La cascata del Pozzo Paiolo
La cascata di Pozzo a Paiolo
Bellissimo video della Serra di San Giova no, alla FRASCA VERDE.
Guest Star: Debora Angioloni.
Produced by: Debora Angiolini.
L' Eremo della Casella
(foto di Gabrio Spapperi)
Buongiorno da Valboncione
(foto di Silvana Bigiarini)
Buongiorno da Valboncione
(foto di Silvana Bigiarini)
Come funzionavano i seccatoi per le castagne?
Uno degli elementi più caratteristici che si trovano nei boschi dell'Appennino, e molti a Caprese Michelangelo, sono i seccatoi per le castagne.
Le castagne erano infatti una notevole fonte di alimentazione durante la stagione invernale, ma si poneva il problema della loro conservazione. Un metodo per conservarle era quello della concia: venivano immerse nell'acqua per tre giorni e, quindi, lasciate asciugare al sole. Questo sistema, però, poteva essere utilizzato per piccole quantità e, comunque, non dava dei risultati durevoli per tutta la stagione invernale.
Il metodo più pratico era quello di essiccarle nei seccatoi e, quindi, di portarle ai mulini per ricavarne farina.
Innanzitutto il primo problema che si poneva era quello di dove costruire il seccatoio. Considerato che l'essiccazione richiedeva un mese circa di tempo "a fuoco morto" (perché non bruciasse tutto) la soluzione più logica sarebbe stata quella di realizzare i seccatoi vicino alle abitazioni. Va però considerato che le castagne essiccate pesano un terzo circa rispetto a quelle appena raccolte e che, all'epoca, dovevano comunque essere trasportate sulle spalle o, se andava bene, con il somaro. Nella maggioranza dei casi, pertanto, soprattutto se il paese o, comunque, l'abitazione erano lontani conveniva costruire direttamente il seccatoio nel castagneto.
Si trattava di strutture formate da un'unica stanza. A circa due metri e mezzo dal suolo delle travature in legno sorreggevano un graticcio in legno, sopra il quale venivano poste le castagne da essiccare. Queste venivano portate dentro attraverso una botola o finestrella collocata sul retro del seccatoio. In genere si cercava di sfruttare la pendenza del terreno: il primo piano con la principale porta di accesso era seminterrato cosicché la finestrella sul retro era quasi a livello del suolo; in questo modo si impiegava molta meno fatica. Nel piano inferiore, accostato al muro difronte alla porta di ac
Valboncione
(foto di Silvana Bigiarini)
Valboncione
(foto di Silvana Bigiarini)
Scorci del castello con la Casa Natale di Michelangelo.
Da sabato prossimo, alle ore 11:00 il Museo Casa Natale di Michelangelo si arricchisce di una nuova opera: la copia da calco sull'originale del Bacco.
L'opera, alta 2,03 metri, fu eseguita dall'Artista in un solo anno, tra i 21 ed i 22 anni, e rappresenta l'antico dio Bacco come un giovane leggermente ubriaco che solleva una coppa di vino, nell'atto di brindare. La testa del dio è incoronata da grappoli d'uva, mentre alla sua gamba si appoggia un satiro (abitatore dei boschi mezzo uomo e mezzo capra), che mangia i chicchi del frutto sacro al dio.
La statua è una celebrazione della giovinezza e dei piaceri della vita.
In attesa della primavera...godiamoci questi sfondi innevati! (Alpe della Faggeta)
Un'escursione all'eremo della Casella.
(foto di Daniele Lombardi)
I Trekkabbestia
Cosa si può ammirare nel Museo Michelangiolesco, tra le Mura del castello dove nacque l'Artista.
The Michelangelo's Museum, inside the castle where the Divine was born.
Il Monastero abbandonato nella foresta, la peste, Giulia e la Madonna.
La chiesa della Madonna della Selva si trova non molto distante dal paese di Samprocino (o Selva Perugina), solitaria nel mezzo di un millenario bosco di castagni.
Fu in questo luogo che, nel 1225, sorse uno dei primi conventi dell'Ordine dei Servi di Maria, allora nascente, e proprio nel convento, nel 1261, si svolse il primo capitolo dell'Ordine medesimo. In tale occasione i frati presero la decisione di trasferirsi nell'allora emergente nuova città di Borgo Sansepolcro. Così, dopo poco tempo, il convento venne abbandonato e la foresta riconquistò il suo silenzio e la sua solitudine. Le strutture andarono in rovina e rimase solamente, unica testimonianza, una piccola cappella coperta modestamente di lastre, all'interno della quale era conservata un'immagine raffigurante la Madonna con il bambino. Nel 1630, come quasi tutta Italia, la Valtiberina fu colpita dalla peste (si tratta della peste descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi) e la comunità di Caprese pose delle guardie al confine con la vicina località del Ponte alla Piera (Anghiari), una delle zone più colpite, in modo che le persone di quella zona non propagassero la malattia nel suo territorio. Le guardie, addirittura, per trovare riparo dal freddo, violarono la piccola cappella e, proprio sotto l'immagine della Madonna, accesero in più occasioni un fuoco per scaldarsi. Il quadro non subì alcun danno.
Fu quattro anni dopo, terminata la peste, che avvenne il vero miracolo: la Madonna apparve in più occasioni ad una donna del luogo, di nome Giulia, che tutte le mattine si recava nella cappella sperduta nel bosco per recitare il rosario. A seguito anche di alcune guarigioni miracolose, e poiché la testimonianza di Giulia venne ritenuta attendibile (a quell'epoca c'era la Santa Inquisizione), venne eretto, al posto dell'umile cappella, il santuario della Madonna della Selva. Fu realizzato nello stile dell'epoca, il barocco, con una fastoso
Nel Museo Michelangiolesco