15/11/2024
Uno dei tesori del Museo Archeologico di Firenze, la storia affilascinante del suo ritrovamento.
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15 novembre 1553, viene scoperta la “Chimera”
La splendida opera in bronzo, di pregiata manifattura etrusca e databile tra il IV e il V secolo a.c., fu rinvenuta durante la costruzione delle fortificazioni del capoluogo aretino. Il Granduca Cosimo I, informato dell’avvenuto ritrovamento, la volle subito a Firenze.
Cosimo, che era un grande amante dell’arte, s’innamorò al tal punto dell’opera da voler partecipare personalmente al restauro di minuziosa ripulitura. Anzi, secondo uno scritto di Benvenuto Cellini il granduca ne era così preso che anche successivamente era solito ripulirla con attrezzi da orafo.
L’aspetto della statua si rifà al mito greco di Bellerofonte in cui l’eroe affrontò e uccise la Chimera. Proprio le particolarità fisiche di questo animale immaginario sono alla base della passione di Cosimo per l’opera. In esse il granduca ritrovava riassunte tutte le qualità e le virtù dei Medici: la maestosità e la forza nel corpo di leone; la fecondità, intesa come creatività e ricchezza, nella testa di capra; l’astuzia del serpente nella coda.
Per questo motivo Cosimo la volle per sé, prima a Palazzo Vecchio esposta nella cosiddetta Sala di Leone X e poi nel suo studiolo di Palazzo Pitti. Nel 1718 la statua fu spostata agli Uffizi e successivamente al Palazzo della Crocetta, sede del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dove, dal 1870, è il pezzo forte della collezione.
Una curiosità: sembra che la statua, al momento del ritrovamento, venne inizialmente classificata come un semplice leone, vista l’assenza della coda a forma di serpente che fu ritrovata da Giorgio Vasari solo in seguito. A questo proposito è possibile che il restauro, che servì per ricollocare la coda, non sia stato effettuato nel modo corretto perché il serpente, visto l’atteggiamento aggressivo della fiera, dovrebbe avventarsi contro un ipotetico avversario e non mordere un c***o della testa della capra, come invece avviene.
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