Storia Moderna del Dodecaneso

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Storia Moderna del Dodecaneso Pagina dedicata alla storia antica e moderna delle 14 isole dell'Egeo (Sporadi Meridonali) meglio note come Dodecaneso

La croce a otto punte di Amalfi su sfondo rosso è il simbolo dell'ordine dei Cavalieri di Malta, quest'ordine fondato dall'amalfitano frà Gerardo di Tune in Gerusalemme nel 1099, fu anticamente chiamato Ordine Ospitaliero di San Giovanni. L'originario ordine monastico divenne anche militare e dopo la cacciata dei cristiani dalla Terrasanta, l'Ordine dei Cavalieri di S.Giovanni si installò nelle is

ole dell'Egeo tra il 1306 ed il 1309. Divenuti quindi Cavalieri di Rodi essi governarono sulle isole sino al 1522, quando dopo un eroica resistenza al turco Solimano il Magnifico ne furono scacciati per riparare infine a Malta. Dopo circa quattro secoli di dominio turco, a seguito di complesse vicende politico militari, le isole dell'Egeo oggi note come Sporadi Meridionali, vennero occupate dall'Italia nel 1912 ed in seguito acquisite con il secondo trattato di Losanna del luglio 1922. La parola Dodecaneso fu coniata in Grecia e significa 12 isole pur se geograficamente errata entrò nell'uso corrente anche in Italia. Il Possedimento Italiano delle isole Egee ebbe uno status giuridico peculiare essendo considerato come un estensione del territorio nazionale con a capo un Governatore dotato di ampi poteri in campo civile e militare. Sotto il Governo di Mario Lago, a cavallo tra gli anni venti e trenta, il Possedimento conobbe un grande sviluppo. Possiamo datare a quegli anni l'origine dell'attuale vocazione turistica delle isole. A cavallo degli anni 1935-6 il mutamento della politica estera italiana in senso antibritannico diede avvio alla progressiva militarizzazione del Possedimento, nonostante ciò il Dodecaneso ebbe un ruolo marginale durante il conflitto. Alla data dell'armistizio dell'8 settembre, qui furono scritte le prime pagine di eroica resistenza contro le forze armate tedesche. Manca ad oggi una ricostruzione storica complessiva delle vicende politico militari del Dodecaneso negli anni dal 1912 al 1947. Questo sita pagina si propone di essere un punto di riferimento e condivisione sia per le vicende passate che per l'attualità Questo sito è frutto di attente ricerche storiche condotte sulla documentazione conservata negli archivi italiani ed esteri, su fotografie, Questa pagina non è sponsorizzata da alcun partito politico e non p***egue fini occulti o dichiarati di natura ideologica o apologetica del passato. Essa rappresenta la naturale estensione social del sito www.dodecaneso.org

Registrazione dell'evento in ricordo del pilota Amelio Cichella, Castelvecchio Subequo (L'Aquila)
24/11/2023

Registrazione dell'evento in ricordo del pilota Amelio Cichella, Castelvecchio Subequo (L'Aquila)

CASTELVECCHIO SUBEQUO (AQ) Il 4 novembre 2023 Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate presso la sala padre Pio Grannonio di Castelvecchio Subequo in provincia di L’Aquila si è svolto un convegno in ricordo del pilota Amelio Cichella i 100 anni dell’aeronautica militare. Ha ...

Frammenti del Muro d'ascolto di Monte Patella, isola di Leros
18/11/2023

Frammenti del Muro d'ascolto di Monte Patella, isola di Leros

In occasione del centenario di fondazione dell'Aeronautica Militare e di coincidenza con la festa delle forze armate si ...
05/11/2023

In occasione del centenario di fondazione dell'Aeronautica Militare e di coincidenza con la festa delle forze armate si è tenuta a Castelvecchio Subequo una celebrazione in ricordo del maresciallo pilota Amelio Cichella, egli prestò servizio presso squadriglie caccia e da bombardamento nell'isola di Rodi. Fu decorato di medaglia d'argento al valore militare. L'evento è stato seguito con partecipazione dalla cittadinanza del paese di Castelvecchio. Radio Giano Public History metterà a disposizione alcuni podcast registrati durante la manifestazione.

Una commemorazione importante del nostro pilota da caccia preferito.....
29/10/2023

Una commemorazione importante del nostro pilota da caccia preferito.....

Guarda guarda chi si vede....incredibilmente la prima volta che vedo in Italia in un luogo istituzionale, una fotografia...
12/10/2023

Guarda guarda chi si vede....incredibilmente la prima volta che vedo in Italia in un luogo istituzionale, una fotografia del Governatore delle Isole Italiane del'Egeo (Dodecaneso) Mario Lago in visita l'idroscalo di Lero nel 1932.....a questo punto vi chiederete come mai questa foto si trova lì.....perchè accanto a Mario Lago c'era il capitano pilota Stefano Trimboli proveniente dallo Stormo Bombardamento Sperimentale di Orbetello, ed a Lero c'era appunto uno Stormo da Bomardamento Marittimo. Questo luogo è un piccolo ma ricchissimo museo allestito in un edificio del 31.o Stormo nell'aeroporto di Ciampino. Ci sono reperti rari come il log book della crociera aerea del decennale di Italo Balbo, fotografie, documenti, oggetti e divise che ripercorrono la storia di questo Stormo nato proprio nel 1933 dalle crociere. Un plauso agli aviatori del 31.o ed allo staff che con tanta cura e pazienza hanno organizzato questo spazio dedicato alla memoria, bravissimi, viva l'Arma Azzurra!

Per fortuna c'è un marinaio di guardia al Muro d'Ascolto di Monte Patella (Thanks a lot Nikos...)
02/10/2023

Per fortuna c'è un marinaio di guardia al Muro d'Ascolto di Monte Patella (Thanks a lot Nikos...)

27/09/2023

La battaglia di Leros 5.a ed ultima parte
continua la riproduzione dell'articolo di Luciano Alberghini Maltoni, tutti i diritti sono riservati.

Bilancio della sconfitta, effetti perduranti oltre il 1945
L’infausto esito della battaglia di Lero determinò un immediato ripiegamento alleato, il 23 novembre furono evacuati dall’isola di Samos, 2.978 militari italiani appartenenti alla Divisione Cuneo, 358 greci dello Squadrone Sacro, 400 partigiani greci, 230 inglesi. Le guarnigioni britanniche di fanteria e del L.R.D.G.ancora presenti a Mykonos, Seryphos e Castellorizo (Castelrosso) furono ritirate tra il 24 ed il 29 novembre, data che segna il pieno controllo germanico su tutte le isole dell’Egeo. Dimenticato ogni piano di riconquista la strategia alleata in Egeo diverrà una strategia di logoramento e assedio navale. Gruppi di commando inglesi e greci effettueranno raids contro le guarnigioni tedesche nelle isole sino all’aprile del 1945. Al termine della battaglia di Lero entrambi gli avversari si dedicarono alla valutazione delle perdite, le tabelle riepilogative qui riportate, periodo 10 settembre - 17 novembre, sono di provenienza britannica , esse furono elaborate a fine novembre mentre la tabella relativa alle perdite umane della Whermacht è invece di fonte tedesca e risale al dicembre 1943.

ROYAL ARMY
La tabella seguente è di per se esaustiva, se poi si tiene conto che il primo nucleo d’attaccanti tedesco a Leros era composto di poco più di 1.000 uomini si comprende come il dominio dell’aria germanico fu decisivo per il successo. Un terzo delle perdite è attribuibile ai bombardamenti aerei poiché le fanterie inglesi si trovavano ammassate al centro dell’isola di Leros senza alcun rifugio antiaereo. Questi dati non includono i militari italiani .

Isole Forza Evacuati Prigionieri Caduti
Kos 1511 200 1311 N.D.
Levita 50 50 N.d.
Leros 4000 250 3200 357

ROYAL NAVY

I cacciatorpediniere di Sua Maestà sopportarono tutto il peso della battaglia, dal pattugliamento, al contrasto degli aerei nemici, al bombardamento degli obiettivi navali e terrestri, al trasporto d’uomini e materiali. Il prezzo pagato dalla Royal Navy nelle ristrette acque dell’Egeo fu molto pesante e particolarmente doloroso per Churchill. Alcune di queste unità tra cui l’Eclipse (affondato per urto contro una mina) erano pregiate poiché appartenenti alla classe Hunt (classe intermedia tra il cacciatorpediniere e l’incrociatore).

TIPO Affondati o dispersi Danneggiati
Cacciatorpediniere 7 (3 classe Hunt, 4 classe Fleet) 3
Sommergibili 1
Mezzi da sbarco 4
Schooner 1
Naviglio minore 4 3
Torpediniere e A/S 4
Naviglio minore 3 unità presunte p***e
Personale Circa 500 uomini uccisi o dispersi

ROYAL AIR FORCE
Il bilancio delle perdite aeree Alleate è poco meno del 50% di quelle della Luftwaffe. Non è di per se stesso un gran risultato, tuttavia le perdite tedesche pesarono strategicamente molto di più poiché non sostituibili dato il declino della produzione aeronautica e del potenziale umano dell’armata aerea. In questo senso la tesi del drenaggio delle risorse tedesche, sostenuta dal Premier Churchill e dalla stampa britannica ebbe una sua validità. Tuttavia a leggere bene i dati si rimane sorpresi dell’elevato numero di abbattimenti di Beaufigther e di ben 7 bombardieri quadrimotori Liberator e 2 Fortezze Volanti, velivoli abbattuti in Grecia continentale. Quasi tutti gli Spitfire furono invece distrutti a terra durante l’attacco tedesco a Kos. Nei dogfight contro gli Me 109 furono abbattuti 6 Lightining che pur essendo più veloci ed armati avevano scarsa manovrabilità.

TIPO Distrutti dispersi Danneggiati
Beaufighter 38 17
Liberator B 24 7
Halifax 3 1
Spitfire 11 1
Baltimore 8 1
Hurricane 11
Walrus 1
Wellington 4 4
Dakota C 47 6
Mitchell B 25 3 4
Lightining P 38 6
Fortress B 17 2
Totale 100 28

TABELLA RIEPILOGATIVA delle Perdite Asse nel periodo dal 15 settembre (occupazione di Kos) al 17 novembre 1943 (conquista di Leros)

Luftwaffe

La tabella dimostra chiaramente che le pesanti perdite tedesche avvennero in buona parte a terra a testimonianza dell’efficacia dei bombardamenti RAF sugli aeroporti. Le forti perdite di bombardieri a tuffo come lo Stuka, macchina ormai sorpassata, sono da addebitare alla difesa contraerea. Anche il sorprendente numero degli Me 109 abbattuti si deve all’intervento delle squadriglie di Lightining P 38, gli unici caccia a lungo raggio in grado di operare per poco meno di un’ora d’autonomia sull’area di combattimento.

TIPO Distrutti Probabilmente
Distrutti Danneggiati
Me 109 30 3 7
F.W.190 6 1
Ju 88 31 4 22
He 111 4 1
Ju 87 20 3 4
Ar 196 6 8
Do 24 1
Ju 52 2
Non identificati 66 2 64
Totale 166 14 105

WHERMACHT
In questa tabella sono riportate le cifre di un rapporto tedesco del dicembre 1943 solo per la battaglia di Lero, esse appaiono in contrasto con le cifre riportate dalle fonti inglesi che indicano (dati del novembre 1943) in oltre 2.000 uomini le perdite subite dalla Whermacht (tra caduti, dispersi e prigionieri) per tutto il periodo ottobre- novembre. A mio avviso le valutazioni britanniche sono sovrastimate.

Uccisi 246
Dispersi 162

KRIEGSMARINE
Nonostante le perdite la Kriegsmarine fu in grado di assolvere il compito assegnato utilizzando la tecnica della dispersione notturna dei convogli (quando il nemico possedeva il dominio del mare) e della navigazione diurna in piccoli gruppi che si riunivano provenendo da direzioni diverse per ingannare il nemico.

Navi mercantili 9 unità affondate per circa 18.000 tonnellate
Mezzi da sbarco 10
Naviglio minore (MAS, cacciamine, torpediniere ecc..) 8
Caicchi armati 5

A mio avviso le ricostruzioni storiche militari italiane degli avvenimenti di Leros hanno il grande limite di essere un diario seppur attendibile e dettagliatissimo, di quanto vissuto e percepito da parte italiana. L’analisi comparativa dell’evento storico basata sulle fonti estere è appena accennata, non fornisce una totale visibilità sugli eventi e non risponde ai dubbi ed agli interrogativi di fondo sul perché si arrivò a questa sconfitta che era “prevedibile”, arroccandosi su uno scoglio, la cui utilità strategica (se considerato isolatamente) era discutibile sin dagli anni 30. La lettura della documentazione, sia di fonte inglese sia tedesca, può oggi fornire un’interpretazione storica di più ampio respiro di questa battaglia che ricordiamolo, fu l’ultima disfatta alleata e l’ultima significativa vittoria tedesca del conflitto infatti l’ultimo bollettino di guerra del Comando germanico fu appunto quello sulla battaglia di Leros Se l’ostinata difesa di Leros appare a molti dovuta all’ossessione di Churchill per l’Egeo ed i Balcani, essa fu in realtà una misura di “ripiego” una specie di “vicolo cieco” determinato da un insieme d’eventi e circostanze sfavorevoli al fuori del controllo e della volontà britannica. L’assunto strategico di base era che Rodi fosse la chiave del dominio in Egeo, essa doveva essere conquistata (sia prima che dopo l’8 settembre) a tutti i costi. Persa Rodi per la mancata difesa italiana (su cui confidava fortemente Churchill), si accettò come ripiego di occupare le altre isole (Kos e Leros) in previsione della controffensiva. Controffensiva mai attuata per il diniego americano di supportare questo piano, essi sostenevano che le forze aeree e mezzi da sbarco non dovessero essere distratte a spese della campagna d’Italia e della lontana nel tempo operazione Overlord. Altri fattori decisivi come la sorprendente capacità tedesca di improvvisare in una manciata di settimane un efficiente dispositivo aeronavale e l’estrema reattività tedesca colsero i britannici impreparati. La perdita di Kos rese ancor più evidente che l’arroccamento su Leros, senza l’appoggio attivo della Turchia era sbagliato e pericoloso, tuttavia era altrettanto difficile mettere in salvo oltre 10.000 militari tra italiani e britannici. Non era pensabile il reimbarco notturno nel giro di qualche giorno senza mezzi adeguati e d’altronde i turchi non avrebbero consentito la fuga sulle loro coste di quest’armata per timore della ritorsione tedesca. D’altronde un evento di tale portata avrebbe determinato la crisi dei rapporti diplomatici anglo turchi. Nel periodo più critico per decidere sul da farsi, il Premier Churchill ed i comandanti superiori inglesi tentarono il possibile per ottenere aiuto dall’Alleato americano ricevendone sempre un rifiuto. Si dibatterono nel dubbio se abbandonare l’isola e quindi, sotto l’incalzare degli eventi, optarono per una difesa strenua con le forze disponibili. La mancata intercettazione dei convogli tedeschi con a bordo il contingente di sbarco, il dominio dell’aria germanico, la scarsa efficacia delle difese dell’isola ed infine alcuni errori commessi dal comandante inglese, dopo lo sbarco tedesco sull’isola, furono le cause militari dirette della sconfitta.
Alcune fonti britanniche hanno evidenziato la scarsa precisione del tiro antinave italiano, guardando ai fatti tale critica non appare infondata, sebbene il gruppo Aschoff fosse costretto a ripiegare, il tiro italiano distrusse solo qualche mezzo da sbarco degli altri gruppi, esercitando più che altro un’azione di contenimento e interdizione. Inutile ripetere quanto già detto nel capitolo iniziale a proposito della vetustà dei nostri armamenti. Le conseguenze strategiche di quanto avvenne in Egeo in quel fatidico 1943 con la perdita di Rodi e di Lero, sono state probabilmente sottovalutate dalla storiografia contemporanea. Sebbene questo scacchiere fosse considerato secondario, è ragionevole sostenere che quelle sconfitte, considerate tattiche, ebbero in realtà una grande influenza sulla durata stessa del conflitto e sull’assetto politico militare postbellico. Ciò fu dovuto alla mancata entrata in guerra della Turchia che, oscillante prima della sconfitta di Leros, ne fu poi talmente intimorita da posticipare il suo intervento al 1945 quando era assolutamente inutile. Al di là del limitato apporto militare che avrebbe fornito la Turchia, le flotte aeree alleate avrebbero potuto usare gli aeroporti turchi per bombardare i pozzi petroliferi rumeni. La sospensione delle forniture di cromo turco ed altri importanti materie prime alla Germania, avrebbe senza dubbio accelerato il collasso nazista. Per di più un eventuale corpo di spedizione turco-britannico sarebbe potuto penetrare in Bulgaria e Romania, incuneandosi nei Balcani al fine di controbilanciare il dilagare delle truppe sovietiche ad Est. Può apparire surreale ma se gli inglesi non avessero perso a Leros, diversi paesi dell’est europeo, non sarebbero caduti nella sfera d’influenza sovietica che Churchill chiamò poi “cortina di ferro”.

La Luftwaffe bombarda Leros (tramite Peter Hans Eisembach, Germany copyright)
25/09/2023

La Luftwaffe bombarda Leros (tramite Peter Hans Eisembach, Germany copyright)

La battaglia di Leros 4.a parte continua la riproduzione dell'articolo di Luciano Alberghini Maltoni, tutti i diritti so...
25/09/2023

La battaglia di Leros 4.a parte
continua la riproduzione dell'articolo di Luciano Alberghini Maltoni, tutti i diritti sono riservati.

Evoluzione di una battaglia predestinata
L’inizio della battaglia di Lero è datato al 26 settembre, 25 bombardieri bimotori Ju 88 giunsero inavvertiti sull’isola da ovest, era, infatti, caduta in mani tedesche la rete d’avvistamento della Marina sull’isola di Sira. Dopo una veloce picchiata sganciarono le bombe sulla baia di Porto Lago ove erano presenti varie unità navali tra cui il caccia greco Vassilissa Olga, a bordo una scolaresca in visita. La nave fu purtroppo colpita in pieno ed affondò in preda alle fiamme. I generosi immediati soccorsi dei marinai italiani salvarono numerosi naufraghi ma la strage si era già consumata, altre unità tra cui il MAS 534 furono colpite. Nel pomeriggio un ulteriore attacco aereo affondò il caccia inglese Intrepid già danneggiato da quello del mattino, si lamentarono danni notevoli alle caserme, ai magazzini, alle officine. Alla fine della giornata il bilancio finale era di oltre trecento morti di tutte le nazionalità, sette aerei tedeschi furono abbattuti. Da quel giorno l’attività della Luftwaffe (salvo una pausa precedente lo sbarco) ebbe tre obiettivi; a) pattugliamento e distruzione delle unità navali b) distruzione delle installazioni ed impianti c) soppressione delle batterie c.a.. Tra gli obiettivi navali colpiti od affondati annoveriamo, l’incrociatore Penelope (danneggiato), i Ct. Panther – Euro i piroscafi Porto di Roma – Prode - Taganrog e vari MAS. Affondarono a causa delle mine con elevate perdite umane, i Ct. Eclypse e Hurworth. Il dominio dell’aria tedesco cessava all’imbrunire, da quel momento iniziava invece il dominio del mare britannico. Dominio nelle tenebre che imponeva un gran logorio del materiale ed un notevole consumo di carburante. L’accurata programmazione dei tempi e delle rotte richiedeva che il naviglio sottile della Royal Navy lasciasse nel tardo pomeriggio il Porto di Alessandria per giungere con la prima oscurità a Lero e ripartirne entro le due della notte stessa, attardarsi significava alta probabilità d’intercettamento da parte della Luftwaffe come, infatti, accade nel canale di Scarpanto il 9 ottobre alle ore 12,15 (Panther affondato, Carlisle colpito). Con tempi così stretti gli unici mezzi adatti erano i cacciatorpediniere che si assunsero quindi tutto il gravoso compito del trasporto truppe e materiali e del contrasto antinave antiaereo. Parteciparono alle operazioni anche vari sommergibili italiani e britannici (Severn, Rorqual, Atropo, Zoea; Corridoni). Proprio la penuria di carburante impedì la distruzione del convoglio tedesco scoperto nei pressi di Nassos e diretto a Coo nella notte tra il 2 ed il 3 ottobre, infatti, i Ct. Aldenham, Miaulis e Themistocles dovettero invertire la rotta e tornare ad Alessandria mentre come sappiamo quel convoglio sbarcava indisturbato il contingente tedesco la mattina del 3. L’unico significativo successo dell’azione di pattugliamento aggressivo navale fu colto dagli alleati nella notte tra il 6 ed il 7 ottobre, un convoglio tedesco composto da sei mezzi da sbarco, ed un paio di mercantili fu sbaragliato dagli incrociatori Penelope, Sirio ed i Ct. Faulknor e Fury. La perdita del convoglio costrinse Muller a posticipare lo sbarco a Leros da ottobre a novembre. L’offensiva aerea tedesca, di cui abbiamo accennato nel precedente capitolo, raggiunse buoni risultati anche se non risolutivi contro la difesa c.a., le 14 vecchie batterie da 76-40 esaurirono il munizionamento di prima carica e le canne furono usurate, i collegamenti telefonici subirono un degrado irreversibile, le interruzioni nell’energia elettrica (mancando gruppi elettrogeni locali) resero precari i collegamenti radio campali, le installazioni non protette (incluso l’ospedale) riportarono danni gravissimi. Abbiamo visto come fu assemblata la flottiglia tedesca al Pireo ora seguiamone i movimenti in vista dello sbarco. Il 5 novembre tutti i natanti lasciarono la baia di Lavrion e raggiunsero quella di Nauossa nell’isola di Paros, un attacco aereo inglese danneggiò un’imbarcazione di scorta veloce mentre il convoglio p***e un’altra unità di scorta l’UJ2145 affondata dai caccia Penn e Pathfinder nella successiva notte del 6. Raggiunta Naxos i mezzi furono sparpagliati e mimetizzati in varie baie per sfuggire ai caccia inglesi che li cercavano con l’ausilio dei proiettori. Il convoglio giunse quindi l’8 ad Amorgos invano minacciato da 12 Beaufighter. Da Amorgos il convoglio si divise in due tronconi, il primo verso Stampalia (Astypalea) e l’altro verso Levita, ancora una volta il primo dei due scampò ad un attacco aereo. Nella notte alcuni caccia inglesi effettuarono un bombardamento senza risultato e pertanto i convogli giunsero pressoché indenni il 10 novembre a Kos e Kalimnos (Calino) ove il gen. Muller si era già trasferito per coordinare l’attacco. Il piano tedesco prevedeva un’attacco principale sulla costa orientale basato su 4 gruppi da sbarco, un’attacco secondario su due gruppi nella costa ovest (vedere cartina). Ecco l’ordine di battaglia;
 Gruppo Schadlich costituito dal 1.o battaglione Kustenjager al comando del Leutnant Hans Schadlich, obiettivo sbarco nella baia di Appetici e assalto al Monte Appetici per conquistare la batteria Lago e poi il paese di Leros. Partenza da Kalymnos.
 Gruppo von Saldern costituito dal Grenadier Regiment 65 (da Kos) e dal Luftwaffen Jager Regiment22 da Kalymnos comandante Major Sylvester von Saldern, obiettivo sbarco nella baia di Grifo (Kryphos) e assalto al Monte Clidi per conquistare la batteria Ciano e tenere la testa di sbarco (baia d’Alinda) per successivi rifornimenti.
 Gruppo Doerr costituito dal Grenadier Regiment 440 (da Kalymnos) comandante Hauptmann Erwin Doerr, obiettivo sbarco nella baia di Palma (Vagias) e assalto al Monte Marcello (Makelos) per conquistare la batteria Farinata e la PL 906 sul Monte Muplogurna.
 Gruppo Aschoff costituito dal Grenadier Regiment 16 (da Kalymnos) comandante Hauptmann Philip Aschoff, obiettivo sbarco nella baie di Gurna (Gourna), Drimona (Drymonas) e Cefalo.
 Gruppo Khune costituito dal Fallschirmjager Regiment 2 (dall’aeroporto Atene Tatoi) comandante Hauptmann Martin Khune, obiettivo lancio su Monte Rachi e Monte Meraviglia per conquistare la batteria PL 211.
 Gruppo Doerr costituito dal Grenadier Regiment 440 (da Kalymnos) comandante Hauptmann Erwin Doerr, obiettivo sbarco nella baia di Palma (Vagias) e assalto al Monte Marcello (Makelos) per conquistare la batteria Farinata e la PL 906 sul Monte Muplogurna.

Si trattava di truppe combattenti di prima classe con notevole esperienza di guerra infatti la 22.a Divisione aveva combattuto in Polonia nel 1939, in Olanda nel 1940 e nel periodo 1941-2 aveva subito forti perdite sul fronte russo. Nel 1943 un reggimento fu inviato in Tunisia mentre il resto della Divisone fu dislocato a Creta . Il Reggimento Brandemburg fu costruito ai primi del 1939 da paracadutisti ed aviotrasportati, ampliato al rango di Divisione combattè nei Balcani ed in Yugoslavia specialmente in compiti antiguerriglia. La stima sulla forza totale impiegata da Muller (incluse le riserve) per tutta la durata della battaglia è di circa 2,000 – 3,000 uomini , nella prima giornata dello sbarco le unità impegnate nell’attacco furono valutate da Tilney in circa 700 – 1.000 uomini (vedere nota 37). Ad Atene erano posti in riserva alcuni reggimenti di paracadutisti e commando della Brandemburg mentre si prevedeva lo sbarco di mortai, artiglieria antiaerea e dello stesso Muller nella seconda ondata alla baia d’Alinda. Il 10 novembre Muller diramava l’ordine esecutivo d’attacco per il 12, nella notte stessa l’8.a flotta Destroyer composta dalle navi Faulknor, Pindos, Beaufort, Petard, Rockwood, Krakowiak sparava oltre 1.500 colpi alla vana ricerca dei convogli tedeschi mimetizzati nelle varie baie dell’isola di Kalymnos, esito dell’azione nullo. Il comandante inglese della flottiglia Ct. decideva quindi di rientrare ad Alessandria per risparmiare carburante lasciando solo i caccia Pindos e Beaufort alla ricerca dei convogli tedeschi mentre il Rockwood urtava una bomba di tipo glider inesplosa. La flottiglia tedesca si era intanto mossa separandosi in due tronconi est –ovest come previsto nell’ordine di battaglia, la flotta est composta dai gruppi Schadlich, von Saldern e Doerr ebbe tre scontri navali con le forze nemiche. I due dragamine di scorta attaccarono la motovedetta inglese ML456 che alle ore 05,30 aveva lanciato l’allarme e poi un nostro MAS. Le due torpediniere ex italiane TA 17 e TA 19 ebbero un breve ingaggio con l’inglese MTB 307. Questi scontri ritardarono lo sbarco di due ore. Le condizioni meteo erano ottimali, mare calmo ed ottima visibilità, tuttavia stranamente la Luftwaffe non si fece viva che un’ora dopo alle 07,30. La flotta orientale si suddivise quindi in tre sottogruppi dirigendo verso Appetici, Grifo e Palma. Il gruppo Schadlich fu il primo a toccare terra sotto il pesante bombardamento italiano e le luci dei riflettori, due motolancie con a bordo i Kustenjager raggiunsero gli scogli mentre uno dei mezzi da sbarco (I boats) con i motori guasti rimase in balia del fuoco italiano. L’equipaggio riusciva a riavviare un motore permettendo alle truppe di sbarcare ma poco dopo una salva colpiva il deposito munizioni facendo esplodere il mezzo. Alle prime luci dell’alba verso le ore 6,30, la flotta nord del gruppo von Saldern raggiungeva la baia di Grifo dove erano ancorati due MAS italiani, il 555 ed il 559 che aprivano il fuoco contro i quattro mezzi da sbarco armati di pezzi antiaerei da 2 cm. I battelli tedeschi andavano all’arrembaggio dei MAS catturandoli. L’equipaggio del 555 fu costretto a trasportare truppe tedesche ad Agia Marina ma il fuoco delle batterie italiane fu così intenso da costringerli a ridossare sotto il Monte Appetici. I mezzi da sbarco vuoti tentarono quindi di ritornare a Kalymnos ma dovettero ripararsi nella baia di Grifo per non essere colpiti dalle batterie italiane. Anche il fianco destro del gruppo von Saldern sperimentò la reazione italiana perdendo un mezzo prima di sbarcare su due spiagge a nord delle baia Grifo. Alcune unità di questo gruppo, non si sa se disorientate dal fuoco italiano o se per errore di navigazione, si diressero ancora più a Nord e pur bersagliate dalle batterie italiane della Baia di Blefuti riuscirono a sbarcare una compagnia Kustenjager nella baia di Palma subito contrattaccata da reparti del Long Range Desert Group e della Compagnia D dei Buffs, dopo alcune ore di furiosi scontri i tedeschi si arresero e furono catturati numerosi prigionieri. Gli altri due I Boot colpiti, riuscirono ad accostare all’isolotto di Strongilo prima dell’affondamento, in questo modo un paio di plotoni riuscirono a salvarsi ma rimasero intrappolati sull’isolotto brullo ed inospitale. Dopo quest’insuccesso i tedeschi non tentarono più sbarchi in quella zona. Anche il gruppo Doerr ebbe dei problemi, con un traghetto colpito in pieno dovette ripiegare verso la direzione di provenienza. Sulla costa ovest il gruppo Aschoff, composto da tre traghetti e quattro mezzi da sbarco fu ingaggiato nell’oscurità dal dragamine inglese BMYS 72, il dragamine tedesco di testa spacciandosi per un mezzo italiano attirò il BMYS 72 in una trappola. Infatti, le unità di scorta UJ201 e 202 circondarono silenziosamente il dragamine e catturarono equipaggio ed i codici di segnalazione usati tra italiani ed inglesi. Tuttavia l’imprevisto arrembaggio aveva ritardato così tanto il convoglio che quest’ultimo, presentatosi all’alba a circa cinque miglia dalle coste occidentali di Leros, fu bersagliato intensamente dal fuoco italiano al punto da dover ripiegare. Muller voleva a tutti i costi lo sbarco e ordinò un altro tentativo dopo aver chiesto un’azione d’ammorbidimento da parte degli Stukas. L’ammiraglio Brandt si oppose vanamente suggerendo di rimandare alla notte seguente. Il gruppo Doerr invertì nuovamente la rotta ed alle 9 circa, sotto le cortine fumogene emesse dalle unità TA 14 e 15 della 9.a flottiglia proseguì verso i punti di sbarco. Verso le ore 12 l’intenso fuoco delle batterie italiane danneggiò vari mezzi, si decise di rinunciare all’attacco e rientrare a Kalymnos. Torniamo ora al Monte Appetici dove le compagnie Kustenjager avevano raggiunto le pendici orientali alle 6,15. Dopo un primo tratto di ascensione senza resistenza incontrarono il fuoco di armi leggere della batteria Lago. Le unità speciali tedesche, armatissime e addestratissime allo scontro corpo a corpo, combattevano contro un manipolo di marinai di guarnigione armati di qualche mitragliatrice, vecchi moschetti 91 e poche bombe a mano. Nonostante l’evidente disparità il coraggio dei marinai italiani comandati dal s.ten. Corrado Spagnolo (ucciso nel pomeriggio) riuscì a contenere per un po’ il nemico, in loro soccorso si mosse il t.v. Ercole Rocchi con un plotone di marinai e tardi, forse troppo tardi, una compagnia di riserva dei Royal Irish Fusiliers che raggiunse la batteria introno alle 11 per poi esserne inspiegabilmente allontanata alle 18,30. La strategia tedesca mirava a disorientare il comando alleato operando sbarchi in vari punti dell’isola ma la chiave di volta per il successo era il controllo della ristretta aerea centrale dove si trovava il Monte Rachi, il Monte Meraviglia e la baia di Porto Lago. Una striscia di pochi chilometri quadrati dove non si era fatto in tempo a costruire un‘efficace bretella difensiva. Pertanto era evidente che la direttrice principale d’attacco tedesca puntava proprio alla conquista della Lago ed alla successiva convergenza di tutti gli altri gruppi in quell’area. In quest’ottica la tenuta della Lago era determinante per ricacciare a mare gli invasori. Tilney era consapevole di ciò ma la difficoltà di ottenere un quadro complessivo a causa dell’interruzione dei collegamenti così come quella di far giungere a destinazione gli ordini pregiudicò l’impiego delle riserve. Come abbiamo detto vi fu anche la decisione di non gettare nella mischia i fanti della Divisione Regina per il timore che vi fossero tra gli attaccanti, reparti con uniformi italiane. Fatto sta che ben presto ai Kustenjager si affiancarono rinforzi dei granatieri del rgt. 440 che non erano potuti sbarcare alla spiaggia di Palma così che durante la mattina il Monte Appetici era conquistato. Più a nord il gruppo von Saldern aveva fatto notevoli progressi dopo lo sbarco al punto che Tilney si vide costretto ad impiegare la compagnia di riserva C dei King’s Own in difesa del Monte Clidi, nonostante ciò la batteria Ciano fu conquistata alle 17 da reparti del 7.o Luftwaffen Jager Regiment che ricacciarono gli inglesi verso le caserme della marina site nella parte ovest del pendio. Due cannoni della Ciano furono distrutti dagli Stukas mentre gli altri furono sabotati dai marinai in ritirata. Mentre si svolgevano questi combattimenti la flotta di 40 Ju 52 del gruppo Khune decollata da Atene Tatoi fu richiamata indietro a causa dell’incertezza sull’esito dei primi combattimenti. Non appena atterrati i paracadutisti furono nuovamente fatti ripartire in volo ed alle ore 13 erano in prossimità della baia di Gurna, gli aerei si allinearono in fila ed all’altezza di 400 piedi (130 metri circa) effettuando il lancio in direzione ovest – est all’altezza del Monte Rachi ovvero nella parte più stretta dell’isola. Con questo temerario lancio, Muller intendeva creare un diaframma tra la parte nord e su dell’isola separando le forze alleate. Nonostante l’abbattimento di uno Ju 52 e le numerose perdite subite dai paracadutisti mentre ancora fluttuavano in aria, questi ultimi poterono rapidamente inquadrarsi in questo facilitati dalla scarsa presenza di reparti inglesi (solo alcuni plotoni dei Buffs e dei Faughs). La verità era che nessuno tra i comandanti inglesi aveva mai pensato alla concreta possibilità di un aviolancio tedesco. In un isola brulla e rocciosa si pensava che ciò sarebbe stato un suicidio. In poco tempo grazie anche al pronto supporto degli Stukas. I paracadutisti tedeschi s’impossessarono del Monte Rachi, tagliando l’isola in due. Il dubbio su quale fosse il vero punto focale d’attacco era ormai dissolto dall’aviolancio ma l’indisponibilità delle riserve proprio in quella zona critica, costrinse Tilney ad optare per un contrattacco notturno. Si pensava che in mancanza del supporto della Luftwaffe fosse più agevole riguadagnare il terreno perduto. Il t.col. Maurice French fu incaricato del contrattacco utilizzando la compagnia C degli Irish Fusiliers e la compagnia difesa King’s Own del quartier generale. Il contrattacco fu prima rimandato e poi annullato perché la compagnia C non era arrivata, d’altronde ci si era resi conto dell’inutilità dell’attacco visti i progressi del nemico. Il secondo giorno 13 novembre, i tedeschi avevano occupato tre importanti posizioni al centro dell’isola ma non si erano ancora riuniti, sebbene l’iniziativa fosse loro, l’esito della battaglia non era ancora totalmente scontato. Il gruppo Aschoff che non era sbarcato il giorno prima sulla costa ovest fu ridiretto alle prime luci dell’alba, alla baia del Grifo. Un traghetto fu colpito ed esplose nella baia d’Alinda. Altri rinforzi erano comunque in arrivo, la 15.a compagnia paracadutisti della Brandemburg fu lanciata nella sottile linea centrale occupata il giorno prima mentre uno Ju 52 era abbattuto ed un altro lanciava il suo carico umano per errore nella baia di Alinda. Nelle cronache italiane sono narrati episodi raccapriccianti su questi aviolanci, alcuni paracadute non si aprirono mentre altri uomini rimasero impigliati negli impennaggi di coda dello Junker precipitato. Tutto ciò dimostra con quale terribile determinazione furono ordinati e condotti i lanci al punto che proprio queste truppe ebbero le perdite più pesanti. Il gruppo von Saldern riuscì infine a saldarsi con i paracadutisti ed a conquistare il Monte Quirico ripreso più tardi dagli inglesi. Nel pomeriggio un forte vento impedì ogni ulteriore rinforzo da cielo. Tilney decise quindi di riprendere l’iniziativa nella notte contro il Monte Appetici incaricando French dell’assalto con tre compagnie dei King’s Own. Solo due però furono impiegate perché la terza fu richiamata al Monte Meraviglia sotto attacco. Nella notte i caccia Echo e Belvoir iniziarono il bombardamento di questo monte ma senza particolari risultati se non quello di risollevare il morale degli affranti inglesi . L’attacco delle fanterie inglesi non si sviluppò bene, essi non conoscevano la topografie del terreno e mancavano gli ufficiali falcidiati negli scontri, pertanto alle prime luci dell’alba si trovarono in posizioni esposte a metà pendio, i Kustenjager ed i granatieri comandati dal tenente medico Schragle (Schadlich era ferito) contrattaccarono dall’alto causando una confusa ritirata dei reparti inglesi, molti ufficiali inglesi tra cui il prezioso t.col French furono uccisi. All’alba del terzo giorno 14 novembre, i paracadutisti della 2.a e 4.a Kompanie andarono all’assalto del Monte Meraviglia con l’appoggio aereo degli Stukas, essi furono respinti alle 9,30 dalla compagnia C degli Irish Fusiliers che contrattaccarono sulla cresta catturando 50 prigionieri, tuttavia altre due compagnie incaricate di procedere sui due lati del monte non furono in grado di ricongiungersi agli Irish Fusiliers che dovettero così ripiegare nel pomeriggio per evitare un possibile aggiramento tedesco. Nel frattempo due compagnie dei Buffs e dei Royal West Kents catturarono Monte Germano. A questo punto la confusione regnava nel bunker di Monte Meraviglia, furono distrutti tutti cifrari e le carte segrete. Al tramonto alcune attacchi e contrattacchi su Monte Clidi e Monte Quirico consentirono la cattura di circa 120 prigionieri tedeschi, alle 17,30 i caccia Penn, Aldenham, Blencanthra bombardarono le posizioni tedesche su Monte Clidi per venti minuti ma l’intervento di bombardieri Do 217 della squadriglia KG100 armati di bombe tipo glider li costrinsero alla fuga. Nella notte le unità Echo e Belvoir sbarcarono il 2.o regt. Royal West Kent (meno una compagnia) provenienti da Samos, questi soldati ignoravano totalmente la conformazione dell’isola e molti di essi si p***ero.
Il mattino del 15, quarto giorno, Tilney ordinò un attacco alla cresta del Monte Rachi impiegando le compagnie fresche giunte da Samos. La prima di queste procedette lentamente sotto il fuoco nemico subendo perdite elevate, giunsero infine al bunker del monte ma si dovettero ritirare poiché i King’s Own che avrebbero dovuto seguirli non si presentarono . Intorno alle 15 la cresta del Monte Rachi fu pesantemente bombardata dalle artigliere italiane ma a causa dello scoordinamento che ormai regnava in campo anglo italiano l’altra compagnia Royal West Kent si mosse con un ora e mezzo di ritardo. Ciò impedì la saldatura con i Buffs che stavano attaccando nella stessa direzione in un altro versante. I tedeschi, ben trincerati e muniti di mortai, contrastavano duramente le fanterie inglesi chiamando a supporto (via radio o con razzi luminosi) l’aviazione tattica (Ju 87) che pattugliava in continuazione l’area. Nella stessa mattina il gruppo Doerr partiva all’assalto del Castello di Lero dal monte Appetici e dopo un iniziale insuccesso conquistava la posizione intorno alle quattro pomeridiane. Nella notte un mezzo da sbarco tedesco fu distrutto da un caccia inglese.
Il 16 novembre, quinto giorno, le ultime riserve tedesche costituite dal III BATTAGLIONE Brandemburg sbarcarono sulle coste d’Appetici dopo essere state trasportate ad Atene per via aerea e su due cacciatorpediniere. Nella notte i paracadutisti sul monte Rachi si mossero silenziosamente e penetrarono nella città di Lero (ora Platanos) che si trova ai piedi del ripido pendio del Monte Meraviglia. Erano quindi giunti alla base del monte dove si trovava il quartier generale britannico. Tilney chiese finalmente aiuto al Comando della Divisione Regina che promise l’invio di 250 uomini, ne giunsero solo 25 . Il Quartier Generale del Cairo Un primo furioso attacco tedesco guidato da von Saldern alle 4 del mattino, fu respinto dai britannici usando ogni uomo disponibile ma alle 17 un commando di venti uomini guidato dall’Oberleutnant Max Wandrey irruppe all’ingresso del tunnel sede del comando inglese. Neppure lo sventolio della bandiera bianca convinse i parà a cessare il fuoco, il gen. Tilney, bersagliato con i suoi uomini da granate e raffiche di mitra all’interno del tunnel, riuscì a malapena a consegnarsi prigioniero nelle mani dell’Oberfeldwebel Erich Horsthemke alle ore 17,30. Pur essendo prigioniero e quindi non in grado di dare ordini, egli decise la cessazione dei combattimenti e la resa. Fu condotto a Porto Lago e quindi insieme all’amm.glio Mascherpa diramò gli opportuni ordini di resa ai reparti tramite staffette. Il magg. Jellicoe (protagonista della missione speciale a Rodi nel settembre 1943) ed il col. Prendergast del Long Range Desert Group alla testa di 250 uomini non accettarono la resa e rimasero nascosti sull’isola sino a che non furono evacuati dallo Special Boat Service in rocambolesche operazioni notturne. L’amm.glio Mascherpa fu condotto in una casa di Lero e dopo aver subito un interrogatorio vi fu detenuto sino al 21 novembre quando, imbarcato nella stiva di un mercantile insieme ad altre centinaia di militari italiani prigionieri fu condotto in un Lager. Consegnato alla R.S.I., dopo un processo farsa, fu ucciso insieme all’amm.glio Campioni il 24 marzo 1944. Le spoglie dei due ammiragli, cui fu concessa medaglia d’oro al V.M., riposano insieme a quelle dei caduti italiani dell’Egeo nel sacrario militare di Bari. Questo tragico destino fu riservato a numerosi altri ufficiali italiani che si erano già arresi, tra cui citiamo il c.te Meneghini, il cap.Radice, il cap.Calise (ex centurione M.V.S.N.), lo sten Quaranta, lo sten vasc. Gardone. Gli ufficiali italiani furono deliberatamente uccisi dopo la resa nonostante non ci fossero dubbi sul loro status di prigionieri di guerra. Infatti, dal 13 ottobre 1943 l’Italia aveva dichiarato guerra alla Germania, fatto che estendeva ai militari italiani le garanzie previste dalle Convenzioni internazionali di guerra e che furono applicate alle truppe inglesi. L’ordine di fucilare gli ufficiali italiani era stato diramato dallo stesso Muller e non si trattava d’iniziative isolate di qualche ufficiale tedesco. Il feroce accanimento delle truppe tedesche contro gli italiani, è stato ampiamente documentato da numerose testimonianze, per giorni i tedeschi, rabbiosi per le perdite subite, inflissero violenze inaudite ai militari italiani. Senza cibo da giorni e sotto continue percosse essi furono alla mercé di qualsiasi capriccio dei militari tedeschi, molti furono uccisi per futili motivi o con abietta crudeltà (tre soldati morirono dopo aver mangiato marmellata avvelenata regalatagli da soldati tedeschi) mentre altri furono costretti a seppellire a mani n**e, i cadaveri dei caduti tedeschi in avanzato stato di decomposizione. Soltanto la presenza di 3.200 prigionieri inglesi impedì l’eccidio di massa dei 5.350 prigionieri italiani. Tra la metà di novembre ed il gennaio 1944 quasi tutti i prigionieri italiani furono trasportati in Grecia con sei convogli. Il più fortunato tra questi fu quello della nave ospedale Gradisca, condotta da equipaggio tedesco e battente bandiera tedesca, fu intercettata nel canale d’Otranto da caccia inglesi e dirottata a Brindisi. Nel marzo del 1944 secondo dati tedeschi rimanevano a Lero circa 200 militari italiani per lo più medici, infermieri, meccanici ecc addetti a servizi di supporto alle forze occupanti, un rapporto del maggio 1944 dell’OSS ne riporta altri 1000 in più ma tale dato appare poco attendibile. Alla resa tedesca dell’aprile 1945 erano presenti a Lero circa 200 italiani che furono tutti reimbarcati per l’Italia entro qualche mese.
Nella foto trincea a Blefuti

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