03/07/2018
Il monte Vesuvio è un vulcano esplosivo attivo (attualmente in stato di quiescenza) situato in Campania nel territorio dell'omonimo parco nazionale, istituito nel 1996. È attualmente alto 1281 m. e sorge all'interno di una caldera di 4 km di diametro. La caldera rappresenta ciò che resta dell'ex edificio vulcanico (Monte Somma) dopo la grande eruzione del 79 d.C., eruzione che ha creato la caldera dove poi si è formato il Vesuvio.
Il Vesuvio è un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuvio. È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del capoluogo campano. Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo. Una celebre immagine da cartolina ripresa dalla collina di Posillipo lo ha fatto entrare di diritto nell'immaginario collettivo della città di Napoli. Il Vesuvio detiene un primato a livello mondiale, cioè quello di essere stato il primo vulcano ad essere studiato sistematicamente (per volontà della casa regnante dei Borbone), studi che continuano tuttora ad opera dell'Osservatorio Vesuviano. Risale infatti al 1841 (per volontà del re Ferdinando II delle Due Sicilie) la costruzione di un Osservatorio (tuttora funzionante, anche se solo come filiale di più moderne strutture ubicate a Napoli) e si può dire che la vulcanologia, come vera e propria disciplina scientifica, nasca in quegli anni. A riprova dell'elevato grado di leadership scientifica della struttura napoletana, basti pensare che quando nei primi decenni del XX secolo gli statunitensi decisero di creare un osservatorio alle isole Hawaii, presero esempio dall'osservatorio vesuviano. Dal 1944 non si sono verificate più eruzioni. Pur tuttavia, essendo il vulcano considerato in stato di quiescenza, alcuni interventi legislativi hanno individuato una zona rossa.
La nuova zona rossa è stata ampliata, rispetto a quella prevista nel Piano del 2001, comprendendo i territori di 24 Comuni e tre circoscrizioni del Comune di Napoli. Oltre ai 18 indicati già in zona rossa (Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant'Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase), saranno ricomprese le circoscrizioni di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio del Comune di Napoli, i Comuni di Nola, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano e Scafati, e l'enclave di Pomigliano d'Arco nel Comune di Sant'Anastasia.
Il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, con la collaborazione della comunità scientifica e delle autorità locali, ha predisposto un piano di emergenza che viene costantemente aggiornato.
Di recente, la Regione ha predisposto incentivi atti a favorire il decongestionamento dell'area a maggior rischio. L'incentivazione economica però, non ha avuto il risultato sperato, in quanto le popolazioni dei comuni interessati hanno mostrato resistenza a lasciare i luoghi. Infatti quasi tutti dicono che sarebbe stato meglio (invece di utilizzare i fondi per destinarli a questi incentivi di esodo) creare altre "vie di fuga" dal vulcano e istituire un sistema di monitoraggio preventivo ancora migliore, per sapere in anticipo di eventuali manifestazioni eruttive. Inoltre le popolazioni hanno richiesto modifiche sostanziali agli interventi legislativi relativi alla "zona rossa" (ad esempio la diversificazione dei vincoli tra la zona vesuviana marittima da quella della zona interna "sommana" e, ancora, la diversificazione in base all'altitudine).