26/09/2024
🏚️Roghudi Vecchio
Il piccolo borgo di origine greca, alle pendici dell’Aspromonte ⛰️è una delle ultime città fantasma, silenzioso custode di leggende e misteri.
La è una di quelle regioni che si lascia svelare piano piano, ma quando succede il visitatore scopre alcune chicche di cui rimanere impressionato. Ne è un esempio Roghudi, il cui nome deriva dal greco "rogòdes", pieno di crepacci o da "rhekhodes", aspro. Posto ad un'altitudine di 527 metri, su una roccia collocata nel cuore della fiumara Amendolea che ha alle spalle l’imponente Monte Cavallo, un comune in provincia di Reggio Calabria la cui storia è ancora intrisa di mistero e che vanta una particolarità, essendo diviso in due differenti parti che però non confinano tra di loro ma sono separate da una distanza di circa 40 chilometri. Roghudi, infatti è in realtà un borgo fantasma, abbarbicato alle pendici meridionali dell’Aspromonte, abitato già dal 1050 e facente parte di quella che era conosciuta come area grecanica, ovvero la zona in cui si parlava la lingua greca. Il 1971, però, segna una svolta nella vita del paese: in quell’anno gli abitanti erano circa 1650 persone ma una potentissima e disastrosa alluvione causò diversi morti e dispersi, rendendo inagibili le abitazioni. Questa è una delle zone più piovose della Calabria e non stupisce, quindi, che venga colpita anche da eventi alluvionali piuttosto estremi. Fu cosi che un’ordinanza del sindaco impose lo sgombero di tutte le famiglie presenti che vennero quindi spostate a vivere parecchi chilometri lontano, l’odierno Roghudi Nuovo. Di conseguenza l’antico Roghudi divenne un paese fantasma, che oggi appare alquanto inquietante e misterioso con le case precarie costruite sul precipizio, gli edifici in rovina e le numerose leggende che sono nate al riguardo. Come quella che vuole grandi chiodi fissati ai muri esterni delle abitazioni a cui venivano legate delle corde: all’altro capo delle funi venivano legati i bambini per le caviglie affinché evitassero di cadere dagli alti dirupi su cui il paese era stato costruito. Numerosi, infatti, sono stati i casi in cui i bambini hanno perso la vita e sembra che ancora oggi, di notte, si possano sentire i loro lamenti salire dai dirupi verso il paese.
Turismo.it
Autore F.G.
📸Carmyne Verduci ©️all rights reserved Kalabria Experience
🏚️Roghudi Vecchio, The small village of Greek origin, on the slopes of Aspromonte⛰️, is one of the last ghost towns, silent guardian of legends and mysteries.
Calabria is one of those regions that allows itself to be slowly revealed, but when it does, the visitor discovers some gems to be impressed by. One example is Roghudi, whose name derives from the Greek "rogòdes," full of crevasses, or from "rhekhodes," rugged. Placed at an altitude of 527 meters, on a rock located in the heart of the fiumara Amendolea that has the imposing Mount Cavallo behind it, a town in the province of Reggio Calabria whose history is still steeped in mystery and which boasts a peculiarity, being divided into two different parts that, however, do not border each other but are separated by a distance of about 40 kilometers. Roghudi, in fact, is actually a ghost town, clinging to the southern slopes of Aspromonte, inhabited as early as 1050 and part of what was known as the Grecanica area, that is, the area where the Greek language was spoken. The year 1971, however, marked a turning point in the life of the town: in that year there were about 1650 inhabitants, but a very powerful and disastrous flood caused several deaths and missing people, making the houses uninhabitable. This is one of the rainiest areas in Calabria, so it is not surprising that it is also affected by rather extreme flood events. Thus it was that a mayoral order imposed the eviction of all the families present, who were then moved to live several kilometers away, today's Roghudi Nuovo. As a result, ancient Roghudi became a ghost town, which today looks rather eerie and mysterious with the precarious houses built on the precipice, the ruined buildings, and the many legends that have sprung up about it. Such as the one about large nails attached to the outside walls of the houses to which ropes were tied: at the other end of the ropes children were tied by the ankles so that they would avoid falling off the high cliffs on which the village was built. Numerous, in fact, were the cases in which children lost their lives, and it seems that even today, at night, their wails can be heard rising from the cliffs toward the village.