21/10/2024
Oggi stavamo rientrando dopo aver fatto un pò di interventi nelle scuole della alta valle, sempre sotto l'egida del Parco Alpi Cozie e del Lifewolfalps; all'incrocio del bivio per Grange della Valle, quasi fosse la normalità, abbiamo preso quella che per più di vent'anni è stata la strada di casa. Volevamo salutare la Conca del Galambra dopo che ormai è passato un anno da quando abbiamo lasciato il Rifugio. Nebbia e nuvole lasciavano più spazi alla immaginazione che non ad un paesaggio reale. Incamminandomi su per la conca in un attimo ho avuto l'impressione di non essere mai andato via: il grande larice dal tronco annerito dal fuoco era ancora lì, nel pratone dissodato dai cinghiali, poco oltre ecco il masso che ogni anno mi ripromettevo di salire, prima troppo facile, ora eccessivamente alto e difficile.. come cambiano le prospettive.. La nebbia aiutava a confondere passato e presente . Nella radura dietro al larice bruciato ho sentito il mio primo ululato di lupo, ero con Giulia, sento ancora la stretta della sua mano, adesso è lei che stringe la mano del suo piccolo; poco oltre eccomi in esplorazione di una bella parete, Tiziana in attesa sotto, avevamo appena visto delle cerve, lei accarezzava il suo pancione.. il laghetto non è così lontano, quanto tempo ho passato ad ascoltare lo scorrere dell'acqua, il vento fra i larici, i bramiti dei cervi. E se ti prendi il tempo necessario, poi il mondo è solo più quel fazzoletto di terra e acque ed è immenso. Un violoncello che vibra illuminato dalla luna, amici, notti di canzoni stonate, compagni di lavoro, Didier che vende pietre, cammina sul filo, costruisce capanne, scopre vite possibili. Buia, Cosmo.. potrei andare avanti per ore perché è stato un fiume di persone, emozioni, colori, suoni che ha alimentato le nostre anime. Ecco cosa può essere gestire un rifugio. E così è stato per noi per 23 anni.
Un abbraccio dai rifugiati, sempre