15/06/2023
15 giugno 1397, nasce Paolo di Dono, detto Paolo ***lo
L’uomo delle irreali, dell’atmosfere , delle disposizioni scenografiche dei personaggi come fossero burattini in un palcoscenico e forse il primo ad utilizzare la tela per la pittura a olio.
Di lui Giorgio Vasari nelle "Vite" dice che era "solitario, strano, malinconico" e che "non ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili".
Molte sono, in effetti, le che introdusse nella pittura del Quattrocento italiano; la sua visione prospettica, così originale e personale e le atmosfere che ne derivano, in bilico tra e , possono essere viste addirittura come anticipatrici della pittura metafisica (De Chirico).
Figlio di un chirurgo e barbiere, Dono di Paolo di Pratovecchio, che si trasferisce a Firenze e ne diventa cittadino nel 1373 e della nobildonna fiorentina Antonia di Giovanni del Beccuto, Paolo ben presto s’impiega nella bottega del , dove si fa le ossa, incontra Donatello e diventa uno dei numerosi aiutanti per la finitura dei bronzi della seconda porta per il di Firenze.
Ma perché Uc***lo?
Sembra che la passione per la leggiadria e la grazia dei volatili, Paolo, l’abbia avuta fin da bambino, quando ne disegnava il sulle pareti della casa paterna, facendo arrabbiare i genitori, ma rivelando allo stesso tempo il suo grande talento.
Crescendo, si guadagna il “nome” per la bravura nel riempire i vuoti prospettici con figure di animali, in particolare uccelli.
Lo studio della prospettiva è per lui una vera ossessione.
Paolo ha una precisa visone dell’arte che sarà d'esempio agli artisti successivi.
Dipinge a lungo e in mezza Italia (Firenze, Venezia, Urbino), lasciando un numero enorme di capolavori; ricordiamo tra i tanti, il ciclo di affreschi nel Chiostro Verde a Santa Maria Novella (1430), la “battaglia di San Romano”(1456), ovvero il “gran et bel facto d’arme”, secondo le parole del cronista Guerriero da Gubbio, tra fiorentini e senesi, il “Miracolo dell’Ostia profanata”(1469), le tele su “San Giorgio e il drago” (1456, tra i primissimi esempi di su tela).
L’ultima opera di Paolo fu, secondo Vasari, l’Incredulità di S. Tommaso, dipinta sulla facciata della chiesa dedicata all’apostolo nel mercato Vecchio di Firenze.
(Immagine: ritratto di Paolo Uc***lo sulla tavola lignea "I fondatori dell'arte fiorentina", opera attribuibile allo stesso Paolo Uc***lo, XVI secolo, Louvre).
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