Trifulhouse Holiday apartments, Alba

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09/02/2021
12/08/2020

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29/07/2020
Un pò di storia
23/07/2020

Un pò di storia

ALBA, 1198-1201.
IL CASTELLO DELLA DISCORDIA

Il più grave conflitto che in età medievale oppose il comune e il vescovo di Alba esplose negli anni di passaggio tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo.
Qual era l'oggetto del contendere? Era il castello di Guarene. Oggi con questo nome è noto un elegante edificio settecentesco, nel quale ha sede un hotel di prestigio. Tuttavia già nel medioevo la località era dotata di una fortificazione importante.
Vediamo quindi come si svolse la vicenda.

Nel 1198 il milanese Leonardo della Croce fu eletto podestà di Alba. Non è un caso che il comune, che allora era di istituzione abbastanza recente, non avesse optato per un console. La città, infatti, era seriamente impegnata nel tentativo di rafforzare il controllo sul proprio distretto, eliminando o costringendo alla sottomissione le numerose signorie territoriali che esistevano nella zona: il podestà era una figura di maggiore potere contrattuale, quindi la sua azione sarebbe stata ben più incisiva.
In particolare le “spine nel fianco” erano le signorie che facevano capo al locale vescovo, ostile all’organismo comunale; ma anche, com’è ovvio, i marchesi di Saluzzo e il comune di Asti, che a loro volta stavano portando avanti una politica espansionistica di grande importanza.
Senza dubbio Leonardo della Croce ottenne risultati notevoli: durante il suo mandato Alba sottomise i signori di Barbaresco, costringendoli a cedere il loro castello, ma anche quelli di Monforte e di Novello; estese la cittadinanza agli abitanti di Neive, Neviglie, San Sisto, Santa Maria del Piano, Trezzo (Tinella), Barbaresco e Pollenzo; trattò con i marchesi di Saluzzo, i quali furono obbligati ad allearsi con il comune di Alba, a partecipare all’esercito, a giurare il cittadinatico comprando una casa entro le mura e a divenire dipendenti feudali del comune stesso, al quale dovevano cedere la proprietà del castello e il villaggio di Farigliano, riottenendoli subito in forma di beneficio.

Tuttavia l’operazione legata al castello di Guarene, situato verso il confine con la giurisdizione astese, diede filo da torcere a Leonardo: la fortezza apparteneva alla Chiesa albese, che in quel momento era rappresentata dal vescovo Ogerio. Quest’ultimo dimostrava una preoccupante simpatia per la città di Asti, e costrinse gli abitanti che vivevano nelle località di campagna da lui dipendenti a giurare fedeltà non ad Alba, ma proprio ad Asti: forse Ogerio sperava in un intervento di questa città al suo fianco, come era già accaduto nel 1192.
In quel momento, però, Asti aveva a sua volta un podestà milanese: Pietro di Pietrasanta, il quale di fatto fu il garante di un impegno da parte del comune di Milano contro un intervento bellico di Asti a favore del vescovo di Alba. Così fu: gli astesi non intervennero, e anzi nel marzo del 1199 i rappresentanti delle due città, fino ad allora acerrime nemiche, sottoscrissero un trattato che prevedeva amicizia, unità e concordia.
Ogerio non si diede per vinto: dopo avere inutilmente scomunicato il comune di Alba, dovette ricorrere alle vie legali per riconquistare i suoi diritti. Già nel luglio 1198, presumibilmente prima dell’occupazione del castello di Guarene, aveva fatto causa per la concessione – a suo dire imposta – della cittadinanza albese agli abitanti di Diano (d’Alba) e di Guarene. Si ignora l’esito della causa, che fu comunque di una certa importanza: l’arbitro nominato da papa Innocenzo III, infatti, era il vescovo Alberto di Vercelli, illustre giurista e uomo di sua stretta fiducia.
Quanto al controllo del castello di Guarene, la causa fu demandata al giudizio di Filippo da Lampugnano, arcivescovo di Milano, il che certamente contribuì alla mediazione da parte del comune di Milano in favore di Alba.

La causa si prolungò per più di un anno: i documenti coprono un arco di tempo che va dall’8 aprile 1200 al 21 maggio 1201.
Purtroppo non si conosce il testo della sentenza di Filippo da Lampugnano. Una circostanza che da un lato può sembrare singolare: nell’aprile 1201 gli albesi si erano appellati allo stesso papa Innocenzo III, temendo di avere la peggio. Dall’altro lato, però, si può forse valutare la possibilità che la sentenza non sia stata mai pronunciata, dato che la causa fu risolta con un compromesso: il castello di Guarene rimase nelle mani del vescovo, ma con garanzie sufficienti per il comune, tanto che proprio in quel momento si giunse finalmente a una normalizzazione dei rapporti tra le autorità civili e l’episcopato.
Non c’è dubbio sul fatto che la pacificazione tra Alba e il suo vescovo portò a un consolidamento dell’autorità comunale: ciò era importante anche dal punto di vista dei milanesi, che ora avevano un importante punto d’appoggio per il controllo di una regione fondamentale per le loro vie di comunicazione. D’altra parte le due città si trovavano in stretta sintonia anche sul piano prettamente politico, grazie al prevalente orientamento anti-aristocratico dei rispettivi governi, fatto che garantì una lunga alleanza tra Alba e Milano nel corso dei primi tre decenni del XIII secolo e che si espresse nelle numerose podesterie ricoperte da milanesi ad Alba.
Alla luce di questo, non stupisce che fosse podestà di Alba proprio il “leader” del popolo milanese, Abiatico Marcellini, quando – siamo nel 1221 – le organizzazioni del popolo albese ebbero per la prima volta accesso stabile al governo cittadino garantendosi la metà degli uffici comunali. Inoltre è probabile che proprio Alba abbia costituito la base di riferimento per la spedizione organizzata dal comune di Milano nel 1230 contro i marchesi di Saluzzo e di Monferrato, e che portò alla rinascita del comune di Cuneo, effettuata grazie all’influenza determinante dei rappresentanti del popolo del capoluogo lombardo.

Mi sono basato sul saggio di Paolo Grillo, “Fra vescovi e città: il ruolo di Milano nella crisi del 1198-1201 fra il comune e il vescovo di Alba”, in “Alba e l’Albese nei secoli XII-XVI: momenti di vita comunale, di arte e di cultura”, “Bollettino della Società per gli Studi Storici, Archeologici e Artistici della Provincia di Cuneo, 115 (1996), 2, pp. 7-16.

Il Palazzo Comunale di Alba. A sinistra svetta la Torre Parrussa (o Paruzza).
Foto tratta da questo link:
https://www.italywhere.com/listings/palazzo-comunale-di-alba/

Sempre al top!!
11/07/2020

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E magari confondono Bra con reggiseno...
01/07/2020

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Avete mai fatto caso che sul profilo Facebook di alcuni torinesi, alla voce città natale o città attuale, appare Torino, Illinois? Scopriamo il perché di questo bizzarro abbinamento.

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27/06/2020

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25/06/2020

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24/06/2020

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voglio andare a vivere in campaaagnaaaaa!!!
24/06/2020

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Rilassarsi nel patio..
20/06/2020

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...oggi a Trifulhouse si sta da Dio....pace , sole nel centro storico di Alba

10/06/2020

Indirizzo

Via Generale Govone, 5
Alba
12051

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