novembre, quinto giorno, le ultime riserve tedesche costituite dal III BATTAGLIONE Brandemburg sbarcarono sulle coste d’Appetici dopo essere state trasportate ad Atene per via aerea e su due cacciatorpediniere. Nella notte i paracadutisti sul monte Rachi si mossero silenziosamente e penetrarono nella città di Lero (ora Platanos) che si trova ai piedi del ripido pendio del Monte Meraviglia. Erano quindi giunti alla base del monte dove si trovava il quartier generale britannico. Tilney chiese finalmente aiuto al Comando della Divisione Regina che promise l’invio di 250 uomini, ne giunsero solo 25 . Il Quartier Generale del Cairo Un primo furioso attacco tedesco guidato da von Saldern alle 4 del mattino, fu respinto dai britannici usando ogni uomo disponibile ma alle 17 un commando di venti uomini guidato dall’Oberleutnant Max Wandrey irruppe all’ingresso del tunnel sede del comando inglese. Neppure lo sventolio della bandiera bianca convinse i parà a cessare il fuoco, il gen. Tilney, bersagliato con i suoi uomini da granate e raffiche di mitra all’interno del tunnel, riuscì a malapena a consegnarsi prigioniero nelle mani dell’Oberfeldwebel Erich Horsthemke alle ore 17,30. Pur essendo prigioniero e quindi non in grado di dare ordini, egli decise la cessazione dei combattimenti e la resa. Fu condotto a Porto Lago e quindi insieme all’amm.glio Mascherpa diramò gli opportuni ordini di resa ai reparti tramite staffette. Il magg. Jellicoe (protagonista della missione speciale a Rodi nel settembre 1943) ed il col. Prendergast del Long Range Desert Group alla testa di 250 uomini non accettarono la resa e rimasero nascosti sull’isola sino a che non furono evacuati dallo Special Boat Service in rocambolesche operazioni notturne. L’amm.glio Mascherpa fu condotto in una casa di Lero e dopo aver subito un interrogatorio vi fu detenuto sino al 21 novembre quando, imbarcato nella stiva di un mercantile insieme ad altre centinaia di militari italiani prigionieri fu condotto in un Lager. Consegnato alla R.S.I., dopo un processo farsa, fu ucciso insieme all’amm.glio Campioni il 24 marzo 1944. Le spoglie dei due ammiragli, cui fu concessa medaglia d’oro al V.M., riposano insieme a quelle dei caduti italiani dell’Egeo nel sacrario militare di Bari. Questo tragico destino fu riservato a numerosi altri ufficiali italiani che si erano già arresi, tra cui citiamo il c.te Meneghini, il cap.Radice, il cap.Calise (ex centurione M.V.S.N.), lo sten Quaranta, lo sten vasc. Gardone. Gli ufficiali italiani furono deliberatamente uccisi dopo la resa nonostante non ci fossero dubbi sul loro status di prigionieri di guerra. Infatti, dal 13 ottobre 1943 l’Italia aveva dichiarato guerra alla Germania, fatto che estendeva ai militari italiani le garanzie previste dalle Convenzioni internazionali di guerra e che furono applicate alle truppe inglesi. L’ordine di fucilare gli ufficiali italiani era stato diramato dallo stesso Muller e non si trattava d’iniziative isolate di qualche ufficiale tedesco. Il feroce accanimento delle truppe tedesche contro gli italiani, è stato ampiamente documentato da numerose testimonianze, per giorni i tedeschi, rabbiosi per le perdite subite, inflissero violenze inaudite ai militari italiani. Senza cibo da giorni e sotto continue percosse essi furono alla mercé di qualsiasi capriccio dei militari tedeschi, molti furono uccisi per futili motivi o con abietta crudeltà (tre soldati morirono dopo aver mangiato marmellata avvelenata regalatagli da soldati tedeschi) mentre altri furono costretti a seppellire a mani n**e, i cadaveri dei caduti tedeschi in avanzato stato di decomposizione. Soltanto la presenza di 3.200 prigionieri inglesi impedì l’eccidio di massa dei 5.350 prigionieri italiani. Tra la metà di novembre ed il gennaio 1944 quasi tutti i prigionieri italiani furono trasportati in Grecia con sei convogli. Il più fortunato tra questi fu quello della nave ospedale Gradisca, condotta da equipaggio tedesco e battente bandiera tedesca, fu intercettata nel canale d’Otranto da caccia inglesi e dirottata a Brindisi. Nel marzo del 1944 secondo dati tedeschi rimanevano a Lero circa 200 militari italiani per lo più medici, infermieri, meccanici ecc addetti a servizi di supporto alle forze occupanti, un rapporto del maggio 1944 dell’OSS ne riporta altri 1000 in più ma tale dato appare poco attendibile. Alla resa tedesca dell’aprile 1945 erano presenti a Lero circa 200 italiani che furono tutti reimbarcati per l’Italia entro qualche mese.
Nella foto trincea a Blefuti