14/03/2016
Il brano dell’adultera, narrato nel Vangelo di questa Quinta Domenica di Quaresima (Gv 8,1-11), è stato al centro della riflessione di Papa Francesco all’ora dell’Angelus domenicale: rivolgendosi ai numerosi fedeli accorsi in Piazza San Pietro, dove con l’occasione è stata distribuita anche – al termine del momento di preghiera – una copia del Vangelo di Luca, il Vescovo di Roma ha sottolineato come faccia bene a ciascuno di noi leggere e rileggere questo brano. Esso ci invita a “essere consapevoli che anche noi siamo peccatori! Quando sparliamo degli altri – tutte cose che conosciamo bene -, quanto bene ci farà avere il coraggio di far cadere a terra le pietre che abbiamo per scagliarle contro gli altri, e pensare un po’ ai nostri peccati!“.
Il brano di oggi racconta di un tranello teso a Gesù da parte degli scribi e farisei: questi, con la scusa di sapere il Suo parere riguardo una donna che aveva commesso adulterio, lo mettono in una situazione scomoda, dovendo scegliere tra il rispetto della legge e la misericordia, che Egli predicava. Infatti “se Gesù seguirà la severità della legge, approvando la lapidazione della donna, perderà la sua fama di mitezza e di bontà che tanto affascina il popolo – ha commentato il Santo Padre – se invece vorrà essere misericordioso, dovrà andare contro la legge, che Egli stesso ha detto di non voler abolire ma compiere (cfr Mt 5,17). E Gesù è messo in questa situazione“.
Posto tra incudine e martello, Gesù prima di tutto riflette: “Gesù non risponde, tace e compie un gesto misterioso: «Si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra» (v. 7). Forse faceva disegni, alcuni dicono che scriveva i peccati dei farisei… – ha commentato ulterioremente Bergoglio – comunque, scriveva, era come da un’altra parte. In questo modo invita tutti alla calma, a non agire sull’onda dell’impulsività, e a cercare la giustizia di Dio“.
Tuttavia, di fronte all’insistenza di scribi e farisei che chiedevano «Tu che ne dici?» Gesù risponde «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (v. 7). “Questa risposta spiazza gli accusatori, disarmandoli tutti nel vero senso della parola – ha detto Francesco – tutti deposero le “armi”, cioè le pietre pronte ad essere scagliate, sia quelle visibili contro la donna, sia quelle nascoste contro Gesù. E mentre il Signore continua a scrivere per terra, a fare disegni, non so…, gli accusatori se ne vanno uno dopo l’altro, a testa bassa, incominciando dai più anziani, più consapevoli di non essere senza peccato“.
Ognuno di noi è tentato dall’essere un accusatore del fratello, come quei scribi e farisei, lo facciamo spesso anche in modo quasi inconscio, “quando sparliamo degli altri” e altre volte in modo completamente conscio. Questo brano apre gli occhi e ci rende “consapevoli che anche noi siamo peccatori“, e, in quanto peccatori ci troviamo immediatamente catapultati nel ruolo della adultera.
Solo che a giudicarci non troviamo scribi e farisei ma troviamo Dio, il quale ci giudica con lo stesso metro usato da Gesù con l’adultera: “«Donna, dove sono?» (v. 10), le dice Gesù. E basta questa constatazione, e il suo sguardo pieno di misericordia, pieno di amore, per far sentire a quella persona – forse per la prima volta – che ha una dignità, che lei non è il suo peccato, lei ha una dignità di persona; che può cambiare vita, può uscire dalle sue schiavitù e camminare in una strada nuova“.
“Cari fratelli e sorelle, quella donna rappresenta tutti noi, che siamo peccatori, cioè adulteri davanti a Dio, traditori della sua fedeltà – ha concluso il Santo Padre – Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole che anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile – è possibile! – con la sua grazia“.