28/10/2024
C’era una volta, nel 1812, una bambina di 7 anni bionda e con la pelle così chiara da ricordare la neve, che aveva una mamma che voleva mangiarle fegato, cuore e polmoni conditi con sale e pepe. Così un giorno le offrì una mela avvelenata che la spedì in coma. Quindi, questa discutibile mamma, la chiuse in una teca di vetro che un principe rubò e si portò nel castello in cui viveva. E qui, un bel giorno, i suoi servi, stanchi e frustrati dall’andirivieni di questa teca, che non facevano che spostare da una stanza all’altra, si spazientirono al punto di scuotere la sua comatosa ospite che finì per sputare il pezzetto di mela che le si era incastrato in gola e svegliarsi.
C’era una volta, nel 1937, una ragazzina di circa 16 anni, mora con un cerchietto rosso a ravviarle i capelli, gli occhi scuri, le labbra rosse pure loro e la pelle chiarissima. Era, evidentemente, così bella da suscitare l’invidia della sua matrigna, una perfidissima e vanitosa matrigna che, per non perdere il suo primato di regina di bellezza del suo reame, pensò di fare uccidere la sua figliastra da un cacciatore. Cacciatore che però non ebbe il coraggio di assolvere all’ingrati compito e, per dare prova di averlo invece fatto, consegnò alla matrigna della ragazzina (che nel frattempo aveva trovato riparo presso alcuni minatori piuttosto bassini, che in miniera di spilungoni non se ne son mai visti, neanche nella realtà) il cuore di un cerbiatto. Ma la matrigna sgamò l’inganno, si trasformò in vecchina e si presentò alla porta della casa dei minatori (dove la sua figliastra nel frattempo faceva la sguattera) con un cesto di mele belle rosse. Ne offrì una, avvelenata, alla ragazza (a cui nessuno aveva mai detto che non si accettano mele e caramelle dagli sconosciuti) che, mangiandola, si addormentò, lasciando i minatori senza colf e senza cuoca.
Grande sgomento! I poveri minatori in miniatura decisero quindi di piazzare la loro ex badante in mezzo a un bosco da cui, un giorno, passò un bel principe che vista la sguattera bella è addormentata la limonò con tale convinzione da risvegliarla, portarsela al castello e farne una regina.
Oggi, c’è una ragazzetta sveglia che per sfuggire al delirio narcisistico della sua matrigna va a vivere in una specie di comune con 7 persone, maschi e femmine, mediamente alte, con la pelle di tutti i colori, che la accolgono a casa loro incuranti di decreti flussi, permesso di soggiorno e identità di genere. A un certo punto però, la ragazzina, finisce col restarci mezza secca (che sia coma o narcolessia ancora non è chiaro) fino a quando non si ripiglia per conto suo, come ogni ragazzina, ragazza o donna del XXI secolo dovrebbe essere in grado di fare.
E se ancora gridate allo scandalo perché la nuova Biancaneve non è circondata da nani e non ha bisogno di un uomo che la riporti in vita, provate a considerare che le favole vengono riadattate al tempo in cui si raccontano, ai temi sociali più controversi, e ai rinnovati influssi culturali. Così capirete da soli che se nel 1937 le mamme avevano concluso il processo di beatificazione - iniziato con la rivoluzione industriale e la conseguente tutela dell’infanzia - che ne faceva vergini vestali del focolare domestico, prole compresa, ma avevano ancora bisogno di essere protette e salvate da un uomo, oggi le donne sono cambiate. E le favole si sono adeguate! ♥️
(Ps: la prima versione di Biancaneve è quella originale scritta dai Fratelli Grimm, la seconda è quella edulcorata e riattualizzata dalla Disney, la terza è quella che sta per uscire al cinema per la regia di Greta Gerwig, la prima donna che rimette le mani su una favola scritta dagli uomini)!
Deborah Dirani