27/02/2021
LA LEGGENDA DI COLAPISCI
Cola viveva nei pressi di a Messina e passava tutte le sue intere giornate più in mare che sulla terraferma.
Ma questa sua passione non era ben vista dalla madre, perché molte volte il ragazzo aveva il vizio di ributtare il pescato al mare, tanto più che un giorno la disperata lo maledisse pronunciando questa frase: «Che tu possa diventar come un pesce!» Detto fatto!
Col passare del tempo la sua pelle divenne sempre più squamosa, le mani e i piedi simili a delle pinne. La sua fama si diffuse in tutta la Sicilia, raggiungendo la corte del re Ruggero
Il re volle conoscerlo e giunse così a Messina dove mise subito alla prova le sue abilità marine gettando in mare una coppa d’oro.
Colapisci si gettò subito in mare recuperando il prezioso oggetto.
Il re lo premiò, ma lo sottomise subito ad un'altra prova. Il re questa volta gettò una corona in un punto particolarmente profondo del mare e mentre Colapisci la cercava, vide che la Sicilia poggiava su tre colonne: due erano intatte mentre la terza era consumata da un fuoco che c’era tra Catania e Messina.
Colapisci, tornando in superficie, raccontò al re Ruggero ciò che vide, ma il sovrano non gli credette e lo obbligò, minacciandolo, di riportare dal mare quel fuoco.
Colapisci gli rispose: «Maestà, vedete questo pezzo di legno? Io mi tufferò con esso, e se lo vedrete rimontare a galla bruciato, vuol dire che il fuoco c’è davvero, come dico io; ma vorrà anche dire che io non tornerò mai più.
Coraggiosamente Colapisci si tuffò in mare e tutti dal re, ai nobili alla gente del popolo rimasero in attesa che egli tornasse in superficie. Ma tornò a galla solo il pezzo di legno bruciato.
Colapisci rimase in mare nel mezzo di quel fuoco a sorreggere (come tutt’ora fa!) quella colonna mal combinata, perché la sua terra tanto amata non crolli e se ogni tanto la terra tra Messina e Catania trema un po’, è solamente perché Colapisci cambia lato della sua spalla.
Dipinto di Pietro Bitto