26/11/2024
🗝📖 ALLA RADICE DEL NOME "MAUFET"
E' “dire comune” specie delle persone più anziane e dunque più ferree di storia vissuta, assoggettare agli antichi mugnai del Molino Maufet, la nomea dei “Maufet”.
L'iniziale mancanza di documentazione storica dettagliata su questo particolare aspetto ci costrinse inizialmente a considerare l'acronimo come semplice dato di fatto o concomitanza di fattori che inducessero a chiamarli in quel particolare modo.
In altri termini poteva indicare, in via semplicistica, una storpiatura del cognome di famiglia degli antichi proprietari o dei mugnai che avevano lavorato nel mulino per generazioni. Nel corso del tempo il cognome si sarebbe così strettamente associato al mulino da diventare un sinonimo per indicarne i suoi lavoratori. D'altronde le fonti scritte non lasciavano molti spazi di interpretazione sulla proprietà e la conduzione del complesso molitorio, avvenuta continuativamente per secoli dalla stessa famiglia, gli Sciucco: il parallelismo sarebbe stato alquanto arduo e fors'anche privo di fondamento.
Forse un soprannome attribuito ai mugnai ? Magari a causa di una caratteristica particolare del mulino stesso, della loro attività o della loro famiglia. Poteva essere legato alla qualità della farina prodotta, a una tecnica di macinazione particolare o a un evento storico legato al mulino.. di questo non vi sono tracce tutt'al più si tratta di una funambolica ipotesi con riscontri ancor più labili ed inconsistenti.
Non attestato da alcuna fonte storica neppure un termine dialettale legato ad un significato specifico legato al mulino o al mestiere del mugnaio dava conforto.
D'altronde piccoli, ma interessanti indizi ci hanno spinto a formulare delle ipotesi basate sulle informazioni disponibili e sul contesto storico (abbastanza ampio a dire il vero) nel quale la Storia del Molino ha posto le sue radici.
Le nuove informazioni emerse grazie alle ricerche e al restauro del Mulino hanno fornito nuovi elementi interessanti sull'origine del nome "Maufet".
Nei documenti storici ritrovati vi sono riferimenti espliciti anche in epoca Medievale.
Come ben sappiamo il Molino in primo impianto nasce nel 1250 d.C con la costruzione di un “luogo di Pila e Abitazione”, pochi metri quadri (per la precisione 6) nei quali avveniva la Pilatura dell'Orzo e delle Castagne, parallelamente alla costruzione di un Forno. Così che una piccola casupola, un tempo isolata a valle rispetto al paese di Fontanedo, comunque ai piedi del Monte Legnone, imperava fra prati, una piccola roggia e qualche castagno.
Di Proprietà dei Frati Agostiniani di Gravedona godeva della forza, supporto e protezione del Clero.
Così è stato lungo quasi tutta la sua vita operativa, conseguenza anche di ampliamenti strutturali sostanziali che ne hanno implementato in modo considerevole la capacità produttiva e la varietà dei prodotti offerti.
Nel discernere del tempo questa evoluzione è avvenuta per volontà dei Frati, ma per opera (con contratto di Livello) della Famiglia Sciucco che operosa vi si dedicò continuativamente per oltre 700 anni.
Ma torniamo dunque all'analisi dell'acronimo “MAUFET” che ne compone il nome e dunque alle sue ragioni.
Come poc'anzi detto l'anno 1250 si colloca in quel periodo che dopo l'anno 1000 (e fino al 1492 – Scoperta dell'America), si fa convenzionalmente chiamare “il Basso Medioevo” (1)
Durante questo periodo, la popolazione europea aumentò notevolmente, grazie alle innovazioni tecnologiche ed agricole che permisero al commercio di prosperare; i raccolti aumentarono, favoriti anche dal cosiddetto periodo caldo medievale. Le città, entrate in profonda crisi nell'Alto Medioevo, ripresero allora ad espandersi. La crescita di popolazione subì una grave battuta d'arresto tra il 1347 e il 1350, a causa della peste nera, che uccise circa un terzo degli europei.
E' proprio in questo contesto che compare la sigla “AUF” utilizzata in epoca medievale per indicare i mulini, in particolare quelli di proprietà dei monasteri.
"AUF" stava per "ad usum fratrum" o "ad usum fundatorum", che significa "per l'uso dei frati" o "per l'uso dei fondatori".
Questa sigla indicava che il mulino era destinato a servire le necessità della comunità religiosa e, di conseguenza, era esente da alcune tasse e dazi. Questo uso della sigla rifletteva l'importanza economica e sociale che i mulini avevano all'interno delle comunità monastiche e il loro ruolo nel sostenere le attività religiose e caritative.
L’acronimo "M -AUF-ET" potrebbe essere interpretato dunque come:
"Magister (o Mulinum) Ad Usum Fratrum Et Tertiorum (o fondatorum, indicando che si tratta dei fondatori dell'ordine religioso)".
Questo si tradurrebbe approssimativamente in:
"Maestro per l'uso dei frati e dei terzi".
(il "maestro" potrebbe essere un maestro artigiano che ha realizzato l'oggetto, o un maestro spirituale che ha guidato la comunità religiosa).
L'acronimo suggerirebbe che il mulino fosse dunque destinato non solo all'uso della comunità religiosa (configurabile nei Frati Agostiniani), ma anche a favore di terzi, come i contadini o i membri della comunità locale, che avrebbero potuto beneficiare dei servizi del mulino.
Se dunque il mulino, come poc’anzi detto, ebbe diverse fasi di sviluppo strutturale e funzionale; è infatti dopo la Pila ed il Forno del 1250 che nasce il Mulino adiacente al forno per la panificazione (probabilmente ad esso legato) ed in seguito, approssimativamente a cavallo del 1400 l'ultimo blocco con ben due ruote idrauliche, per la macinatura di farina di grano, per terzi.
In ultima istanza Fratrum Et Tertiorum potrebbe tradursi in "Fratri e Terziari"
dove i “terziari" sono laici (verosimilmente gli stessi Sciucco) affiliati a un ordine religioso, che vivono nel mondo, ma seguono una regola di vita ispirata a quella dei religiosi.
(1) il Basso Medioevo” *(Historiarum ab inclinatione romanorum imperii decades, dell'umanista Flavio Biondo