11/06/2021
A volte questo movimento, sempre molto attivo, lo trovo pretestuoso. Stavolta hanno ragione: il sistema di accesso al Ministero, in gravissimo sotto organico, va rivisto.
"AL MINISTERO SI ENTRA SOLO PER CONCORSO": quante volte l'abbiamo sentito ripetere?
Oggi sono state pubblicate le prime graduatorie della selezione che porterà 500 persone, individuate attraverso i centri per l'impiego, a lavorare come custodi per il Ministero della cultura. Una selezione contestatissima fin dall'inizio: ma come, chi ha studiato anni e anni viene ignorato dal Ministero, e invece si assume personale non qualificato senza concorso, con una veloce prova d'idoneità?
Fin dall'inizio però noi abbiamo spiegato che la guerra tra poveri non ci interessa: in un Ministero che funziona c'è spazio per ruoli non specializzati, c'è spazio per persone che hanno studiato poco, molto, moltissimo, ognuna con compiti diversi e specifici. Peccato che tutto questo nel MiC, dove abbiamo pochissimi gradini (custodi, assistenti all'accoglienza e vigilanza, funzionari, con differenze di stipendio ridicole) oggi non succeda. 👉 https://www.facebook.com/miriconoscibeniculturali/posts/2587514718198087
Poi sono passati due anni, e mentre queste assunzioni procedono, i concorsi per ruoli più specializzati sono congelati, o spariti dai radar. E ciò non può che far aumentare la rabbia di chi aveva scelto il Ministero della Cultura come professione a cui aspirare.
Ma oggi vogliamo soffermarci su un altro aspetto: non è vero che nella Pubblica Amministrazione si entra solo per concorso, esistono già diverse selezioni legali per assunzioni che derogano a quella regola costituzionale. E quindi dobbiamo decidere che fare: riformare i concorsi, renderli più funzionali, meno escludenti, meno costosi e farraginosi, ed evitare situazioni come questa, in cui chi sta affrontando il concorso è in attesa da due anni; oppure riformare l'intero sistema delle assunzioni nella pubblica amministrazione, e quindi evitare situazioni come quelle che si verranno a creare, di personale esternalizzato specializzato, che lavora nello stesso museo da dieci o vent'anni, che si troverà affiancato (o peggio sostituito) da colleghi meno qualificati assunti perché in situazioni di difficoltà economica.
Noi non abbiamo una ricetta univoca per sbloccare questo macello trentennale, ma sappiamo che dobbiamo avere il coraggio di riflettere e dibatterne, perché il Ministero della Cultura sta collassando su sé stesso e cambiare (quasi) tutto è l'unico modo per non uscirne travolti.