02/04/2021
“Dopo ogni notte…il sole”
«Qui ho dipinto il mio autoritratto…ma il quadro rappresenta anche la caduta di un ideale, e un dolore sia divino che umano. Gesù è completamente solo, i suoi discepoli l’hanno abbandonato, in uno scenario triste come la sua anima». Così Paul Gauguin scrisse a fine 1989 al critico Huret, commentando il «Cristo nell’orto degli ulivi», ora alla Norton Gallery of Art (Florida), uno dei quattro dipinti nell’anno sullo stesso tema.
Di quest’opera in cui egli si ritrae nelle vesti di Gesù, immerso nella preghiera e colto da profondo sconforto prima dell’arresto, aveva comunicato a Vincent Van Gogh: «Ho ancora qualcosa che non ho mandato a Teo [fratello di Vincent] che dovrebbe piacerti. Si tratta di “Cristo nell’orto degli ulivi”. Cielo blu, crepuscolo verde, alberi ricurvi sopra contorni color porpora, terra viola e, sul viso di Cristo, capelli di un color rosso ocra. Questo quadro è destinato a non essere capito, così lo terrò molto tempo».
Il pittore, in quei mesi a capo d’un piccolo gruppo d’artisti, s’identificava con l’immagine di Gesù, un altro Maestro, guida degli apostoli, consapevole che le sofferenze causate dall’arte, sarebbero state superate dal futuro successo. Come per altri artisti di epoche diverse, anche Gauguin riflette sulla solitudine e sulle sofferenze immedesimandosi con lo stato d’animo del Nazareno, colto nel momento di grave tristezza nel Getsemani, «un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli». Così s’inizia il racconto della Passione secondo Giovanni (18,1-19,42).
Nella tela ad olio, il Cristo è raffigurato come un uomo sofferente, consumato dall’angoscia, piegato dal dolore d’essere lasciato solo in un momento altamente drammatico, mentre incurvato si regge con l’aiuto d’una roccia. Guardiamo alla figura di Gesù rappresentato – secondo la lettera agli Ebrei – in quanto «messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato», che «nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo». In questo Cristo dallo sguardo abbassato, con l’abito color terra, tra gli alberi che si piegano come Lui, i colori smorti della vegetazione e le figure lontane degli amici, siamo tutti rappresentati, uomini e donne, quando nelle fragilità, nelle paure, negli smarrimenti non sappiamo dove e su chi appoggiarci. Scriveva ancora l’artista: «Ho cercato di fare in modo che in questo quadro tutto respiri: fede, sofferenza passiva, stile religioso e primitivo, e la grande natura con il suo grido». Il Cristo tiene tra le mani un panno bianco, forse per asciugarsi il sudore. Balza agli occhi il rosso-ocra dei capelli e della barba in ricordo del sangue versato dal Salvatore per donare la vita a tutti.
Come dopo ogni notte sorge sempre il sole, così uniti al Cristo, dopo ogni nostro venerdì santo giunge anche per noi la Pasqua.
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.