Florenaissance

Florenaissance Guided Art & History Tours of Florence and its surrounding areas by a native Florentine. Tours available in Italian, Spanish, English & French.
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11/08/2024
Il quadro si trova alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Il quadro è conosciuto come "I quattro filosofi". In realtà ...
09/08/2024

Il quadro si trova alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Il quadro è conosciuto come "I quattro filosofi". In realtà quel titolo deriva dal busto romano raffigurato sulla destra. Si tratta di un busto del quale se ne conoscono diverse copie, sia in bronzo che in marmo (tra queste ce n'è una marmorea posta nel corridoio di di levante della Galleria degli Uffizi). Per lungo tempo si è ritenuto che si trattasse di un busto raffigurante Seneca. In realtà pare che non sia così e che per questo motivo gli studiosi lo chiamano lo Pseudo-Seneca. Le quattro persone raffigurate sono semplicemente Rubens stesso, suo fratello Philip, insieme al Juste Lipse che era stato maestro filosofo di Philip e anche del quarto uomo ritrattato: e Jan Woverius. Il cane che s'intravede sotto il tavolo era proprio di Woverius e conosciamo persino il suo nome: si chiamava Mopsolus.

Rubens dipinse questo quadruplice ritratto attorno agli anni 1611/12.

La Basilica agostiniana di Santo Spirito a Firenze ospita un'incredibile serie di tavole che vanno dal rinascimento al b...
06/08/2024

La Basilica agostiniana di Santo Spirito a Firenze ospita un'incredibile serie di tavole che vanno dal rinascimento al barocco. Senza contare che alcune delle pale originali di artisti come Piero di Cosimo, Botticelli, Ghirlandaio e Perugino sono col tempo emigrate altrove.
Molte delle tavole sono comunque di qualità, ma, cercando di interpretare la volontà del costruttore della basilica, cioè Filippo Brunelleschi, credo che questi non le avrebbe approvate. Una delle caratteristiche di questa chiesa è costituita proprio dallo spazio che viene scandito dalle cappelle semi-circolari che si aprono lungo tutta la chiesa, una scansione che va a cozzare con le pale d'altare, piatte, che decorano ciascuna ca****la.
Ecco dunque come le uniche due cappelle nelle quali si è rispettata la semi-circolarità sono la Ca****la Corbinelli e la Ca****la Portinari. La prima è decorata da una grande pala marmorea eseguita da Andrea Sansovino, il quale era, oltre che scultore, anche architetto. La seconda è invece opera di un artista molto meno conosciuto: Giovanni Baratta, uno scultore carrarese che aveva già collaborato spesso con architetti di un certo spessore. Anzi, il suo maestro era stato Giovanbattista Foggini, scultore e architetto granducale. E' forse per questo motivo che anche il Baratta riesce ad adattare la sua scultura di Tobiolo e l'Angelo, arricchita poi da una grandiosa decorazione a stucco, ma sempre rispettosa della forma semi-circolare della ca****la. Il Baratta eseguì questo gruppo scultoreo attorno al 1698.

PALAZZO BARTOLOMMEI A FIRENZE, è un palazzo facilmente riconoscibile: non sono molti i palazzi barocchi fiorentini.Ghera...
03/08/2024

PALAZZO BARTOLOMMEI A FIRENZE, è un palazzo facilmente riconoscibile: non sono molti i palazzi barocchi fiorentini.
Gherardo Silvani (Firenze 1579 – ivi1675) fu uno dei più brillanti architetti barocchi fiorentini. Autore di altri palazzi fiorentini come Palazzo Fenzi e Palazzo Corsini, anche in questa sua creazione, pur eseguita in un periodo barocco, Gherardo Silvani dimostra la sua formazione avvenuta sugli esempi del più tardo manierismo toscano, quello dell'Ammannati, e soprattutto quello più libero, già più vicino al barocco, di Bernardo Buontalenti. L'ispirazione al Buontalenti è riconoscibile nelle fantasiose decorazione dei portali e delle finestre inginocchiate, con elementi zoomorfi, mascheroni e altre creature dall'aspetto minaccioso con espressioni accigliate e denti digrignati. La facciata ai piani superiori è occupato dalle finestre, con timpano in corrispondenza dei due portali, e con cornici più semplici le restanti.
Ristrutturato e restaurato in tempi più recenti, il palazzo ha forse perso qualcosa della suo aspetto originario, ma l'impatto per coloro che percorrono Via Cavour è comunque assicurato: la struttura è quella di un barocco fiorentino, tutto sommato sobrio nelle linee, più fantasioso nelle piccole decorazioni. Un barocco lontano da quello fastoso che si ammira a Lecce, in Sicilia o a Roma: è un barocco più misurato, più... alla fiorentina!

Le foto le ho scattate io, passando, qualche giorno fa...

Il piccolo pannello che vi propongo è un olio su lavagna realizzato da Giorgio Vasari nel 1570. Si tratta di uno dei tan...
31/07/2024

Il piccolo pannello che vi propongo è un olio su lavagna realizzato da Giorgio Vasari nel 1570. Si tratta di uno dei tanti pannelli che compongono la decorazione dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio a Firenze.
L'intero complesso decorativo fu ideato dal Vasari che, avvalendosi della consulenza dell'intellettuale Francesco Borghini, coordinò il lavoro di parecchi pittori (Santi di Tito, Naldini, Cavalori, Buti, Fei, l'Allori, lo Stradano, il Poppi e molti altri) per realizzare una complicatissima iconografia che doveva decorare quel luogo ove il granduca Francesco I teneva i suoi libri, studiava, leggeva, teneva gli oggetti più preziosi delle sue favolose collezioni...

Dopo aver ucciso Medusa, nel corso del suo viaggio, l’eroe Perseo vide una giovane bellissima legata ad uno scoglio, mentre un terribile drago le faceva la guardia. Ucciso il mostro, Perseo si avvicinò per liberare la bella Andromeda e volendo lavarsi le mani, poggiò la testa di Medusa su alcuni ramoscelli che, al contatto con il sangue della terribile Gorgone, si trasformarono in coralli. Il corallo era per il principe Francesco non solo prezioso gioiello, ma era anche considerato importante per le sue virtù medicinali.
Di tutti i pannelli Giorgio Vasari riservò per sé stesso soltanto quello nel quale Perseo, dopo aver ucciso Medusa, andò a liberare la bella Andromeda tenuta prigioniera e, volendo lavarsi le mani, poggiò la testa di Medusa su alcuni ramoscelli che, al contatto con il sangue della terribile Gorgone, si trasformarono in coralli.

Amare la mia città significa, almeno per me, anche aiutare altri ad apprezzarla, a conoscerla, a riconoscerne le caratte...
28/07/2024

Amare la mia città significa, almeno per me, anche aiutare altri ad apprezzarla, a conoscerla, a riconoscerne le caratteristiche...
Di solito riesco nell'intento. E' successo anche qualche giorno fa, con la famiglia Grant...

Buongiorno a tutti i miei lettori! Ci recheremo oggi agli Uffizi, e lo faremo per ammirare un grande capolavoro: si trat...
27/07/2024

Buongiorno a tutti i miei lettori!
Ci recheremo oggi agli Uffizi, e lo faremo per ammirare un grande capolavoro: si tratta di un marmo romano del II secolo dC: quello noto come “Arianna Dormiente”.
Arianna era fuggita da Creta assieme a Teseo, divenuto suo amante, ma questi la abbandonò sull’isola di Nasso. La statua raffigura quindi Arianna addormentata, ancora ignara dell’abbandono. Di lì a poco sarà svegliata da Dioniso che farà di lei la sua sposa.

L'ANTICA CHIESA DI SANT'ANDREA ALL'ARCO si trovava nel pieno centro storico di Firenze.Nel 1013 è citata in un documento...
23/07/2024

L'ANTICA CHIESA DI SANT'ANDREA ALL'ARCO si trovava nel pieno centro storico di Firenze.
Nel 1013 è citata in un documento una chiesa di "Sacte Andreas prope arcum" che era stata costruita agl'inizi del IX secolo. Prope Arcum, cioè accanto a un antico arco romano, probabilmente facente parte del complesso del foro romano di Firenze. La chiesa era infatti conosciuta anche con il nome di sant'Andrea in Foro Vetere.
Danneggiata e incendiata più volte durante le guerre civili tra guelfi e ghibellini, fu più volte restaurata, finchè nel 1785 non fu soppressa. Sappiamo che al suo interno si trovavano un quadro del Vasari e uno del Ghirlandaio.
Con i lavori di risanamento (che io continuo a chiamare "di massacro") all'epoca di Firenze capitale d'Italia, la chiesa fu demolita per permettere l'ampliamento della nuova Piazza Vittorio che doveva sostituire l'Antico Mercato. La chiesa versava in pessime condizioni di abbandono, sarebbe stato necessario un intervento di restauro, ma gl' interessi speculativi ebbero la meglio e anch'essa, al pari di San Tommasino e altre antiche chiese cadde sotto i colpi del piccone "risanatore".
Se oggi cercate gli scorci che qui vi riproduco nelle due immagini... non li troverete: ma Florenaissance può organizzare un tour alla riscoperta delle antiche chiese fiorentine inghiottite dai secoli. Da Santa Maria Nepotecosa a San Pier Scheragio, da San Tommasino a Santa Maria degli Ughi... Ce ne sono tante di chiese oramai scomparse e da riesumare.

MEDUSA NELL'ARTE...Medusa era una delle tre Gorgoni (Steno ed Euriale le altre due). Erano figlie delle divinità marine ...
17/07/2024

MEDUSA NELL'ARTE...
Medusa era una delle tre Gorgoni (Steno ed Euriale le altre due). Erano figlie delle divinità marine Forco e Ceto.
Nella mitologia greca le Gorgoni avevano il potere di pietrificare chiunque con il solo sguardo. Secondo la leggenda Perseo si sarebbe protetto dal mortale sguardo riparandosi dietro il suo scudo bronzeo, e Medusa, vedendosi riflessa pietrificò sé stessa.
Nei secoli sono stati diversi gli artisti che si sono cimentati con questo tema. Qui di seguito ve ne propongo alcuni che a me paiono particolarmente significativi:
Nella prima foto vediamo il dettaglio del volto di Medusa nel celebre capolavoro del Cellini compiuto nel decennio a cavallo della metà del XVI secolo.
Nella seconda vediamo invece una testa di Medusa nell'interpretazione di un ignoto artefice del II secolo dC. che la realizzò per il complesso della villa adrianea di Tivoli.
L'immagine seguente è invece conservata agli Uffizi ed è opera di un artista fiammingo che la eseguì nei primissimi anni del XVII secolo. Secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi di una copia derivata da un originale di Leonardo da Vinci andato poi perduto.
Infine, last but not least, lo scudo da parata che il Cardinal del Monte ordinò a Caravaggio per conto dei Medici e che il maestro lombardo eseguì durante l'ultimo scorcio del XVI secolo.

RITORNO A SOVANAGià in passato mi sono occupato di Sovana. E ancora continuerò a farlo. Sì, perché Sovana, situata nell'...
17/07/2024

RITORNO A SOVANA
Già in passato mi sono occupato di Sovana. E ancora continuerò a farlo. Sì, perché Sovana, situata nell'estremo confine meridionale della mia regione, è uno dei luoghi più affascinanti di tutta la Toscana.
Oggi volevo soffermarmi su alcuni dettagli della più celebre e anche la più bella delle sue tre chiese: la Concattedrale di San Pietro e Paolo.
Al di là della sua struttura che è la risultante di tre diverse fasi costruttive da inquadrarsi tra l'XI e il XIII secolo, vorrei oggi puntare l'attenzione su alcuni semplici ma straordinariamente affascinanti dettagli: i suoi rilievi. Al pari di tante altre chiese romaniche, anche quella in oggetto è tutto sommato spoglia, ma alcuni suoi rilievi, sia sullo stipite del portale, che nei capitelli mi sono parsi degni di attenzione.
Sì, perché tra i rilievi mi pare d'intravedere parecchi motivi decorativi appartenenti al mondo nordeuropeo: come i nodi di Salomone, i pavoni... Motivi che potrebbero benissimo essere longobardi. Certo, all'epoca in cui veniva decorato questo portone la civiltà longobarda era già stata completamente assorbita da quella franca, eppure ancora molti stilemi, molte simbologie e motivi decorativi ci dicevano che la cultura longobarda non era del tutto morta: sopravviveva ancora in alcune famiglie che, magari non più guerriere, ma di chierici o monaci. Anche l'orientamento dell'edificio, allineato al solstizio d'estate, non risponde alle regole dettate dalla Chiesa romana, che volevano l'abside esposto ad est, quanto piuttosto tradizioni di una cultura nordeuropea, come quella dei longobardi, appunto.

Quanto invece ai capitelli, tra i tanti decorati a semplici motivi vegetali, se ne incontrano anche un paio istoriati. In questi capitelli decorati a rilievo vi si è voluto vedere un influsso di maestri lombardi. Maestranze comacine (dal latino "Cum machinae) risultano presenti in varie zone della Toscana, dal Casentino a Lucca. Niente di più probabile quindi che queste possano aver operato anche in questo bellissimo estremo lembo della Toscana meridionale.

"Grato m'è 'l sonno, e più l'esser di sasso..." o magari anche di bronzo. C'è un paesaggio quasi fiabesco che si apre da...
13/07/2024

"Grato m'è 'l sonno, e più l'esser di sasso..." o magari anche di bronzo.
C'è un paesaggio quasi fiabesco che si apre davanti agli occhi di colui che arriva al piazzale. Eppure, la copia della Notte di Michelangelo continua imperterrita il suo lungo sonno sotto i bianchi nuvoloni che paiono affollare il cielo.

La posizione della madonna è assolutamente frontale, quasi ieratica, la tipologia è quella della Madonna della Misericor...
10/07/2024

La posizione della madonna è assolutamente frontale, quasi ieratica, la tipologia è quella della Madonna della Misericordia, colei che protegge sotto il suo mantello coloro che le sono fedeli. Persino il fondo oro parrebbe voler annullare quei volumi che Piero della Francesca con tanto amore e tanta dedizione alle scienze matematiche riesce a esprimere.
Eppure non ricordo altra versione della Madonna della Misericordia capace di emozionarmi quanto questa.

Le scene, i rilievi, le ghirlande, le corazze dei guerrieri, le statuette nelle nicchie, i rilievi nei clipei... Ci sono...
06/07/2024

Le scene, i rilievi, le ghirlande, le corazze dei guerrieri, le statuette nelle nicchie, i rilievi nei clipei... Ci sono voluti migliaia e migliaia di infinitesimali dettagli, per dar luogo a quella porta del Battistero. Ci sono voluti anche tanti assistenti, molti dei quali anche di grande valore. Ma nel 1452, al termine di ventisei anni di lavoro, Lorenzo Ghiberti portava a termine il capolavoro destinato a renderlo immortale.

Foto di Raffaello Bocciolini

Oggi ci soffermeremo brevemente su di un tabernacolo fiorentino. Al pari di molti altri, anche questo tabernacolo, pur m...
03/07/2024

Oggi ci soffermeremo brevemente su di un tabernacolo fiorentino. Al pari di molti altri, anche questo tabernacolo, pur modesto da un punto di vista artistico, riveste una grande importanza nel testimoniare la fede dei fiorentini.
Il bassorilievo con la Madonna e il Bambino fu realizzato durante il XVII secolo. Anche la cornice in pietra serena risale allo stesso periodo.
Il bassorilievo è in realta una copia: copia tratta da un originale di Antonio Rossellino. L'artista settignanese aveva plasmato quell'immagine in stucco colorato, e si era trattato di un modello particolarmente fortunato, un modello dal quale lo stesso Rossellino trasse poi copie, a volte fedeli, in altri casi più liberamente reinterpretate, durante quasi tutto il XV secolo. Ma quell'immagine doveva aver avuto parecchio successo, visto che, un ignoto artigiano ce ne ha data questa graziosa versione.

Il cielo a San Miniato...
30/06/2024

Il cielo a San Miniato...

26/06/2024

TANTI AUGURI A... BERNARD BERENSON
Era nato poco distante da Vilnius, in Lituania il 26 di giugno del 1865. Dunque compirebbe oggi 159 anni... Lituano di nascita, cittadino nordamericano per adozione, anche Bernard Berenson appartiene a quella lunga lista di persone che si sono innamorate di Firenze.
Storico dell'arte di assoluto valore dimostrò ben presto capacità fuori del comune nell'analizzare le differenti fasi e stili della storia dell'arte, ma dimostrò fin da giovane una spiccata preferenza per il Rinascimento, una preferenza che lo portò a scrivere parecchi libri relativi ad artisti fiorentini. A partire dai primi anni '20 del secolo scorso prese dimora a Firenze, anzi, per la precisione presso la villa "I Tatti" a Settignano (ma aveva un appartamento anche in città, in Borgo San Jacopo), ove dimorò fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1959 alla bella età di 94 anni.

Berenson era ritenuto una vera e propria autorità soprattutto per quel che riguardava il periodo rinascimentale: una conoscenza vastissima della storia dell'arte e un acuto senso critico fecero di lui il vero oracolo di quella difficile disciplina che oggi chiamiamo "attribuzionismo": non c'era collezionista d'arte che non si rivolgesse a lui per avere un parere.

Tra i suoi libri c'è uno che è rimasto per me fondamentale: "Pittori italiani del Rinascimento", un libro che raccoglie vari altri libri scritti tutti tra la fine del XIX e il primo decennio del XX secolo. Libri datati quindi, eppure la lettura di quel libro mi aprì un mondo, una maniera una nuova di guardare un quadro o un affresco.
Non sono mai riuscito a visitare la sua villa. Mi piacerebbe. Mi piacerebbe non solo per rendere omaggio a questo gigante della storia dell'arte, ma anche per poter ammirare la sua collezione d'arte che conta con opere di straordinaria qualità come la Madonna con il Bambino di Domenico Veneziano che vi propongo in questa foto.

Bernard Berenson: uno tra i più illustri fiorentini "acquisiti"...

Oggi parleremo di un artista del quale ci siamo già occupati alcuni mesi fa: Rossello di Jacopo Franchi. Si tratta di un...
24/06/2024

Oggi parleremo di un artista del quale ci siamo già occupati alcuni mesi fa: Rossello di Jacopo Franchi. Si tratta di un pittore gotico-internazionale sopravvissuto fin oltre la metà del XV secolo.
Era nato attorno al 1376/77, era dunque all'incirca coetaneo di Brunelleschi, ma la sua poetica rimane totalmente ancorata al gotico-internazionale, soprattutto quello formulato da Lorenzo Monaco che di Rossello era stato maestro. Quando Lorenzo Monaco, più o meno verso il 1425, rendeva l'anima a Dio, più o meno in quello stesso momento Masaccio stava iniziando la stesura di un testo pittorico destinato a diventare un vero e proprio manuale della nuova pittura. In quello stesso momento Donatello aveva già realizzato il San Giorgio e alcune di quelle sculture destinate a essere studiate da ogni artista di un certo rilievo.
La pittura di Rossello di Jacopo Franchi resta invece una continuazione di quella di Lorenzo Monaco.
Nel commentare le ultime opere del monaco pittore benedettino camaldolese, il grande Luciano Bellosi parlò di una "reazione isterica" da parte di padre Lorenzo, notando nei suoi ultimi lavori un accentuarsi di segni astrattivi che parevano voler demolire il crudo realismo di Masaccio.
Don Lorenzo Monaco non ebbe il tempo di poter seguire la pur breve traiettoria artistica di Masaccio. L'Angelico, suo probabile alunno, virò decisamente sulle volumetrie masaccesche, limitandosi solo ogni tanto a lasciarsi sfuggire qualche ricciolo gotico-internazionale. Alla fine restò soltanto Rossello di Jacopo Franchi, sparuto continuatore di quell'arte cortese che doveva forse suonare un po' "demodée" nella boghesissima Firenze, ma che doveva avere ancora, negli strati meno elevati della città, un certo bacino di utenza.
L'incoronazione della Vergine che vediamo nella foto si trovava un tempo nel non più esistente Monastero di San Niccolò al Cafaggio, ubicato presso l'attuale Via degli Alfani. Rossello di Jacopo Franchi la dipinse nei primi anni '20 del XV secolo.

Quello che vediamo nella foto è il dettaglio del Battista nella tavola con il Battesimo di Cristo che Lorenzo di Credi d...
23/06/2024

Quello che vediamo nella foto è il dettaglio del Battista nella tavola con il Battesimo di Cristo che Lorenzo di Credi dipinse verso il 1495 per il convento domenicano di San Domenico ubicato circa a metà strada tra Firenze e Fiesole.
La pala era in realtà una libera reinterpretazione del celebre Battesimo di Cristo che Verrocchio e la sua bottega avevano eseguito alcuni anni prima per il convento dei padri vallombrosani di San Salvi. Lorenzo di Credi ne copiò quasi pedissequamente l'impianto compositivo, variando però le espressioni del santo, del Cristo e degli angeli, cercando di infondere loro quel senso di dolcezza e di tenerezza che magari non si addiceva tanto al carattere sanguigno del Battista, ma che rispettava i dettami della dottrina savonaroliana...
E con questa immagine di San Giovanni Battista, santo fiorentino, dipinto da un fiorentino, auguro a tutti un felice 24 di Giugno a tutti i miei lettori!

Ci recheremo oggi nell'alta Val Tiberina Toscana, quella splendida zona che vide nascere Michelangelo Buonarroti. A brev...
21/06/2024

Ci recheremo oggi nell'alta Val Tiberina Toscana, quella splendida zona che vide nascere Michelangelo Buonarroti. A brevissima distanza dalla casa natale del grande artista si trova la chesa di San Cristoforo a Monna (Caroni), un'architettura tipicamente benedettina che dovrebbe risalire all'inizio del XII secolo, ma la cui prima fondazione risaliva al periodo longobardo. E di fatto nella chiesa è ancora esposto il pluteo, cioè le lastre del recinto che separava il clero dal popolo: si tratta di un pluteo di chiara manifattura longobarda, di certo molto anteriore alla chiesa.

C'è un sarcofago romano, del II secolo dC, oggi ospitato all'interno del Museo dell'Opera del Duomo, che si trovava un t...
17/06/2024

C'è un sarcofago romano, del II secolo dC, oggi ospitato all'interno del Museo dell'Opera del Duomo, che si trovava un tempo, assieme ad altri, attorno al Battistero di San Giovanni a Firenze.
Immaginiamoci adesso di essere nella Firenze del primo decennio del XV secolo: ci sono alcuni artisti che la sera si uniscono agli umanisti, ai frati benedettini, ad alcuni aristocratici... Tutti insieme leggono! Leggono i classici greci e latini e iniziano a vedere un mondo che gli si squaderna davanti agli occhi. Ecco dunque come scatta in alcuni artisti la curiosità per andare a vedersi i rilievi che si eseguivano oltre mille anni avanti. Tra questi artisti c'è un tal Nanni di Banco, che di sicuro non è quello scultore di buona volontà, ma tutto sommato un po' maldestro, descrittoci dal Vasari.
Nanni di Banco frequenta, al pari di Brunelleschi di Michelozzo, Donatello e Ghiberti l'ambiente intellettuale del monastero di Santa Maria degli Angeli a Firenze.
L'incontro di Nanni di Banco con l'arte romana avviene probabilmente proprio attorno al battistero dove erano alcuni sarcofagi romani, tra i quali anche quello nella prima foto.
Non è difficile notare come i due soggetti ai lati abbiano dietro di sé un bellissimo finto tendaggio. Nanni di Banco deve essersi studiato e disegnato bene questo sarcofago. Non si spiegherebbe altrimenti per quale motivo Nanni ebbe poi a riprendere il motivo del tendaggio dietro ai Quattro Santi Coronati scolpiti per una delle nicchie di Orsanmichele. Evidentemente Nanni non si contentava di riprendere dall'arte classica alcuni spunti isolati. Nanni di Banco stava già iniziando a rielaborare la statuaria classica... Il confronto tra il sarcofago romano del II secolo e il gruppo dei SS.Quattro Coronati non è che un esempio di quanto quest'artista seppe attingere dall'arte classica. Il Nanni di Banco descrittoci dal Vasari è un personaggio di fantasia, uno di quelli che animano il suo libro, andando a spezzare la monotonia delle tante biografie che si susseguono.

FRA' FILIPPO LIPPI E PESELLINOQuesta Sacra Conversazione è conosciuta anche come Pala del Noviziato, poiché si trovava n...
11/06/2024

FRA' FILIPPO LIPPI E PESELLINO

Questa Sacra Conversazione è conosciuta anche come Pala del Noviziato, poiché si trovava nella Ca****la Medici (o dei Novizi) nella Basilica fiorentina di Santa Croce.
La ca****la era stata costruita da Michelozzo nel 1445 e si può dunque presumere che anche la grande tavola fosse finita entro quello stesso anno.
La Madonna siede in trono al centro, al cospetto di due santi francescani (San Francesco e Sant'Antonio da Padova) e i due santi patroni di casa Medici, cioè i santi Cosma e Damiano. I santi si dispongono in maniera spezzata, dando luogo a simmetrie che vanno a ripetersi nella lussuosa architettura.

C'è già un tentativo di costruire uno spazio prospetticamente credibile; c'è già quel chiaroscuro masaccesco che garantisce i valori tattili del quadro. E persino la tipologia della pala è già una rottura con il passato: era una pala quadrata, provvista di predella, ben differente dai trittici e polittici dall'elegante arzigogolata eleganza gotica.
E poi la predella! Sì, perchè la predella non è di Frate Filippo Lippi, bensì di un suo valentissimo creato: Francesco di Stefano, detto il Pesellino. La tavola di Fra' Filippo e la predella del Pesellino facevano parte di un unico gruppo entro una cornice rinascimentale. Con le soppressioni napoleoniche alcuni scomparti della predella vennero inviati a Parigi e non hanno più fatto ritorno. E fu in quell'occasione che si p***e l'originale carpenteria.

A proposito del Pesellino ebbe a scrivere il Vasari:
"Costui se più tempo viveva, per quello che si conosce averebbe fatto molto più che non fece, perché era studioso dell'arte, né mai restava di né dì, né notte di disegnare. Perché si vede ancora nella ca****la del Noviziato di Santa Croce, sotto la tavola di Fra' Filippo, una maravigliosissima predella di figure, le quali paiono di mano di Fra' Filippo."

Quando si pensa alla Madonna del Parto... Col pensiero si corre immediatamente all'immagine, magnetica, che ce ne ha dat...
08/06/2024

Quando si pensa alla Madonna del Parto... Col pensiero si corre immediatamente all'immagine, magnetica, che ce ne ha data Piero della Francesca nel borgo valtiberino di Monterchi.

Ma oggi vorrei parlare di un'altra Madonna del Parto, molto meno nota: la si può vedere tra le sale del Museo Bandini di Fiesole.
Il suo autore, Nardo Orcagna fu uno dei pittori più affascinanti tra quanti operarono a Firenze durante gli anni '40/'60 del XIV secolo. Anche in questo caso Madonna è raffigurata nella non comunissima iconografia della Madonna del Parto, cioè durante la sua gravidanza.
In questa tavoletta, probabilmente eseguita verso la metà del secolo, l'Orcagna sembra affievolire quel plasticismo tutto giottesco che aveva caratterizzato buona parte della sua produzione, in favore di una più grafica rappresentazione che l'avvicina un poco al gotico internazionale.
La Madonna del Parto di Piero s'impone per il suo sguardo impassibile, quasi come se la divina gravidanza l'avesse resa di colpo lontana da ogni umana passione. Quella del pittore trecentesco ha anch'essa un'aura di impersonalità, ma il fondo in oro, la corona che la cinge e la ricchezza del suo abbigliamento proiettano questa Madonna in un mondo di astratta regalità.

Si chiama Via delle Bombarde: è un'anonima stradina del centro, un chiasso, uno dei tanti cardini minori che si diparte ...
05/06/2024

Si chiama Via delle Bombarde: è un'anonima stradina del centro, un chiasso, uno dei tanti cardini minori che si diparte da Via delle Terme (che segue il percorso delle antiche mura romane) per andare a unirsi al raccordo della Via Cassia che era costituito dal Borgo SS. Apostoli.
In questa strada, al numero civico 2, furono ritrovate alcune lastre marmoree che, secondo una tradizione orale sarebbero state ritrovate negli scantinati della zona, anche se in realtà non vi è documentazione alcuna in proposito. Sempre secondo la stessa tradizione queste lastre risalirebbero al primo periodo imperiale, cioè al I secolo dC. In effetti nella zona sono stati trovati alcune rovine pertinenti a un edificio termale, ma non c'è alcuna prova che si tratti di reperti romani. Anzi, secondo gli esperti queste lastre marmoree, decorate con motivi fitomorfi sarebbero invece da attribuire al periodo rinascimentale, probabilmente fine XV secolo e dovevano probabilmente esser parte di una più ampia decorazione parietale.

Andrea Della Robbia, nato nel 1435, apprese l'arte della scultura e le soprattutto le tecniche per invetriare la terraco...
02/06/2024

Andrea Della Robbia, nato nel 1435, apprese l'arte della scultura e le soprattutto le tecniche per invetriare la terracotta da Luca, lo zio paterno, che lo tenne con sé come un figlio da quando, appena tredicenne, Andrea era rimasto orfano del padre Marco.
Ma di certo era entrato a bottega dallo zio Luca almeno nel 1445, quando Andrea portava allo scultore Maso di Bartolomeo una somma di denaro prestatagli proprio da Luca.
La vita di Andrea fu sommamente laboriosa e ricca di successi: di certo gli giovò l'eredità dello zio Luca che al lasciargli la bottega con i segreti per la realizzazione dell'invetriatura delle terrecotte: un'invenzione che gli avrebbe garantito una vita agiata.
Abilissimo nel modellare, Andrea non aveva certo gli stessi talenti di Luca, ma seppe comunque farsi spazio nell'affollatissimo panorama dei tanti plasticatori fiorentini grazie allo studio e alla sua particolare abilità nel riprodurre modelli, molto spesso simili, in infinite varianti... E' il caso delle sue tante madonne con il bambino, che molto spesso si somigliano e che pure riescono sempre a emozionare: come questa, piuttosto famosa "Madonna degli architetti", che Andrea realizzò nel 1475.

Si arriva alla piazza principale di Sovana e... Bisogna trattenere il respiro dall'emozione! La piazza, tutta a mattoni ...
30/05/2024

Si arriva alla piazza principale di Sovana e... Bisogna trattenere il respiro dall'emozione! La piazza, tutta a mattoni disposti a spina di pesce, è davvero da togliere il fiato: la chiesa di San Mamiliano, la chiesa di Santa Maria, il palazzetto dell'Archivio, il Palazzo Pretorio con la Loggia del Capitano, il Palazzo Bourbon-Del Monte...Tutti rigorosamente coperti di grossi conci di tufo squadrati.

Ce n'è davvero abbastanza per rimanere senza fiato. E poi si può prendere la strada verso la Cattedrale, oppure ritonare verso i ruderi della Fortezza, o magari percorrere uno dei tanti sentieri che si snodano tra le vetuste necropoli etrusche...
E tutto questo in un borgo minuscolo, nell'estremo sud della Maremma Toscana, un luogo abitato da un centinaio di persone o poco più...

Pare una semplice porta laterale, una delle tante che danno accesso alla cattedrale fiorentina, ma la Porta della Mandor...
26/05/2024

Pare una semplice porta laterale, una delle tante che danno accesso alla cattedrale fiorentina, ma la Porta della Mandorla è in realtà un capolavoro assoluto dell'arte fiorentina, potremmo definirlo il primo sforzo collettivo di un'équipe di artisti, intagliatori e scalpellini che unirono i loro sforzi per realizzare un qualcosa di unico, di supremamente bello da dedicare alla Beata Vergine Maria.
Giovanni d'Ambrogio, Jacopo di Piero Guidi, Piero di Giovanni Tedesco, Niccolò di Pietro Lamberti, e poi ancora Antonio di Banco, Nanni di Banco, e un ancor giovane Donatello... Fra il 1391 e il 1423 i migliori scultori disponibili a Firenze dettero il loro contributo.
Tra i tanti vorrei oggi nominare Nanni di Banco, artista troppo spesso relegato a un semplice contemporaneo di Donatello, un brav'uomo, ma non certo in grado di avvicinarsi al grande Donato. Eppure... Eppure quando presentarono ciascuno il proprio evangelista per la facciata dell'antica cattedrale, il San Luca di Nanni di Banco non pareva affatto inferiore al San Giovanni di Donatello... No! Nanni di Banco ebbe rispetto al collega il solo torto di morire ancor giovane, proprio quando stava ultimando la decorazione del timpano della porta, quella con l'Assunzione della Vergine.
Gli apporti di un ancor giovane Nanni di Banco alla Porta della Mandorla hanno dato esiti di altissimo livello. Basti osservare questo frammento, attribuito proprio a Nanni di Banco, splendido esempio di rimeditazione dalla statuaria classica...

Tornare al Bargello è sempre una grande gioia: il Bargello è uno dei più bei musei che io conosca,Dire Bargello equivale...
23/05/2024

Tornare al Bargello è sempre una grande gioia: il Bargello è uno dei più bei musei che io conosca,
Dire Bargello equivale a dire scultura rinascimentale, anzi, Bargello fa rima con Donatello. Eppoi Desiderio, Mino, Ghiberti, Luca Della Robbia, Michelozzo, Verrocchio, Pollaiolo... E poi ancora tutto il maniersimo, con Michelangelo, i Sansovino, Danti, Cellini... Un vero trionfo di tutta la scultura del Rinascimento.
Ma il Bargello è anche la casa di tanti piccoli gioielli smaltati, oggetti in osso, oreficerie longobarde e carolinge, una collezione di pitture con alcuni pezzi davvero niente male, porcellane e poi... E poi la sala degli avori. Mi è piaciuto il nuovo allestimento di questa sala, con tutti quegli avori bizantini, franchi e carolingi, spanoli e norvegesi, francesi...

Ma la vera sorpresa è stata per me quel Cristo, il Cristo di quell'ignoto maestro che gli esperti hanno ribattezzato con il nome fittizio di "Maestro di Guadalcanal". Un maestro barocco della seconda metà del XVII secolo, probabilmente genovese, seguace del Bissoni, un artista capace d'indagare l'anatomia studiandola dal vivo, dotato inoltre di una grande capacità espressiva... Ho saputo che questo spettacolare crocifisso è tornato dopo un secolo a risplendere tra le sale del Bargello. E particolarmente in quella sala, dono munifico del Carrand alla città di Firenze...

Indirizzo

Florence
50121

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L’ARTE INTELLIGENTE A FIRENZE

Una storia, al pari di tante altre città italiane, lunga circa duemila anni. Ma molti di questi duemila anni Firenze li visse ad altissimo livello, li visse da leader assoluta in Italia e in Europa. E anche nei periodi di decadenza (e ce ne furono) seppe sempre mantenere un dignitoso livello di bellezza. Poiché come scrisse padre David Maria Turoldo, quasi ovunque si può trovare arte e quasi ovunque si trova intelligenza. Ma a Firenze c’è sempre l’intelligenza nell’arte. E questo rende Firenze una città unica.

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