25/08/2022
Quando in un Paese qualcuno comincia a indire crociate contro la “devianza” dovrebbe scattare un segnale d’allarme. Sarà forse perché a ogni elenco di devianti si accompagna sempre quel sentore di putridume che precede ogni gloriosa proclamazione della porzione eletta dell’umanità.
Già nel primo elenco superficiale e raffazzonato di “devianze”, su cui si discute da ieri, (Droga, bullismo, alcolismo, obesità, anoressia, autolesionismo n.d.r) è dissimulata la volontà di separare modi d’essere giudicati “malati”, dalla parte presunta sana della popolazione.
Per questo ogni persona di buon senso ha per una attimo la tentazione di prepararsi a fare la valigia. Non solo perché chi si senta dalla parte del giusto sia obbligato a dire “viva i devianti”, piuttosto per timore che alla fine in ognuno di noi (e nelle persone a noi care) potrebbe essere scoperto il “segno” del deviante. Esattamente come gli inquisitori scovavano nelle streghe il segno del demonio.
Il commento integrale di Gianluca Nicoletti è su La Stampa