18/11/2020
Sono le piante a costruire il suolo!
di Cristina Micheloni
Oggi vorrei fare un discorso davvero “terra terra”, semplice ma non semplicistico, su un tema estremamente attuale: il suolo. L’ispirazione e la necessità di approfondire nasce dall’interessantissimo webinar tenuto nella settimana passata dal prof. Andrea Squartini dell’Università di Padova.
Il concetto fondamentale, attorno al quale tutte le pratiche agricole andrebbero riorganizzate è che “sono le piante, nel loro accrescersi, moltiplicarsi, interagire…. a costruire il suolo”. Ciò avviene grazie all’attività delle radici lungo il profilo del terreno ed all’emissione di una massiccia quantità di essudati radicali, vero “carbonio liquido” (come lo definisce il prof. Squartini), che nutre e promuove l’attività microbiologica del suolo, ovvero quei miliardi di individui che lì vivono, in buona parte batteri ma anche funghi, attinomiceti, nematodi ecc.) e che nel loro insieme “pesano” dalle 3 alle 4 tonnellate per ettaro e sono generalmente localizzati nei primi 20-30 cm di profondità.
Ma “pesano” non solo ponderalmente, bensì anche “funzionalmente”, giacchè determinano i cicli dell’humus e dei nutrienti ma anche le caratteristiche fisiche del suolo, incluso la possibilità dell’ossigeno di circolare e dell’acqua di essere stoccata quando limitata e smaltita quando in eccesso.
Un bel ribaltamento di prospettiva rispetto alla comune visione secondo la quale è la pianta che trae dal suolo i nutrienti che necessita!
Ed allora che cosa deve fare il bravo agricoltore? Far crescere più piante possibile sul suo terreno! Sia durante tutti i periodi dell’anno… detto in altre parole, tenendo sempre coperto il terreno o con colture da reddito o con colture di copertura (alias sovesci). Ma anche all’interno delle colture, ovvero no a fasce scoperte tra una fila e l’altra o tra una pianta e l’altra lungo la fila, ma piena copertura attraverso consociazioni, trasemine et similia. Solo così la sostanza organica funzionalmente utile aumenta, sia in percentuale che in profondità, e così facendo crea le condizioni ottimali affinche le piante crescano e attivino un ciclo virtuoso in cui più piante crescano ancora meglio e producano ancor più suolo “buono per le piante”.
Un’altra informazione per certi versi scioccante? Gli apporti di letame, compost, ammendanti organici in genere aiutano… ma molto meno di quanto possano fare delle radici vive e attive. Quindi la fertilizzazione organica non basta, bisogna lasciar lavorare le piante e disturbare il terreno il meno possibile con aratri, sarchiatrici, erpici ecc. Certo si tratta di un percorso più difficile e lungo, ma non poi così lungo, visto che, dati alla mano, si può incrementare di un paio di punti percentuali la dotazione di humus del terreno in una decina di anni.
E che cosa si può fare oggi? Seminare i sovesci invece che lasciare il terreno n**o fino alla prossima primavera e consociare i cereali autunno vernini con qualche leguminosa…. Ne abbiamo già parlato in passato no?
Programma webinar sul terreno: https://www.aiab.fvg.it/2020/10/30/mettiamo-la-testa-nel-terreno-serie-di-incontri-tecnici-online/
Registrazione dei webinar già svolti, incluso quello del prof. Squartini: https://www.youtube.com/channel/UCs14fDU5B5vGS1XZu09Urag