Casetta Gioia Mia

Casetta Gioia Mia Castellamare del Golfo, ( Sicilia, TP) incantevole borgo al centro della costa tra Trapani e Palermo. A 300 metri dal mare. Pasti delivery.
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Una camera da letto matrimoniale, tinello con angolo cottura e divano letto matrimoniale, bagno con doccia. Il nostro appartamento è appena stato del tutto ristrutturato, un vero gioiellino. È composto da una camera da letto matrimoniale con armadio, sgabello, specchio a misura in piedi, cesto portabiancheria ed aria condizionata. Tinello con aria condizionata, divano letto matrimoniale, armadio

, angolo cottura e tutte le stoviglie necessarie: frullatore a immersione, sbattitore, bollitore elettrico per acqua calda, tovaglie, presine e strofinacci, scopa elettrica senza fili, frigorifero e lavatrice. Bagno con doccia, water con doccetta bidet, sgabello, Phon con diffusore e armadio. L’appartamento si trova a due minuti dal corso Garibaldi, cuore pulsante della movida ma nello stesso tempo luogo più silenzioso che vi permetterà di conoscere il modo di vivere di cittadini siciliani abituati ad una vita diversa da chi è sempre in movimento in città . A due minuti a piedi c’è il capolinea dei pullman per e dall’aeroporto di Palermo. Volendo a chi piace camminare è possibile raggiungere la famosa spiaggia Playa, con un lungo tratto di fondale basso per i più piccoli, il ritorno sarà un po’ più faticoso perché in salita. Con la macchina invece è un tratto brevissimo di soli 5 minuti. . A pochi minuti a piedi c’è una farmacia, supermercati Deco’, pasticcerie dove poter gustare cornetti con pistacchio e ricotta, le famose cassatelle di Castellammare,casalinghi, fruttivendoli ambulanti con verdure e frutti di stagione appena raccolti. La mattina inoltre nelle innumerevoli viuzze del quartiere passa il pescivendolo ambulante con moltitudini di pesci appena pescati. Inoltre con una passeggiata si arriva al porto turistico dove al mattino fin verso le 8,30 è possibile comprare pesce fresco dai pescherecci appena attraccati ed eventualmente affittare barche e gommoni per escursioni private o con altri gruppi di persone. Nelle ore serali invece il porto si trasforma in luogo di divertimento con locali, musica ed altre forme di intrattenimento in un’atmosfera veramente incantevole. Castellammare del Golfo si trova in una posizione strategica per visitare numerose località di interesse storico turistico. Con solo 5 minuti di macchina si raggiungono le famose terme Segestane incastonate tra le montagne. Due piscine di acqua termale, una all’aperto e una al coperto. Con soli 15 minuti di macchina è possibile arrivare a Scopello con i sui Bagli e le vecchie tonnare, a Cala Mazza di Sciacca per gli amanti del mare roccioso e cristallino, alla famosa spiaggia di di Guidaloca e all’incantevole riserva dello Zingaro. In soli 30 minuti inoltre si raggiunge Erice con i sui bastioni fortificati, gli spettacolari tempi greci di Selinunte e la famosa spiaggia caraibica di S.Vito lo Capo. Nella nostra struttura su richiesta dei nostri ospiti potremmo organizzare transfer da e per l’aereoporto, 40 minuti da Palermo.Su richiesta è possibile servizio di delivery pasti e colazione della tradizione, pensione completa, mezza pensione o prima colazione. Il vostro Host inoltre è una carissima signora, Angela, cuoca sopraffina, che saprà sempre darvi innumerevoli consigli per passare al meglio le vostre vacanze

01/11/2024

IL GIORNO DEI MORTI di Andrea Camilleri

"Nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti.
Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina...
Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca...Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo...
I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele e altre delizie come viscotti regina...
A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?».
Poi, lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati.
Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire.".

20/07/2024

“Quella era l'amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull'intuìto: uno a un amico non ha bisogno di domandare, è l'altro che autonomamente capisce e agisce di conseguenzia.”
Andrea Camilleri, “Il ladro di merendine”

La frase di Camilleri esprime il concetto di amicizia siciliana, basata su una complicità silenziosa e intuitiva che non ha bisogno di parole o di spiegazioni. L’amicizia siciliana è un legame profondo e sincero che si manifesta nei gesti e nelle azioni, più che nelle parole. L’amicizia siciliana è una forma di solidarietà e di lealtà che si esprime soprattutto nei momenti difficili e di pericolo. L’amicizia siciliana è una risorsa preziosa e rara, che va coltivata e protetta.

Un invito a essere sempre amici veri, a capire ed a sostenere chi ci sta accanto, a non tradire la fiducia che ci viene concessa, a non abbandonare chi ha bisogno di noi. Un appello a non dare per scontata l’amicizia, a non trascurarla ed a non svenderla, a non confonderla con l’interesse o con la convenienza.

12/07/2024

𝑳𝒂 𝒏𝒂𝒔𝒄𝒊𝒕𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑺𝒊𝒄𝒊𝒍𝒊𝒂 𝒆 𝒍𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒔𝒖𝒐 𝒏𝒐𝒎𝒆

Un'antica leggenda greca narra di come la Sicilia sia nata dalla creatività di 𝒕𝒓𝒆 𝒏𝒊𝒏𝒇𝒆.
Queste, vagando per terra e per mare, raccolgono la terra più fertile, i fiori più belli, le piante e i frutti più buoni. Quando giungono sotto un cielo limpido e azzurro, gettano ai loro piedi tutto ciò che avevano raccolto e iniziano a danzare, come inebriate da una irrefrenabile gioia. A ogni loro movimento si formano terre, fiumi, boschi rigogliosi e spiagge di grande bellezza; i punti ove le ninfe danzano s'innalzano diventando dei promontori che, uniti, formano un triangolo: a Ovest, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑳𝒊𝒍𝒊𝒃𝒆𝒐 (Marsala); a Est, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑷𝒆𝒍𝒐𝒓𝒐 (Messina) e a Sud, 𝒄𝒂𝒑𝒐 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒆𝒓𝒐 (Pachino).❤

Scrive di questa leggenda Enrico Mauceri:
“𝘋𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢 𝘵𝘳𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘵𝘪𝘤𝘪 𝘷𝘦𝘯𝘯𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘪𝘤𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘪𝘭 𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘥𝘪 𝘛𝘳𝘪𝘲𝘶𝘦𝘵𝘳𝘢 𝘰 𝘛𝘳𝘪𝘯𝘢𝘤𝘳𝘪𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪𝘦𝘥𝘦, 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘪𝘯 𝘦𝘱𝘰𝘤𝘢 𝘦𝘭𝘭𝘦𝘯𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢, 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘯𝘢 𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰, 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘢 𝘨𝘰𝘳𝘨𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘢 𝘵𝘳𝘦 𝘨𝘢𝘮𝘣𝘦 𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘶𝘵𝘢 𝘱𝘰𝘪 𝘪𝘭 𝘴𝘪𝘮𝘣𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘴𝘰𝘭𝘢“.

Un'altra leggenda che racconta la nascita dell'isola parla di una bellissima ma sfortunata 𝒑𝒓𝒊𝒏𝒄𝒊𝒑𝒆𝒔𝒔𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝑳𝒊𝒃𝒂𝒏𝒐 di nome Sicilia. Alla sua nascita, un oracolo predice che verrà divorata da un mostro di nome Greco-Levante al compimento dei 15 anni d’età. Per scongiurare questo pericolo, i genitori della principessa la lasciano partire per il mare non appena raggiunta l'età prestabilita.
Dopo tre mesi di navigazione, la principessa arriva su una spiaggia meravigliosa e si incammina verso l'interno, scoprendo una terra calda e piena di fiori, di frutti e profumi, ma assolutamente deserta. All'improvviso appare un 𝒃𝒆𝒍𝒍𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒆 che la conforta e le offre ospitalità e amore, spiegando come tutti gli abitanti siano morti a causa di una peste.
Il ragazzo si prese cura della principessa e le riferì che era stato il volere degli dèi che i due si incontrassero, perché essi desideravano per quella terra un popolo nobile d’animo, gentile e forte, migliore rispetto a quello che fu sterminato dalla pestilenza.
Erano dunque stati proprio gli dèi ad averli scelti perché ripopolassero quella terra ormai deserta che prese il nome di Sicilia e la sua gente crebbe forte e gentile , occupando le cose e i monti.

Entrambe le storie richiamano il potere creativo, generativo e fecondo della Sicilia e rappresentano una componente forte della cultura popolare e delle tradizioni dell’isola nell’espressione di un messaggioo di speranza e di rinascita tanto caro alla nostra terra❤
Marianna Aiello

12/07/2024

Perchè il simbolo della Trinacria rappresenta la Sicilia?

Nella bandiera siciliana campeggia in bella mostra il simbolo di una testa femminile con tre gambe piegate (triscele) e mosse direttamente dal capo. In araldica questa raffigurazione prende il nome di trinacria.

La testa rimanda chiaramente alle gorgoni, mostri della mitologia greca di aspetto mostruoso, ali d'oro, mani con artigli di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli. Esse erano tre e rappresentavano le perversioni: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa (la più famosa, unica mortale tra le tre e custode degli Inferi) la perversione intellettuale.

Anticamente il nome della Sicilia era quello di Triquetra o Trinacria. Questo perchè, a differenza della classica forma tonda di tutte le altre isole, la Sicilia ha una configurazione geografica strana. E' caratterizzata da tre promontori, Pachino, Peloro e Lilibeo e tre vertici che quasi istintivamente rimandano al triangolo. Ed è probabilmente in epoca ellenistica che la cultura greca, colma di dei, semidei e mostri mitologici, coniò il simbolo della gorgone con tre gambe attaccate direttamente alla testa associandolo piano piano alla nostra terra ed i misteri che la avvolgevano (se non sbaglio un tempo la fine del mondo con tanto di colonne d'ercole erano molto più vicine alla Sicilia di quanto possiamo oggi immaginare).

Ma dove trae origine questo simbolo? Ce ne sono mai stati di simili nella storia dell'uomo?

In questo gli studiosi sono concordi nel ribadire che la trinacria sia un antico simbolo religioso orientale che rappresentava il dio del sole nella sua triplice forma di primavera, estate e inverno. Remote monete (del VI e IV secolo a.C.) lo testimoniano. Esse provenivano quasi tutte da città dell'Asia Minore, come Aspendo in Panfilia, Olba in Cilicia, Berrito e Tebe nella Troade.

Il simbolo si sarebbe quindi diffuso in occidente attraverso i greci che con le tre gambe marchiavano diverse monete (a esempio quelle di Atene del VI sec a.C., ma anche successivamente nelle urbe di Paestum, Elea, Terina, Metaponto e Caulonia).
In Sicilia, invece, pare essere stato Agatocle (in Siracusa) ad usare il simbolo sulle monete e forse (questo dato non è certo) come sigillo personale.

E' solo in epoca romana che la trinacria perde il suo intrinseco significato religioso per diventare esclusivamente il simbolo geografico della Sicilia.

In quell'epoca a Palermo la gorgone con tre gambe appare nel suo aspetto definitivo sulle monete. Ma al posto dei serpenti, la testa della gorgone è decorata con tante spighe. Spighe di grano che tributavano alla Sicilia il suo ruolo di granaio dell'antico impero romano. Sicilia sinonimo di fertilità e prosperità.

Ma perchè è stata usata la testa di una gorgone?

La domanda che alcuni di voi potrebbero porsi è: ma perchè, se il significato religioso della trinacria non c'era più, si continuò ad usare una immagine mistica come quella della gorgone?

La gorgone, amici miei, è un dettaglio tipicamente siciliano.
In tutte le altre rappresentazioni, le gambe erano legate tra loro attraverso un cerchio o un punto.
E la "Trichetria" è fortemente legata alla mitologia greco orientale. I nostri avi erano soliti decorare tempi, vasi e case con maschere e raffigurazioni pittoresche per scongiurare, allontanare o annullare influssi maligni. Proprio come il gesto delle corna che noi usiamo per esorcizzare il male.

Per il siciliano doc, religioso e superstizioso per tradizione familiare, la trinacria è un talismano portafortuna.

Vogliamo concludere questo articolo spiegando anche il perchè del giallo e del rosso presenti nel vessillo ufficiale della regione Sicilia.

Il giallo ed il rosso stanno a rappresentare rispettivamente il coraggio delle città di Palermo e poi di Corleone, che per prime si sollevarono contro i francesi durante i vespri siciliani del 1282.

Autore | Viola Dante;

29/06/2024

Al Sud la gente ti guarda in faccia quando t'incrocia, ti regala un sorriso e ti chiede se hai bisogno se ti vede in difficoltà; non scappa se le rivolgi una domanda, non ti tiene a distanza, non ti guarda con sospetto.
Al Sud se un uomo ti aiuta a portare una valigia è perché vuole aiutarti a portare la valigia. Non è perché ci prova e talvolta, perché non ci prova, ci resti un po' male.
Al Sud l'aria odora di mare anche se il mare è ancora distante; i campi, ogni tanto, sono come la borsa di una donna: un po' confusi ma provvisti del necessario.
Al Sud il sole sa essere estivo senza farti evaporare l'anima, anzi l'anima te la prende e l'accompagna in paesaggi che sanno sia di selvatico sia di meraviglia.
Al Sud non esiste solitudine o sconforto. Ce la si fa sempre perché "Siamo nati per lottare"; la forza d'animo ha la sfrontatezza dei paesotti arroccati sui monti, delle abitazioni solitarie che se ne stanno a picco sul mare.
Al Sud il mare è azzurro come il cielo, la sabbia fine come il sale, gli scogli duri come le teste, le case profumate di ragù e tradizioni, le Chiese piene di persone e rituali ancestrali. Al Sud ti senti sempre a casa, anche se casa tua è ormai altrove. I giovani hanno gli occhi pieni di orizzonti lontani e gli anziani ridondanti di antica saggezza.
Ti accorgi di essere arrivata al Sud dagli odori dell'aria, dal tocco del vento, dalla serenità del cuore, dalla colazione in un bar. Con tre euro prendi il cornetto, il cappuccino, una bottiglietta d'acqua, un bicchiere d'acqua aggiuntivo, uno sguardo amichevole e un paio di battute che possono strapparti una sana risata.
Fa bene stare al Sud ed essere del Sud.
La gente se ne accorge e non solo per l'accento. Il Sud è una filosofia di vita, è una forza diversa, un miscuglio di culture che ti rende ricco, riconoscibile e umano eternamente. Te lo porti dentro sempre, il Sud.
Se resti, se vai, se vai ma poi torni.

-- G. Pannia

29/06/2024

Noi siciliani siamo un riflesso del nostro paesaggio: neri come la cenere dell'Etna e bianchi come il sale di Trapani e le rocce candide della Scala dei Turchi.
La nostra essenza è intrecciata con le influenze di tante culture: Arabi come la Zisa, Greci come il tempio della Concordia di Agrigento, Normanni come le nostre magnifiche cattedrali. E ancora, portiamo dentro di noi tracce di Fenici, Romani, Spagnoli e Angioini.

Siamo una terra che ha fatto della multiculturalità la sua forza e la sua bandiera, un mix straordinario di culture custodito nel nostro patrimonio genetico che ci rende speciali ovunque andiamo.

La nostra ospitalità è leggendaria perché accogliere è nel nostro sangue. Non temiamo ciò che è diverso, perché noi stessi, come l’interno della splendida cattedrale di Monreale, siamo un meraviglioso mosaico di diversità. Noi siamo Siciliani, e questo è il nostro orgoglio.

24/06/2024

Da questo paese il "cibo degli Dei" si cominciò così ad espandere. Chiamato anche "albero della pace" perché sopravvisse alla bomba atomica di Nagasaki

23/06/2024

ACCADDEOGGI 21 Giugno 1931 nasce a Siracusa ENZO MAIORCA, primatista di profondità marine. Nel 1988 raggiunse la profondità di m 101.

Enzo Maiorca, all'anagrafe Vincenzo Maiorca
(Siracusa, 21 giugno 1931 – Siracusa, 13 novembre 2016)
E' stato un apneista, più volte detentore del record mondiale di immersione in apnea.

Soprannominato il “Re Degli Abissi”
Esempio di Uomo, Sportivo, Ambientalista convito, Un simbolo per la Sicilia.
Il re degli abissi siciliano fu una leggenda dello sport per la sua continua ricerca dei limiti umani e entrò nell’immaginario collettivo per le sue imprese e la sua personalità.

11/06/2024
02/06/2024

LA STORIA DEL CANNOLO SICILIANO

Il cannolo siciliano è sicuramente un dei dolci più conosciuti, amati e soprattutto esportati in tutto il mondo. Simbolo dell'arte dolciaria isolana, il cannolo siciliano tradizionale è fatto con una cialda fritta e croccante a forma di tubo, ripiena di ricotta di pecora, ma la farcitura può essere varia. La sua storia è per alcuni versi incerta.
Il primo a farne cenno è stato addirittura Cicerone, nel 70 a.C. che durante un viaggio in terra di Sicilia rimase estasiato dopo aver mangiato "un tubo di farina ripieno di morbida crema di latte". In quanto al ripieno tradizionale, sono stati gli arabi a mescolare per primi la ricotta con lo zucchero, formando una crema squisita che è alla base della pasticceria siciliana. Il cannolo sembra essere stato preparato per la prima volta a Caltanissetta, dalle monache di clausura, ma secondo altri storici furono le donne degli innumerevoli harem che popolavano la città nissena che avrebbero rielaborato un dolce tipico dalla tradizione saracena, riproponendolo con gli ingredienti tipici della Sicilia.

Sotto, sua maestà il cannolo di ricotta con granella di pistacchio e sullo sfondo, la chiesa di San Bartolomeo a Scicli (RG).
Ph web





16/05/2024

In Sicilia la diciamo almeno una volta al giorno. L'origine della parola è legata a una leggenda. Esiste anche una simpatica filastrocca per tenere distanti le "camurrie"

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Via Raffaello 74, Angolo Via Bologna
Castellammare Del Golfo
91014

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