Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia

Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia Biblioteca Parrocchiale annessa al Museo d'Arte e Cultura Sacra
Aperta al pubblico per consultazion La Bbiblioteca aderisce al Polo Regionale Lombardo SBN.

REGOLAMENTO
BIBLIOTECA PARROCCHIALE
DI ROMANO DI LOMBARDIA

La Biblioteca Parrocchiale di Romano di Lombardia, annessa al MACS – Museo d’Arte e Cultura Sacra, istituita appositamente per favorire studiosi e ricercatori, è formata dai seguenti fondi che sono in fase di catalogazione informatica secondo il modello regionale SBN: il “fondo antico”, composto da oltre 600 testi che vanno dal ’400 all

’800, comprendenti anche un incunabolo e ventisette cinquecentine; il fondo “arte” formato da oltre 7.000 volumi e riviste di storia dell’arte italiana ed europea; il fondo “topografico lombardo” comprendente oltre 500 testi relativi alla storia, alla storia dell’arte e alle tradizioni delle diverse comunità parrocchiali e comunali della provincia di Bergamo e dell’intera regione; il fondo “musica” composto da oltre 300 volumi di argomento musicale recentemente donati alla biblioteca; il “fondo Pietro Garavelli” composto da oltre 4.500 volumi di argomento storico non ecclesiastico con una significativa parte relativa alle due Guerre Mondiali; il fondo “stranieri” composto da oltre 1200 testi in lingua francese, inglese, sp****la, svedese, tedesca ed ungherese di letteratura, spiritualità e storia (molti dei volumi sono presenti con edizioni pregiate della prima metà del ’900); il fondo “letteratura” formato da oltre 10.000 volumi comprendenti anche prime edizioni di autori italiani del ’900; gli iniziali oltre 1200 volumi appartenuti ai precedenti parroci e sacerdoti, aumentati esponenzialmente da recenti donazioni, sono stati suddivisi in altri fondi: “agiografico”, formato da oltre 4.000 biografie ed opere di santi, beati e fondatori di ordini e congregazioni religiose; “teologico-spirituale” formato da oltre 2500 volumi di teologia, omiletica, catechesi e spiritualità; “storia ecclesiastica-diritto canonico” costituito da oltre 1300 volumi; “mariano” costituito da oltre 500 volumi. Con la Biblioteca comunicano l’archivio antico della Parrocchia e quello generale del Museo. I volumi della Biblioteca sono in fase di catalogazione attraverso il Sistema Bibliotecario Nazionale SBN. La Biblioteca è accessibile ai diversamente abili. L’assistenza agli studiosi e ai ricercatori in Sala di Consultazione è garantita dal personale della Biblioteca Parrocchiale e del Museo. GIORNI E ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO

La Biblioteca Parrocchiale è aperta dal martedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30. Rimane chiusa nei giorni festivi agli effetti civili e religiosi. Durante il mese di agosto la Biblioteca è chiusa. Eventuali ulteriori giorni di chiusura verranno segnalati di volta in volta. CONSULTAZIONE IN SALA

La consultazione dei documenti è consentita solo in presenza di un addetto della Biblioteca, terminata la consultazione i documenti vanno riconsegnati al personale. Alcuni libri, particolarmente fragili e preziosi, non sono abitualmente concessi alla consultazione: l’utente che intenda comunque farne richiesta, è tenuto a motivare alla Direzione la necessità della consultazione. In nessun caso è consentito il prestito a domicilio. Agli utenti è concesso introdurre un proprio computer portatile.
È rigorosamente vietato far uso di apparecchiature fotografiche, scanner, telefoni cellulari e simili. Nella Biblioteca è prescritto il silenzio. NORME DISCIPLINARI

Il Direttore del MACS – Museo d’Arte e Cultura Sacra può sospendere o non rinnovare l’iscrizione a quelle persone che con il loro comportamento abbiano recato danno al materiale bibliografico o causato disturbo al normale funzionamento della Biblioteca.

10/07/2024

La Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia resterà chiusa al pubblico da martedì 23 luglio a venerdì 30 agosto 2024

23/04/2024

La Biblioteca Parrocchiale sarà chiusa al pubblico da giovedì 25 aprile a lunedì 6 maggio 2024

26/03/2024

La Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia rimarrà chiusa alla consultazione da giovedì 28 marzo a venerdì 5 aprile.
Riaprirà alla consultazione martedì 10 aprile.

17/03/2024

Comunichiamo che per accedere alla Biblioteca Parrocchiale in questo periodo è necessario prendere appuntamento.
Grazie

13/12/2023

Comunichiamo che la Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia rimarrà chiusa al pubblico dal 21 dicembre 2023 al 05 gennaio 2024
I servizi riapriranno martedì 9 gennaio 2024

24/06/2023

La Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia rimarrà chiusa al pubblico
dal 27 al 30 giugno 2023

📖 Bellissima esperienza a Roma ospiti del convegno ABEI "BIBLIOTECHE LUOGO DI SINODALITÀ".📚 Tanti gli spunti di riflessi...
24/06/2023

📖 Bellissima esperienza a Roma ospiti del convegno ABEI "BIBLIOTECHE LUOGO DI SINODALITÀ".
📚 Tanti gli spunti di riflessione, grazie agli organizzatori per averci invitato a portare anche la nostra testimonianza 😊
Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia
MACS - Museo d'Arte e Cultura Sacra

11/05/2022

Si comunica che la biblioteca nei mesi di maggio e giugno 2022 il giovedì rimarrà chiusa alla consultazione

17/02/2022

Sabato 19 febbraio alle ore 17.00 vi aspettiamo all'inaugurazione della mostra di Elisa Vavassori
evento in collaborazione con il Comune di Romano di Lombardia

21/01/2022

Vi aspettiamo domani pomeriggio:

Ore 17.00 Chieda sella Grotta
Ore 17.45 M.A.C.S.
Ore 18.30 Chiesa Prepositurale

"Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca"
(Proverbio africano)

18/12/2021
17/12/2021

La Biblioteca Parrocchiale comunica che rimarrà chiusa dal 21 dicembre 2021 al 14 gennaio 2022

21/10/2021

I Quaderni del M.A.C.S. - Terzo volume.

La presentazione del Quaderno n. 3, dal titolo "La presenza iconografica di San Bernardo a Romano", avverrà il giorno 22 ottobre 2021 alle ore 20.45 presso la chiesa Prepositurale.

L'iniziativa editoriale è promossa dal M.A.C.S. - Museo d'Arte e Cultura Sacra, nell'ambito dell'850° anniversario della fondazione della città di Romano di Lombardia, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale e in occasione dell''evento espositivo "SAMARITANI in MONTAGNA" nel 50° di fondazione della Sezione CAI di Romano.

09/10/2021

L'evento in programma per domenica 10 ottobre è stato annullato. La direzione sì scusa per il disagio.

03/09/2021

Torna "PASSEGGIANDO CON IL M.A.C.S.!"

Il viaggio è un’esperienza;
il viaggio è uno scambio di esperienze;
promuovere, recuperare e valorizzare il territorio.

Torna la nuova iniziativa del M.A.C.S. “Passeggiando con il M.A.C.S.”, grazie alla quale il pubblico potrà riscoprire le testimonianze storico-artistiche del territorio di Romano di Lombardia.
Le passeggiate, dalla durata di 1 ora e 30 circa, si svolgeranno in gruppi composti da 15 persone. La prenotazione è obbligatoria.
Durante le passeggiate saranno presentati i temi legati ai Quaderni del Museo.

Domenica 12 SETTEMBRE 2021: GLI AGOSTINIANI A ROMANO DI LOMBARDIA!

Per maggiori informazioni e per prenotare scrivi [email protected] o telefona 0363902507

17/08/2021

Il gruppo guide del M.A.C.S. è lieto di accompagnarvi per una visita guidata gratuita nell'ambito dell'iniziativa "PREPOSITURALE APERTA" promossa dalla Parrocchia di S. Maria Assunta e S. Giacomo M. A.
Venerdì 20 agosto 2021 alle ore 21:00
Vi aspettiamo numerosi!

05/08/2021

In ottemperanza alle disposizioni governative vigenti (DPCM del 23 luglio 2021), dal 6 agosto 2021 è obbligatorio che i visitatori esibiscano il Green Pass corredato da un valido documento di identità per accedere al Museo d'Arte e Cultura Sacra.
Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con certificazione medica specifica.

23/07/2021

La Biblioteca Parrocchiale Romano di Lombardia resterà chiusa da martedì 27 luglio a venerdì 27 agosto 2021

09/06/2021
29/04/2021

I Quaderni del M.A.C.S. - Secondo volume

La presentazione del Quaderno nº 2, dal titolo “Il Convento di S. Maria della Misericordia (1481 - 1769) - Tre opere al M.A.C.S.”, avverrà il giorno 1 Maggio alle ore 16.00 presso la Chieda della Madonna del Ponte, in via Patrioti Romanesi. (In caso di maltempo presso il M.A.C.S.).

L’iniziativa editoriale è promossa dal MACS - Museo d'Arte e Cultura Sacra, nell’ambito dell’850º anniversario della fondazione della Città di Romano di Lombardia, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.

28/04/2021

🟡 Da mercoledì 28 aprile il M.A.C.S. riapre le porte al pubblico!
Vi aspettiamo a trovarci 😉

Per informazioni e prenotazioni scriveteci a [email protected]

03/04/2021

Cristo è veramente risorto! Alleluia!
È vivo e ci vuole vivi in ogni situazione della vita.
Non c’è sepolcro da cui non si possa venir fuori!
Prego e auguro di cuore:
Buona Pasqua di Risurrezione e di speranza.
don Tarcisio

Dal M.A.C.S. invio il commento al Vangelo di Pasqua.
«Tutto diventa vita»
La prima comunità cristiana si radunava per l’eucaristia presso la tomba del Signore «il primo giorno della settimana» e così celebrava la Pasqua ricordando la Maddalena che, trovando il sepolcro vuoto, corre a darne notizia a Pietro e Giovanni. «In quello stesso giorno, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus»: è l’inizio dello stupendo racconto evangelico, uno dei capolavori di Luca (24,1-35) che si proclama alla sera di Pasqua.
I due di ritorno a casa da Gerusalemme, raccontano la vicenda di Gesù come una smentita delle loro aspettative: «noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele». Un viandante sconosciuto s’affianca e, durante il cammino, li sconcerta presentando lo stesso fatto come il completamento d’una missione: «Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». L’ascolto delle riflessioni del misterioso personaggio lenisce gradualmente le ferite dell’animo dei discepoli che invitano lo straniero: «Resta con noi, perché si fa sera». Il compagno di viaggio si ferma e, quando a tavola condivide il pane, «si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero». Sorpresi e stupiti, i due non vedono più Gesù e confessano: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le scritture?».
Guardiamo ora il dipinto di Diego Velazquez: «Cameriera di cucina con la cena in Emmaus» realizzato tra il 1618 e il 1620, attualmente a Dublino (National Gallery of Ireland). Il giovane artista presenta una tela intrigante e fa una scelta del tutto originale, rileggendo la vicenda da una prospettiva singolare. Attira la nostra attenzione la ragazza dalla carnagione scura, al centro, raffigurata con una cuffietta bianca, a mezzo busto, dietro il banco da cucina, al termine del suo servizio. S’appoggia con la mano destra al tavolo, sul quale ha appena abbandonato lo straccio accanto al piccolo mortaio, al bulbo d’aglio, ai recipienti, agli utensili e sta posando con la sinistra una brocca in ceramica smaltata. Quale pregevole sezione di natura morta!
L’espressione della giovane comunica stanchezza ma anche sorpresa che la induce a sostare in ascolto d’una «memoria» indicata con l’inclinazione della testa e la direzione dello sguardo. È da quella parte che viene la luce! Un altro dipinto, infatti, incorniciato, - per alcuni una finestra - è stato riscoperto a sinistra durante il restauro (1933): si tratta proprio della cena di Emmaus, narrata da Luca, con il Cristo che, tra i discepoli, «recitò la benedizione» sul pane. Di fatto, Velazquez sembra dire che il Cristo «apre gli occhi» e porta la sua luce soprattutto a chi, allora e ancor oggi, è trattato e ritenuto un essere inferiore.
Viviamo nella certezza che con il Risorto - come afferma Gregorio Nisseno (IV secolo) - «tutto diventa vita, risurrezione, aurora, mattino e giorno».

03/04/2021

“Dio del silenzio, apri la solitudine”
«Il Sabato Santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e la sua morte, nonché la discesa agli inferi, e aspettando la sua risurrezione, nella preghiera e nel digiuno». Con tale indicazione, nel Messale per le celebrazioni s’apre la pagina «Sabato Santo», che non comprende nient’altro perché la «Veglia pasquale nella notte santa» si trova sotto il titolo «Domenica di Pasqua. “Risurrezione del Signore”».
L’anticipazione della Vigilia della Pasqua al mattino del sabato, decisa (1570) da Pio V, è durata fino alla riforma della Veglia pasquale (1951) e della Settimana Santa (1955) operata da Pio XII. Ricordo che fino al 1955, verso le ore 10 del sabato mattino, a conclusione della veglia, si annunciava la Risurrezione con il suono delle campane «sciolte» dai legami posti la sera del Giovedì Santo. Dopo il Concilio Vaticano II, con il nuovo Messale (1970) si confermò quella riforma con alcuni aggiustamenti.
«Morì e fu sepolto; discese agli inferi» proclamiamo nel Credo detto «Simbolo degli Apostoli».
È centrale il lutto davanti al sepolcro di Cristo: «Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano» (Da un’antica Omelia sul Sabato santo).
La «Deposizione di Cristo» è il dipinto, olio su tavola di tiglio, realizzato da Simone Peterzano e conservato presso la chiesa di San Giorgio di Bernate Ticino. Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, ai quali spetta il merito d’aver attribuito recentemente l’opera al maestro di Caravaggio, ritengono che la tavola sia stata eseguita «forse non lontano dal 1584, l’anno in cui Michelangelo Merisi cominciava ad andare a bottega da lui [Peterzano]». L’artista presenta Maria mentre si fa forza stringendo intensamente le mani e guarda, piangendo di dolore, il Figlio che, posto sulla pietra tombale, sta per essere avvolto dal lenzuolo per poi essere collocato nel sepolcro. Un angelo sorregge il corpo di Gesù e, per non toccarlo, si aiuta con il lembo del telo che, all’estremo opposto, è sostenuto dalla mano sinistra del canonico Desiderio Tirone, forse il committente dell’opera che guardandoci ci invita a partecipare, pregando. Il corpo del Cristo appena deposto dalla croce, mostra le ferite al costato e alle mani. La corona di spine è raffigurata accanto alla lastra sepolcrale dove leggiamo l’autentico significato dell’evento: «Mors eius vita nostra» (La sua morte è la nostra vita).
Viviamo questa giornata con po’ più di silenzio e di preghiera. Ci viene in aiuto la conclusione di «Thanatos athanatos», poesia di Salvatore Quasimodo:
«La vita non è sogno. Vero l’uomo
e il suo pianto geloso del silenzio.
Dio del silenzio, apri la solitudine».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

02/04/2021

“Dopo ogni notte…il sole”
«Qui ho dipinto il mio autoritratto…ma il quadro rappresenta anche la caduta di un ideale, e un dolore sia divino che umano. Gesù è completamente solo, i suoi discepoli l’hanno abbandonato, in uno scenario triste come la sua anima». Così Paul Gauguin scrisse a fine 1989 al critico Huret, commentando il «Cristo nell’orto degli ulivi», ora alla Norton Gallery of Art (Florida), uno dei quattro dipinti nell’anno sullo stesso tema.
Di quest’opera in cui egli si ritrae nelle vesti di Gesù, immerso nella preghiera e colto da profondo sconforto prima dell’arresto, aveva comunicato a Vincent Van Gogh: «Ho ancora qualcosa che non ho mandato a Teo [fratello di Vincent] che dovrebbe piacerti. Si tratta di “Cristo nell’orto degli ulivi”. Cielo blu, crepuscolo verde, alberi ricurvi sopra contorni color porpora, terra viola e, sul viso di Cristo, capelli di un color rosso ocra. Questo quadro è destinato a non essere capito, così lo terrò molto tempo».
Il pittore, in quei mesi a capo d’un piccolo gruppo d’artisti, s’identificava con l’immagine di Gesù, un altro Maestro, guida degli apostoli, consapevole che le sofferenze causate dall’arte, sarebbero state superate dal futuro successo. Come per altri artisti di epoche diverse, anche Gauguin riflette sulla solitudine e sulle sofferenze immedesimandosi con lo stato d’animo del Nazareno, colto nel momento di grave tristezza nel Getsemani, «un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli». Così s’inizia il racconto della Passione secondo Giovanni (18,1-19,42).
Nella tela ad olio, il Cristo è raffigurato come un uomo sofferente, consumato dall’angoscia, piegato dal dolore d’essere lasciato solo in un momento altamente drammatico, mentre incurvato si regge con l’aiuto d’una roccia. Guardiamo alla figura di Gesù rappresentato – secondo la lettera agli Ebrei – in quanto «messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato», che «nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo». In questo Cristo dallo sguardo abbassato, con l’abito color terra, tra gli alberi che si piegano come Lui, i colori smorti della vegetazione e le figure lontane degli amici, siamo tutti rappresentati, uomini e donne, quando nelle fragilità, nelle paure, negli smarrimenti non sappiamo dove e su chi appoggiarci. Scriveva ancora l’artista: «Ho cercato di fare in modo che in questo quadro tutto respiri: fede, sofferenza passiva, stile religioso e primitivo, e la grande natura con il suo grido». Il Cristo tiene tra le mani un panno bianco, forse per asciugarsi il sudore. Balza agli occhi il rosso-ocra dei capelli e della barba in ricordo del sangue versato dal Salvatore per donare la vita a tutti.
Come dopo ogni notte sorge sempre il sole, così uniti al Cristo, dopo ogni nostro venerdì santo giunge anche per noi la Pasqua.
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

01/04/2021

“L’amore fa rinascere”
«Come si può credere che l’amore sia più forte della morte se non vi ha reso viventi, se non vi ha risuscitato dai morti?». È l’interrogativo fulminante dello scrittore belga Louis Evely (1910 – 1985) che ho condiviso online con un gruppo d’amici in un incontro di preparazione alla Pasqua. Quanto è potente l’energia di vita che nasce da un perdono, da una parola, da un sorriso, dal sentirsi accolti! E questo vale nella reciprocità.
Pietro deve aver provato qualcosa di simile quando s’è trovato Gesù in ginocchio ai suoi pedi. Restio e contrario, ha ceduto solo alle parole del suo Maestro: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». In quel momento l’apostolo ha accusato il colpo, ha sentito la nuova vita sorgere dall’essere amati senza merito, ha sperimentato che l’amore è più forte anche della morte: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Giovanni (13,1-15) introduce così il gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi nell’ultima sera in cui stanno insieme: «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine». Questo brano di Vangelo proclamato il Giovedì Santo non racconta l’istituzione dell’Eucaristia ma l’episodio che prelude al grande dono della vita da parte di Cristo nel segno del pane e del vino offerti ai presenti. Gesù, successivamente al dono eucaristico, ricorda: «Fate questo in memoria di me» (Luca 22,19 e 1Cor 11,24) e, dopo la lavanda dei piedi, ribadisce: «Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Rileggiamo il testo evangelico nella tela «Gesù lava i piedi a San Pietro» che il pittore inglese Ford Madox Brown, ha realizzato (1852) ad olio, oggi alla Tate Gallery di Londra. Sorprende il punto d’osservazione posizionato in basso e la ridotta prospettiva verticale, a sottolineare la scelta del Maestro di farsi servo per amore. Le innumerevoli proteste di fronte alla prima versione dell’opera in cui Gesù secondo il Vangelo - «si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita» - appariva semi-vestito, costrinsero l’artista a dipingere l’attuale versione. Gli apostoli in silenzio, attorno alla tavola della cena, guardano verso Gesù ed esprimono se non l’incomprensione, la sorpresa di quanto vedono. Ogni volto manifesta sfumature emotive diverse: stupore, sgomento, imbarazzo, disorientamento. Pietro incredulo, con le mani giunte, scruta con gli occhi bassi il suo Maestro e, vinto dall’amore, rinasce, risorge e si consegna a Lui che, dal volto di un’incantevole umanità, è intento ad asciugargli un piede.
Pure a noi il Cristo ripete: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

19/03/2021

“Il papà Giuseppe”
Il 16 gennaio 2015 a Manila nell’incontro con le famiglie, papa Francesco confidò: «Io amo molto san Giuseppe. Sulla mia scrivania ho una sua immagine mentre dorme e, quando ho un problema o una difficoltà, scrivo un biglietto su un pezzo di carta e lo metto sotto la sua statua affinché lui possa sognarlo». Oltre ad aver più volte nei suoi discorsi fatto riferimento allo sposo di Maria, il Papa ha scritto (8.12.2020) una Lettera Apostolica dal titolo «Patris Corde» (Con cuore di padre) «per condividere alcune riflessioni personali su questa straordinaria figura, tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi». Rivela poi che «Tale desiderio è cresciuto durante questi mesi di pandemia, in cui possiamo sperimentare che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate». Dopo aver citato il personale medico e sociale, le forze dell’ordine, i lavoratori, i volontari, dichiara: «Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera». E qui evidenzia il ruolo speciale e unico che san Giuseppe ha avuto nella storia della salvezza: Egli infatti «ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. A tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine».
L’«annunciazione a Giuseppe» raccontata dall’evangelista Matteo (1,16.18-24) si conclude con la conferma che sarà lui il padre ufficiale del figlio di Maria: «tu lo chiamerai Gesù», nome che, secondo l’etimologia, vuol dire «il Signore salva». Da allora Giuseppe svolge appieno il suo servizio di papà.
Tra le innumerevoli rappresentazioni artistiche che lo riguardano a partire dal medioevo, ho scelto questo «quadretto» di vita familiare, dipinto ad olio da un anonimo pittore olandese del secolo XVI. L’opera «Vergine e bambino con san Giuseppe», ora a New York, sembra il fermoimmagine d’una cena casalinga di genitori con figlio, tutti e tre senza aureola. In una casa tra le tante, ognuno svolge il suo compito: il bimbo si nutre, la mamma lo nutre, il papà ha preparato con cura la tavola, ha versato il brodo, sta amalgamando altro cibo. La mamma ha gli occhi su Gesù che sostiene con amore ma è pensierosa sul futuro, il Figlio volge lo sguardo lontano, forse a quanto l’attende a Gerusalemme, il papà riflette sulle prossime difficoltà. Oltre all’abito di Giuseppe è rosso anche l’ampio drappo alle spalle di chi gli è più caro: memoria d’amore e di dolore.
Onore ai papà nella giornata a loro dedicata! Imitino il collega Giuseppe intento a far sì che la vita familiare continui al meglio. Egli - dice un verso di Ernesto Olivero -
«Accoglie l’inconcepibile,
protegge Maria,
dà il suo nome all’infinito».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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