11/11/2024
Quella di è una delle leggende più educative che si conoscano, non solo perché racconta la bontà del gesto compiuto dal giovane Martino ma anche, e soprattutto, della conseguente ricompensa “divina” da lui ricevuta che si ricollega al concetto tanto raro quanto prezioso, di gratitudine, purtroppo sempre più desueto. La leggenda narra, infatti, che durante una nevicata, il buon Martino si privò della metà del suo mantello per offrirlo ad un mendicante infreddolito, incontrato per strada. Improvvisamente riapparve il sole per premiare Martino di questo gesto e attenuare il freddo gelido della neve. Da allora il periodo che coincide con il giorno in cui si festeggia il santo (11 ) e i giorni che lo precedono e lo seguono è detto, appunto, “estate di San Martino”, che riserva, soprattutto in , sempre una piccola parentesi di bel tempo, prima dell’inizio dell’inverno che , in realtà, rigido non è mai. Martino, da sempre rappresentato nell’iconografia sacra con armatura, mantello e spada, in sella ad un cavallo bianco in quanto era divenuto soldato poiché un’ordinanza del periodo prevedeva che lo divenissero tutti i figli degli ufficiali dell’esercito romano. In Sicilia, a , in provincia di , per San Martino, si ripete un’antica usanza d’origine balcanica, che consiste nella “fornitura” da parte dei parenti agli “sposi novelli” del necessario per affrontare l’inverno alle porte. Già dalla mattina, si svolge una vera e propria “processione” durante la quale i bambini recano in mano cesti e canestri foderati con teli ricamati e adorni di addobbi floreali colmi di “panuzzi di san martino”, frutta secca e , a volte, anche frutta di pasta reale dai colori sgargianti. I genitori dello sposo regalano alla coppia un cesto contenente ”u quadaruni”, ossia una grossa pentola di rame e un pane dalla forma circolare simile ad una corona detto “cugliaci”; mentre nel cesto dei genitori della sposa oltre alla ” brascera”,