15/01/2024
"Nonna, cosa si fa se si è disperati?"
"Si cuce bambina mia. A mano, lentamente. Gustandosi ogni onda creata con le proprie dita."
"Cucire fa allontanare la disperazione?"
"No. Cucendo tu la decori. La guardi in faccia. L'affronti. Le dai forma. L'attraversi. E vai oltre."
"Davvero è così potente cucire a mano?"
"Certo cara. La gente non cuce più e per questo è disperata. Le sarte sanno che con ago e filo puoi affrontare qualsiasi situazione buia riuscendo anche a creare dei meravigliosi capolavori. Mentre muovi le tue mani è come se muovessi la tua anima in modo creativo. Se ti lasci trasportare dal ritmo ripetitivo del rammendo e del ricamo entri in un vero e proprio stato meditativo. Riesci a raggiungere altri mondi. Ed il groviglio di fili emotivi dentro di te si ammorbidisce. Senza fare null'altro."
"Cosa s'impara cucendo?"
"Ad affrontare ogni punto. E basta. Senza pensare al punto successivo. Ci si focalizza sul punto presente, ad ogni cucitura. Che poi è quello che ci sfugge nella vita quotidiana. Siamo disperati perché pensiamo sempre al futuro. E così facendo il ricamo diviene disarmonico, confuso, poco curato."
"Sì ma nonna... le preoccupazioni e le paure come si fanno a vincere con il cucito?"
"Bambina mia. Non le devi vincere. Le devi solo accogliere. E comprenderle. Cucendo tessi la trama della vita con le tue mani, sei tu a creare l'abito adatto a te stessa. Cucendo ti colleghi a quel filo sottilissimo che appartiene a tutta l'umanità e ai suoi misteri. Cucendo ti trasformi in un ragno che tesse la sua ragnatela raccontando silenziosamente al mondo tutti i segreti della vita. Intrecciando i fili, intrecci i tuoi pensieri, le tue emozioni. E ti colleghi al divino che è in te e che tiene in mano l'inizio del filo."
Elena Bernabè