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04/07/2024

PSICOANALISI DEL CAPO

I grandi dittatori del Novecento sono stati a lungo sotto la lente dell’indagine psicoanalitica. Tra gli analisti più noti, furono soprattutto Sigmund Freud, Wilhelm Reich ed Erich Fromm a studiare la genesi dei totalitarismi e la figura del “capo carismatico”.

La prima guerra mondiale aveva sconvolto l’Europa: gli Imperi dell’Ottocento erano scomparsi, lasciando spazio a Rivoluzioni e al caos; le fragili democrazie faticavano a contenere le richieste popolari e socialiste.
Nel “marasma” del primo Dopoguerra, la figura del “capo” emerse come portatore di ordine e disciplina, rapida e muscolare soluzione contro ogni male.

Nel capo, Freud coglie una figura capace di interpretare e di incarnare i desideri della folla: le individualità si perdono nella massa, trasformandola in un corpo compatto in diretto dialogo con il Capo, capace di essere tanto amante quanto padre/guida della folla.

Freud esplora il rapporto tra il Capo e la folla in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921).

Reich osserva come la nascita e il diffondersi delle dittature altro non fosse che un movimento difensivo della psiche individuale e collettiva, contro la minaccia della libera circolazione ed espressione di pulsioni e desideri.

La repressione politica era quindi riflesso della repressione psichica contro gli impulsi inaccettabili. La repressione dell’inconscio diveniva quindi repressione delle libertà, individuali e collettive.

L’opera più importante che Reich dedica all’analisi della politica nell’Europa schiacciata dalle dittature è il celebre saggio “Psicologia di masse del fascismo” (1933)

Fromm arriverà ad intitolare un suo libro “Fuga dalla libertà” (1941), per sottolineare come l’epoca dei totalitarismi abbia avuto origine da un aspetto centrale del rapporto tra individuo, desideri e società. Fromm osserva come la dipendenza sia un aspetto centrale e da sempre presente nella vita umana: nasciamo dipendenti dall’Altro e in un mondo che ci precede.

Questa forma di alienazione è poi oggetto di contestazione e il suo superamento: il “liberarsi dalle catene” però non porterebbe alla felicità, bensì all’emergere dell’angoscia. Ecco che la repressione interviene, come un tappo, a impedire l’emergere di quei contenuti inconsci che potrebbero prendere il sopravvento sull’Io, schiacciandolo.

L’angoscia è infatti il segnale, per come lo intende Freud, dell’emergere di quanto rimosso, del suo “ritorno” in superficie.

Tutti questi autori concordano nella necessità di esplorare a fondo le caratteristiche del capo carismatico: cosa lo rende così speciale?

Freud, in “Totem e tabù”, aveva già sottolineato la centralità del Padre totemico come simbolo, come autorità superiore alla quale tutta la tribù si sottomette.

Negli anni successivi, Freud coglie come:

“Se però i bisogni della massa la portano verso un capo, le doti personali di costui dovranno corrispondere alle aspettative della massa. Perché essa creda in lui, anche il capo deve subire il fascino di una fede (di un'idea) potente, deve possedere una volontà forte, imperiosa, tale da venir accettata dalla massa abulica.”

Il prestigio di cui parla Freud altro non è che la suggestione, il transfert che il capo sa evocare nella sua folla. Il capo incarnerebbe il prototipo di pregi e difetti dei singoli che compongono la folla, in una mescolanza familiare e seducente.

Freud aggiunge che:

“siamo già in grado di intuire che il legame reciproco tra gli individui componenti la massa ha la natura di quest'ultima identificazione dovuta a un'importante comunanza affettiva; e possiamo supporre che questa comunanza sia data dal tipo di legame che si stabilisce con il capo. Ma intuiamo anche un'altra cosa: che siamo
lungi dall'aver trattato esaurientemente il problema dell'identificazione e che ci troviamo in presenza del processo che la psicologia chiama "immedesimazione", e che più di ogni altro ci permette d'intendere l'Io estraneo di altre persone.”

Per indurre questa “immedesimazione”, il capo deve offrire, come un provetto attore al suo pubblico, gli attributi e le caratteristiche che la folla desidera e si aspetta di trovare.

Tra capo e folla si crea quindi un legame speciale, di reciproca suggestione, che li unisce come l’amore lega due individui. In questo senso, abbiamo un massimo esempio di capo carismatico nel dittatore italiano Mussolini.

Denis Mack Smith, storico e biografo inglese, affermò che “è un fatto che durante tutta la sua vita il vero Mussolini fu largamente occultato da una successione di maschere, e forse ognuna di tali maschere rivela in qualche modo aspetti autentici del suo carattere.”

In quanto “capo” infatti, nulla interessa della dimensione privata, delle reali intenzioni o dell’intimità del leader: l’unica cosa che conta è ciò che mostra alla folla, la “maschera” che indossa e che offre per suscitare la suggestione.

La sfida del capo è di mantenere vivo il rapporto di suggestione, senza che la folla smetta di credere che il suo capo possa essere la soluzione a tutti i problemi.

In un celebre discorso, Mussolini, oramai da molti anni al potere, domanda alla folla: “ditemi, è forse cambiato qualcosa tra noi?” e la folla, assiepata sotto il palazzo, urla unanime: “no!”.

Come in un religione, nella quale il confine tra il sacro e il ridicolo è sempre incerto e sottile, nel rapporto tra capo e folla si gioca la realizzazione, che diviene poi parodistica, dell’ideale; ne sono prova le osservazioni di Giuseppe Bottai, per tanti anni tra i dirigenti del Regime, ministro delle corporazioni e dell’educazione nazionale, che descrisse Mussolini così:

“è come una centrale elettrica, che accende una sola lampadina”

L’incredibile attivismo del dittatore produceva poi un effetto misero: un’enorme macchina organizzativa per illuminare un uomo solo. Non a caso, lo stesso Bottai definì il regime “una dittatura sulla punta di uno spillo”: attaccare qualsiasi difetto del regime significava infatti, inevitabilmente, attaccare Mussolini; il regime non poteva quindi essere riformato neanche dall’interno, perché “ogni colpo finiva per essere un colpo al centro”, cioè a Mussolini stesso.

Mussolini era infatti descritto come “sempre giovane” (era vietato fare riferimento al suo compleanno sui giornali), capace di praticare qualunque sport, lavoratore instancabile (la luce del suo ufficio era sempre accesa), sempre in salute (invece soffriva di una dolorosissima ulcera, che causò diverse emorragie interne).

I titoli si moltiplicavano, facendo del dittatore una figura gigantesca: “Grande nocchiero”, “Dinamo umana”, “Capo spirituale dell’Europa”, “Principe della stirpe”, “Dominatore della filosofia”, “Aeronauta del pensiero”, “Colonna del mondo”, “Messo di Dio”, “Grande Mago”, “Genio universale”, “Incarnazione del veltro dantesco”, infine “Uomo della Provvidenza”.

Il capo fa tutto, pensa a tutto, risolve tutto. Il dinamismo mussoliniano tuttavia ha avuto una pesante eredità: Piero Gobetti infatti afferma che:

“Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza.”

L’apparato di propaganda era così efficace che ognuna delle centinaia di migliaia di lettere che Mussolini riceveva durante gli anni del suo governo riceveva una risposta, scritta dagli impiegati dei ministeri: a tutti si offriva l’immagine di un Padre attento, in ascolto, interessato ai problemi della gente.

L'articolo completo è disponibile sul sito.

L'illustrazione è di Giulia Iaquinta.

Per approfondire:

-Sigmund Freud – Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921);

-Wilhelm Reich – Psicologia di massa del fascismo (1933);

-Erich Fromm – Fuga dalla libertà (1941);

-Roberto Zapperi - Freud e Mussolini. La psicoanalisi in Italia durante il regime fascista (2013).

29/06/2024

“Ma il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto.”

Luigi Pirandello

Da leggere e ridere
04/06/2024

Da leggere e ridere

Esistono - RIPETO - ESISTONO.

07/07/2023
03/07/2023

Milano e la Chiesa Ambrosiana
Martedì 4 luglio ore 11
Scopriamo il Duomo di Milano e la sua sacralità.
Visita guidata autorizzata per scoprire i misteri e i tesori all'interno della più grande cattedrale italiana.
Gli scavi archeologici di Via Brisa, concluderanno l'itinerario sulle orme della Chiesa delle Origini (durata totale circa 1 ora e quarantacinque minuti. Max 15 partecipanti)
Costo della visita a persona, con Guida Professionale Autorizzata e radio guide in dotazione € 15, comprensivo del biglietto di ingresso al Duomo di Milano (€ 8.00).

22/02/2023

33K Likes, 517 Comments - Business | Crescita Personale | Motivazione () on Instagram: "Perché vedete, le guerre non le fanno solo i fabbricanti d’armi e i commessi viaggiatori che le vendono ma… anche le persone come voi. - 👉 Segui - 🎙 Alberto Sordi - 🍿 Tratto...

I ricchi e i poveri
03/02/2023

I ricchi e i poveri

MIA FIGLIA NON HA INTENZIONE DI SPOSARE UN UOMO POVERO... Bill Gates spiega perché sua figlia non può sposare un povero. Qualche anno fa ho partecipato a una… | 163 comments on LinkedIn

10/08/2022
08/08/2021

Papà mi diceva
per capire chi è un buon amico
organizza una festa
fai una festa bellissima
prendi buone birre
e dei vini sopra i tredici
prendi del buon cibo
e che la musica di sottofondo
sia bella, che possa accogliere tutti
mettila alta
ma non troppo
lascia che i vostri dialoghi
non vengano coperti dagli assoli,
invita amici, mi diceva, invitane tanti,
invita tutti gli amici che conosci

e poi finita la festa
lascia che ognuno prenda la via
che preferisce,
non forzare nessuno a rimanere
non convincere
non prolungare mai la festa
che le feste hanno origini più antiche di noi,
sanno loro quando finire,
tu saluta e augura la buonanotte a tutti

e osserva
osserva bene chi di sua volontà
resta ad aiutarti,
chi ti aiuterà a lavare i piatti
chi ti aiuterà a rimettere a posto
a sistemare le cose,
questi,
saranno i tuoi buoni amici,
quelli che non ti staranno accanto
quando la musica e il vino
gioiranno con le tue buone lune,

i buoni amici
sono quelli che rimarranno
anche quando la tua vita
avrà da offrire solo briciole e disordine

e alla fine di tutto,
mi diceva papà
ricorda, alla fine di ogni bellissima festa
alla fine di ogni momento epico
di ogni grande successo
e di ogni impresa riuscita,
vedrai che accanto a te
resteranno sempre pochissime persone,
ma quelle pochissime
ricordalo sempre,
valgono tutto...

Gio Evan

15/04/2021
02/11/2020

Antologia minima: Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

24/06/2020

La mia intelligenza?
Più che mediocre.
I miei unici meriti sono stati impegno
e ottimismo. L'assenza di complessi
psicologici, la tenacia nel seguire la
strada che ritenevo giusta, l'abitudine
a sottovalutare gli ostacoli – un tratto
che ho ereditato da mio padre – mi
hanno aiutato enormemente ad
affrontare le difficoltà della vita.
Ai miei genitori devo anche la tendenza
a guardare gli altri con simpatia e senza diffidenza.

- Rita Levi Montalcini -

Il nostro Sindaco fedele a "Milano non si fermerà", è arrabbiato perché vengono scoperte mura medievali con materiali di...
25/04/2020

Il nostro Sindaco fedele a "Milano non si fermerà", è arrabbiato perché vengono scoperte mura medievali con materiali di epoca romana!!!!

"Ci mancavano solo i muri romani" dice il Sindaco di Milano durante una diretta Facebook sui cantieri della metropolitana.

25/04/2020

Questa pagina raccoglie quotidianamente e condivide dati e analisi scientifiche di scienziati e rice

15/04/2020

Quando saremo due saremo veglia e sonno affonderemo nella stessa polpa come il dente di latte e il suo secondo, saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, come i cieli, del giorno e della notte, due come sono i piedi, gli occhi, i reni, come i tempi del battito i colpi del respiro. Quando....

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