Menfi Storia e Tradizione

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Una Buona notte Da Menfi Storia e Tradizione 💯💯💯💯💯
15/08/2023

Una Buona notte Da Menfi Storia e Tradizione 💯💯💯💯💯

Bellissima 🔝 🔝 🔝 🔝 🔝
14/09/2022

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12/09/2022
12/09/2022

Santi Bivona (Menfi, 18 dicembre 1853 – Menfi, 13 maggio 1932) è stato un medico, oculista e storico italiano. Opera sua sono 28 memorie mediche pubblicate tra il 1885 e il 1927. Fece varie sperimentazioni mediche e pubblicò i risultati di delicati interventi definiti essenziali nell'ambito della medicina odierna. Si dilettò nello studio della storia del paese natìo, così scrisse opere come "Burgimilluso il castello di Menfi" o "Scritti storici su Menfi e il suo territorio".

Biografia Modifica
Santi Bivona nacque a Menfi il 18 dicembre 1853 da Gaspare Bivona e Damiana Alcuri. Poco sappiamo della sua infanzia, fuorché il fatto che compì i primi studi privatamente con i sacerdoti Baldassare Bivona, Pietro Mistretta e Antonio Giglio. Proseguì gli studi superando con successo gli esami d'ammissione al Liceo Classico, così s'iscrisse al Liceo Classico Umberto I di Palermo. Tornò a casa dopo l'improvvisa morte del padre, interrompendo gli studi per sostenere la famiglia nel lavoro nei campi, per poi tornare al Liceo Umberto I e riprendere gli studi. Conclusi gli studi al liceo, si iscrisse all'Università di Palermo nella facoltà di medicina, per poi specializzarsi in oculistica presso l'Università di Bologna e completare la formazione presso l'Università della Sorbona, a Parigi. Una volta tornato a Menfi esercitò la professione di medico oculista, ma notò le precarie condizioni sanitarie del paese, così, una volta diventato sindaco di Menfi, decise di far realizzare una grande opera idrica che avrebbe portato l'acqua potabile nelle case dei menfitani, evitando così malattie causate dalle pessime condizioni igieniche precedenti, come tracoma e colera. Per i suoi studi venne riconosciuto come membro onorario dell'Accademia Scientifica di Pietroburgo. Nel 1925 egli prese parte ad un congresso di oftalmologia a Roma, dove palese i risultati degli studi effettuati circa la cura dell'ulcera carnale, mentre in occasione di altro congresso, nel novembre del 1927, fece conoscere gli esiti di un intervento chirurgico assai delicato riguardante la incrostazione di piombo alla cornea. Attraversò il periodo della dittatura di Mussolini come uomo libero che attraversa indenne le tensioni locali e le beghe del primo fascismo, dal quale ebbe ufficialmente considerazione e rispetto, nonostante egli non fosse vicino al regime, come noto ai compaesani. Quando il 13 maggio 1932 Santi Bivona morì fu organizzato un lutto cittadino, l'intero paese venne adornato in onore dei suoi funerali, a cui parteciparono le autorità, anche quelle di regime, tributandogli onori ufficiali. Oggi Menfi lo ricorda dedicandogli il nome di una strada, dell'Istituto Comprensivo del paese e della biblioteca comunale. Ricordiamo le sue numerose azioni nel paese a che molto amò, fondando ad esempio il Collegio di Maria che per anni educò le fanciulle menfitane all'istruzione e alle arti, nonché a badare al focolare domestico. Scrisse vari scritti sulla storia di Menfi, trattando temi come il Burgimilluso, Castello federiciano di Menfi; i villaggi Inico e Pintia; l'economia di Menfi; la toponomastica dell'area durante la dominazione araba. Ricordiamo tra i suoi scritti "Burgimilluso il Castello di Menfi" e la raccolta "Scritti storici su Menfi e il suo territorio". All'ingresso della scuola che prende il suo nome vi è una statua (un tempo situata dietro la Chiesa Madre di Menfi) che lo rappresenta, fatta realizzare dallo scultore De Lisi dal popolo di Menfi nel 1953 ad imperitura memoria dell'illustre compaesano

Storia Castello Burgio Millusio MenfiDescrizione storica – il Castello di Menfi o di Burgimilluso, oggi scomparso, si at...
01/12/2019

Storia Castello Burgio Millusio Menfi

Descrizione storica – il Castello di Menfi o di Burgimilluso, oggi scomparso, si attribuisce ad età sveva secondo gli studi di G. Agnello, che visitò il castello intorno alla metà del XX secolo. Lo studioso attribuiva l’edificio all’iniziativa di Federico II attraverso l’analisi architettonica e i pochi dati documentari disponibili. Gli studi più recenti tendono a confermare l’attribuzione di Agnello. L’unico documento che lega Menfi / Burgimilluso ad epoca federiciana è un’epistola databile al novembre del 1239, nella quale Federico II ordina l’edificazione “…ut apud Burgimill ad opus nostrum tantum habitatio fieret supra fontem magnum…” 1). Non è chiaro a cosa voglia riferirsi il termine “habitatio”, tuttavia è probabile che l’imperatore volesse costruire una “domus solaciorum” con caratteristiche tali da apparire nel contempo una fortezza. Per tutto il XIII secolo si fatica a trovare menzione del castello nei dati documentari. Agnello ritiene che nel 1258 Manfredi proprio a Burgimillusso e, presumibilmente, nel castello, confermasse i privilegi dati alla città di Palermo dal fratello Corrado. Nel 1264 si ricorda la “terra Burgimillus” 2), ma il castello è assente dagli statuta castrorum del 1275 e 1281 d.C. Nel 1283/84 re Pietro concede a Stefano di Nicola e a Filippo Guarichi di Sciacca il “casale quod dicitur Burgimillusium positum prope dictam terram Sacce..” insieme al casale Turbali dietro pagamento di circa 72 onze 3). Nel 1287 l’intera località è concessa alla famiglia Manuele o de Manuele, che terrà il feudo fino al 1392 4). Solo in un documento del 1316 si accenna al castello di Burgimillus e nello stesso anno la torre subisce un assedio da parte di truppe angioine, impresa che non sortisce alcun effetto, causando di lì a poco il ritiro del contingente francese, a testimonianza della bontà dell’architettura castrale 5). Nel 1335 si ricorda ancora il castello di Burgimillus 6). Alla fine del XIV sec. feudo e castello passano nelle mani di Guglielmo Peralta 7) e, successivamente, Burgimilluso sarà possesso dei Ventimiglia e dei Tagliavia fino alla prima metà del XX sec. Nel 1519 8) e nel 1637 9) si emanano due licentiae populandi, delle quali solo la seconda ha esito positivo e genera l’attuale comune di Menfi. Il castello, entro la metà del XX secolo, è adibito a carcere.

Fotografie – 10)
Descrizione topografica e architettonica – il Castello di Menfi o di Burgimilluso, che un tempo si trovava al centro del paese, oggi non è più esistente. Esso infatti venne obliterato dal terremoto del 1968. Al suo posto si costruì un edificio dalle fattezze simili, che inglobò i ruderi superstiti. Il castello si caratterizzava per la presenza di tue torri affiancate, delle quali la seconda arretrata rispetto alla prima. Nell’angolo creatosi dall’innesto dei due dongioni si edificò, in un secondo momento 11), una scala a chiocciola coperta per l’accesso dal primo piano in poi. Erano tre le elevazioni della torre mastra: il piano terra era diviso in due ambienti, ciascuno dei quali coperto da volte a crociera; al primo piano si osservava la presenza di altrettanti ambienti, il primo era coperto da una splendida e integra volta a crociera che trovava similitudini con le coperture di Castel Maniace e Augusta 12), la seconda sala era impreziosita da una volta ad ombrello con otto vele, simile alle coperture delle torri angolari di Castel Ursino e alle volte presso la Torre di Enna 13). Le coperture del secondo piano risultavano interamente rifatte e le antiche ogive apparivano decapitate in favore del terrazzamento di entrambe le torri 14). La terrazza era, inoltre, rinforzata grazie alla presenza di beccatelli e caditoie non coevi all’impianto originario dell’edificio e introdotti, presumibilmente, nel corso del XIV sec. d.C. 15). Le due torri, entrambi quadrate, non avevano le medesime dimensioni, la più grande, in pianta, misurava 9,40 metri per lato; la più piccola ne misurava solo 6,50. L’altezza di entrambi gli edifici doveva essere simile, pari a circa 18,60 metri. Agnello, che fu il primo e l’unico a poter studiare minuziosamente l’edificio, ritenne che il corpo di fabbrica fosse quanto rimaneva di un organismo ben più complesso, sebbene notasse una relativa integrità della costruzione. Proprio questo particolare ha spinto la ricerca più recente a considerare il castello di Burgimilluso come un raro esempio di dongione gemello o “donjons jumeaux” 16), la cui tipologia è presente soprattutto in Francia, come nel caso del castello di Excideuil (XII/XIII sec. d.C.). L’ipotesi del “dongione gemello” o doppio dongione spiegherebbe anche l’assenza di un’entrata al pian terreno, particolare evidenziato da Agnello. E’ possibile, infatti, che l’accesso al dongione avvenisse partendo dal piano “nobile” per mezzo di una scala esterna, oggi scomparsa 17). Gli studi più recenti ritengono che, in linea di massima, Agnello abbia correttamente attribuito la torre di Menfi ad epoca sveva 18). Purtroppo delle decorazioni architettoniche attentamente osservate dallo studioso siracusano nulla più rimane, così come del resto della struttura si conservano pochi monconi quasi del tutto illegibili.

La TORRE DI PORTO PALO DI MENFISimbolo indiscusso dell’antico borgo marinaro di Porto Palo di Menfi (AG), oggi rinomata ...
01/12/2019

La TORRE DI PORTO PALO DI MENFI

Simbolo indiscusso dell’antico borgo marinaro di Porto Palo di Menfi (AG), oggi rinomata località balneare,è la torre anticorsaracostruita nel 1583 per volere del Viceré di Sicilia Juan de Vega durante la dominazione di Carlo V d’Asburgo. Il progetto venne affidato all’architetto e ingegnere militare Cammillo Camilliani (Firenze, XVI secolo – Palermo, 1603). Egli collaborò alla realizzazione della famosa Fontana di Piazza Pretoria a Palermo e progettò la maggior parte delle torri di guardia che punteggiavano le coste siciliane sotto la dominazione sp****la.Queste torricostituivano un vero e proprio sistema militare difensivo;oltre alla funzione di avvistamento,servivano a coordinare la fanteria o la cavalleria in caso di incursioni barbaresche. I temibili pirati saraceni cacciati, dall’Italia dai Normanni nell’anno Mille, incutevano ancora terrore nel Cinquecento, attraccando sulle coste meridionali dell’Isola e invadendo le campagne dove facevano razia dei raccolti, saccheggiando le case e catturando i prigionieri cristiani di cui richiedevano il riscatto. Identica funzione difensiva aveva la Torre di Porto Palo, costruita su un’altura rocciosa chiamata “Punta di Palo” da cui prese il nome. La sua posizione sopraelevata consentiva di dominare visivamente ampie porzioni del litorale mediterraneo. La torrecon base tronco piramidale di mt 10,90 e fusto a base quadrata di mt 11,50 x 11,75, si sviluppa su due livelli; costruitacon mattoni di pietra, era ornata da una merlatura (si conserva una mensola che doveva sostenere i merli), e dotata di un’ampia terrazza dove i soldati sorvegliavano la costa, muniti di artiglieria e da un cannone di bronzo di 8 libbre. La torre era provvista,inoltre,di un focolare e di bandiere che servivano per comunicare a distanza con le altre torri limitrofe (come la Torre del Tradimento di Sciacca,la Torre di Tre Fontane,la Torre Mazara e Torre Saurelloa Campobello di Mazara). La struttura possedeva un solo accesso al piano superiore, di forma arcuata(ancora esistente), sul lato opposto al mare,da cui i soldati salivano attraverso una scala a pioli removibile. Mentre il piano superiore era adibito amagazzino d’artiglieria e di armi, al pianoterra era stata creata una cisterna dove venivano stipate le merci che arrivavano al porto. In caso di attacco diurno o notturno, la torre richiamava l’intervento di una guarnigione che pattugliava il luogo. Solitamentedi giorno veniva sparato un colpo di cannone, con due fumate e l’innalzamento di bandiere; di notte venivano sparati due colpi di cannone, due botti e una terza cannonata. La torre fu protagonista di alcuni episodi di guerriglia e rimase in uso fino ai primi anni dell’Ottocento. Attualmente si conserva in buone condizioni, anche se si auspica la messa in sicurezza del terreno sottostante e una buona manutenzione all’interno e all’esterno del monumento. Ancora oggi,la Torre di Porto Palo,possiede una forte valenza storica e paesaggistica,e da secoli resiste all’incuria del tempo, divenendo spettatricee iconadi un turbolento e violento passato.

B. F.

Una buona serata a tutti e si e la torre di porto Palo 👍👍👍👍
29/11/2019

Una buona serata a tutti e si e la torre di porto Palo 👍👍👍👍

Bellissimo👍👍👍
28/11/2019

Bellissimo👍👍👍

La bellissima Chiesa Madre  (La Matrice) situata in piazza Vittorio Emanuele prima del sisma del 1968 👍
28/11/2019

La bellissima Chiesa Madre (La Matrice) situata in piazza Vittorio Emanuele prima del sisma del 1968 👍

27/11/2019
27/11/2019

Alcuni proverbi della nostra Menfi
Con la rispettiva traduzione
Una buona serata 👍👍👍👍

Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia.
Uc***lo in gabbia non canta per amore, ma per rabbia.

Acqua, cunsigghiu e sali a cu n`addumanna `n ci nni dari.
Acqua, consiglio e sale non darne a chi non te ne chiede.


A ucca è quantu n’aneddu, si mangia turri, palazzi e casteddu.
(La bocca e quanto un'anello, ma si mangia torri, palazzi e castelli)

Amuri nun senti cunsigghi.
(Amore non sente consigli)

A pignata vaddata non vugghi mai.
La pentola guardata non bolle mai

Aspittari e non veniri, jiri a tavula e non manciari, jiri o lettu e non durmiri su` tri peni di muriri.
Aspettare qualcuno che non viene, andare a tavola e non mangiare, andare a letto e non dormire sono tre pene da morire.

Attacca lu sceccu unni voli u patruni
Lega l'asino dove vuole il padrone.

Bon tempu e malu tempu, nun dura tuttu tempu.
(Buon tempo e brutto tempo non durano sempre)

Carciri, malatia e nicissità, si viri lu cori di l'amici.
(Nel carcere, nella malattia e nelle necessità, si vede il cuore degli amici)

Ccu amici e ccuparenti, 'un accattari e 'un vinniri nienti.
(Con gli amici e con i parenti, non comprare e non vendere niente)

Cu' è picciottu è riccu.
Chi è giovane è ricco

Chiddu ca fa p`i mo denti non fa p`i me parenti.
Ciò che è utile per me non lo è per gli altri.

Buon pranzo a tutti 🍝🍝
27/11/2019

Buon pranzo a tutti 🍝🍝

UNA BELLISSIMA VEDUTA AEREA DELLA PIAZZA Vittorio Emanuele dopo  sisma del 68
27/11/2019

UNA BELLISSIMA VEDUTA AEREA DELLA PIAZZA Vittorio Emanuele dopo sisma del 68

Buongiorno a tutti con questa bella immagine
27/11/2019

Buongiorno a tutti con questa bella immagine

Vi aggiorno con queste foto 👍👍👍
26/11/2019

Vi aggiorno con queste foto 👍👍👍

26/11/2019

sono delle foto che raffigurano il territorio di Menfi Antica e Moderna

26/11/2019

Buongiorno a tutti Volevo fare un appello Se qualcuno a casa avrebbe delle foto che raffigurano Menfi l'antichità ho qualche quartiere che oggi non esiste dovuto al rifacimento del paese e vorrebbe condividerla con questa pagina sarò dietro di pubblicarla e mettere il nome del proprietario della foto Cordiali saluti e spero che arriveranno tante foto👍👍

Buongiorno vi offro una poesia del poeta Menfitano Nino Ardizzone
25/11/2019

Buongiorno vi offro una poesia del poeta Menfitano Nino Ardizzone

MENFITANI ILLUSTRI
24/11/2019

MENFITANI ILLUSTRI

Menfi nacque secondo i programmi di Federico II di Svevia che nel 1238 fece costruire un castello nella parte centrale d...
24/11/2019

Menfi nacque secondo i programmi di Federico II di Svevia che nel 1238 fece costruire un castello nella parte centrale dell’attuale paese in vista di un successivo popolamentno della zona.

Del castello oggi non è rimasto nulla, si ricorda solo la Torre Federiciana, una torrione d’avvistamento composto da due corpi sovrapposti dalla forma quadrangolare che formano ben quattro piani di altezza andata distrutta nel 1968, durante il terremoto del Belice.

L’architetto Gregotti la ricostruì insieme alla Chiesa Madre, rendendo la struttura accessibile attraverso una scala a spirale e usando come pietra il tufo, materiale tipico del territorio agrigentino.

DIEGO ARGONA TAGLIAVIA PIGNATELLI FONDATORE DI MENFIDiego d'Aragona Tagliavia (1596-1663), IV duca di Terranova e IV pri...
24/11/2019

DIEGO ARGONA TAGLIAVIA PIGNATELLI FONDATORE DI MENFI

Diego d'Aragona Tagliavia (1596-1663), IV duca di Terranova e IV principe di Castelvetrano, fedelissimo del re Filippo IV, fu un altro personaggio di primo piano nella storia della politica sp****la nella prima metà del '600.
Don Diego sposò anche lui un'ereditiera di altissimo rango e notevole patrimonio: Stefania Carrillo de Mendoza y Cortez (1595-1653), pronipote del Conquistatore del Messico. Nuovo cognome aggiunto per l'unica figlia, erede di una ricchezza smisurata:

Nel cuore del centro storico, ben distinguibile dalle altre strutture, ecco Palazzo Ravidà, complesso architettonico set...
24/11/2019

Nel cuore del centro storico, ben distinguibile dalle altre strutture, ecco Palazzo Ravidà, complesso architettonico settecentesco dallo stile neoclassico.

Dall’indistinguibile facciata, composta da colonne doriche in arenaria che adornano lo splendido portico d’entrata, il Palazzo fu costruito nel XVIII secolo per volere della famiglia Ravidà Ferrantelli come residenza estiva.

All’interno è possibile ammirare un’insieme di sale dalla particolare bellezza, ornate da una pavimentazione in maioliche di Santo Stefano di Camastra, comune del messinese noto per la produzione di ceramiche, e la presenza di rappresentazione parietali affrescate da motivi zoomorfi e floreali, tipiche dell’epoca neoclassica.

Menfi, anticamente chiamata “Inycon”, è un piccolo paese della costa Sud-Occidentale della Sicilia fondato nel 1638 da D...
24/11/2019

Menfi, anticamente chiamata “Inycon”, è un piccolo paese della costa Sud-Occidentale della Sicilia fondato nel 1638 da Diego Tagliavia Aragona. Situato tra le aree archeologiche di Selinunte ed Eraclea Minoa, è circondato dal fascino del passato. Appartengono al territorio di Menfi la bellissima spiaggia di Porto Palo e la Riserva Naturale delle Foci del fiume Belìce. E’ un paese prevalentemente agricolo che fonda la sua ricchezza in particolare nella coltivazione della vite e nella produzione del vino, tanto da fargli meritare il riconoscimento della D.O.C. e la Palma di “Città del Vino”.

Palazzo Pignatelli sorge sull’area occupata nel XIII secolo dal Castello di Federico II di Svevia. Risale al 1638, anno ...
24/11/2019

Palazzo Pignatelli sorge sull’area occupata nel XIII secolo dal Castello di Federico II di Svevia. Risale al 1638, anno in cui Diego Aragona Tagliavia fondò il nuovo centro abitato di Menfi. Si articola su due piani con dodici ambienti a volta. Un ampio portone immette nel grande cortile interno da cui, tramite una sfarzosa scala di marmo, si accede al piano nobile. Alla fine dell’età feudale divenne sede del Municipio, poi della Pretura, una scuola e infine un frequentatissimo bar del centro. Durante gli scavi archeologici condotti di recente è stata riportata alla luce, appena sotto la pavimentazione del Palazzo, una necropoli risalente al 330-400 d. C. Nella stessa area sono stati rinvenuti anche vari frammenti di ceramica del XIII secolo riconducibili all’insediamento medievale di Burgimilluso.

Indirizzo

Menfi
92013

Sito Web

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