BRA SOTTERRANEA.

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Dove gli occhi non vedono e le orecchie non sentono incrocerai il team di Bra Sotterranea, ovvero un gruppo di volontari pronti a mettersi in gioco per trovare l’impensato, per scoprire l’incredibile, per portare alla luce il mistero celato nei sotterranei di Bra. Non ci fermiamo di fronte a nulla: cunicoli, bunker e passaggi sotterranei sono la nostra sfida; la passione per la scoperta ci accomuna, unendoci verso il mistero, che regna intorno ad un altro mondo, nascosto sotto le vostre case.

Castello di Guarene Cuneo con annessa spa con un cunicolo di 120 metri che finisce in una grotta. Da sette secoli il cas...
28/01/2025

Castello di Guarene Cuneo con annessa spa con un cunicolo di 120 metri che finisce in una grotta.
Da sette secoli il castello domina la collina di Guarene.
Nel Medioevo era un fortilizio, nel XVIII secolo diventò la nuova dimora estiva dei conti Roero, disegnata personalmente e costruita dal più noto della casata, il conte Carlo Giacinto, una significativa figura di aristocratico illuminato del Settecento piemontese. E’ una costruzione imponente a tre piani, che tocca i 25 metri d’altezza, circondata da vasti ed eleganti giardini all’italiana realizzati nella prima metà del Settecento.

27/01/2025
La Grotta dell'eremita a Pocapaglia. Il Sentiero della Rocca Creusa costeggia l'anfiteatro di Rocche più scenografiche d...
12/01/2025

La Grotta dell'eremita a Pocapaglia.

Il Sentiero della Rocca Creusa costeggia l'anfiteatro di Rocche più scenografiche dell'area, dove la vegetazione nasconde la grotta in cui visse il leggendario personaggio dell'eremita.
L'itinerario serpeggia in un bosco che degrada nel fondovalle di borgata Moreis e risale verso il paese di Pocapaglia incrociando piloni votivi e chiesette campestri.

Il Castello di Monticello d’Alba è una delle più imponenti e meglio conservate costruzioni medievali della nostra zona, ...
11/12/2024

Il Castello di Monticello d’Alba è una delle più imponenti e meglio conservate costruzioni medievali della nostra zona, grazie anche al fatto che dal 1372 ad oggi è di proprietà della stessa famiglia: i Roero di Monticello attualmente residenti.
Il Castello si sviluppa su tre piani fuori terra coronati da un passaggio di ronda munito di merlature ghibelline. I sotterranei sono visitabili solo nel piano cantine. Quello che vi mostriamo è invece ciò che non può essere visitato: da una botola a pavimento si accede ad una scala elicoidale ripidissima che conduce in profondità fino ad una porta in legno, oltre la quale ci si trova a percorrere un cunicolo lungo e stretto probabile via di fuga in caso d’assedio.

Cascina Spessa Sottana inferiore (Cavallermaggiore) ex ordine cavalleresco Santi Maurizio e Lazzaro.
23/11/2024

Cascina Spessa Sottana inferiore (Cavallermaggiore) ex ordine cavalleresco Santi Maurizio e Lazzaro.

Il Forte di Exilles è uno dei monumenti più antichi della Valle Susa.Le sue origini sono ancora incerte ma intorno al 11...
19/11/2024

Il Forte di Exilles è uno dei monumenti più antichi della Valle Susa.
Le sue origini sono ancora incerte ma intorno al 1155 esisteva già quando i conti d’Albon esercitavano il controllo strategico, militare e mercantile, sulla strada del Monginevro, ed Exillesrappresentava il confine estremo orientale del principato.
Nel 1339, presenta già una struttura complessa: è un raro esempio di “castello di strada”, dalla costruzione difensiva articolata in più circuiti murati a difesa del nucleo interno e da una barriera esterna, efficace controllo dell’importante asse stradale che dal Piemonte portava in Provenza attraverso il Monginevro.
Nel Cinquecento il castello è a lungo conteso dalle opposte fazioni cattoliche e riformate che ambivano al controllo del Delfinato al di qua delle Alpi.
All’inizio del Seicento il forte modificò il suo assetto di vecchio castello in fortezza bastionata, ove ospitò tra il 1681 ed il 1687 il misterioso e famoso personaggio denominato “Maschera di Ferro”.
Nei primi anni del Settecento, la rocca fortificata di Exilles, sotto la direzione del Bertola e del De Willencourt, subisce imponenti lavori di ristrutturazione e ammodernamento tra cui il ribaltamento del fronte difensivo verso la Francia.

Villa storica abbandonata Beker a Torino Ludovico San Martino d'Agliè acquistò il terreno nel 1600 e fece costruire la v...
16/11/2024

Villa storica abbandonata Beker a Torino
Ludovico San Martino d'Agliè acquistò il terreno nel 1600 e fece costruire la villa che fu completata nel 1603.[1] Egli morì in questa dimora nel 1646 e fu proprio in quell'anno che l'edificio divenne di proprietà del nipote Filippo d'Agliè, favorito della reggente Maria Cristina.[2]
Una prima descrizione della Villa risale al 1791 e fu redatta da Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi che nel suo famoso libro "Guida alle ville e alle vigne del territorio di Torino e dintorni" citava: "la villa e la vigna dei San Martino d'Aglié di Garessio [... ]. passato il rivo Paese s'entra in un grande stradone con dolce salita. L'accesso risulta assiato rispetto al palazzo e sui lati sono collocate due terrazze, [...] una delle quali dà accesso alla ca****la".
Le prime trasformazioni avvennero già nel Settecento, ma fu nel secolo successivo che vennero effettuate le modifiche più importanti sia al corpo centrale dell'edificio che al giardino che subì una risistemazione di impianto più romantico.[3] In seguito le modifiche furono numerose poiché l'edificio cambiò spesso di proprietà. Agli inizi dell'Ottocento la villa fu venduta a Casimiro Rivoira, poi ad Antonio Fornaca, nel 1846 al principe di Lucinge e nel 1887 la acquistarono i coniugi Isnardon.[4]
Nel 1902 l'edificio divenne di proprietà di sir Walter Friederich Becker, diplomatico e importante uomo d'affari britannico. Innamorato dell'Italia, egli visse prima a Messina dove, da armatore e coproprietraio della "Pierce Becker & Ilardi" si occupava di trasporto merci tra Sicilia e New Orleans. Successivamente egli si trasferì a Genova e infine a Torino in qualità di Console Generale del Siam, pur effettuando sempre lunghi soggiorni a Firenze. Fu fra il 1903 e il 1911 che il famoso architetto Pietro Fenoglio lavorò alla villa.[5]
Sir Becker ospitò nel 1919 David Herbert Lawrence che fu talmente impressionato dalla bellezza della villa da citarla in una sua lettera del 18 novembre di quell'anno a Lady Cynthia Asquith. Egli non ebb

Il territorio di Motta degli Isnardi fu, sin dal Medioevo, una località autonoma dal punto di vista giurisdizionale. Sol...
11/11/2024

Il territorio di Motta degli Isnardi fu, sin dal Medioevo, una località autonoma dal punto di vista giurisdizionale. Soltanto nel '500 venne inglobata nel territorio di Sanfrè, di cui è tuttora frazione. Il termine "motta" nella toponomastica italiana ha, da sempre, indicato un luogo in cui un fortilizio (o casaforte) è difeso da una torre e attorniato da un cordone di abitazioni rurali. La motta nella pianura tra Sanfrè e Cavallermaggiore si sviluppa a partire da una torre a base quadrata, cuore della struttura fortificata, con accesso dal secondo piano mediante un'apertura dotata di vano per saracinesca a caduta. L'edificio turrito è orientato a 45° rispetto agli edifici adiacenti.
Il complesso curtense di Motta degli Isnardi conserva le caratteristiche dell'impianto originario: dodici cascine (ciascuna con il nome di un Apostolo), una torre quadrata a tre piani, una casaforte e una chiesa consacrata a Santa Maria Maddalena. È indubbio l'intreccio di vicende dei Cavalieri Templari tra Motta degli Isnardi, Motta San Giovanni e il Motturone, struttura di avvistamento sulla Via del Sale, collassata per incuria nel 2011. In terra sanfredese (per l'esattezza in frazione Martini) si trova anche una campana proveniente dalla braidese cascina Bafometto, il cui nome evoca antiche leggende sull'Ordine Templare.
Ma questa è un'altra storia e ve la racconterò un'altra volta.

Anna Fanigliulo

📷 di Davide Lanzoni

I giganti di Vinadio, in Piemonte, Battista alto 265 cm e Paolo Ugo, di poco più basso; qui insieme alla famiglia nel 19...
10/11/2024

I giganti di Vinadio, in Piemonte, Battista alto 265 cm e Paolo Ugo, di poco più basso; qui insieme alla famiglia nel 1910.
Il Piemonte ha avuto la sua coppia di famosi freak. Si chiamavano Battista e Paolo Antonio Ugo.
La loro storia, che sembra quasi una fiaba dei fratelli Grimm, si svolse durante la Belle Époque, a cavallo tra Ottocento e Novecento, ed ebbe inizio nella tranquillità delle montagne della Valle Stura di Demonte per terminare nella frenesia di Francia e Stati Uniti.
Battista e Paolo erano nativi di Vinadio, paesino famoso per il forte albertino e le terme. Battista vide la luce il 21 giugno 1876, Paolo il 28 giugno 1887. Il padre Antonio e la madre, Maria Teresa Chiardola, erano gente umile e operosa che doveva crescere sette figli.
La particolarità di Battista e Paolo era evidente: erano due giganti. Battista era alto 265 centimetri e pesava oltre 200 chili, Paolo era più basso di poco. Mangiavano mezza dozzina di uova alla volta e bevevano in boccali da mezzo litro. Anche vestirli era un’impresa, perché avevano bisogno di abiti e scarpe fatti su misura. I due fratelli si prodigavano per contribuire al sostentamento della famiglia lavorando come contadini, pastori e taglialegna a seconda delle stagioni.
Tutta la valle parlava della stazza e della forza fisica dei fratelli Ugo. Si raccontava che Battista, quando andava alle elementari, fosse così imponente da non essere in grado di sedersi nei banchi come gli altri suoi compagni e che dovesse perciò usare il tronco adattato di un castagno. Da ragazzo poteva portare da solo sulle sue spalle un carro pesante 400 chili e passeggiando sotto i portici di Cuneo era costretto a camminare curvo per non ba***re la testa. I compaesani restavano a bocca aperta quando si accendeva un sigaro sfregando il fiammifero sui balconi posti a tre metri da terra.
Invece le fattezze da corazziere di Paolo mandarono in visibilio il medico della leva che esclamò visitandolo: “Sarebbe una bella guardia al Palazzo Reale di Roma!”. Ironia della sorte, il fratello Giuseppe fu riformato per insufficienza di statura. Era alto soltanto un metro e cinquanta e i tempi del re Sciaboletta (Vittorio Emanuele III) erano ancora lontani!
Fu nell’autunno del 1891 che la vita dei colossi piemontesi subì una svolta. Battista fu mandato dal padre oltre le Alpi, in Francia, per lavorare come boscaiolo a Barcellonette. Lì venne notato dal proprietario di un circo itinerante che gli propose di unirsi al carrozzone prospettandogli guadagni e notorietà. Battista accettò. Il suo nome e le sue origini furono francesizzati: diventò Baptiste Hugo, nativo di Saint-Martin-Vésubie, piccolo centro delle Alpi Marittime. Ebbe così iniziò la sua vita di fenomeno da baraccone in giro per la Francia.
Il pubblico accorreva a frotte per vederlo, tanto che furono stampate numerose cartoline ricordo che lo rappresentavano nelle situazioni più disparate. Per pochi centesimi le persone potevano portarsi a casa l’immagine di questa creatura incredibile. Ogni tanto Battista ritornava a casa ed era una festa. Un calzolaio di Cuneo gli chiese uno dei suoi stivali, con suola di 42×17 centimetri, da esporre nella vetrina della sua bottega. Alcuni suoi famigliari, fieri di questo parente così strano da essere addirittura diventato famoso, aprirono a Pratolungo la Trattoria del Gigante, di cui oggi rimane soltanto l’insegna sbiadita dal tempo.
Nel 1905 Paolo decise di unirsi a Battista nella vita circense. Insieme i due fratelli, ribattezzati Géants des Alpes, Giganti delle Alpi, furoreggiarono in Europa riempiendo le piazze delle città e i salotti delle ricche famiglie che vedevano in loro niente più che un divertissement fuori dall’ordinario. Ma furono soprattutto le tasche degli impresari che si riempirono di denaro: a Battista e Paolo restava poco di quei grandi guadagni. Nonostante ciò, i fratelli Ugo potevano comunque spedire soldi alla famiglia, avere bei vestiti e orologi al polso grossi come sveglie da comodino. Comprarono anche una casa a Maisons-Alfort, paese distante meno di dieci chilometri dalla sfavillante Parigi. Spesero tutti i loro risparmi per adattare questo nido alle loro esigenze, ma ai due ex montanari pareva lo stesso di vivere in un sogno.
Il sogno si interruppe il 15 febbraio 1914, quando Paolo morì a soli 26 anni dopo una breve malattia. Battista organizzò il funerale e una fotografia apparsa su un quotidiano francese lo raffigura mentre segue mesto la carrozza funebre che trasportava l’enorme feretro. Paolo fu sepolto nel cimitero di Maisons-Alfort, in una tomba speciale di due metri e mezzo per cui Battista dovette pagare un sovraprezzo (le tombe ordinarie erano di due metri) e che oggi non esiste più. Scaduta la concessione, le spoglie di Paolo sono state trasferite nell’ossario generale.
A 38 anni Battista, con il morale a pezzi ma con un nuovo contratto in tasca, andò in America per entrare a far parte nientemeno che del Circo Barnum&Bailey di New York, celebre per i suoi spettacoli di “curiosità umane” – la definizione che Barnum prediligeva per descrivere le attrazioni del suo circo. A loro volta le “curiosità umane”, ritenendo il termine freak altamente offensivo, si autodefinivano “prodigi”, come se il modo di chiamarli potesse restituire loro un po’ della dignità sottratta dalla quotidiana e degradante esposizione per il divertimento di un pubblico pagante. Battista riprese questa vita, ma costretto a indossare costumi alla Tarzan, che non riusciva a digerire perché lo facevano sentire troppo ridicolo, lontano dalla sua terra e dai suoi affetti, cominciò a lasciarsi andare.
Morì il 23 aprile 1916 all’ospedale Willard Parker di Manhattan. Il giorno successivo apparve la notizia sul New York Times: vi si affermava che il gigante era morto di nostalgia per la sua assolata Italia. Ancora oggi il cimitero di Green-Wood a Brooklyn custodisce la sua tomba, anche se per molto tempo si credette che il corpo fosse stato trafugato dai nativi indiani, suoi amici e compagni di disavventure sotto il tendone, per seppellirlo nelle loro terre.
Cosa resta oggi dei fratelli Ugo, i due Giganti delle Alpi?
Dal 2012 nei pressi del forte di Vinadio il visitatore è accolto da due sculture colorate, una rosa shocking e l’altra verde mela, omaggio a Battista e Paolo. Sono i Giants, due installazioni contemporanee in acciaio e fibra di vetro opera dell’artista scozzese David March. La storia di Battista e Paolo è stata narrata da scrittori come Alberto Revelli, Nico Orengo, Adriano Restifo, Paolo Balmas.
Ma soprattutto rimangono i ricordi affettuosi dei valligiani, tramandati di generazione in generazione, e le fotografie d’epoca che ritraggono i due fratelli vestiti con eleganza e circondati da amici, ammiratori e colleghi. I loro occhi sono lo specchio della loro indole semplice e genuina, a dispetto di tutte le difficoltà e le malinconie di una vita da freak.
Fonte: piemontese.it di di Manuela Vetrano

In quarant'anni di attività ha ospitato 4 edizioni del Campionato del mondo (2 di motocross della classe 250 nel 1967 e ...
08/11/2024

In quarant'anni di attività ha ospitato 4 edizioni del Campionato del mondo (2 di motocross della classe 250 nel 1967 e 1979 e 2 di sidecarcross nel 1982 e 1986.

Questo post risale ad alcuni anni fa.Questa non è stata una semplice esplorazione come le altre. La settimana scorsa sia...
06/11/2024

Questo post risale ad alcuni anni fa.
Questa non è stata una semplice esplorazione come le altre. La settimana scorsa siamo scesi nei sotterranei dello stabile sito in via Moffa di Lisio all'angolo con via Vittorio di proprietà del Dott. Turco. La nostra curiosità è stata alimentata dalla presenza di una porta murata... Così ieri, in accordo con il proprietario, siamo ritornati sul posto armati di torce, martelli e scalpelli per abba***re il tamponamento murario. Ciò che abbiamo scoperto è racchiuso nelle nostre immagini: una cantina profonda circa 10 m, con sei sezioni numerate probabilmente predisposte per l'invecchiamento del vino. Consegniamo a voi l'emozione di tutto questo attraverso la documentazione fotografica che segue. Grazie ancora al Dott. Turco per aver permesso di riportare alla luce un frammento di storia nascosta.

Bra Sotterranea ha avuto un'idea. Realizzare un ponte tibetano per Pollenzo. Se avete contatti con chi si occupa di ques...
05/11/2024

Bra Sotterranea ha avuto un'idea. Realizzare un ponte tibetano per Pollenzo. Se avete contatti con chi si occupa di queste cose, se l'idea vi sembra interessante, provate a contattarci.. e speriamo di stimolare la curiosità anche delle amministrazioni comunali di competenza. 140 metri di corde per tornare a percorrere di nuovo ponte storico.

Le miniere di Talco un parco giochi sottterraneo a due passi da Torino. L'Ecomuseo delle Miniere e della Valle Germanasc...
04/11/2024

Le miniere di Talco un parco giochi sottterraneo a due passi da Torino.
L'Ecomuseo delle Miniere e della Valle Germanasca vi offre due visite straordinarie: ScopriMiniera e ScopriAlpi. Un salto nel tempo e nelle viscere della terra per scoprire la vita dei minatori e l'evoluzione del nostro Pianeta.

Collocata su un imponente basamento di 26 metri a 960 metri di altitudine affacciandosi dalla cima del monte Pirchiriano...
03/11/2024

Collocata su un imponente basamento di 26 metri a 960 metri di altitudine affacciandosi dalla cima del monte Pirchiriano sul confine fra le Alpi Cozie e la Pianura Padana, è il monumento simbolo del Piemonte e una delle più eminenti architetture religiose di questo territorio alpino, appartenente alla diocesi di Susa, prima tappa in territorio italiano della via Francigena.

Dal XII al XV secolo visse il periodo del suo massimo splendore storico, divenendo uno dei principali centri della spiritualità benedettina in Italia. Nel XIX secolo vi fu insediata la congregazione dei padri rosminiani Nel 2015, il sito è stato uno dei vincitori del concorso fotografico mondiale Wiki Loves Monuments. Nel 2016 il museo del complesso monumentale abbaziale è stato visitato da oltre 100 000 persone.
Nella notte del 24 gennaio 2018, il Monastero Vecchio della Sacra ha subito ingenti danni a seguito di un incendio divampato sul tetto[11], senza danneggiare la parte architettonicamente più rilevante, che ha necessitato di importanti restauri[12]. Lo scenario monastico ha ispirato il romanzo storico di Umberto Eco Il nome della rosa.[13][14]

Indirizzo

Via Beato Valfre Di Bonzo
Bra
12042

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