14/12/2024
Il cerchio è il principio della creazione.
Una figura geometrica che incarna l’unità, la perfezione, l’assenza di interruzione.
Il tondo Doni è l’unica opera certa su tavola di Michelangelo al mondo.
Non si tratta di un quadro, ma di un formato senza spigoli, ro-tondo, conosciuto come “Tondo Doni”, per via del mercante fiorentino che lo commissionò: Agnolo Doni.
L’opera si trova agli Uffizi in una sala che rappresenta l’acme della stagione artistica fiorentina.
La cornice del tondo è stata eseguita, forse su disegno dello stesso Michelangelo, da Francesco del Tasso, abile artigiano proveniente da una famiglia di intagliatori del legno.
La cornice, finemente dorata, è impreziosita da rigogliose volute floreali.
Un vero e proprio capolavoro di ebanisteria, a contorno del capolavoro dipinto.
La cornice è inframezzata da 5 testine policrome, fra cui spicca, al centro in alto, quella di Cristo che sorveglia sulla Sacra Famiglia dipinta.
Gli angeli e i profeti, a tutto tondo, ricordano le teste dell’antichità che ispirarono Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia e Donatello.
In alto a sinistra, fra grottesche e racemi, affiorano delle mezze lune, simbolo araldico della famiglia Strozzi.
Nel gennaio del 1504 Agnolo Doni aveva infatti sposato Maddalena, discendente degli Strozzi, una delle famiglie più potenti di Firenze.
La giovane, al momento delle nozze, aveva solo quattordici anni.
Ecco che il dipinto di forma circolare, al pari di una fede nuziale, incarna la forza di un legame incorruttibile.
Il cerchio è una linea continua che non ha inizio e non ha fine, perché infinita promessa di eternità.
Tondo Doni, Michelangelo (dipinto) e Francesco del Tasso (cornice), Uffizi