09/08/2022
Curiosità👀🕵️♂️
La mitologia greca e romana definisce il fiume Lete come il fiume dell’Oblio e si propone, attraverso molteplici racconti, di spiegare il valore che assume la memoria per l’essere umano e i diversi significati che possono essere attribuiti al concetto di Oblio.
Esso viene citato nel X libro de La Repubblica di Platone all’interno del quale è narrato il mito di Er, un soldato valoroso originario della Panfilia che discese nell’oltretomba per conoscere i misteri della reincarnazione delle anime.
Anche il poeta greco Esiodo vissuto tra la fine del VIII e l’inizio del VII secolo a.C, nel poema Teogonia, parla della divinità Lete, la quale forma una coppia di opposti inseparabili con Mnemosyne, dea della memoria.
Invece per gli Orfici, ossia gli appartenenti del movimento religioso dell’Orfismo sorto in Grecia verso il VI secolo a.C., era saggio, per tutti coloro giunti nell’aldilà, non bere l’acqua che conduce all’oblio ma custodire il proprio passato per arrivare ad un livello di saggezza superiore.
L’opera latina più famosa che ne parla è L’Eneide di Virgilio (VI libro), secondo cui le anime dei Campi Elisi, vi si tuffano quando devono reincarnarsi dimenticando, così, le vite passate.
Il fiume dell’Oblio viene menzionato anche da Dante Alighieri nel Purgatorio ma con il nome Letè a causa della difficoltà del letterato con la lingua greca: il corso d’acqua, situato nel paradiso terrestre accanto al fiume del ricordo delle cose buone, Eunoè, sul monte del Purgatorio, viene immaginato da Dante come il luogo in cui le anime purificate si lavano per dimenticare le loro colpe terrene prima di salire in Paradiso.
Infine il Lete ha svolto un ruolo rilevante anche nella letteratura moderna, esempio viene citato nella tragedia goethiana del Faust, e in diverse poesie di Baudelaire.