13/10/2024
13 Ottobre.
Osaka.
Finalmente stamattina una buona colazione europea senza bacchetti, noodles e brodaglie varie.
Esco dall'albergo Alle 10,30, in giro per la città c'è poca gente.
Oggi ho due obiettivi;
- Comprare il nastro da pacchi e un trolley.
- Visitare quel poco che c'è da vedere a Osaka. Cercando su internet consigliavano di vedere il Castello ed una area con vecchi templi buddisti poi l'area dello shopping, qualche palazzo moderno e una ruota panoramica.
Gironzolando trovo un negozio che aveva il nastro ed un altro che vendeva trolley che memorizzo per tornare nel pomeriggio.
Poi passo al punto due.
Mi dirigo verso il castello che si trovava all'interno di un grande giardino e come tutti i castelli aveva un vallo che lo circondava.
C'era una lunga coda per entrare a visitarlo ma io ero in bici e non potevo entrare.
Visto il Castello vado a vedere i templi buddisti che sono in realtà due all'interno di una recinzione. Vicino c'erano altre costruzioni carine e un grande cimitero giapponese monumentale.
Mi mancava la ruota che si trovava vicino alla zona dello shopping che brulicava di gente, la vedo da lontano e questo mi basta e avanza.
Visto praticamente tutto quello che ho ritenuto interessante mi sono diretto verso l'albergo che avevo prenotato. Passo vicino ad un grande negozio di bici ed entro per chiedere se ha cartoni. Il titolare me ne mostra uno che va bene e gli dico di tenerlo che sarei passato verso le 18, mi chiede il nome e ci salutiamo. Riprendo la strada per l'albergo e qui mi succede un fatto particolare.
Una piccola strada intersecava il vialone che stavo percorrendo. Mentre mi stavo avvicinando a questo incrocio scatta il rosso. In Giappone sono molto ligi a rispettare i semafori, io un pò meno e quando ritenevo assurdo aspettare passavo lo stesso nei piccoli incroci.
Anche questa volta butto l'occhio in giro e, non essendoci auto, passo. Appena arrivo dall'altro lato saltano fuori, dalla stradina laterale, due poliziotti che mi fermano e mi dicono di seguirli in commissariato. Durante il tragitto dico a loro , usando google, che non mi ero accorto del semaforo perché stavo guardando il GPS per controllare la strada che mi mancava. Mi dicono che è una formalità e non c'è alcuna multa da pagare. Faccio buon viso a cattiva sorte. Entramo in commissariato, mi fanno sedere ed entrambi prendono due moduli diversi e dopo avermi chiesto il passaporto cominciano a scrivere. Uno dei due poi esce e comincia a guardare la bici in tutte le sue parti e fare foto, poi tira fuori un metro e la misura pure. Da dentro lo vedo ed esco per chiedergli cosa c'è che non va. Lui mi risponde che cerca la matricola, gli dico che questa è una bici artigianale fatta a mano e non ha matricola. Lui mi fa vedere una bici giapponese lì vicina che ha la matricola. Gli rispondo, allora, che la bici l'ho fatta io a mano e non un’azienda ed rientriamo insieme. L’altro era ancora lì che scriveva sul suo modulo giallo, mentre il secondo su un modulo bianco. Poi , quello del modulo giallo ha cominciato a farmi una serie di domande del tipo: quando sono entrato in Giappone, da dove vengo, dove vado, dove sono ospitato e se conosco il giapponese. Gli dico di guardare il timbro sul passaporto, poi il nome dell'albergo che avevo prenotato. Lui alza il telefono e chiama l'albergo per verifica. In quando al giapponese, Gli dico che l'unica parola che conoscevo è "Arigatō" ovvero grazie e lui ride. Poi, scherzando, gli ho detto se mi arrestavano per essere passato col rosso e lui ridendo mi ha risposto che dovevano solo verbalizzare la mia “infrazione”. La cosa è durata tre quarti d'ora. Ho avuto la sensazione che dovessero dimostrare ai capi che loro erano al lavoro e ligi alle regole. Alla fine mi presentano i due verbali scritti in giapponese. Uno dei due mi mostra la traduzione in inglese. In definitiva avevano creduto alla mia versione e non avevano preso alcuna misura contro di me! Insomma mi graziano per questa grave inflazione giapponese@
Mi fanno firmare i due moduli e poi bagnare l'indice su un tampone rosso con cui mi dice di toccare il modulo. Alla fine li saluto con un bel “Arigatō” e dico che il Giappone è un paese che ho apprezzato per il “grande rispetto delle regole”, nel frattempo mi cresceva il naso.
Riprendo la bici e vado in albero…. rispettando tutti i semafori!
Lascio le borse in stanza e vado prima a comprare Il trolley. Ritorno in albergo e dopo una doccia mi faccio chiamare un taxi e vado a prendere lo scatolone.
Per oggi basta, ho imparato che "le regole in Giappone sono il loro punto di forza".
Certo che noi italiani ci facciamo riconoscere bene in giro per il mondo!!!
Per fortuna ci conoscono anche per la nostra creatività ed arte che loro non hanno!