A nisciuta

A nisciuta Pagina dedicata alla nostra straordinaria terra di Sicilia e non solo, e alla scoperta dei suoi tesori più nascosti.

Gite, escursioni, trekking, passeggiate, pic-nic, incontri, eventi, feste.

19/10/2024

ROCCA NOVARA O ROCCA SALVATESTA

Curiosamente denominata il “cervino di Sicilia” per la sua somiglianza (in miniatura) col bestione alpino, Rocca di Novara (1350 m. s.l.m.) è raggiungibile in poco meno di 3 ore di camminata.

Ad essa si arriva percorrendo la SS185, l’arteria che unisce il versante ionico a quello tirrenico (da Taormina a Barcellona P.G.). Oltrepassata Portella Mandrazzi (1125 mt slm) si continua fino al km 27, da dove si diparte la carrareccia che porta alla Rocca.
Il percorso inizia (e continuerà) in salita su un sentiero all’ interno di un rigoglioso bosco misto di pini e castagni che con l’aumentare della quota lasciano il posto ad un aspro ambiente di n**e rocce metamorfiche, profonde vallate e angusti paesaggi.

L’ascesa è abbastanza agevole, anche se ad un certo punto il sentiero si impenna e corre tra rocce n**e di calcare. Dalla cima il panorama è davvero suggestivo.
Chiamata localmente Rocca Salvatesta con i suoi 1340 metri di altitudine è la seconda vetta dei Peloritani, di cui è l’avamposto più occidentale, escludendo i rilievi del Bosco di Malabotta, considerati quasi un territorio a parte: come confine convenzionale tra Peloritani e Nebrodi, infatti, vengono indicate le Portelle Pertusa e Mandrazzi.
La sua “testa” svetta solenne, sempre visibile, grazie anche alla sua posizione privilegiata che le permette di essere facilmente avvistata sia dall’Etna tanto quanto dal mare (nel passato era una specie di faro per i naviganti).
Come conseguenza il panorama dalla sua vetta è uno dei più belli di Sicilia regalando magnifiche emozioni, soprattutto con i due mari: Jonio e Tirreno.

Video by brunetto .wski

19/10/2024

PEDARA

LA STORIA
Non si possiedono notizie certe sulle sue origini perché le numerose colate laviche ne hanno quasi del tutto cancellato le tracce. Si sa, però, che anticamente l’abitato era situato più a nord dell’attuale e il ritrovamento casuale di alcuni reperti testimonierebbe l’origine greca del luogo. Sotto i Normanni il paese faceva parte delle vigne di Catania e già in quel periodo il primitivo insediamento rurale cominciava a prendere forma di comunità omogenea. Nel 1388, il vescovo della diocesi autorizzò gli abitanti a costruire la prima chiesa parrocchiale, dedicata alla Vergine Maria. L’evento costituì la nascita di una delle prime comunità cristiane del versante meridionale dell’Etna.

Dopo il 1408, però, a seguito della catastrofica eruzione che aveva sommerso i loro campi, i Pedaresi cominciarono a trasferirsi gradualmente più a valle e nell’attuale sito diedero vita alla nuova Pedara.

Nel 1641 il casale, che era amministrato dalla città di Catania, fu acquistato dal messinese Domenico Di Giovanni che ne divenne barone, e per circa 50 anni visse il periodo più florido della propria storia; in breve tempo il feudo si trasformò in un rilevante centro di attività economiche e sociali e, di conseguenza, nel più ricco ed organizzato dell’Etna grazie alle abilità imprenditoriali del mecenate don Diego Pappalardo, sacerdote pedarese e cappellano conventuale dell’Ordine Gerosolimitano di Malta, a cui si deve soprattutto la ricostruzione del paese dopo i danni del catastrofico terremoto dell’11 gennaio 1693.

Carestia e miseria segnarono l’ultima parte del ’700 che vide affermarsi la borghesia terriera. L’abolizione della giurisdizione feudale siciliana del 1812 e la successiva riforma amministrativa borbonica significarono per Pedara l’inizio di una nuova trasformazione. Nel 1817, grazie al decreto emanato a Napoli dal re Ferdinando IV, il paese divenne comune autonomo e la nuova realtà politica ed amministrativa permise alla Comunità di emergere dall’oblio in cui si era trovata a seguito del grande terremoto.

L’Ottocento ed il Novecento furono caratterizzati soprattutto da un notevole sviluppo urbano ed edilizio che, nel tempo, determinò la perdita di ampie aree agricole e boschive con la conseguente creazione di nuove zone abitate.

Pedara oggi esprime una creatività viva e una lunga tradizione di eventi annuali, linfa vitale per l’intero territorio. Numerosi gli spazi dedicati a performance dal vivo e a molteplici tendenze culturali con angoli di attrazione che si schiudono in varie parti, riscoperti e valorizzati da un rinnovato volto del centro urbano.

ECCELLENZE AMBIENTALI
L’ambiente al quale appartiene Pedara, anche se con i suoi rischi geologici (vulcanici e sismici), presenta un paesaggio estremamente vario e mutante. La diversa altitudine del territorio (da 500 a 1400 mt), il variare di venti, precipitazioni e temperature, condizionano biologicamente la flora e la fauna. Il clima è quello tipico dell’alta montagna con temperature medio basse in inverno – durante il quale alcune volte la neve giunge anche in paese – e caldo umide in estate, con notevoli escursioni termiche tra giorno e notte. Per tal motivo le serate estive a Pedara possono essere anche abbastanza fresche.

Per la sua felice posizione, questo straordinario luogo di villeggiatura, oltre che trovarsi a 30 minuti dalle spiagge del litorale jonico, è considerato base ideale per gite ed escursioni che possono comprendere gran parte della zona meridionale del Vulcano con inizio dal centro storico. Da “figlia dell’Etna”, quindi, questa cittadina è adatta anche per percorrere un interessante itinerario culturale e naturalistico.

Pedara è uno dei centri dell’ultima fascia urbana attorno all’Etna, sul versante sud; centri che, rimasti fuori dalla conurbazione metropolitana, sono l’ultimo baluardo verso le ricchezze naturalistiche del Vulcano. Il territorio comunale si caratterizza per il suo volto di pietra dato dal diffuso utilizzo del materiale lavico, per il profumo intenso della ginestra e per quello acre e pungente della fermentazione dei mosti che si diffonde da alcuni palmenti, facendo rivivere le atmosfere raccontate da scrittori quali Giovanni V***a, Vitaliano Brancati ed Ercole Patti. All’interno del paese si ha la percezione di attraversare un centro storico vivo, ben conservato e ricco di tradizione. La creazione del Parco dell’Etna nel marzo del 1987 (primo Parco in Sicilia) ha limitato la speculazione edilizia ed innescato processi virtuosi di valorizzazione e salvaguardia del territorio e della sua identità. Se il grigio della pietra lavica caratterizza il cromatismo del paesaggio, i conetti vulcanici lo rappresentano morfologicamente. Tra essi, il monte Troina, un grande polmone verde attorno al quale si adagia il centro urbano, dove è stata attrezzata un’area per il turismo naturalistico con percorsi pedonali che partono dal centro storico; il monte Difeso, a nord dell’abitato, ricco di vigneti e boschi di castagni e querce; il monte Salto del Cane (a quota 1400 m slm), altro cono avventizio ricco di suggestioni naturalistiche in campo vulcanologico, botanico e faunistico, oggi punto base per l’escursionismo. Oltre la contrada Simita, sempre all’estrema periferia nord, è il borgo rurale di Tarderia immerso tra i rigogliosi boschi di castagni e il profumo dei ciclamini.

Ispirandosi ai principi di sostenibilità economica ed ambientale, a Pedara si vuole creare un luogo da “vivere” nel quale tutti siano veri protagonisti attingendo alle risorse che il territorio offre insieme al suo paesaggio, palcoscenico naturale sul versante jonico-etneo.

Video by brunetto .wski

14/10/2024

IL CASTELLO NORMANNO DI PATERNÒ
Del Castello a Paternò oggi rimane solo la torre principale, chiamata dongione, di un complessa fortificazione costruita nel 1072 su iniziativa del Gran Conte Ruggero De Hauteville, uno dei due artefici dell’invasione normanna, allo scopo di difendere il territorio e la loro dimora. Esso si configura come il maggiore dongione dei tre esistenti nella Valle del Simeto, ed è collocato secondo i punti cardinali, caratteristica questa che donerebbe al castello anche una la valenza di osservatorio astronomico. Ipotesi questa che non stupirebbe affatto se si pensasse che la corte di questo come di altri manieri, specialmente durante l’impero di Federico II di Svevia, pullulava di matematici e scienziati. Grazie alla sua valenza, oggi la torre è diventata il simbolo della Città di Paternò.

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LA VALLE DEGLI EREMITI di Fiumedinisi (ME)
31/07/2024

LA VALLE DEGLI EREMITI di Fiumedinisi (ME)

Ecco uno dei luoghi più freschi della nostra provincia. La luce del sole non riesce a penetrare nemmeno nel cuore dell'estate.Leggi l'articolo: https://www.t...

23/07/2024

Mamma , sta dando uno spettacolo unico al mondo.

Video di D'urso

23/07/2024
23/07/2024

IL CASTELLO DI DONNAFUFATA

Chi visita Donnafugata respira un’atmosfera che sa di autentico: il profumo della terra, la sagoma dei carrubi all’orizzonte, il luccichio dei lampadari, le carrozze, i viali del passeggio.

L'attuale costruzione, al contrario di quanto il nome possa far pensare, è una sontuosa dimora nobiliare del tardo '800. La dimora sovrastava quelli che erano i possedimenti della ricca famiglia Arezzo De Spuches nonché punto di riferimento per la famiglia che vi trascorreva la villeggiatura estiva e per il folto gruppo di persone per cui era casa, lavoro, vita.

Donnafugata è anche un Parco, un immenso giardino storico che riesce ancora a incantare con le storie evocate dai suoi viali, sentieri e fabriques nascoste fra le fronde placide di alberi secolari.

Ma Donnafugata è anche MuDeCo, è storia del Costume, di tutti quei personaggi che quei secoli li hanno vissuti e indossati.

Donnafugata è questo e di più.

I tre luoghi di interesse compongono i singoli capitoli di un libro che va assaporato nella sua interezza. Essi, infatti, si completano vicendevolmente, dando vita a un unico sistema culturale che si dilata nel territorio circostante.

Il Castello di Donnafugata è epicentro di un borgo, organizzato intorno al viale principale, che da un lato conduce all’ingresso del Castello, e dall’altro rimanda allo sconfinato e antico latifondo. Siamo in una delle più belle zone della campagna ragusana in cui vacche, asini, ulivi, carrubi sono assoluti protagonisti. Una meraviglia che plasma persino la pietra: tra filari di muri a secco, ai margini di un’antica trazzera, a pochi passi dal borgo di Donnafugata, è situato un ipogeo funerario della tarda antichità, indizio di una lunga frequentazione dell’area.

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Indirizzo

Carlentini
96013

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