Drapia: borgo di Calabria, d'Italia e d'Europa

Drapia: borgo di Calabria, d'Italia e d'Europa Visibilità del territorio, sulle colline di Tropea, un bellissimo terrazzo sul mare. Villaggi che sorsero in epoca posteriore.
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DRAPIA CENNI STORICI (dalla tesi di Laurea di Lucia De Rito)

"Drapia sorge alle pendici di una verde collina degradante come un terrazzo sul mare di Tropea. Le origini del paese (VIII secolo) si fanno risalire al periodo in cui Tropea con i paesi limitrofi fu tenuta in tirannia dai Saraceni. Secondo alcuni critici il nome del paese è da collegarsi con le abbondanti raccolte di grano e vuol signif

icare "Messe matura", tanto è vero che l'emblema del Paese è formato da un monte verde con tre spighe di grano, unite ad una spada e una scimitarra, quale simbolo della lotta sostenuta dai Drapiesi contro i Saraceni. Ma la più accreditata derivazione del nome è quella della parola greca "DRAPETES" che in lingua italiana si traduce come "PROFUGO o FUGGIASCO". Traccia di questa interpretazione, non priva di fondamento, si trova nel nome dialettale con il quale le popolazioni vicine indicano, ancora oggi, gli abitanti di Drapia: vale a dire DRAPIOTI. Dunque Drapia sarebbe stato un paese di profughi o fuggiaschi e la sua origine risale al secolo VIII, periodo in cui fu edificato da san Filarete, il convento di San Sergio e Bacco, costruito nella valle tra Drapia - Alafito (paese oggi inesistente - Zaccanopoli. Da uno stato delle anime del 1803 il paese di Drapia risulta diviso in 4 quartieri: CANCHI - STRETTO - CARCARA - CELSI, oltre le case di campagna che erano 9, mentre nel paese ne erano 160. Gli abitanti in quel periodo erano arrivati a 725, di cui 366 donne e 359 uomini. Nel quartiere "Canchi" le famiglie erano: Di Grillo, De Rito, Ruffa, Lojacono, Ventrice, Iannello, Fiolà, Saragò, Massara, Meligrana. Nel quartiere "Stretto": Belvedere, LoBianco, Polito, Potenzoni, Cricelli, Curtosi, Pata. Nel quartiere "Carcara": Messina, Vallone, Calzona, Pietropaolo, Iannello, Famà, Romano, La Ruffa. Nel quartiere "Celsi": Mamone, Chiapparo, Cupitò. In campagna Di Lorenzo, Di Orlando, Mollo, Di Landro. IL CONVENTO DI SAN SERGIO E BACCO
La storia di Drapia è intimamente legata al famoso convento di San sergio e Bacco, perchè fu appunto attorno al convento che si fermarono i primi profughi (drapioti), al tempo delle incursioni dei Saraceni, e diedero vita al paese. In quel tempo vi era l'orto ed il boschetto con una fonte di acqua salubre, la quale ancora oggi scorre e viene della "A Funtana di VARDARO". Il convento fu continua meta di visite da parte di cittadini di Tropea, perchè irradiava odore di santità ed era considerato un luogo incantevolmente ameno. I monaci del convento cirarono l'educazione e l'istruzione del primo nucleo di abitanti, dal quale poi ebbe origine il paese di Drapia. Nell'anno 1221, per bolla di Onorio III, il convento ricevette la visita di due delegati apostolici: il Vescovo di Crotone e l'Abate di Grottaferrata. Nel 1421 i monaci Basiliani abbandonarono il convento perchè minacciava rovina per il cedimento del sottosuolo. Nello stesso periodo San Bernardino da Siena fu per una intera quaresima padre guardiano, predicò nella cattedrale della vicina Tropea e nella chiesa parrocchiale di Drapia. Oggi di quel vetusto convento restano solo pochissimi ruderi, qualche quadro conservato gelosamente nella chiesa parrocchiale di Drapia. Mentre il tabernacolo, di marmo finissimo fu trasportato nella chiesa parrocchiale della frazione di Caria." Qualche altro cenno storico su Drapia
Denominata Drapia ma detta anche Drapea " maturità delle messi", (l’ipotesi comunque più avvalorata è quella di derivazione greca: Drapetes che significa profugo/fuggiasco, traccia di questa ipotesi sta nel nome dialettale con cui i paesi limitrofi indicano i drapiesi: Drapioti, appunto profughi/fuggiaschi, n.d.t.) secondo alcune leggende, sembra sia stata fondata all’epoca delle incursioni saracene in Calabria dei secoli IX e X. Fu Casale di Tropea fino al 1811, dopo divenne comune autonomo con le frazioni Caria di cui sono rinomati i fagioli e Brattirò famosa per il vino . L'abitato dovette evolversi in epoca bizantina. Si hanno, infatti, notizie di un monastero greco dedicato a San Sergio e Bacco, edificato nel 700 da San Filarete. Nel IX secolo Tropea e il suo hinterland vennero sconvolti dalle scorrerie dei pirati islamici. Nel 890 la città fu liberata dal generale Niceforo Focas, mandato dall'imperatore bizantino Basilio I il Macedone per riconquistare il meridione schiacciato tra le pressioni arabe e longobarde. Seguì la dominazione normanna con l'introduzione del sistema feudale e la sostituzione della liturgia latina con quella greca. Nei periodi svevo, angioino e aragonese a Drapia non si verificarono eventi significativi. Nel '700 il borgo, divenuto casale di Tropea, subì una notevole trasformazione di ordine economico: si aprì alla via del commercio (nel circondario i drapiesi sono considerati i commercianti per antonomasia). Gli abitanti distribuivano i prodotti del loro fertile terreno (grano, legumi, lino, seta e cotone) lungo tutta la pen*sola. Con il XIX secolo e la fine del sistema feudale vi fu un totale sconvolgimento amministrativo. Nel 1812 Drapia divenne Comune cui furono aggregate le frazioni di Gasponi, Brattirò, Caria, Barbalaconi e Lampazzone (le ultime due successivamente passarono con Ricadi). In questo periodo il paese era suddiviso in quattro quartieri: Canchi, Carcara, Celsi e Stretto. Le principali risorse erano date dal commercio e dall'artigianato locale. Negli anni successivi all'unità d'Italia si diffuse il brigantaggio e iniziò il flusso migratorio
verso le Americhe. Drapia fu colpito dai terremoti dell'8 settembre 1905 e del 28 dicembre 1908. Principali beni storico-Culturali : estesa area di ritrovamenti archeologici perfino dell’età del ferro e protostorica, necropoli, mulini ad acqua; chiese medioevali e rinascimentali, (spazio architettonico datato 1789, nel cuore del centro storico di Drapia capoluogo, pavimentazione del Corso Umberto I seppellita da un manto di asfalto, da recuperare, n.d.t.), castello abitato da Pasquale Galluppi. (Estratto da: Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia Ptcp di Vibo Valentia
Allegato 2a. Descrizione Dei Singoli Comuni Ismeri Europa Febbraio 2004)

Indirizzo

Corso Umberto I
Drapia
89861

Telefono

3475570534

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DRAPIA CENNI STORICI (dalla tesi di Laurea di Lucia De Rito) "Drapia sorge alle pendici di una verde collina degradante come un terrazzo sul mare di Tropea. Le origini del paese (VIII secolo) si fanno risalire al periodo in cui Tropea con i paesi limitrofi fu tenuta in tirannia dai Saraceni. Secondo alcuni critici il nome del paese è da collegarsi con le abbondanti raccolte di grano e vuol significare "Messe matura", tanto è vero che l'emblema del Paese è formato da un monte verde con tre spighe di grano, unite ad una spada e una scimitarra, quale simbolo della lotta sostenuta dai Drapiesi contro i Saraceni. Ma la più accreditata derivazione del nome è quella della parola greca "DRAPETES" che in lingua italiana si traduce come "PROFUGO o FUGGIASCO". Traccia di questa interpretazione, non priva di fondamento, si trova nel nome dialettale con il quale le popolazioni vicine indicano, ancora oggi, gli abitanti di Drapia: vale a dire DRAPIOTI. Dunque Drapia sarebbe stato un paese di profughi o fuggiaschi e la sua origine risale al secolo VIII, periodo in cui fu edificato da san Filarete, il convento di San Sergio e Bacco, costruito nella valle tra Drapia - Alafito (paese oggi inesistente - Zaccanopoli. Villaggi che sorsero in epoca posteriore. Da uno stato delle anime del 1803 il paese di Drapia risulta diviso in 4 quartieri: CANCHI - STRETTO - CARCARA - CELSI, oltre le case di campagna che erano 9, mentre nel paese ne erano 160. Gli abitanti in quel periodo erano arrivati a 725, di cui 366 donne e 359 uomini. Nel quartiere "Canchi" le famiglie erano: Di Grillo, De Rito, Ruffa, Lojacono, Ventrice, Iannello, Fiolà, Saragò, Massara, Meligrana. Nel quartiere "Stretto": Belvedere, LoBianco, Polito, Potenzoni, Cricelli, Curtosi, Pata. Nel quartiere "Carcara": Messina, Vallone, Calzona, Pietropaolo, Iannello, Famà, Romano, La Ruffa. Nel quartiere "Celsi": Mamone, Chiapparo, Cupitò. In campagna Di Lorenzo, Di Orlando, Mollo, Di Landro. IL CONVENTO DI SAN SERGIO E BACCO La storia di Drapia è intimamente legata al famoso convento di San sergio e Bacco, perchè fu appunto attorno al convento che si fermarono i primi profughi (drapioti), al tempo delle incursioni dei Saraceni, e diedero vita al paese. In quel tempo vi era l'orto ed il boschetto con una fonte di acqua salubre, la quale ancora oggi scorre e viene della "A Funtana di VARDARO". Il convento fu continua meta di visite da parte di cittadini di Tropea, perchè irradiava odore di santità ed era considerato un luogo incantevolmente ameno. I monaci del convento cirarono l'educazione e l'istruzione del primo nucleo di abitanti, dal quale poi ebbe origine il paese di Drapia. Nell'anno 1221, per bolla di Onorio III, il convento ricevette la visita di due delegati apostolici: il Vescovo di Crotone e l'Abate di Grottaferrata. Nel 1421 i monaci Basiliani abbandonarono il convento perchè minacciava rovina per il cedimento del sottosuolo. Nello stesso periodo San Bernardino da Siena fu per una intera quaresima padre guardiano, predicò nella cattedrale della vicina Tropea e nella chiesa parrocchiale di Drapia. Oggi di quel vetusto convento restano solo pochissimi ruderi, qualche quadro conservato gelosamente nella chiesa parrocchiale di Drapia. Mentre il tabernacolo, di marmo finissimo fu trasportato nella chiesa parrocchiale della frazione di Caria." Qualche altro cenno storico su Drapia Denominata Drapia ma detta anche Drapea " maturità delle messi", (l’ipotesi comunque più avvalorata è quella di derivazione greca: Drapetes che significa profugo/fuggiasco, traccia di questa ipotesi sta nel nome dialettale con cui i paesi limitrofi indicano i drapiesi: Drapioti, appunto profughi/fuggiaschi, n.d.t.) secondo alcune leggende, sembra sia stata fondata all’epoca delle incursioni saracene in Calabria dei secoli IX e X. Fu Casale di Tropea fino al 1811, dopo divenne comune autonomo con le frazioni Caria di cui sono rinomati i fagioli e Brattirò famosa per il vino . L'abitato dovette evolversi in epoca bizantina. Si hanno, infatti, notizie di un monastero greco dedicato a San Sergio e Bacco, edificato nel 700 da San Filarete. Nel IX secolo Tropea e il suo hinterland vennero sconvolti dalle scorrerie dei pirati islamici. Nel 890 la città fu liberata dal generale Niceforo Focas, mandato dall'imperatore bizantino Basilio I il Macedone per riconquistare il meridione schiacciato tra le pressioni arabe e longobarde. Seguì la dominazione normanna con l'introduzione del sistema feudale e la sostituzione della liturgia latina con quella greca. Nei periodi svevo, angioino e aragonese a Drapia non si verificarono eventi significativi. Nel '700 il borgo, divenuto casale di Tropea, subì una notevole trasformazione di ordine economico: si aprì alla via del commercio (nel circondario i drapiesi sono considerati i commercianti per antonomasia). Gli abitanti distribuivano i prodotti del loro fertile terreno (grano, legumi, lino, seta e cotone) lungo tutta la pen*sola. Con il XIX secolo e la fine del sistema feudale vi fu un totale sconvolgimento amministrativo. Nel 1812 Drapia divenne Comune cui furono aggregate le frazioni di Gasponi, Brattirò, Caria, Barbalaconi e Lampazzone (le ultime due successivamente passarono con Ricadi). In questo periodo il paese era suddiviso in quattro quartieri: Canchi, Carcara, Celsi e Stretto. Le principali risorse erano date dal commercio e dall'artigianato locale. Negli anni successivi all'unità d'Italia si diffuse il brigantaggio e iniziò il flusso migratorio verso le Americhe. Drapia fu colpito dai terremoti dell'8 settembre 1905 e del 28 dicembre 1908. Principali beni storico-Culturali : estesa area di ritrovamenti archeologici perfino dell’età del ferro e protostorica, necropoli, mulini ad acqua; chiese medioevali e rinascimentali, (spazio architettonico datato 1789, nel cuore del centro storico di Drapia capoluogo, pavimentazione del Corso Umberto I, seppellita da un manto di asfalto, recuperara nel 2017, n.d.t.), castello abitato da Pasquale Galluppi. (Estratto da: Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia Ptcp di Vibo Valentia Allegato 2a. Descrizione Dei Singoli Comuni Ismeri Europa Febbraio 2004)


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