17/02/2025
Bellissime parole di Maurizio Tanfulli dedicate alla nostra storica Via Augusto Fiorucci ❤️
"𝐀𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐒𝐢𝐠.𝐫𝐚 𝐅𝐥𝐚𝐦𝐢𝐧𝐢𝐚"
(𝘥𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘢 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘢𝘣𝘪𝘵𝘰)
Sei stata una stretta radura, compresa tra un corso d'acqua un po' ribelle che spesso ti bagnava, e due collinette più rocciose di altre. Non sapremo mai chi ti attraversò per prima, forse dei cacciatori, oppure un pastore con il suo gregge, ma quel passaggio, divenuto sempre più marcato, dette luogo ad un sentiero, che oggi chiameremo “viarello”, percorso da tutti.
Un giorno quel “viarello” venne utilizzato per farci passare un carro, e poi un altro, ed un altro ancora. Così, senza che nessuno se ne arrogasse alcun diritto o merito, ma semplicemente con il transito, sei divenuta un tracciato ampio, che si auto manteneva, una carrareccia.
La vicinanza al fiume ti ha resa più utile rispetto ad altri, la mancanza in questo tratto di saliscendi ti rendeva anche più comoda.
Poi qualcuno ha deciso che meritavi un premio per l'utilità che svolgevi e ti ha scelto fra molti altri percorsi, ti ha strutturato come nessuno avrebbe immaginato e ti ha eletto a via consolare. Quest'uomo, che è tuo padre, si chiamava Caio Flaminio console di Roma, che è la tua madre, perché da lì nasci. E come in una questione di famiglia ti ha battezzato con il suo stesso nome: Via Flaminia, una delle più importanti strade consolari, sulle quali Roma ha fondato e mantenuto per secoli la sua forza e il suo potere.
In un grande momento di gloria per l'Italia sei stata imperiale, perché gli imperatori di Roma vollero che durasti in eterno come il loro sogno, e così le tue vestigia hanno affascinato i viaggiatori di ogni tempo fino ai nostri, colpiti dalla maestosità delle tue strutture.
Gente di ogni dove ti ha percorsa, imperatori e papi, santi ed assassini. Le nobili famiglie del luogo hanno gareggiato per cingere i tuoi fianchi con le loro importanti dimore: Palazzi e non case.
Nell'era di mezzo, nonostante qualche acciacco per il lungo e faticoso servizio svolto, sei stata ducale, il più importante collegamento fra le due principali città del ducato dei Montefeltro-Della Rovere: Urbino e Gubbio.
Poi, in questo breve tratto che dalla finestra scorgo, hai cominciato ad assumere nomi diversi, non per tua volontà, ma per quella degli uomini, desiderosi di dedicare alcune tue parti a persone, cose, o fatti, che meritassero essere ricordati nel tempo, ma sempre Flaminia sei rimasta. E allora sei stata chiamata via di santa Croce, perché incastonata, fra le fila di abitazioni, sorse anche una chiesa, nobile riferimento alla più grande devozione della cristianità.
Quando l'Italia divenne finalmente nazione, non poterono non chiamarti che traversa nazionale, che tuttavia ebbe vita breve. Il regicidio di Monza, infatti, obbligò paesi e città a dedicare una via, o una piazza importante, al figlio assassinato del Padre della Patria. Tu eri la predestinata e per questo fosti chiamata via Umberto I; del resto un tuo slargo era già stato dedicato al braccio armato del Re, Garibaldi.
La storia corre veloce e non sempre porta buona notizie, così si passa da un eccidio all'altro. La nobile Sig.ra Flaminia, che ha ceduto il nome di un suo tratto alla memoria reale per volontà del popolo, lascia il posto al martire del luogo, quell'Augusto Fiorucci, simbolo cantianese della lotta per la libertà, che è oggi il tuo ultimo nome. Non paghi, i discendenti di Arminio vollero sfregiarti con dei candelotti di tritolo, una ferita che produsse cicatrici non rimarginabili.
Affollatissima nel dopo guerra, non hai mai avuto attività commerciali di rilievo. Del resto nei palazzi dei nobili non c'era spazio per botteghe, ma per cantine gelose custodi di buon vino e magazzini per stipare granaglie, legna e carbone. Un sarto, un negozio di alimentari, uno di scarpe, un paio di falegnami, un altro sarto, un ufficio commerciale, ambulatori medici, un barbiere, un macellaio, un negozio di frutta, un fotografo, poi si arrivava in piazza.
Sei stata tutto questo, sei stata la storia di Cantiano, perché da te tutti passarono.
Nel brutto momento del '44, quando le case si accartocciarono fra nuvole di polvere e le secolari travi spuntavano rigide come stuzzicadenti, c'era in paese una prospettiva, una speranza, mossa dalla voglia di riscatto.
Oggi, dopo che quel torrente ribelle ti ha percorsa per l’ennesima volta, ma con gravissimo danno, questa voglia e questa speranza rimangono difficili da ritrovare. L'inverno demografico ha sostituito quello meteorologico; le case non sono accartocciate, ma sono abbandonate, sono vuote, le porte aperte come una bocca senza denti, sporca, senza nessun ordine. Ciò nonostante chi ti percorre non può fare a meno di fotografare qualche tuo scorcio, o particolare, e rimanere per un attimo stupito e sospeso nel tempo. Non si curano di vie che portano nomi o date più altisonanti, Alighieri, Verdi, 1° Maggio, se scattano una foto lo fanno per te, perché nonostante le disgrazie subite, rimani sempre la nobile Sig.ra Flaminia.
𝑴𝒂𝒖𝒓𝒊𝒛𝒊𝒐 𝑻𝒂𝒏𝒇𝒖𝒍𝒍𝒊
PS: Grazie ai ragazzi di Roba Cantianese che mi hanno dato l'opportunità di condividere questi pensieri scritti qualche mese dopo il 15 settembre 2022