BRA SOTTERRANEA.

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Dove gli occhi non vedono e le orecchie non sentono incrocerai il team di Bra Sotterranea, ovvero un gruppo di volontari pronti a mettersi in gioco per trovare l’impensato, per scoprire l’incredibile, per portare alla luce il mistero celato nei sotterranei di Bra. Non ci fermiamo di fronte a nulla: cunicoli, bunker e passaggi sotterranei sono la nostra sfida; la passione per la scoperta ci accomuna, unendoci verso il mistero, che regna intorno ad un altro mondo, nascosto sotto le vostre case.

Castello della Rotta a Moncalieri.Origine dell'edificio La storia di questa dimora si perde nei secoli ma quando fu cost...
03/09/2024

Castello della Rotta a Moncalieri.
Origine dell'edificio
La storia di questa dimora si perde nei secoli ma quando fu costruita era una modesta casaforte che tuttavia sorgeva in un punto strategico, poiché a difesa del vicino ponte sul torrente Banna, su cui transitava la strada romana proveniente da Pollentia. La presenza di questa strada potrebbe suggerire anche un'origine tardoromana dell'edificio come probabile statio, tuttavia non vi sono testimonianze concrete che confermino quest'ipotesi.
Nel 1196 il vescovo di Torino Arduino di Valperga assegnò terreni e la proprietà dell'edificio ai Cavalieri Templari, che effettivamente erano già molto presenti nei territori di Testona, Villastellone, nella vicina Pancalieri e in varie aree dell'attuale Piemonte. L'edificio fu pertanto sede di un piccolo convento e di una guarnigione a protezione del vicino ponte sul Banna di cui sussistono i resti. In seguito allo scioglimento del suddetto ordine religioso, l'edificio venne acquisito dall'Ordine dei Gerosolimitani, così come anche la facoltà di esigere la gabella per il passaggio sul vicino ponte.
Tuttavia nel XV secolo l'edificio, già noto come Grancia Rupta, subì rimaneggiamenti e fortificazioni in difesa dei briganti, poiché sussistevano conflitti tra comuni e feudi malgrado l'area fosse sotto la giurisdizione del Ducato di Savoia.
Dal 1452 la dimora fu certamente un possedimento del conte e Gran Priore dei Cavalieri Gerosolimitani Giorgio Valperga di Masino, come testimonia una prima lapide.
Foto di Davide Lanzoni.

Villa storica abbandonata Beker a Torino Ludovico San Martino d'Agliè acquistò il terreno nel 1600 e fece costruire la v...
01/09/2024

Villa storica abbandonata Beker a Torino
Ludovico San Martino d'Agliè acquistò il terreno nel 1600 e fece costruire la villa che fu completata nel 1603.[1] Egli morì in questa dimora nel 1646 e fu proprio in quell'anno che l'edificio divenne di proprietà del nipote Filippo d'Agliè, favorito della reggente Maria Cristina.[2]
Una prima descrizione della Villa risale al 1791 e fu redatta da Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi che nel suo famoso libro "Guida alle ville e alle vigne del territorio di Torino e dintorni" citava: "la villa e la vigna dei San Martino d'Aglié di Garessio [... ]. passato il rivo Paese s'entra in un grande stradone con dolce salita. L'accesso risulta assiato rispetto al palazzo e sui lati sono collocate due terrazze, [...] una delle quali dà accesso alla ca****la".
Le prime trasformazioni avvennero già nel Settecento, ma fu nel secolo successivo che vennero effettuate le modifiche più importanti sia al corpo centrale dell'edificio che al giardino che subì una risistemazione di impianto più romantico.[3] In seguito le modifiche furono numerose poiché l'edificio cambiò spesso di proprietà. Agli inizi dell'Ottocento la villa fu venduta a Casimiro Rivoira, poi ad Antonio Fornaca, nel 1846 al principe di Lucinge e nel 1887 la acquistarono i coniugi Isnardon.[4]
Nel 1902 l'edificio divenne di proprietà di sir Walter Friederich Becker, diplomatico e importante uomo d'affari britannico. Innamorato dell'Italia, egli visse prima a Messina dove, da armatore e coproprietraio della "Pierce Becker & Ilardi" si occupava di trasporto merci tra Sicilia e New Orleans. Successivamente egli si trasferì a Genova e infine a Torino in qualità di Console Generale del Siam, pur effettuando sempre lunghi soggiorni a Firenze. Fu fra il 1903 e il 1911 che il famoso architetto Pietro Fenoglio lavorò alla villa.[5]
Sir Becker ospitò nel 1919 David Herbert Lawrence che fu talmente impressionato dalla bellezza della villa da citarla in una sua lettera del 18 novembre di quell'anno a Lady Cynthia Asquith. Egli non ebb

I giganti di Vinadio, in Piemonte, Battista alto 265 cm e Paolo Ugo, di poco più basso; qui insieme alla famiglia nel 19...
31/08/2024

I giganti di Vinadio, in Piemonte, Battista alto 265 cm e Paolo Ugo, di poco più basso; qui insieme alla famiglia nel 1910.
Il Piemonte ha avuto la sua coppia di famosi freak. Si chiamavano Battista e Paolo Antonio Ugo.
La loro storia, che sembra quasi una fiaba dei fratelli Grimm, si svolse durante la Belle Époque, a cavallo tra Ottocento e Novecento, ed ebbe inizio nella tranquillità delle montagne della Valle Stura di Demonte per terminare nella frenesia di Francia e Stati Uniti.
Battista e Paolo erano nativi di Vinadio, paesino famoso per il forte albertino e le terme. Battista vide la luce il 21 giugno 1876, Paolo il 28 giugno 1887. Il padre Antonio e la madre, Maria Teresa Chiardola, erano gente umile e operosa che doveva crescere sette figli.
La particolarità di Battista e Paolo era evidente: erano due giganti. Battista era alto 265 centimetri e pesava oltre 200 chili, Paolo era più basso di poco. Mangiavano mezza dozzina di uova alla volta e bevevano in boccali da mezzo litro. Anche vestirli era un’impresa, perché avevano bisogno di abiti e scarpe fatti su misura. I due fratelli si prodigavano per contribuire al sostentamento della famiglia lavorando come contadini, pastori e taglialegna a seconda delle stagioni.
Tutta la valle parlava della stazza e della forza fisica dei fratelli Ugo. Si raccontava che Battista, quando andava alle elementari, fosse così imponente da non essere in grado di sedersi nei banchi come gli altri suoi compagni e che dovesse perciò usare il tronco adattato di un castagno. Da ragazzo poteva portare da solo sulle sue spalle un carro pesante 400 chili e passeggiando sotto i portici di Cuneo era costretto a camminare curvo per non ba***re la testa. I compaesani restavano a bocca aperta quando si accendeva un sigaro sfregando il fiammifero sui balconi posti a tre metri da terra.
Invece le fattezze da corazziere di Paolo mandarono in visibilio il medico della leva che esclamò visitandolo: “Sarebbe una bella guardia al Palazzo Reale di Roma!”. Ironia della sorte, il fratello Giuseppe fu riformato per insufficienza di statura. Era alto soltanto un metro e cinquanta e i tempi del re Sciaboletta (Vittorio Emanuele III) erano ancora lontani!
Fu nell’autunno del 1891 che la vita dei colossi piemontesi subì una svolta. Battista fu mandato dal padre oltre le Alpi, in Francia, per lavorare come boscaiolo a Barcellonette. Lì venne notato dal proprietario di un circo itinerante che gli propose di unirsi al carrozzone prospettandogli guadagni e notorietà. Battista accettò. Il suo nome e le sue origini furono francesizzati: diventò Baptiste Hugo, nativo di Saint-Martin-Vésubie, piccolo centro delle Alpi Marittime. Ebbe così iniziò la sua vita di fenomeno da baraccone in giro per la Francia.
Il pubblico accorreva a frotte per vederlo, tanto che furono stampate numerose cartoline ricordo che lo rappresentavano nelle situazioni più disparate. Per pochi centesimi le persone potevano portarsi a casa l’immagine di questa creatura incredibile. Ogni tanto Battista ritornava a casa ed era una festa. Un calzolaio di Cuneo gli chiese uno dei suoi stivali, con suola di 42×17 centimetri, da esporre nella vetrina della sua bottega. Alcuni suoi famigliari, fieri di questo parente così strano da essere addirittura diventato famoso, aprirono a Pratolungo la Trattoria del Gigante, di cui oggi rimane soltanto l’insegna sbiadita dal tempo.
Nel 1905 Paolo decise di unirsi a Battista nella vita circense. Insieme i due fratelli, ribattezzati Géants des Alpes, Giganti delle Alpi, furoreggiarono in Europa riempiendo le piazze delle città e i salotti delle ricche famiglie che vedevano in loro niente più che un divertissement fuori dall’ordinario. Ma furono soprattutto le tasche degli impresari che si riempirono di denaro: a Battista e Paolo restava poco di quei grandi guadagni. Nonostante ciò, i fratelli Ugo potevano comunque spedire soldi alla famiglia, avere bei vestiti e orologi al polso grossi come sveglie da comodino. Comprarono anche una casa a Maisons-Alfort, paese distante meno di dieci chilometri dalla sfavillante Parigi. Spesero tutti i loro risparmi per adattare questo nido alle loro esigenze, ma ai due ex montanari pareva lo stesso di vivere in un sogno.
Il sogno si interruppe il 15 febbraio 1914, quando Paolo morì a soli 26 anni dopo una breve malattia. Battista organizzò il funerale e una fotografia apparsa su un quotidiano francese lo raffigura mentre segue mesto la carrozza funebre che trasportava l’enorme feretro. Paolo fu sepolto nel cimitero di Maisons-Alfort, in una tomba speciale di due metri e mezzo per cui Battista dovette pagare un sovraprezzo (le tombe ordinarie erano di due metri) e che oggi non esiste più. Scaduta la concessione, le spoglie di Paolo sono state trasferite nell’ossario generale.
A 38 anni Battista, con il morale a pezzi ma con un nuovo contratto in tasca, andò in America per entrare a far parte nientemeno che del Circo Barnum&Bailey di New York, celebre per i suoi spettacoli di “curiosità umane” – la definizione che Barnum prediligeva per descrivere le attrazioni del suo circo. A loro volta le “curiosità umane”, ritenendo il termine freak altamente offensivo, si autodefinivano “prodigi”, come se il modo di chiamarli potesse restituire loro un po’ della dignità sottratta dalla quotidiana e degradante esposizione per il divertimento di un pubblico pagante. Battista riprese questa vita, ma costretto a indossare costumi alla Tarzan, che non riusciva a digerire perché lo facevano sentire troppo ridicolo, lontano dalla sua terra e dai suoi affetti, cominciò a lasciarsi andare.
Morì il 23 aprile 1916 all’ospedale Willard Parker di Manhattan. Il giorno successivo apparve la notizia sul New York Times: vi si affermava che il gigante era morto di nostalgia per la sua assolata Italia. Ancora oggi il cimitero di Green-Wood a Brooklyn custodisce la sua tomba, anche se per molto tempo si credette che il corpo fosse stato trafugato dai nativi indiani, suoi amici e compagni di disavventure sotto il tendone, per seppellirlo nelle loro terre.
Cosa resta oggi dei fratelli Ugo, i due Giganti delle Alpi?
Dal 2012 nei pressi del forte di Vinadio il visitatore è accolto da due sculture colorate, una rosa shocking e l’altra verde mela, omaggio a Battista e Paolo. Sono i Giants, due installazioni contemporanee in acciaio e fibra di vetro opera dell’artista scozzese David March. La storia di Battista e Paolo è stata narrata da scrittori come Alberto Revelli, Nico Orengo, Adriano Restifo, Paolo Balmas.
Ma soprattutto rimangono i ricordi affettuosi dei valligiani, tramandati di generazione in generazione, e le fotografie d’epoca che ritraggono i due fratelli vestiti con eleganza e circondati da amici, ammiratori e colleghi. I loro occhi sono lo specchio della loro indole semplice e genuina, a dispetto di tutte le difficoltà e le malinconie di una vita da freak.
Fonte: piemontese.it di di Manuela Vetrano

Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706, essendo Torino assediata dall'esercito francese, forze nemiche entrarono in u...
30/08/2024

Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706, essendo Torino assediata dall'esercito francese, forze nemiche entrarono in una delle gallerie sotterranee della Cittadella, uccidendo le sentinelle e cercando di sfondare una delle porte che conducevano all'interno. Pietro Micca, conosciuto col soprannome di "Passepartout", era di guardia ad una di queste porte insieme ad un commilitone. I due, sentendo avanzare i francesi, decisero così di far scoppiare della polvere da sparo (un barilotto da 20 kg) al fine di provocare il crollo della galleria, la "Capitale Alta", e non consentire il passaggio alle truppe nemiche. Poiché una miccia lunga avrebbe impiegato troppo tempo per far esplodere le polveri, Pietro Micca decide di accenderne una corta. "Sei più lungo di un giorno senza pane" dice al collega allontanandolo e mettendolo in salvo.
Pur tentando di correre verso la scala che conduceva al cunicolo sottostante, Micca muore travolto dall'esplosione e il suo corpo viene scaraventato a una decina di metri di distanza.

Castello di Guarene Cuneo con annessa spa con un cunicolo di 120 metri che finisce in una grotta. Da sette secoli il cas...
29/08/2024

Castello di Guarene Cuneo con annessa spa con un cunicolo di 120 metri che finisce in una grotta.
Da sette secoli il castello domina la collina di Guarene.
Nel Medioevo era un fortilizio, nel XVIII secolo diventò la nuova dimora estiva dei conti Roero, disegnata personalmente e costruita dal più noto della casata, il conte Carlo Giacinto, una significativa figura di aristocratico illuminato del Settecento piemontese. E’ una costruzione imponente a tre piani, che tocca i 25 metri d’altezza, circondata da vasti ed eleganti giardini all’italiana realizzati nella prima metà del Settecento.

Bra Sotterranea ha avuto un'idea. Realizzare un ponte tibetano per Pollenzo. Se avete contatti con chi si occupa di ques...
27/08/2024

Bra Sotterranea ha avuto un'idea. Realizzare un ponte tibetano per Pollenzo. Se avete contatti con chi si occupa di queste cose, se l'idea vi sembra interessante, provate a contattarci.. e speriamo di stimolare la curiosità anche delle amministrazioni comunali di competenza. 140 metri di corde per tornare a percorrere di nuovo ponte storico.

Questo post risale ad alcuni anni fa.È un pomeriggio estivo assolato, uno come tanti per tanti. Noi però siamo consapevo...
25/08/2024

Questo post risale ad alcuni anni fa.
È un pomeriggio estivo assolato, uno come tanti per tanti. Noi però siamo consapevoli che il nostro lavoro di quelle ore restituirà a Bra e ai braidesi un importante frammento di storia.
Ci troviamo all’interno di uno dei luoghi storici nonché uno tra i simboli della nostra città: la lunga ala porticata di corso Garibaldi nella sua parte chiusa, quella già nel Seicento adibita a botteghe.
Veniamo accolti da Emanuele Falchi, da poco proprietario del ristorante “Garibaldi”, il quale acconsente alla demolizione di due paretine in cartongesso in un locale ad uso sgombero.
Conosciamo bene ciò che vogliamo svelare: la parete esterna del pozzo in comune con il cortile della soprastante chiesa della SS. Trinità e l’infernotto ovvero un cunicolo lungo, stretto e ricco di nicchie, già dettagliato in un rilievo del 1860 come locale cantina di proprietà della Confraternita medesima. Per questo ci presentiamo accompagnati dall’amico Salvatore Avagliano; sarà con lui che materialmente procederemo alla demolizione e rimozione dell’esile struttura in cartongesso. Vite dopo vite, pezzo dopo pezzo, l’emozione è crescente. Possiamo esprimere le nostre sensazioni di quei momenti soltanto attraverso questa galleria fotografica.
Provvediamo anche a lasciare la cantina ben pulita alla proprietà che salutiamo ad opera conclusa.
La storia deve essere preservata, la cultura locale deve essere diffusa. Concetto d’obbligo, ma non sottinteso.
L’infernotto di corso Garibaldi da ora è di nuovo patrimonio visibile alla collettività braidese. Finalmente.

Durante il Medioevo il territorio di Murello si trovava sotto il controllo dei Marchesi di Busca. Essi, nel 1211, cedett...
24/08/2024

Durante il Medioevo il territorio di Murello si trovava sotto il controllo dei Marchesi di Busca. Essi, nel 1211, cedettero una parte dei diritti su Murello all’ordine dei Cavalieri del Tempio, i quali fecero erigere il Castello. Il torrione che spicca sul corpo del castello, ampliato nel tempo con l'ala est e nord, è la casa-torre dei Templari. Originariamente il castello rappresentava la tipica fortificazione di pianura con fossato, ponte levatoio e feritoie. Documenti del 1308 e del 1310 confermano ancora la presenza di “precettori” in Murello, quando già i Templari erano stati posti sotto accusa e arrestati dal re di Francia Filippo il Bello. Nel 1312, dopo la drammatica e definitiva soppressione dell’Ordine Templare, il castello passò ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (o Gerosolimitani dell'Ordine di Malta). I Cavalieri lo tennero fino al 1789, quando la proprietà fu assegnata al Regio Demanio. Nel 1871 fu dismesso e adibito ad abitazione del parroco, funzione che svolge ancora oggi. La Chiesa di San Giovanni Battista faceva parte del complesso castellano, completato dal pozzo, dal cimitero e dall'adiacente commenda agricola. La semplice e lineare facciata della Chiesa venne completamente rimaneggiata negli anni '30 nell'attuale stile neogotico. Chiesa e Castello, infine, si affacciavano sul centro produttivo di Murello, dove scorreva un ampio canale e sorgevano: il mulino, la segheria, il mattatoio e la ghiacciaia nell'area attualmente occupata dal Municipio.

Castello di San Lorenzo a Fossano Castello del 1500 costruito dai signori Bava, su preesistenza medievale.Sono ancora be...
23/08/2024

Castello di San Lorenzo a Fossano Castello del 1500 costruito dai signori Bava, su preesistenza medievale.
Sono ancora ben visibili la merlatura e l'accesso alla fortezza da ponte levatoio.
Una galleria collegava il castello alla torre, non diversamente accessibile dall'esterno, in modo da fornire rifugio ai Signori in caso di assedio.
Il complesso si trova in stato di completo degrado estetico e soprattutto strutturale.

Il Forte di Exilles è uno dei monumenti più antichi della Valle Susa.Le sue origini sono ancora incerte ma intorno al 11...
22/08/2024

Il Forte di Exilles è uno dei monumenti più antichi della Valle Susa.
Le sue origini sono ancora incerte ma intorno al 1155 esisteva già quando i conti d’Albon esercitavano il controllo strategico, militare e mercantile, sulla strada del Monginevro, ed Exillesrappresentava il confine estremo orientale del principato.
Nel 1339, presenta già una struttura complessa: è un raro esempio di “castello di strada”, dalla costruzione difensiva articolata in più circuiti murati a difesa del nucleo interno e da una barriera esterna, efficace controllo dell’importante asse stradale che dal Piemonte portava in Provenza attraverso il Monginevro.
Nel Cinquecento il castello è a lungo conteso dalle opposte fazioni cattoliche e riformate che ambivano al controllo del Delfinato al di qua delle Alpi.
All’inizio del Seicento il forte modificò il suo assetto di vecchio castello in fortezza bastionata, ove ospitò tra il 1681 ed il 1687 il misterioso e famoso personaggio denominato “Maschera di Ferro”.
Nei primi anni del Settecento, la rocca fortificata di Exilles, sotto la direzione del Bertola e del De Willencourt, subisce imponenti lavori di ristrutturazione e ammodernamento tra cui il ribaltamento del fronte difensivo verso la Francia.

Il Forte di Vinadio è da considerarsi fra gli esempi di architettura militare più significativi dell’intero arco alpino....
21/08/2024

Il Forte di Vinadio è da considerarsi fra gli esempi di architettura militare più significativi dell’intero arco alpino. I lavori di costruzione della fortezza, voluta da Re Carlo Alberto, iniziarono nel 1834, per concludersi solo nel 1847. Nonostante una breve interruzione, dal 1837 al 1839, in soli undici anni si realizzò un vero capolavoro dell’ingegneria e della tecnica militare e per la sua costruzione in alcuni momenti furono impegnate 4000 persone.
La fortificazione, che fiancheggia a ponente il paese, ha una lunghezza in linea d’aria di circa 1.200 metri che si sviluppa dalla roccia del fortino al fiume Stura.

La Grotta dell'eremita a Pocapaglia. Il Sentiero della Rocca Creusa costeggia l'anfiteatro di Rocche più scenografiche d...
20/08/2024

La Grotta dell'eremita a Pocapaglia.

Il Sentiero della Rocca Creusa costeggia l'anfiteatro di Rocche più scenografiche dell'area, dove la vegetazione nasconde la grotta in cui visse il leggendario personaggio dell'eremita.
L'itinerario serpeggia in un bosco che degrada nel fondovalle di borgata Moreis e risale verso il paese di Pocapaglia incrociando piloni votivi e chiesette campestri.

In quarant'anni di attività ha ospitato 4 edizioni del Campionato del mondo (2 di motocross della classe 250 nel 1967 e ...
19/08/2024

In quarant'anni di attività ha ospitato 4 edizioni del Campionato del mondo (2 di motocross della classe 250 nel 1967 e 1979 e 2 di sidecarcross nel 1982 e 1986.

IL PONTE SOSPESO DI POLLENZO E I SUOI SOTTERRANEI.Ci sono luoghi noti ai più, eppure nascosti, quasi leggendari per le s...
18/08/2024

IL PONTE SOSPESO DI POLLENZO E I SUOI SOTTERRANEI.
Ci sono luoghi noti ai più, eppure nascosti, quasi leggendari per le storie che li avvolgono. E invece sono veri, reali, tangibili. Attorno e dentro ai quali si potrebbe raccontare una bella storia, la loro. Ve li mostriamo (purtroppo solo virtualmente) affinché la leggenda non li inghiotta nell'oblio alimentato dal menefreghismo collettivo.
Bra Sotterranea si sta impegnando per fare in modo che questi luoghi un giorno possano essere aperti al pubblico e visitati da chiunque vorrà farlo.
Sulla strada Provinciale per Verduno-Roddi, al limite del Parco, sulle sponde del fiume Tanaro, sussistono ancora i piloni in stile neomoresco e gli alloggiamenti per i gabellieri, del ponte sospeso voluto dal re Carlo Alberto realizzato su progetto redatto dall'ingegner Bernardo Vanni nel 1846. I piloni sono un chiaro monumento alla corte sabauda, con le croci bianche su campo rosso e la scritta ininterrotta FERT a cornice degli stessi. Sotto l'aspetto strutturale si tratta di una soluzione di cui si era già sperimentato qualche anno prima un esempio internamente al parco, con la realizzazione, su progetto dell'ingegner Catlinetti, di un altro ponte sospeso. La realizzazione del ponte del Vanni era funzionale alla gestione delle tenute reali poste a sud del Tanaro nei territori di Verduno e Roddi.
Esistono diverse fotografie del ponte risalenti al secolo scorso; purtroppo neanch'esso trovò scampo dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Da allora del ponte carloalbertino rimangono solo più i due piloni orientaleggianti. Nel sottosuolo, sotto entrambe le sponde di circa 10 metri, vi sono ancora le tracce degli ancoraggi dei tiranti di sostegno. Vi si accede per mezzo di una scala a chiocciola in muratura, che conduce ad un camminamento lungo e stretto, che attraversa il ponte trasversalmente. Nonostante lo stato di totale incuria e abbandono, le condizioni del sotterraneo sono ancora in buono stato.

Anna Fanigliulo.

C’era una volta...il Castello della Volta. Esso era stato eretto su un colle appena al disopra del paese di Barolo, real...
17/08/2024

C’era una volta...il Castello della Volta.
Esso era stato eretto su un colle appena al disopra del paese di Barolo, realizzato nel secolo XI da Manfredo di Saluzzo. Prima che Alba se ne impadronisse, appartenne alla famiglia De Braida, ai feudatari di Barolo e, in ultimo, ai Marchesi Falletti. I fatti che si narrano affondano radici nel lontano 1300, quando il severo fortilizio rientrava nei possedimenti dei signori locali, che avevano da poco concluso i conflitti armati contro Matteo Visconti, grazie alla fedeltà espressa dal popolo di Barolo in termini di risorse e giovani vite. I Falletti decisero quindi di organizzare in grande i festeggiamenti per la fine della guerra, talmente in grande da dover rimanere impressi a lungo nella memoria collettiva. Così fu. Tutto il paese, in una sera d'estate, venne coinvolto in questa grande e ambiziosissima festa. Il castello in breve si riempì di dame, cortigiani, nobili e cavalieri provenienti dai centri limitrofi con carrozze e cavalli. Questi ospiti arrivarono in così gran numero che non ci fu posto sufficiente dentro il castello e si dovette attrezzare una grande tavolata nell’ampio cortile. Si contarono almeno trecento persone tra invitati, scudieri e servitori. Non mancò il mangiare e ancor meno il bere. Un improvviso temporale estivo fece cercar riparo all'interno del castello a tutte quelle persone che, inzuppate e ormai irrimediabilmente ubriache, si riversarono in gran parte al primo piano. Iniziarono a togliersi le vesti per farle asciugare vicino al camino; l'ebbrezza dell'alcool e i pochi vestiti addosso fecero il resto: in un crescendo di fatti, in breve la festa iniziale si trasformò in una calca lussuriosa. Il pavimento di legno collassò sotto il peso di tutti quei corpi che sprofondarono fra le macerie. Travi di legno, tendaggi e vestiti lacerati furono terreno fertile per un incendio dalle proporzioni spaventose. Qualcuno tentò la fuga, ma in pochi minuti l'intera costruzione prese fuoco e nuovi crolli di soffitti e pareti andarono a sommergere definitivamente tutto e tutti. Si narra che le fiamme si levarono così alte che furono viste dalla Langa intera e che l’incendio fu domato solo il giorno dopo. Non si salvò nessuno tra le macerie. Anzi, la tradizione vuole che sopravvisse miracolosamente uno solo che per il resto della sua vita non smise mai di raccontare di quell’orgia sciagurata e di quei peccatori che trovarono la punizione di Dio sotto il peso di una volta. Degli stessi, a rimozione delle macerie, non venne trovata traccia. Un’altra leggenda vuole che Satana sia il padrone del castello: c’è chi afferma che fu il Diavolo a far crollare la volta del soffitto per impossessarsi delle anime dei trecento peccatori. Spesso, si dice, che le anime delle vittime si diano ritrovo tra le rovine del castello. Anche la torre racchiude un mistero: è priva di aperture, interamente murata al piano terreno. Pare che da tempo immemore nessuno sia più riuscito a trovarne l’accesso. Sicuramente sotterraneo, aggiungiamo noi. Ma questa è un'altra storia e ve la racconterò un'altra VOLTA!

Anna Fanigliulo

Il mercato agricolo inizi del 900 a Bra sotto l'ala mercatale.
16/08/2024

Il mercato agricolo inizi del 900 a Bra sotto l'ala mercatale.

Orvieto Underground: Viaggio nella "Città Sotterranea"Una piacevole visita guidata che si snoda lungo un agevolissimo pe...
15/08/2024

Orvieto Underground: Viaggio nella "Città Sotterranea"
Una piacevole visita guidata che si snoda lungo un agevolissimo percorso, consente di conoscere i sotterranei di Orvieto, realizzati dagli antichi abitanti in circa 2500 anni di ininterrotti scavi. Un viaggio di un'ora alla scoperta di una millenaria, sorprendente ed inattesa "Città Sotterranea"
Orvieto, città millenaria sospesa quasi per magia tra cielo e terra, ha svelato un altro degli aspetti che la rendono unica ed eccezionale: un dedalo di grotte è nascosto nell’oscurità silenziosa della rupe.
La particolare natura geologica del masso su cui sorge ha consentito agli abitanti di scavare, nel corso di circa 2500 anni, un incredibile numero di cavità che si stendono, si accavallano, si intersecano al di sotto del moderno tessuto urbano.
Sono un prezioso serbatoio di informazioni storiche ed archeologiche, studiato solo recentemente in modo organico e scientifico. Se l’aspetto “superficiale” della città è mutato con il passare del tempo, le strutture ipogee che le sono state funzionali sono rimaste, in buona parte, intatte.
La visita guidata alla “Orvieto Underground” rappresenta, perciò, lo strumento più appropriato per entrare in contatto con questo nuovo, particolarissimo aspetto culturale di una città estremamente ricca di storia e di “gioielli” artistici. Passo dopo passo echi misteriosi ed affascinanti raccontano dell’etrusca Velzna, mentre dall’umida ombra traspaiono fantasmi della città medievale e rinascimentale.

Chiesa di San Giulia di Barolo a Torino.
13/08/2024

Chiesa di San Giulia di Barolo a Torino.

Le miniere di Talco un parco giochi sottterraneo a due passi da Torino. L'Ecomuseo delle Miniere e della Valle Germanasc...
12/08/2024

Le miniere di Talco un parco giochi sottterraneo a due passi da Torino.
L'Ecomuseo delle Miniere e della Valle Germanasca vi offre due visite straordinarie: ScopriMiniera e ScopriAlpi. Un salto nel tempo e nelle viscere della terra per scoprire la vita dei minatori e l'evoluzione del nostro Pianeta.

Santuario Madonna dei Fiori posa della prima pietra.Di anno in anno si constatava sempre più che il vecchio Santuario er...
10/08/2024

Santuario Madonna dei Fiori posa della prima pietra.
Di anno in anno si constatava sempre più che il vecchio Santuario era troppo
piccolo per la folla che lo frequentava nei giorni delle festività, e si sentiva
l’esigenza di un luogo più grandioso ed artistico che fosse in qualche modo degno
della fama del prodigio dei fiori che si rinnova perennemente.
Il 29 Maggio 1903 il Sindaco di Bra avvocato Negro, interpellando la volontà
ripetutamente espressa dal popolo e come rappresentante del Municipio,
amministratore del Santuario, promosse la formazione di un Comitato di personalità
braidesi allo scopo preciso di provvedere all'ampliamento del vecchio Santuario e
venne dato l';incarico all'Architetto Conte Carlo Ceppi per la realizzazione di un
adeguato progetto.
Grazie a numerosi doni (fra cui una pisside d'argento donata dal Papa Pio X) il 12
giugno 1933 il Cardinal Arcivescovo Maurilio Fossati impartiva l'ordine di iniziare i
lavori con il progetto esecutivo affidato all'ingegnere Bartolomeo Gallo. Il 7
settembre 1933 benediceva la prima pietra.
Domenica 3 settembre 1978, a distanza di 45 anni dalla posa della prima pietra,
l’Arcivescovo Mons. Anastasio Ballestrero, procedeva alla Consacrazione
dell'altare e alla Dedicazione del Nuovo Santuario, circondato da Parroci, dai
Religiosi della Città, da un gran numero di personalità e pellegrini.
Il Santuario, denominato Santuario Nuovo, è costituito di due corpi adiacenti:
un’aula ottagonale, capace di 500 fedeli, che si prolunga in un corpo a pianta
quadrata che accoglie l’ampio presbiterio e l’abside con La Gloria della Madonna
dei Fiori.
Nella prima ca****la di destra si impone la veneratissima statua lignea della
Madonna dei Fiori dello scultore Andreas Moroder di Ortisei, realizzata nel 1944 e
solennemente portata in processione per le vie di Bra l’8 settembre di ogni anno.

Il castello di Sanfrè e i suoi sotterranei.
08/08/2024

Il castello di Sanfrè e i suoi sotterranei.

Il mercato a Bra ai primi del 900.
04/08/2024

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Passeggiando a Demonte, un piccolo borgo nella Valle Stura, abbiamo scoperto e fotografato questa bellissima ghiacciaia ...
03/08/2024

Passeggiando a Demonte, un piccolo borgo nella Valle Stura, abbiamo scoperto e fotografato questa bellissima ghiacciaia ottocentesca.
Situata all'interno del parco Borelli, è un notevole esempio di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale sul territorio.
💯👏

Indirizzo

Via Beato Valfre Di Bonzo
Bra
12042

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