24/08/2019
Anno 1987 nella tonnara di Favignana entrano 2 squali bianchi . Quando il sub della tonnara entra nella rete risale terrorizzato . Uno era morto ma l’altro era ancora vivo ed impigliato nella rete . I pescatori di Favignana riescono a catturare i 2 squali dalle dimensioni impressionanti. Un pesce di 5 metri e 4O centimetri di lunghezza e poco più di 2 tonnellate e 35O chilogrammi di peso. Nella pancia dello squalo vennero trovati 20 tonnetti ed un delfino di 200 kg . Il subacqueo era Nitto Mineo e queste sono le sue parole.
“Nel 1987 nella tonnara di Favignana c’erano due Squali bianchi, maschio e femmina, erano entrati nella notte ed erano restati ammagliati: il maschio era nella vucca a ‘nnassa, la femmina nella porta della bastardella; prima recupero quello della nassa, e la barca se lo porta a terra a rimorchio perché pesa oltre duemila chili ed è impossibile metterlo a bordo! Io nel frattempo avevo visto l’altro, pure ammagliato, ma per recuperarlo ho aspettato il ritorno della muciara; nel frattempo sono passate più di due ore. E’ sicuramente morto, pensavo; nel tentativo di liberarsi aveva rotto tutte le reti, la suttana (10) l’aveva fatta a pezzi, lo squalo aveva la testa libera, rivolta a maestro, e nella coda aveva una palla di rete, un imbroglio di oltre un metro di diametro; per non fare spostare la barca fuori dalla tonnara ho deciso di liberarlo dalla parte interna, avrei lavorato di più ma così evitavo ai tonnaroti di mettersi nuovamente ai remi, lo feci per loro, e non sapendolo mi salvai la vita!
Cominciai a liberare la coda del pesce, ma non era facile, la rete di sisal era strettissima, lo squalo aveva scatenato tutta la sua potenza e si era imbrogliato in maniera incredibile; io facevo leva con la testa e il ginocchio sul corpo del pesce per liberare la rete, e intanto tagliavo le maglie col coltello, avevo quasi finito, rimanevano poche maglie, quando mi sento trascinare via, capisco che lo squalo è ancora vivo, reagisco d’istinto, dò un colpo di pinne per allontanarmi, il pesce si raddrizza facendo perno sulla coda ancora prigioniera, spalanca la bocca, giuro che gli ho visto la gola, la lingua, lo so che la lingua non ce l’hanno ma io gli ho visto qualcosa che gli somiglia, nera, i denti, si gira, cerca di afferrami, dalla barca capiscono che sta succedendo qualcosa perché muovendosi lo squalo si tira a fondo le boe che tengono in superficie la rete, la bocca arriva a pochi centimetri da me, gli metto una mano sul muso e mi spingo indietro, non so com’è che non mi afferra il braccio, poi per un attimo la rete lo trattiene, infine si raddrizza nuovamente e si gira ancora contro di me, ma stavolta ero riuscito ad allontanarmi di un paio di metri, sono momenti che non capisci più niente, non guardo nemmeno se è ancora ammagliato per la coda e fuggo in superficie, i 30 metri d’acqua li ho fatto in un batter d’occhio, e sono salito in barca da solo, senza levarmi le bombole né la zavorra, e pensare che normalmente prima di salire passo bombole e zavorra ai tonnaroti, e magari mi faccio dare una mano per saltare il bordo della muciara, che è abbastanza alto … Posso dire di essergli uscito due volte dalla bocca.”
Gianfranco Fierotti