07/03/2024
Storie e protagonisti della Serenissima...
Marcantonio Bragadin, Roberto Malvezzi ed i suoi “300”.
Marcantonio Bragadin nacque a Venezia il 21 aprile 1523 e morì eroicamente a Famagosta il 17 agosto 1571. Uomo politico e militare della Repubblica di Venezia fu rettore della città-fortezza di Famagosta, ricco porto sulla costa orientale dell’isola di Cipro, durante l’assedio degli ottomani.
Figlio di Marco e di Adriana Bembo, dopo una breve esperienza come avvocato nel 1543, Bragadin si diede alla carriera in marina ricoprendo cariche militari sempre più importanti sulle galee veneziane. Ebbe vari incarichi presso le magistrature cittadine finché, nel 1560 e nel 1566, fu designato come governatore di galea, senza che si presentasse l’occasione per assumere il comando delle navi. Nel 1569 fu nominato, come abbiamo detto, rettore della città di Famagosta, in vista del probabile scontro con la flotta ottomana. Fu a Famagosta che si compì il suo terribile destino. Infatti dopo la conquista di Nicosia da parte di Lala Kara Mustafa Pascià (o semplicemente Lala Mustafa Pascià), generale e gran visir ottomano, a resistere rimase solo la città di Famagosta fortificata da un imponente cinta muraria e di forti, difesa da 7000 coraggiosi soldati Veneti e 500 cannoni al comando di Bragadin.
Quale intimidazione alla resa, Mustafà Pascià inviò a Famagosta la testa del Governatore di Nicosia Niccolò Dandolo ma in risposta Bragadin si preparò ad una lunga ed eroica resistenza. Il 22 Settembre 1570 iniziò da parte turca il blocco di Famagosta con 200.000 uomini, 150 navi, 1500 cannoni posizionati sulle alture attorno alla città. Nella primavera del 1571 i turchi passarono all’ offensiva con un bombardamento che si prolungò per 1.798 ore ma le 170.000 cannonate non piegarono i difensori.
L’attacco fu continuato con” la guerra della mine” nel tentativo di far crollare parte delle mura ed è durante questa fase che Roberto Malvezzi, per non far cadere il deposito delle polveri in mano nemica, diede fuoco alla santabarbara e saltò in aria con 300 soldati veneti e 6.000 turchi. Fino a quel momento di contavano 5300 morti da parte veneta e 80.000 da quella turca tra i quali il primogenito di Mustafà. I difensori si erano però ridotti a 700 soldati e a munizioni sufficienti per un giorno, per cui la maggioranza degli ufficiali veneti capitanati da Baglioni spezzò la ferrea tenacia di Bragadin e dietro promessa di aver salva la vita decisero di arrendersi. Ma era un macabro scherzo messo in atto da Mustafà: prima di lasciare l’isola volle complimentarsi con loro per la valorosa resistenza ma all’ improvviso estrasse un pugnale e mozzò l’orecchio destro di Bragadin poi dette ordine ad un giannizzero di tagliare l’altro ed il naso.
Era il segnale ed in pochi minuti furono accatastate davanti a lui 350 teste mentre i pochi soldati rimasti ed i civili furono deportati in schiavitù a Costantinopoli. Il mattino del 17 agosto dopo 13 giorni di continue ed atroci torture Marcantonio Bragadin fu trascinato per le vie e sulle mura di Famagosta in mezzo alle truppe turche, poi nella piazza principale fu denudato, legato ad una colonna e scorticato vivo. Bragadin sopportò il terrificante supplizio con sovrumano coraggio senza emettere un gemito, solo alla fine tra l’attonito silenzio di migliaia di uomini soggiogati dalla suprema dignità di quel Comandante disse: sono contento di morire dove sono morti tanti bravi soldati. La pelle di Marcantonio Bragadin impagliata, fu per ulteriore spregio montata su un bue e fatta sfilare per la città e poi posta come trofeo nell’arsenale di Costantinopoli, dove Girolamo Polidori, giovane marinaio veneziano in prigionia, riuscì a trafugarla ed a fuggire portandola a Venezia, in madrepatria, dove venne conservata nella chiesa di San Gregorio per essere trasferita nel 1596 in quella dei Santi Giovanni e Paolo, dove si trova ancora oggi.
La fama del Bragadin si deve all’incredibile resistenza che seppe opporre all’esercito che lo assediò, dato il rapporto delle forze in campo, nonché all’orribile scempio cui fu sottoposto dopo la resa della sua città. Dal punto di vista militare, la tenacia e il protrarsi della resistenza degli assediati capitanati dal Bragadin richiese un ulteriore impiego di forze da parte turca e tenne impegnati gli assedianti per un lungo periodo, tanto che la Lega Santa ebbe il tempo di organizzare la flotta che avrebbe sconfitto quella ottomana nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571.