23/05/2024
In un Paese normale
Non volevamo scrivere nulla oggi ma….non si può
Oggi non doveva essere giornata di contestati concorsi le cui prove potevano tranquillamente svolgersi sotto altra data.
Oggi, unitamente ad altre tragiche giornate, un Paese normale dovrebbe fermarsi. Niente clamore, niente grida, negozi aperti, cene e aperitivi, feste e festini vari.
Lo dovremmo fare in onore e in memoria di chi è saltato in aria soltanto per fare il proprio dovere.
E per una cosa che sta cadendo in disuso: il rispetto.
Sì, perché a Palermo, in Sicilia ma anche in tutta Italia, si muore solo perché si fa il proprio dovere.
Invece no, le solite commemorazioni, molte sentite soprattutto da chi quei giorni terribili li ha vissuti ed è sopravvissuto, ma anche tante parole ipocrite, vuote ed inutili. Magistrati, poliziotti, carabinieri, finanzieri, parenti e affetti di chi è saltato in aria in mille pezzi: da queste persone si ascoltano parole che entrano nel cuore e colpiscono le coscienze, di chi una coscienza ce l’ha.
Ma anche parole, fiumi spesso inutili di parole, che provengono da quelli che potrebbero essere definiti gli “eredi morali” di Lima e Ciancimino, da politici opachi, da chi vive “border line” perché vedete la mafia è una (sub) cultura che a Palermo, in Sicilia e in Italia a molti piace e conviene.
“Quando c’era la mafia (come se oggi non esistesse) c’era lavoro per tutti”: ecco, fino a quando un mix esplosivo e pericoloso di ignoranza, delinquenza e (poche volte) disperazione farà pronunciare ad alcuni personagggi simili parole non vedremo mai la luce.
Noi c’eravamo.
Noi c’eravamo quando, nel maledetto traffico di Palermo, le macchine blindate si facevano largo a stento con il Giudice Falcone, Giovanni come oggi lo chiamano, insieme a tante degne persone, anche taluni che non dovrebbero pronunciare il suo nome, e “la gente” si lamentava. “Minchia teatro fanno, tutto stu scrusciu!”, dicevano tanti ignoranti e delinquenti ma anche tanti rappresentanti della…..”Palermo bene”. E si Giovanni e Paolo adesso sono diventati per tutti.
Peccato che a tanti che oggi ne parlano benissimo, Giovanni e Paolo “ci scassavano la minchia” con le loro indagini.
In un Paese normale si dovrebbe fermare tutto il 23 maggio: con un imperativo, il silenzio!
Non si possono piu’ sentire, dopo oltre 30 anni, affermazioni da parte di personaggi che farebbero meglio a tacere. Fatte salve le migliaia e migliaia di persone che commemorano sentitamente la memoria dei caduti.
Pensate che c’era qualche “politico” che non voleva che l’Aeroporto Falcone e Borsellino” di Palermo si chiamasse cosi’. Pensate….
Riposa in pace Dott. Falcone, come ti chiamavano con enorme rispetto anche i mafiosi che si confidavano con te iniziando a collaborare. Riposa in pace insieme ad una Donna che ha pagato soltanto l’amore per te e agli Angeli che erano sempre al tuo fianco e non ti lasciavano solo un secondo. Ragazzi, erano solo dei ragazzi.
A volte, nei momenti di sconforto che ci assalgono in queste cupe giornate (in Sicilia abbiamo un calendario particolare, triste) ci assale in dubbio, ma solo per un attimo, che tutte queste morti tragiche siano state inutili.
Ma siamo certi e vogliamo credere che non sia così.
Siete stati un esempio che ognuno, anche nel proprio piccolo, dovrebbe seguire ogni giorno.
SiAmo la Sicilia