09/04/2023
Lui è Giovanni. Vive a Messina. È un bambino sereno. Fissa il cielo, perso nei suoi pensieri. Non parla mai. I genitori lo pregano, Giovanni non spiccica una sillaba, ma appena compie quattro anni, la sua lingua si scioglie, è un fiume in piena. Giovanni legge anche come un treno. Recita a memoria i nomi di tutte le squadre e dei calciatori, poi d’improvviso tace, il suo sguardo va di nuovo lontano. Mamma e papà non sanno che pensare. I medici sono chiari. Autismo, sindrome di Asperger. Dicono che la sua testa funziona in modo diverso. Giovanni sgrana gli occhi. Diverso, che cosa vuol dire? Le maestre dicono di non pensarci, gli amici vogliono sentire i suoi racconti sul calcio, Giovanni si rasserena. Inizia le Medie. Si avvicina ai compagni, spara a raffica i nomi delle squadre che conosce. Piovono risate, pernacchie, insulti. Qualcuno gli rovescia addosso dell’acqua. Sembri un matto. Giovanni si sente a disagio, non gli piace. I genitori gli cambiano scuola. Ma Giovanni è sempre solo, con i suoi libri e il suo pallone da calcio. Entra negli scout. Ama la natura, mentre prega prova un senso di pace. Prova a fare amicizia, i ragazzi gli fanno il verso, le ragazze lo cacciano. Dicono che non è come gli altri. Giovanni si guarda allo specchio. Naso, bocca, occhi, c’è tutto. Non capisce. Ficca la testa nei libri, vuole andare all’università. Qualcuno ride. Giovanni va avanti a testa bassa. Dà tutti gli esami, discute la tesi, e si laurea in Management d’impresa. Lo urla ai quattro venti tra lacrime di gioia. Dedica il traguardo ai genitori, alla sorella, ai parroci del suo paese, e a tutte quelle persone che gli hanno sempre riso in faccia. È autistico, è se stesso, e si piace. Oggi Giovanni ha 26 anni, ama il calcio, le moto, vuole fare il capotreno, spera di trovare una ragazza. Ha tanti sogni, idee e passioni. Quando sente la parola diverso, si mette a ridere. Qualcuno mi spiega che cosa vuol dire?