26/10/2022
🟧 Nella patria del Perugino, il Divin Pittore.
Pietro di Cristoforo Vannucci, meglio noto come "il Perugino", nacque a Castel della Pieve, l'odierna Città della Pieve, fra il 1448 e il 1450.
La sua vita, membro di una delle più ricche famiglie del borgo, all’epoca sotto la dominazione perugina, ci è poco nota nella fase giovanile. Secondo gli studi, soprattutto, di Giorgio Vasari, si formò a Perugia, all’epoca fra le principali città artistiche italiane. Qui avrebbe aperto una propria bottega, nella quale fu maestro, fra gli altri, di Raffaello Sanzio.
Ma fu Firenze la città ove Perugino avrebbe definitivamente sviluppato la propria arte, frequentando la bottega di Andrea del Verrocchio, ove conobbe Leonardo da Vinci, e iscrivendosi, nel 1472, alla Compagnia di San Luca, prestigiosa accolita dei principali artisti cittadini. La sua lunga presenza nella città medicea fu tale che Francesco Albertini, antiquario e studioso d’arte locale, nel 1510 scrisse di lui: «Pietro Perugino, ben si può dire fiorentino, ch’è allevato qui».
Fondata una bottega anche a Firenze, Perugino si consacrò nel firmamento dei pittori rinascimentali. Finché alcune circostanze sfortunate e l’avvento di una nuova corrente artistica rappresentata da Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli e lo stesso Raffaello ne portarono la celebrità al tramonto. Vannucci fu così costretto a dedicarsi a lavori meno impegnativi, per lo più in località umbre. Presso una di queste, Fontignano, restò ucciso dall’epidemia di peste del 1523.
La grande produzione artistica del Perugino è tutt’oggi ammirabile in molte città italiane: oltre a Perugia e a Firenze, si fregiano dei suoi tesori, fra le altre, Roma e ovviamente Città della Pieve.
Fra questi, si citano: il “Battesimo di Cristo” e la “Madonna in Gloria e Santi”, all’interno della Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio, la “Deposizione della Croce”, presso la Chiesa di Santa Maria dei Servi, “Sant’Antonio Abate tra i Santi Marcello e Paolo Eremita”, entro la Chiesa di San Pietro, nonché la celeberrima “Adorazione dei Magi”, custodita nell’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi.
Nelle opere del Perugino la cifra artistica del maestro è sempre chiara: statiche figure umane dallo sguardo assorto collocate in un ameno contesto, spesso uno splendido paesaggio naturale, come quelli che il Perugino poteva ammirare dalla natia Castel della Pieve. L’effetto è un delicato equilibrio che evoca l’onnipresenza di Dio e che attrae lo sguardo dello spettatore, proiettandolo in una dimensione di profonda ammirazione e di intenso misticismo.
Non a caso, Giovanni Santi, padre di Raffaello Sanzio, nella sua “Cronaca rimata” (1492) avrebbe assegnato al Perugino l’eloquente epiteto di “Divin Pittore”.