25/11/2021
Gian Lorenzo Bernini è universalmente riconosciuto come il genio del barocco, l’artista di grido che nel ‘600 diede un nuovo “volto” alla Roma dei Papi.
Ma c’è un aspetto meno conosciuto della sua storia biografica,
oggi , , terribilmente attuale.
Riguarda il volto della sua amante, Costanza Piccolomini Bonarelli, da lui ritratta in una scultura realizzata tra il 1636 e il 1637.
Alla fine dell’estate del 1638, Gian Lorenzo Bernini scopre che anche suo fratello Luigi ha una relazione con Costanza, la sua stessa donna.
La rabbia è accecante, Gian Lorenzo Bernini, il padrone assoluto della scena artistica a Roma, arruola un suo servo per punire per sempre la donna.
Costanza verrà sfregiata in pieno volto.
Quanto vale il volto di una donna?
Come purtroppo spesso accade, la colpa ricade più sulla vittima che sul carnefice.
Costanza verrà quindi punita, probabilmente per adulterio, con la detenzione nella Domus Pia de Urbe, più nota come monastero di Casa Pia.
Il servo, l’esecutore materiale del crimine, verrà allontanato da Roma.
Il fratello dello scultore, Luigi Bernini, riparerà a Bologna.
E il maestro?
Gian Lorenzo verrà prima condannato al pagamento di una multa di 3.000 scudi, per poi essere graziato.
Il pontefice Urbano VIII aveva detto di lui: "uomo raro, ingegno sublime, nato per disposizione divina e per gloria di Roma a portar luce a questo secolo".
Un’accusa piena a Gian Lorenzo Bernini apparirebbe forse antistorica, perché la “colpa” appartiene a un sistema culturale ( ancora presente) che da sempre, anche solo tacitamente, imputa alle donne un fondo di responsabilità, quando vittime di atti di violenza.
Negli studi di genere si chiama “cultura dello stupro” quel sistema di connivenze, per cui “culturalmente” l’offesa compiuta ai danni di una donna viene in qualche misura "giustificata" o "condonata" da un atteggiamento di pensiero condiviso, che talvolta include le donne stesse: "se l'è cercata!", "guarda come era vestita", " si può andare in giro così?"...
Una riflessione aperta dalla mostra “Lo Sfregio”, a cura di Chiara Toti, in cui il busto di Costanza Piccolomini, in gentile prestito dal Museo Nazionale del Bargello, dialoga con le fotografie di Ilaria Sagarìa , dedicate all’identità perduta delle donne sfregiate con l'acido.
👉 Non perdete la diretta di lunedì 29 novembre, alle ore 12.30, alla presenza della curatrice e dell'artista.
Ministero della Cultura Ministero Pari Opportunita'
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