Maurizio Mascaro Guida e Accompagnatore Turistico

Maurizio Mascaro Guida e Accompagnatore Turistico Visite guidate a Milano e Laghi
Servizi di Assistenza ed Accompagnamento turistico

15/01/2025

Oggi su “Il Foglio” Andrea Marcenaro nella sua rubrica si è dispiaciuto che Sigfrido Ranucci conduttore di Report non sia morto ai tempi in cui era inviato a Sumatra nel 2005.

Gli ha risposto in modo gentile ma deciso il figlio di Ranucci, Emanuele:

“Caro Andrea,
fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del "giornale" in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu - spero vivamente per la categoria di no - sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre.

Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e DIGOS in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre.

Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell'isola di Sumatra, che giusto per precisione si trova in Indonesia e non India, quando papà con il parere contrario del suo Direttore Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano.

È uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre, faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza.

Ebbene sì, è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto.
Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l'assassino è evidente a tutti.”

Non aggiungo altro.

27/10/2024
08/09/2024

📍 𝐋𝐚 𝐠𝐫𝐨𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐕𝐨𝐫𝐨𝐧𝐲𝐚, il punto più vicino al centro della Terra.
La grotta di Voronya, conosciuta anche come grotta di Krubera, è la grotta più profonda del mondo.
La grotta, Krubera-Voronya, è considerata l'"Everest delle grotte". La lunghezza totale dei passaggi delle grotte raggiunge i 13.232 m, la profondità è -2.197 m. Si trova in Abkhazia (Georgia) vicino al mare nero
La differenza di altitudine tra l'ingresso della grotta e il suo punto esplorato più profondo è di 2.197 ± 20 metri (7.208 ± 66 piedi). Divenne la grotta più profonda conosciuta al mondo nel 2001, quando la spedizione dell'Associazione Speleologica Ucraina raggiunse una profondità di 1.710 m (5.610 piedi), che superò di 80 metri la profondità della grotta più profonda precedentemente conosciuta, Lamprechtsofen, nelle Alpi austriache.
Nel 2004, per la prima volta nella storia della speleologia, la spedizione dell'Associazione Speleologica Ucraina ha raggiunto una profondità di oltre 2.000 metri (6.600 piedi) ed ha esplorato la grotta fino a -2.080 m (-6.824 piedi).
La valle Ortobalagan si estende lungo la dorsale anticliminale di Berchil'sky, che scende dolcemente verso nord-ovest. Gli ingressi delle grotte sono rivestiti lungo il crinale anticliniale, ma le grotte sono controllate da faglie longitudinali, trasversali e oblique e comprendono complessi modelli di avvolgimento nella vista della pianta, rimanendo in gran parte all'interno e vicino alla zona anticlinica.
Le grotte sono prevalentemente una combinazione di pozzi poco profondi e ripidi passaggi di serpenti, anche se in alcuni luoghi tagliano passaggi fossili apparentemente antichi a diversi livelli.

03/09/2024

Ecco alcune regole sociali che potrebbero esserti utili:

Non chiamare qualcuno più di due volte di seguito. Se non risponde, presumi che abbia impegni importanti.
Restituisci il denaro preso in prestito prima ancora che chi te lo ha dato se ne ricordi o chieda indietro. Questo dimostra la tua integrità e il tuo carattere. Lo stesso vale per ombrelli, penne e contenitori per il pranzo.
Non ordinare il piatto più costoso del menu quando qualcuno ti invita a pranzo o a cena.
Evita domande imbarazzanti come "Ah, non sei ancora sposato?" oppure "Non hai figli?" o "Perché non hai comprato una casa?" o "Perché non hai comprato una macchina?" Non è affar tuo.
Apri sempre la porta per chi ti segue, sia che sia un uomo o una donna, senior o junior. Non diventi più piccolo trattando bene gli altri in pubblico.
Se prendi un taxi con un amico e lui/lei paga ora, cerca di pagare tu la prossima volta.
Rispetta le opinioni diverse dalle tue. Ricorda, ciò che per te può sembrare un 6, per qualcun altro potrebbe essere un 9. Inoltre, una seconda opinione può offrire alternative valide.
Non interrompere le persone mentre parlano. Lascia che esprimano tutto ciò che hanno da dire. Come si dice, ascolta tutto e filtra tutto.
Se prendi in giro qualcuno e non sembra gradire, fermati e non farlo più. Continuare a farlo quando non è gradito non fa altro che dimostrare quanto tu sia poco rispettoso.
Dì “grazie” quando qualcuno ti aiuta.
Loda in pubblico. Critica in privato.
Non commentare mai il peso delle persone. Dì semplicemente “Sembri fantastico/a.” Se vogliono parlare di perdita di peso, lo faranno senza il tuo intervento.
Quando qualcuno ti mostra una foto sul telefono, non scorri a sinistra o a destra. Non sai mai cosa c'è dopo.
Se un collega ti dice di avere un appuntamento dal medico, non chiedere per cosa, basta dire "Spero che tu stia bene." Non metterlo nella posizione scomoda di dover condividere una malattia personale. Se vogliono dirtelo, lo faranno senza la tua curiosità.
Tratta il personale delle pulizie con lo stesso rispetto riservato al CEO. Nessuno è impressionato dal modo sgarbato con cui tratti chi sta al di sotto di te, ma le persone noteranno se li tratti con rispetto.
Se qualcuno ti parla direttamente, non fissare il tuo telefono. È maleducato.
Non dare mai consigli finché non ti vengono richiesti.
Quando incontri qualcuno dopo molto tempo, a meno che non vogliano parlarne, non chiedere l'età o il salario.
Fatti gli affari tuoi a meno che qualcosa non ti riguardi direttamente – rimani fuori dalle questioni che non ti coinvolgono.
Togli gli occhiali da sole quando parli con qualcuno per strada. È un segno di rispetto. Inoltre, il contatto visivo è importante quanto le parole.
Non parlare delle tue ricchezze in mezzo ai poveri. Allo stesso modo, non parlare dei tuoi figli in mezzo a chi non ne ha.
Dopo aver letto un messaggio positivo, considera di dire "Grazie per il messaggio."
L'APPREZZAMENTO è il modo più semplice per ottenere ciò che non hai.

04/07/2024

PSICOANALISI DEL CAPO

I grandi dittatori del Novecento sono stati a lungo sotto la lente dell’indagine psicoanalitica. Tra gli analisti più noti, furono soprattutto Sigmund Freud, Wilhelm Reich ed Erich Fromm a studiare la genesi dei totalitarismi e la figura del “capo carismatico”.

La prima guerra mondiale aveva sconvolto l’Europa: gli Imperi dell’Ottocento erano scomparsi, lasciando spazio a Rivoluzioni e al caos; le fragili democrazie faticavano a contenere le richieste popolari e socialiste.
Nel “marasma” del primo Dopoguerra, la figura del “capo” emerse come portatore di ordine e disciplina, rapida e muscolare soluzione contro ogni male.

Nel capo, Freud coglie una figura capace di interpretare e di incarnare i desideri della folla: le individualità si perdono nella massa, trasformandola in un corpo compatto in diretto dialogo con il Capo, capace di essere tanto amante quanto padre/guida della folla.

Freud esplora il rapporto tra il Capo e la folla in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921).

Reich osserva come la nascita e il diffondersi delle dittature altro non fosse che un movimento difensivo della psiche individuale e collettiva, contro la minaccia della libera circolazione ed espressione di pulsioni e desideri.

La repressione politica era quindi riflesso della repressione psichica contro gli impulsi inaccettabili. La repressione dell’inconscio diveniva quindi repressione delle libertà, individuali e collettive.

L’opera più importante che Reich dedica all’analisi della politica nell’Europa schiacciata dalle dittature è il celebre saggio “Psicologia di masse del fascismo” (1933)

Fromm arriverà ad intitolare un suo libro “Fuga dalla libertà” (1941), per sottolineare come l’epoca dei totalitarismi abbia avuto origine da un aspetto centrale del rapporto tra individuo, desideri e società. Fromm osserva come la dipendenza sia un aspetto centrale e da sempre presente nella vita umana: nasciamo dipendenti dall’Altro e in un mondo che ci precede.

Questa forma di alienazione è poi oggetto di contestazione e il suo superamento: il “liberarsi dalle catene” però non porterebbe alla felicità, bensì all’emergere dell’angoscia. Ecco che la repressione interviene, come un tappo, a impedire l’emergere di quei contenuti inconsci che potrebbero prendere il sopravvento sull’Io, schiacciandolo.

L’angoscia è infatti il segnale, per come lo intende Freud, dell’emergere di quanto rimosso, del suo “ritorno” in superficie.

Tutti questi autori concordano nella necessità di esplorare a fondo le caratteristiche del capo carismatico: cosa lo rende così speciale?

Freud, in “Totem e tabù”, aveva già sottolineato la centralità del Padre totemico come simbolo, come autorità superiore alla quale tutta la tribù si sottomette.

Negli anni successivi, Freud coglie come:

“Se però i bisogni della massa la portano verso un capo, le doti personali di costui dovranno corrispondere alle aspettative della massa. Perché essa creda in lui, anche il capo deve subire il fascino di una fede (di un'idea) potente, deve possedere una volontà forte, imperiosa, tale da venir accettata dalla massa abulica.”

Il prestigio di cui parla Freud altro non è che la suggestione, il transfert che il capo sa evocare nella sua folla. Il capo incarnerebbe il prototipo di pregi e difetti dei singoli che compongono la folla, in una mescolanza familiare e seducente.

Freud aggiunge che:

“siamo già in grado di intuire che il legame reciproco tra gli individui componenti la massa ha la natura di quest'ultima identificazione dovuta a un'importante comunanza affettiva; e possiamo supporre che questa comunanza sia data dal tipo di legame che si stabilisce con il capo. Ma intuiamo anche un'altra cosa: che siamo
lungi dall'aver trattato esaurientemente il problema dell'identificazione e che ci troviamo in presenza del processo che la psicologia chiama "immedesimazione", e che più di ogni altro ci permette d'intendere l'Io estraneo di altre persone.”

Per indurre questa “immedesimazione”, il capo deve offrire, come un provetto attore al suo pubblico, gli attributi e le caratteristiche che la folla desidera e si aspetta di trovare.

Tra capo e folla si crea quindi un legame speciale, di reciproca suggestione, che li unisce come l’amore lega due individui. In questo senso, abbiamo un massimo esempio di capo carismatico nel dittatore italiano Mussolini.

Denis Mack Smith, storico e biografo inglese, affermò che “è un fatto che durante tutta la sua vita il vero Mussolini fu largamente occultato da una successione di maschere, e forse ognuna di tali maschere rivela in qualche modo aspetti autentici del suo carattere.”

In quanto “capo” infatti, nulla interessa della dimensione privata, delle reali intenzioni o dell’intimità del leader: l’unica cosa che conta è ciò che mostra alla folla, la “maschera” che indossa e che offre per suscitare la suggestione.

La sfida del capo è di mantenere vivo il rapporto di suggestione, senza che la folla smetta di credere che il suo capo possa essere la soluzione a tutti i problemi.

In un celebre discorso, Mussolini, oramai da molti anni al potere, domanda alla folla: “ditemi, è forse cambiato qualcosa tra noi?” e la folla, assiepata sotto il palazzo, urla unanime: “no!”.

Come in un religione, nella quale il confine tra il sacro e il ridicolo è sempre incerto e sottile, nel rapporto tra capo e folla si gioca la realizzazione, che diviene poi parodistica, dell’ideale; ne sono prova le osservazioni di Giuseppe Bottai, per tanti anni tra i dirigenti del Regime, ministro delle corporazioni e dell’educazione nazionale, che descrisse Mussolini così:

“è come una centrale elettrica, che accende una sola lampadina”

L’incredibile attivismo del dittatore produceva poi un effetto misero: un’enorme macchina organizzativa per illuminare un uomo solo. Non a caso, lo stesso Bottai definì il regime “una dittatura sulla punta di uno spillo”: attaccare qualsiasi difetto del regime significava infatti, inevitabilmente, attaccare Mussolini; il regime non poteva quindi essere riformato neanche dall’interno, perché “ogni colpo finiva per essere un colpo al centro”, cioè a Mussolini stesso.

Mussolini era infatti descritto come “sempre giovane” (era vietato fare riferimento al suo compleanno sui giornali), capace di praticare qualunque sport, lavoratore instancabile (la luce del suo ufficio era sempre accesa), sempre in salute (invece soffriva di una dolorosissima ulcera, che causò diverse emorragie interne).

I titoli si moltiplicavano, facendo del dittatore una figura gigantesca: “Grande nocchiero”, “Dinamo umana”, “Capo spirituale dell’Europa”, “Principe della stirpe”, “Dominatore della filosofia”, “Aeronauta del pensiero”, “Colonna del mondo”, “Messo di Dio”, “Grande Mago”, “Genio universale”, “Incarnazione del veltro dantesco”, infine “Uomo della Provvidenza”.

Il capo fa tutto, pensa a tutto, risolve tutto. Il dinamismo mussoliniano tuttavia ha avuto una pesante eredità: Piero Gobetti infatti afferma che:

“Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza.”

L’apparato di propaganda era così efficace che ognuna delle centinaia di migliaia di lettere che Mussolini riceveva durante gli anni del suo governo riceveva una risposta, scritta dagli impiegati dei ministeri: a tutti si offriva l’immagine di un Padre attento, in ascolto, interessato ai problemi della gente.

L'articolo completo è disponibile sul sito.

L'illustrazione è di Giulia Iaquinta.

Per approfondire:

-Sigmund Freud – Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921);

-Wilhelm Reich – Psicologia di massa del fascismo (1933);

-Erich Fromm – Fuga dalla libertà (1941);

-Roberto Zapperi - Freud e Mussolini. La psicoanalisi in Italia durante il regime fascista (2013).

29/06/2024

“Ma il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto.”

Luigi Pirandello

Da leggere e ridere
04/06/2024

Da leggere e ridere

Esistono - RIPETO - ESISTONO.

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