ROCCA NOVARA O ROCCA SALVATESTA
Curiosamente denominata il “cervino di Sicilia” per la sua somiglianza (in miniatura) col bestione alpino, Rocca di Novara (1350 m. s.l.m.) è raggiungibile in poco meno di 3 ore di camminata.
Ad essa si arriva percorrendo la SS185, l’arteria che unisce il versante ionico a quello tirrenico (da Taormina a Barcellona P.G.). Oltrepassata Portella Mandrazzi (1125 mt slm) si continua fino al km 27, da dove si diparte la carrareccia che porta alla Rocca.
Il percorso inizia (e continuerà) in salita su un sentiero all’ interno di un rigoglioso bosco misto di pini e castagni che con l’aumentare della quota lasciano il posto ad un aspro ambiente di nude rocce metamorfiche, profonde vallate e angusti paesaggi.
L’ascesa è abbastanza agevole, anche se ad un certo punto il sentiero si impenna e corre tra rocce nude di calcare. Dalla cima il panorama è davvero suggestivo.
Chiamata localmente Rocca Salvatesta con i suoi 1340 metri di altitudine è la seconda vetta dei Peloritani, di cui è l’avamposto più occidentale, escludendo i rilievi del Bosco di Malabotta, considerati quasi un territorio a parte: come confine convenzionale tra Peloritani e Nebrodi, infatti, vengono indicate le Portelle Pertusa e Mandrazzi.
La sua “testa” svetta solenne, sempre visibile, grazie anche alla sua posizione privilegiata che le permette di essere facilmente avvistata sia dall’Etna tanto quanto dal mare (nel passato era una specie di faro per i naviganti).
Come conseguenza il panorama dalla sua vetta è uno dei più belli di Sicilia regalando magnifiche emozioni, soprattutto con i due mari: Jonio e Tirreno.
Video by @elia brunetto @bruno.wski
PEDARA
LA STORIA
Non si possiedono notizie certe sulle sue origini perché le numerose colate laviche ne hanno quasi del tutto cancellato le tracce. Si sa, però, che anticamente l’abitato era situato più a nord dell’attuale e il ritrovamento casuale di alcuni reperti testimonierebbe l’origine greca del luogo. Sotto i Normanni il paese faceva parte delle vigne di Catania e già in quel periodo il primitivo insediamento rurale cominciava a prendere forma di comunità omogenea. Nel 1388, il vescovo della diocesi autorizzò gli abitanti a costruire la prima chiesa parrocchiale, dedicata alla Vergine Maria. L’evento costituì la nascita di una delle prime comunità cristiane del versante meridionale dell’Etna.
Dopo il 1408, però, a seguito della catastrofica eruzione che aveva sommerso i loro campi, i Pedaresi cominciarono a trasferirsi gradualmente più a valle e nell’attuale sito diedero vita alla nuova Pedara.
Nel 1641 il casale, che era amministrato dalla città di Catania, fu acquistato dal messinese Domenico Di Giovanni che ne divenne barone, e per circa 50 anni visse il periodo più florido della propria storia; in breve tempo il feudo si trasformò in un rilevante centro di attività economiche e sociali e, di conseguenza, nel più ricco ed organizzato dell’Etna grazie alle abilità imprenditoriali del mecenate don Diego Pappalardo, sacerdote pedarese e cappellano conventuale dell’Ordine Gerosolimitano di Malta, a cui si deve soprattutto la ricostruzione del paese dopo i danni del catastrofico terremoto dell’11 gennaio 1693.
Carestia e miseria segnarono l’ultima parte del ’700 che vide affermarsi la borghesia terriera. L’abolizione della giurisdizione feudale siciliana del 1812 e la successiva riforma amministrativa borbonica significarono per Pedara l’inizio di una nuova trasformazione. Nel 1817, grazie al decreto emanato a Napoli dal re Ferdinando IV, il paese divenne comune autonomo e la nuova realtà politica ed amministrativa
IL CASTELLO NORMANNO DI PATERNÒ
IL CASTELLO NORMANNO DI PATERNÒ
Del Castello a Paternò oggi rimane solo la torre principale, chiamata dongione, di un complessa fortificazione costruita nel 1072 su iniziativa del Gran Conte Ruggero De Hauteville, uno dei due artefici dell’invasione normanna, allo scopo di difendere il territorio e la loro dimora. Esso si configura come il maggiore dongione dei tre esistenti nella Valle del Simeto, ed è collocato secondo i punti cardinali, caratteristica questa che donerebbe al castello anche una la valenza di osservatorio astronomico. Ipotesi questa che non stupirebbe affatto se si pensasse che la corte di questo come di altri manieri, specialmente durante l’impero di Federico II di Svevia, pullulava di matematici e scienziati. Grazie alla sua valenza, oggi la torre è diventata il simbolo della Città di Paternò.
Video di @pigmafpv
Mamma #Etna, sta dando uno spettacolo unico al mondo.
Video di @Giovanni D'urso
IL CASTELLO DI DONNAFUFATA
Chi visita Donnafugata respira un’atmosfera che sa di autentico: il profumo della terra, la sagoma dei carrubi all’orizzonte, il luccichio dei lampadari, le carrozze, i viali del passeggio.
L'attuale costruzione, al contrario di quanto il nome possa far pensare, è una sontuosa dimora nobiliare del tardo '800. La dimora sovrastava quelli che erano i possedimenti della ricca famiglia Arezzo De Spuches nonché punto di riferimento per la famiglia che vi trascorreva la villeggiatura estiva e per il folto gruppo di persone per cui era casa, lavoro, vita.
Donnafugata è anche un Parco, un immenso giardino storico che riesce ancora a incantare con le storie evocate dai suoi viali, sentieri e fabriques nascoste fra le fronde placide di alberi secolari.
Ma Donnafugata è anche MuDeCo, è storia del Costume, di tutti quei personaggi che quei secoli li hanno vissuti e indossati.
Donnafugata è questo e di più.
I tre luoghi di interesse compongono i singoli capitoli di un libro che va assaporato nella sua interezza. Essi, infatti, si completano vicendevolmente, dando vita a un unico sistema culturale che si dilata nel territorio circostante.
Il Castello di Donnafugata è epicentro di un borgo, organizzato intorno al viale principale, che da un lato conduce all’ingresso del Castello, e dall’altro rimanda allo sconfinato e antico latifondo. Siamo in una delle più belle zone della campagna ragusana in cui vacche, asini, ulivi, carrubi sono assoluti protagonisti. Una meraviglia che plasma persino la pietra: tra filari di muri a secco, ai margini di un’antica trazzera, a pochi passi dal borgo di Donnafugata, è situato un ipogeo funerario della tarda antichità, indizio di una lunga frequentazione dell’area.
Video by @viagenda_
CASTELLAMMARE DEL GOLFO
Nei secoli ha affascinato viaggiatori e artisti provenienti da ogni dove.
Affacciata sul golfo di Castellammare, bagnata da un mare cristallino, ricca di storia e cultura.
Se a tutto questo aggiungiamo un’accoglienza deliziosa e ottimo cibo, il gioco è fatto!
Passeggiando tra le strade di Castellammare del Golfo, respirando i suoi profumi, godendo dei panorami mozzafiato, scoprirete i suoi mille volti!
Video by @marco_bevilacqua06
SBARCATORE DEI TURCHI
Non si finisce mai di scoprire le spiagge siciliane. Da un capo all’altro della nostra isola ci sono infiniti luoghi da favola. Alcuni di questi sono ben noti in tutto il modo, ma ce ne sono altri segreti e quasi nascosti, ma non per questo meno belli. Oggi facciamo tappa in provincia di Siracusa, per conoscere una spiaggia siciliana segreta: Sbarcatore dei Turchi.
A partire dal nome, è un luogo che incuriosisce molto.
Procediamo con ordine. Siamo ad Augusta, poco distanti anche da Catania. Quando si pensa ad Augusta, purtroppo, di rado si pensa alle sue spiagge, e invece la magia dello Sbarcatore vi conquisterà. Il luogo è selvaggio e, per certi versi, incontaminato. Mare cristallino e un panorama molto suggestivo: l’accesso è ripido, ma la scogliera è liscia. Ci sono due accessi al mare da Scirocco e da Grecale. Al centro, l’isolotto. Ma perché si chiama proprio così? Ve lo diciamo subito.
Sbarcatore dei Turchi deve il suo nomo al fatto che un tempo, in quest’area ci sarebbe stato uno degli approdi prediletti dai pirati saraceni. I saraceni erano comunemente detti “Turchi”. In più occasioni tentarono di invadere Augusta. In particolare si ricordano due occasioni. La prima, nel luglio del 1551, quando l’eremita augustano Paolo Serra che viveva presso l’attuale Punta Serpaolo vide attraccare una nave saracena da cui scesero circa un centinaio di pirati saraceni. Il frate si mise a suonare una campana per avvisare la popolazione locale, ma venne ucciso dai pirati. La seconda, nel maggio del 1594: si narra che non appena i saraceni arrivarono ad Augusta, apparve San Domenico dal cielo su di un cavallo. Il Santo, brandendo una spada, si diresse minacciosamente verso i saraceni. Questi, terrorizzati, scapparono.
Video by @pigmafpv
LA SPIAGGIA DI VENDICARI
La spiaggia di Vendicari si trova all’interno della Riserva Naturale di Vendicari, situata lungo la costa orientale della Sicilia tra Noto e Marzamemi, a 43 km da Siracusa. È caratterizzata da un litorale ampio e sabbioso con fondali bassi ricchi di posidonie per i primi 5 m dalla riva. Superata questa innocua barriera le acque diventano limpide e cristalline. Questa lunga spiaggia incontaminata è la prima che si incontra all’ingresso della riserva e termina a nord con una scogliera da cui ci si può tuffare in splendide acque trasparenti.
Questo tratto della costa è ideale per gli amanti dello snorkeling, perché ricco di fauna marina. Nei periodi di alta stagione è sicuramente la spiaggia più frequentata della riserva, essendo ampia e di facile accesso. Poiché ci troviamo all’interno di un’area protetta, la spiaggia non è attrezzata con stabilimenti balneari, ma all’ingresso della riserva si trova un’area parcheggio con docce e bar.
Video by @pigmafpv
TONNARA DI SANTA PANAGIA
A Siracusa, un imponente edificio da scoprire e dal quale ammirare il panorama e la sottostante baia di Santa Panagia.
Uno splendido aneddoto esiste sulla Tonnara di Santa Panagia, meraviglia antica e fragile che si può ammirare alla fine della Pista Ciclabile Rossana Maiorca.
Circa alla fine del 1700, Domenique Vivant Denon, studioso, scrittore e critico francese, si trovava a Siracusa seguendo e studiando le Mura Dionigiane per trovare il tracciato fatto edificare dal tiranno Dionisio I, nel suo libro “Viaggio in Sicilia”, scrive così: “Più avanzavamo lungo il porto Trogilo più le tracce delle mura diventavano evidenti; e dopo aver oltrepassato la Tonnara, chiamata “Santa Buonacia”, che è un luogo in cui il mare, rientrando nella città, forma una piccola insenatura stretta e profonda, abbiamo trovato le famose mura erette da Dionigi.”
Denon chiama “Santa Buonacia” Santa Panagia, il quartiere siracusano che corrisponde all’antico quartiere di Tiche, a nord-ovest della bella città siciliana. Santa Buonacia: dal greco “pan” – tutto – e “àghia” – santa: Maria, la “tutta santa”.
Qui, dall’inizio del XII secolo, fu costruita la prima tonnara. Ricostruita dopo il terremoto del 1693, visse anni di splendore fino alla sua chiusura.
Il luogo è ad oggi in ristrutturazione e chiuso al pubblico, ma il viaggiatore può comunque goderne l’imponenza dei ruderi visibili da un tratto di costa rocciosa, quello sul quale è situata, fra i più affascinanti e articolati di Siracusa.
Video by @pigmafpv @giuseppe ferrauto
IL LAGO DIRILLO
Il Lago Dirillo si trova tra i Monti Iblei, nei pressi di Licodia Eubea.
Conosciuto anche come Lago di Licodia è stato realizzato artificialmente sbarrando artificialmente il fiume Dirillo a mezzo di una diga chiamata Ragoleto, che tuttavia riesce a lasciarle un aspetto molto naturale.
La fauna del lago comprende trote, carpe, pesce persico e lucci.
Attorno al lago invece, vivono volatili come poiane, aironi, gheppi, falchi pecchiaioli e pescatori, aquile reali. Per il resto è presente anche l’istrice, la donnola, il gatto selvatico, la volpe e le tartarughe di terra.
Video by @pigmafpv
LE GOLE DEL DRAGO
Delle "Gole del Drago" si sa poco, l’unica cosa certa è che incanta per la sua bellezza travolgente.
A lungo isolato e conosciuto da pochi, è diventato ultimamente una delle mete preferite da parte di escursionisti e "turisti domenicali", per la maggior parte siciliani.
La scoperta di questi territori a lungo ignorati, ha interessato anche trasmissioni come Geo&Geo che ha fatto delle riprese in questi territori nel Medioevo chiamati "Divise".
Le Gole si sono formate dall’erosione dell’Acqua del torrente Frattina, affluente del Fiume Belice, che dopo 1000 metri affronta un enorme dislivello.
L’acqua in 200 milioni di anni ha scavato la roccia calcare, creando delle gole e marmitte, per poi raggiungere una zona pianeggiate come m’indica una delle guide naturalistiche del posto Mario Orlando. Non sono “canyon” tipici di terreni aridi, ma gole, dove è presente l’acqua.
Le Gole sono quindi pozze, laghetti, piccole cascatelle immerse tra olmi, pioppi, felci, salici e gelsi. Lungo la strada c’è chi ricorda un incredibile Gelso rosso guardiano maestoso. In alto i signori del cielo: il gheppio e il falco pellegrino.
Un lembo di bellezza dove apprezzare fauna e flora e dove d’estate godere della meravigliosa frescura delle acque nelle
pozze o in una delle gole più ampie dove si può fare un bagno.
Sarà un’esperienza unica immergersi in questo ecosistema, in compagnia di piccole creature, osservando le leggiadre acrobazie d’innocue libellule blu, bellissime con le loro ali e corpo dai riflessi metallizzati, che con la loro “danza” sembrano dei fiori che si librano in un delicato equilibrio tra cielo e terra.
Raggiungere questa meta non è complicato, si segue la statale 118 in direzione Corleone, fino all'ingresso della Riserva di Ficuzza, dove sorge la Real Casina di Caccia del re Borbone Ferdinando.
Proseguendo si arriva allo svincolo con la provinciale 96, dove si può lasciare la macchina. Da qui si prosegue a p
ETNA: CRATERE DI SUD-EST
Sin dalla sua formazione nel 1971, questo cratere è stato caratterizzato da attività costante, che ha portato alla nascita di un nuovo cratere, il Nuovo Cratere di Sud-Est, la cui formazione inizia nel 2007.
Situato sul fianco sud-est del vulcano, nel giro di pochi anni, questo nuovo cratere ha raggiunto le stesse dimensioni del Cratere di Sud -Est. Attualmente, è uno dei più crateri più attivi dell’Etna.
Video by Giuseppe Lanzetta