06/06/2023
DAL PONTE DI BEMA
DIECI ANNI FA
La natura, a volte, ci regala capolavori o solo sculture abbozzate, che essa stessa crea con l'azione erosiva dell'acqua e del vento. L'interpretazione di queste opere, il più delle volte, è lasciata alla fantasia di chi li osserva e vi riconosce un'immagine precisa, attraverso quel tipico processo psichico (solo umano, per quanto ne so) chiamato pareidolìa.
A me è successo, per esempio, dieci anni fa, il 13 giugno del 2013, verso le sei di sera, di ritorno da una gita al Monte Berro. Guardando giù dal Ponte di Bema, tra le acque del Bitto, ho visto affacciarsi un essere accovacciato che si godeva gli spruzzi di una delle tante cascatine artificiali che si creano in presenza delle briglie che incanalano, spezzandolo, il corso del fiume.
Si tratta di un gruppo roccioso in cui si distinguono i lineamenti di un faccione che spunta da un corpo accucciato tra le acque del Bitto: una "scultura spontanea", come l'ha definita l'artista morbegnese Anna Papini, modellata dagli elementi naturali.
L'ho battezzata "Sfinge di Bema", anche se quel volto non è proprio umano ma ricorda piuttosto una scimmia antropomorfa: infatti, un paio di mesi dopo, la giornalista Lucia Landoni, su una pagina di "Repubblica.it", preferiva vedervi un «King Kong che fa la doccia».
Le valli nei dintorni di Morbegno non sono nuove a "scoperte" del genere. Non lontano dalla vetta del Pizzo dei Tre Signori, per esempio, in cima alla Valle del Bitto di Gerola, ma già in territorio bergamasco, c'è una gigantesca Sfinge, più famosa e dalle sembianze più umane, sebbene un po' sproporzionate. Poi, sparsi qua e là tra le valli, ci sono altre "sculture": un gatto, la testa di un rapace (aquila o falco), una divinità femminile dal volto leonino, eccetera...
Bisogna anche dire che la natura è un'artista mai soddisfatta o forse è una inguaribile perfezionista, e quel che oggi sembra una Sfinge, domani potrebbe cambiare figura; già in passato il suo aspetto era diverso, era più simile a un Grifone, la leggendaria creatura con il corpo di leone e la testa d'aquila. Lo dimostrano le fotografie scattate tra gli anni Sessanta e Settanta da Diego Ronconi, che si dilettava in quel periodo a fotografare le acque del Bitto, immortalando anche la pozza e quel gruppo roccioso in tre istantanee che mi furono mostrate nell'autunno di quell'anno.
Per tornare alla Sfinge, quel che più mi stupisce, ancora oggi, è stato l'entusiasmo con cui gli abitanti di Bema hanno accolto la notizia. Dapprima, il compianto Lino Gavazzi, che non ho mai avuto il piacere di conoscere, installò a metà del ponte un "mirino", attraverso il quale si individua facilmente la Sfinge, e un piccolo cartello di plastica, scritto a mano con inchiostro indelebile, per segnalarne la presenza.
In seguito, nel maggio del 2018, Aldo Lanza, allora presidente della Pro loco Bema, mi contattò per avere alcune fotografie e il permesso di utilizzarle per la progettazione di un cartello informativo che avrebbe menzionato anche la Sfinge. Nell'agosto successivo fu installato un grande cartello informativo, che mi meravigliò ancora di più; non solo per la gigantografia della Sfinge (con la citazione della data della "scoperta" e del nome dello "scopritore"), ma anche perché a lato viene riportata la poesia dedicata al Ponte di Bema dalla poetessa morbegnese Gisella Passarelli.
Il cartello rievocava un'iniziativa di Pietro Giuseppe Ciapponi (morbegnese anch'egli e che mi onora della sua amicizia). Nell'ottobre del 2013, in occasione del centenario della nascita della poetessa, aveva affisso nei luoghi celebrati dalle poesie della Passarelli delle locandine plastificate, con fotografie del luogo e testi dell'Autrice. Un'iniziativa a cui partecipai anch'io, aiutando a realizzare le locandine.
Tornando agli abitanti di Bema, essi hanno dimostrato e dimostrano ancora oggi di tenere, da sempre, al loro Ponte e, dal 2013, alla Sfinge: organizzano escursioni che passano per questi luoghi; e nella manutenzione e nella valorizzazione del territorio non dimenticano mai quest'angolo. Di recente, tanto per citare l'ultimo esempio, il cartello realizzato da Lino Gavazzi, che il sole e la pioggia avevano reso illeggibile, è stato sostituito con uno stampato.
(testo di: Antonio Milano)
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