19/11/2022
Il salone dei 500 negli anni di Firenze Capitale
19 novembre 1864 - Firenze d’Italia
Firenze è riconosciuta da molti come capitale della cultura e dell'arte. Ma per sei anni, dal 3 febbraio 1865 al 3 febbraio 1871, fu anche capitale del Regno d'Italia.
Il 19 novembre 1864, con 317 voti favorevoli e 70 contrari, fu infatti approvata la legge che trasferiva la capitale da Torino a Firenze, considerata più e in posizione geograficamente protetta, in vista della Terza Guerra di Indipendenza contro l'impero austriaco.
Un evento di tale portata significò molti in città, tra e , per adeguarsi al mutamento di ruolo e funzione, compresi il cosiddetto del tessuto urbano, avvenuto tra il 1865 e il 1895 e iniziato proprio per via del trasferimento (affidando il piano di ampliamento all'architetto Giuseppe Poggi) e le per l'accoglienza di circa 30.000 torinesi fra militari e burocrati.
A tal proposito si ricorda un , edito dalla Tipografia Letteraria di Torino, dal titolo "La nuova capitale – guida pratica popolare di Firenze".
Era rivolto a chi stava per trasferirsi nella città toscana. Vi si legge una della Firenze d'allora e degli e degli abitanti: "Una grande e simpatica città la quale attrae e seduce a prima giunta non solo per la meravigliosa bellezza de’ monumenti che racchiude e delle opere d’arte, per le gloriose memorie che ad ogni mutar di passo richiamano in folla i suoi palagi e le sue vie, ma per la pittoresca ed incantevole sua situazione, per lo splendore e la mitezza del cielo, e, più di tutto, per una spiccante ed elegante armonia".
Allo stesso tempo vi si annotava la tarda ora a cui aprivano le la mattina, il fatto che "i bottegai veglino tardi la sera", che il di notte non fosse così "spinto fino allo scrupolo come a Torino", che "le fiorentine amano moltissimo di stare alla finestra" per ossigenarsi, che "i amano il ben vestire". Si dava poi "assicuranza che di a Firenze se n’incontrano ad ogni passo e le loro botteghe che sono belle, pulitissime – diremmo quasi artisticamente disposte – sono anche ben provviste di prodotti gastronomici del luogo".
Una nota anche sui toscani: "piuttosto secchi e di color granato, salati, squisiti, ottimi insomma per pasteggiare. E non sono cari. Al minuto si pagano – quelli da tavola, s’intende – da cent. 60, a L. 1 il litro. All’ingrosso da L. 20 a L. 30 la soma, misura antica che equivale ad 80 litri".
La Gazzetta ufficiale del 3 febbraio 1865 comunicò il in treno di Vittorio Emanuele da Torino a Firenze. Arrivò alle 22.30 circa, accolto da autorità e cittadini in una città illuminata a festa e con le bandiere alle finestre. Si recò poi a Palazzo , dove prese alloggio.
La Camera dei Deputati fu ospitata nel Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio e il Senato nell’antico Teatro Mediceo degli Uffizi.
L'anno seguente, il 18 novembre 1865, il si riunì nel Salone dei Cinquecento, destinato a ospitare in via permanente i lavori della Camera dei deputati, che avrebbe operato per più di cinque anni, fino al 9 dicembre 1870.
Il Salone dei Cinquecento tornava a svolgere un ruolo democratico, in sintonia con i valori che avevano spinto Girolamo Savonarola a concepirlo. Il suo allestimento fu motivo d’impegno, ma anche di polemiche.
L’incarico fu attribuito a Carlo , ingegnere di Messina, che, in modo improprio con la storia e l’architettura del Salone, concepì una struttura in legno ellittica, chiusa da un esteso tramezzo vetrato che appoggiava adiacente ai due affreschi laterali della guerra con Pisa e quella con Siena, mentre ad esso si appoggiavano colonne corinzie e cornici dorate in stile neobarocco, generando l’ironica definizione “ ” bianco e oro.
Vi sono che riproducono il Salone in questa fase, con la struttura subito rimossa dopo il trasferimento della capitale a Roma nel 1871.
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