19/07/2024
📍Agrigento, 19 luglio.
♦️di Sandro Capizzi
📌La mattina di un afoso martedì di metà luglio del 1966, la città dei Templi dovette fare i conti con una realtà molto amara. Se oggi Agrigento è stata insignita del titolo di “Capitale Italiana della Cultura”, all’indomani dell’evento del 19 luglio ’66 che ne irrimediabilmente segnò le sorti del proprio destino, i media italiani ed i giornali nazionali la insignirono del titolo di “Capitale dell’abusivismo edilizio”.
📌Cosa accadde ad Agrigento quella calda e torrida mattina del 19 luglio 1966❓
📌Una frana in pochi istanti, inghiottì i quartieri occidentali della città, radendo al suolo case e assi viari, danneggiando buona parte del Centro Storico dall’estremo lembo occidentale fin “o munti” (la parte alta della collina di Girgenti). Subito dopo la notizia della frana, si iniziarono a vociferare notizie di morti, tanto che anche alcuni giornali riportarono ciò. Menzogne! Il caso volle, che nessuno perì sotto le macerie delle vecchie abitazioni. Il “caso” quella mattina si manifestò sotto forma di un netturbino, “U ziu Cicciu Farruggia”, che intendo nel proprio lavoro nel quartiere occidentale della città, alle prime luci dell’alba vide aprirsi il terreno sotto di sé. Non ci mise assai a capire che qualcosa di grosso stava accadendo. Come un pazzo iniziò ad urlare ed a citofonare a quanti, ancora inebriati dai festeggiamenti in onore di San Calogero conclusisi qualche giorno prima, riposavano presso le proprie abitazioni. In un arco di tempo molto breve, riuscì a far riversare in strada tutti gli abitanti del rione, che ancora assonnati e scossi dalle grida del netturbino, stentavano a capire quanto stava accadendo attorno a loro. Nel frattempo, giunsero anche le forze dell’ordine prontamente allertate, le quali sgomberarono l’area. Nel volgere di un’ora dopo le grida del netturbino, appena il tempo che tutti i residenti avessero abbandonato i propri alloggi, si udì un boato e dall’estremo lembo occidentale della città, si levò un’immensa nube causata dalle macerie riversatesi al suolo.
📌Cinquemila sinistrati, ma nessun morto. Fu questo il bilancio finale di quella, che poteva passare alla storia come una immane tragedia. La città entrò nel caos! Molti cittadini
si spostarono in massa ed a piedi verso la Valle dei Templi, altri presero d’assalto il nosocomio cittadino.
📌Passata la frana, nacquero i primi interrogativi, sulle cause dell’evento appena verificatosi. Una cosa era certa, la passata stagione edilizia appena trascorsa, aveva irrimediabilmente inciso sulla questione frana. Nel decennio compreso tra la metà degli anni ’50 e la metà degli anni ’60 del ‘900, Agrigento fu travolta da una stagione edilizia senza precedenti. Attenzione, va detto e precisato che la città dei Templi non fu l’unica in Italia ad essere investita da boom edilizio. Ad Agrigento però, evidentemente si è errato. L’assenza di un adeguato Piano di Fabbricazione, i regolamenti comunali in materia di altezza delle costruzioni variati costantemente (vedi l’articolo 39 comma 2), fecero sì che nacquero costruzioni spropositate per quello che era il volto antico della città, con cubature elevate anche in aree ove la costruzione richiedeva maggiori attenzioni, in quanto il terreno non era propriamente compatibile per reggere il peso di tali edifici. In due parole, nacquero i cosiddetti “tolli” (enormi edifici in calcestruzzo), i quali oscurarono buona parte della città. A sud, nei quartieri “sotto-gas” centinaia di fabbricati in calcestruzzo e muratura intelaiata, e così via in tutto il resto della città.
📌La frana pertanto, smascherò un sistema che nell’arco di circa dieci anni sfigurò irrimediabilmente il volto della città “La più bella fra quante albergo son di uomini”. Colate di cemento inghiottirono la collina di Girgenti, mettendo a dura prova un terreno, che in alcune aree per propria conformazione e caratterizzazione, non poteva reggere il peso di talune costruzioni. La frana, mise pertanto la parola fine all’attività edificatoria incontrollata all’interno della città di Agrigento. Smascherò abusi e soprusi, ma al contempo elevando la stessa città agli onori delle cronache nazionali come capitale dell’abusivismo edilizio.
📌La frana ebbe conseguenze molto rilevanti sul futuro della città. La prima fu quella dell’abbandono (vuoi per via delle abitazioni cadute o pericolanti comunque non più agibili, vuoi anche per la paura stessa degli abitanti) del Centro Storico. La seconda, quella della nascita di una serie di quartieri satelliti, primo tra tutti Villaseta, nati proprio per accogliere i sinistrati della frana. Pertanto, il Centro Storico si spopolò, mentre i nuovi quartieri presero sempre più vita. La città assunse dunque un nuovo volto. La rabbia è che la stessa città si decentrò. Presero vita una serie di quartieri satelliti mal collegati con il centro, quasi dei ghetti assestanti, che misero la parola fine all’antico Centro Storico. I quartieri colpiti dalla frana furono abbandonati completamente. Le macerie in molti casi rimosse quasi trent’anni dopo. Oggi si annuncia un importante intervento di ripristino del rione Santa Croce. Che sia la volta buona per ridare vita ad un quartiere morto cinquantotto anni addietro. Va detto, che per la vicenda frana fu aperta un’inchiesta, per cercare di risalire ai responsabili di un delitto ad una città tanto ricca di storia come Agrigento. La giustizia fu magnanima con gli imputati: tutti assolti con formula piena “Per non aver commesso il fatto”. Nessuno aveva osato speculare in città, nessuno aveva costruito, nessuno aveva violato la storia della città di Agrigento.
📌Ma perché un fenomeno di tale portata oggi non viene ricordato? Per anni della vicenda frana nessuno volle parlarne. I sinistrati avevano perso tutto, erano stati messi a n**o davanti l’opinione pubblica nazionale, la quale aveva mostrato all’Italia tutta le proprie abitazioni parzialmente o totalmente rase al suolo e quanto di più caro avevano all’interno delle stesse. Se pertanto chi subì la frana non volle per molti anni ripercorrere e riportare alla mente quegli avvenimenti, i giovani di oggi sconoscono totalmente la storia di tale vicenda, poiché figli dei nuovi quartieri satelliti, e che pertanto visto che mai nessuno ha spiegato loro perché abitassero in dei quartieri lontani dal centro, e che lo stesso Centro Storico fosse in rovina, questi non si sono mai posti tali interrogativi.
🔴Oggi, più che mai, “Ricordare per non dimenticare”.