Casa Vacanze: Domus Gelsomino

Casa Vacanze: Domus Gelsomino A soli 700mt da Piazza San Pietro

Caratteristica ed unica nel suo genere, Domus Gelsomino, è una vera casa romana del 1800, con soffitti alti a botte, pavimento in cotto, entrata indipendente, capace di offrire all'ospite silenzio pace e svago.

30/01/2025
21/11/2024
08/11/2024

LA STORIA NASCOSTA DI BIANCANEVE: La storia che nasce dalla vita reale

Le fiabe possono sembrare fantasiose, ma alcune hanno radici nella vita reale. È il caso di Biancaneve, una storia che ha affascinato generazioni. Ma sapevate che la trama è ispirata alla vita di Maria Sophia Margaret Catherine Von Erthal, una principessa tedesca del XVIII secolo? Immergiamoci in profondità in questo enigma per scoprire come una principessa di Lohr, in Germania, sia diventata l'icona globale che oggi conosciamo come Bianca
La nascita di una leggenda
Nata nel 1729 nella città tedesca di Lohr, Maria Sofia non visse una vita da favola. Colpita da vaiolo da bambina, la malattia la lasciò parzialmente cieca. All'età di 12 anni, nel 1741, subì un altro colpo emotivo: la morte di sua madre. Suo padre, il principe Philipp Christoph von Erthal, si risposò due anni dopo con Claudia Elisabeth Maria von Venningen, contessa di Reichenstein, che divenne la sua "malvagia matrigna". "
Lo specchio parlante: una reliquia reale
Lohr, la città in cui è cresciuta Maria Sofia, era famosa per la produzione di specchi di eccezionale qualità. Claudia Elisabeth, la matrigna, possedeva uno specchio particolarmente intrigante: uno "specchio parlante" che produceva un effetto eco quando parlava davanti ad esso. Questo oggetto è ancora oggi conservato nel castello di famiglia e si ritiene che abbia ispirato il famoso specchio che consultava la Regina Cattiva della storiaMaria Sofia e i sette nani
Maria Sofia era adorata dalle persone umili della sua gente, soprattutto dai vicini minatori. Queste miniere, progettate su un terreno soffice e pericoloso, richiedevano lavoratori di basso livello, compresi i bambini. Questi guardaroba dei minatori, lunghi cappotti e cappelli, potrebbero aver ispirato il look dei sette nani che tutti conosciamo.
Lontano dalla fine della storia
Contrariamente alla storia che ci è giunta, Maria Sofia non è stata vittima di una mela avvelenata. Morì in giovane età, intorno ai 21 anni, a causa di una malattia non specificata che la costrinse a letto. Sebbene non avesse una bara di vetro, al suo funerale gli operai del villaggio ricoprirono la sua bara con piccoli pezzi di vetro in segno di affetto.
I fratelli Grimm e l'eredità di una principessa
Le capacità narrative dei fratelli Grimm hanno trasformato la vita di Maria Sophia nella storia di Biancaneve che ha catturato l'immaginazione del mondo. Tuttavia, la base della storia è sempre stata lì, nella vita e nelle esperienze di una giovane principessa tedesca amata e ricordata dalla sua comunità.
Biancaneve è più di un personaggio immaginario; è un'eredità che cattura la complessità della vita reale. La sua storia, sebbene abbellita dall'immaginazione dei narratori, è radicata in una realtà allo stesso tempo tragica e bella. Così, la leggenda di Biancaneve diventa un affascinante mosaico, dove storia e mitologia si intrecciano in modo indimenticabile.

Di: svagoweb

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Lealtà verso la madre.Questo dipinto ci mostra a prima vista l'amore incondizionato di una madre verso suo figlio "nonos...
19/05/2024

Lealtà verso la madre.

Questo dipinto ci mostra a prima vista l'amore incondizionato di una madre verso suo figlio "nonostante tutto". Possiamo osservare come la madre trattiene suo figlio in un abbraccio. Fu allora che notai qualcosa nel dipinto che attirò la mia attenzione.
Osserva che la madre ha la bocca nera e la sua lingua tocca il figlio.

Questo dipinto rappresenta in modo straordinario la lealtà dei figli e i trasferimenti emotivi dei genitori.
Quante volte i figli portano i rancori dei genitori, dei figli che ascoltano parole di odio e loro, dalla loro innocenza, adottano queste emozioni come loro e si trasformano e si perdono "Io per te".
Allora quell'abbraccio smette di essere un abbraccio di contenimento per essere un abbraccio intrappolato.
Quegli occhi chiusi che all'inizio mostravano tenerezza ora riflano l'incoscienza del danno.

E il figlio... Chi guarda con tanto odio altrui?

Pittura Carl Olof Petersen (1880 1939)

BUONA LUNA.

ARTOUR La Guida Il Verano di Roma. Un museo all’apertoIl Cimitero Monumentale del Verano conserva più di due secoli di a...
15/04/2024

ARTOUR La Guida Il Verano di Roma. Un museo all’aperto
Il Cimitero Monumentale del Verano conserva più di due secoli di arte e storia, racchiusi nel verde di un enorme parco.

In realtà il sito del Verano ha una storia millenaria: è luogo di sepoltura e di raccoglimento da almeno venti secoli, come testimonia l’esistenza di una necropoli romana - le catacombe di Santa Ciriaca - e della Basilica paleocristiana di San Lorenzo, edificate laddove venne sepolto il santo.

Attorno alla Basilica nasce, tra il 1805 e il 1814, il Monumentale Cimitero fuori le mura che descrive la lunga evoluzione della forma-sepolcro attraverso la cultura e la sensibilità delle arti figurative dell’Ottocento e del Novecento.

Il percorso di visita della App Il Verano di Roma. Un museo all’aperto conduce ad ammirare un centinaio di punti di interesse, tra sepolcri, opere d’arte e siti monumentali, raccontando la storia dei loro artefici e degli artisti sepolti.

Il racconto compone una storia dell’arte moderna italiana attraverso la storia architettonica e artistica del Cimitero Monumentale: l’Ingresso imponente che accoglie il sarcofago di Virginio Vespignani, architetto del progetto originario; il Quadriportico, il cui colonnato inquadra le monumentali tombe a parete delle sepolture più antiche, sormontate dai dipinti murali delle Lunette, culminando nella piccola Chiesa di Santa Maria della Misericordia; il Pincetto Vecchio, la terrazza-giardino sulle alte mura di contenimento costruite per isolare la Basilica di San Lorenzo.

Il Quadriportico rappresenta una galleria dell’arte dell’Ottocento, dove si affiancano e mescolano - sovente in modo eclettico - le correnti del linguaggio accademico purista con quelle del realismo e del simbolismo. La prevalenza del primo è suggellata dalla presenza del monumento al pittore Tommaso Minardi, principale esponente del Purismo romano e maestro di molti dei pittori attivi nelle lunette. Affascinanti accenti simbolisti emergono invece nelle statue degli angeli, scolpite da Giulio Monteverde, autore anche del bellissimo ritratto realista a figura intera di Giacomo Medici del Vascello.

L’arte di Roma Capitale accompagna questo scorcio di Ottocento e si riflette nella visita alle opere e al ricordo di architetti come Gaetano Koch e Giuseppe Sacconi, cui fa seguito l’irruzione della modernità e delle avanguardie testimoniata dalle architetture delle cappelle di Marcello Piacentini, Cesare Bazzani e Corrado Cianferoni, l’architetto del Verano nella sua storia novecentesca.

Nel museo all’aperto del Verano è presente anche la pittura nelle sue diverse accezioni, per narrare le trasformazioni della cultura e dell’arte in questi due secoli: dai ritratti in “smalto su lava” di Filippo Severati, ai mosaici di Alessandro Morani, dalle vetrate di Duilio Cambellotti, ai ricordi dell’opera di maestri come Giacomo Balla o Giuseppe Capogrossi.

Ricordi, opere e ideali si integrano nello scenario naturale, mosso e articolato, proprio di una città-giardino, in cui la App Il Verano di Roma. Un museo all’aperto guida il nostro cammino.

Gli artisti e i punti di interesse storico-artistico presenti nella Guida in ordine alfabetico [tra parentesi gli autori]

A
• Ca****la Acanfora (Marcello Piacentini) • Ca****la Ambro de Adamocz (Giuseppe Bravi)

B
• Tomba Giacomo Balla • Ca****la Barbavara di Gravellona (Corrado Cianferoni) • Ca****la Bazzani (Cesare Bazzani) • Tomba Benzoni (Giovanni Maria Benzoni) • Ca****la Bernabei (Duilio Cambellotti) • Tomba Luigi Bienaimé (Luigi Bienaimé) • Ca****la Borrelli (Giovanni Battista Giovenale) • Tomba Pietro Bosio • Tomba Armando Brasini • Tomba Andrea Busiri Vici

C
• Ca****la Calderai (Pietro Piraino) • Edicola Calosi (Umberto Bottazzi) • Tomba Pietro Camporese il Giovane • Tomba Giuseppe Capogrossi • Rampa Caracciolo (Corrado Cianferoni) • Tomba Alessandro Castellani (Ettore Ferrari) • Ca****la Fortunato Pio e Augusto Castellani • Ca****la Cecchetti (Cesare Pizzicaria) • Tomba Nino Costa • Cristo che ascende al cielo (Leopoldo Ansiglioni)

D
• Tomba D’Amico (Luca Carimini) • Tomba De Belardini (Luca Carimini) • Ca****la Del Drago (Gaetano Koch) • Ca****la Antonio Di Rudinì (Ernesto Basile)

F
• Ca****la Fittipaldi Menarini (Giulio Cesare Giuliani) • Ca****la Franchi (Duilio Cambellotti) • Tomba Fumaroli (Filippo Severati)

G-H
• Ca****la Giordano Apostoli (Viktor Brodsky) • Tomba Giuliani (Publio Morbiducci) • Ca****la Giustiniani Bandini (Alessandro Morani) • Tomba Gnaccarini-Sneider (Filippo Gnaccarini) • Ca****la Hannau (Cesare Picchiarini)

I-J-K-L
• • Ingresso Monumentale (Virginio Vespignani) • Ca****la Koch (Gaetano Koch) • Ca****la Levi (Pietro Canonica) • Tomba Emilia Filonardi Lombardi (Giovan Battista Lombardi) • Ciclo di dipinti murali delle Lunette

M-N
• Ca****la Maccari Mosca (Cesare Maccari) • Ca****la Macchi (Vincenzo Fasolo) • Ca****la Magni (Giulio Magni) • Chiesa di Santa Maria della Misericordia (Virginio Vespignani) • Monumento ai Marinai del Sebastiano Veniero (Publio Morbiducci) • Tomba Giacomo Medici (Giulio Monteverde) • Tomba Paolo Mercuri • Tomba Tommaso Minardi (Luigi Fontana) • Ca****la Monteverde (Giulio Monteverde) • Tomba Maria Mucci (Filippo Severati) • Tomba Claudia Muzio (Pietro Canonica)

O-P-Q
• Ca****la Baldassarre Odescalchi • Tomba Paternostro (Ettore Ximenes) • Tomba Pelat de Berlo (Enrico Piccioni) • Ca****la Peschiera (Cesare Picchiarini) • Ca****la Petrucci (Duilio Cambellotti) • Ca****la Pio e Marcello Piacentini • Tomba Podesti (Francesco Podesti) • Tomba Prampolini (Enrico Prampolini) • Quadriportico (Virginio Vespignani)

R-S
• Ca****la Riccini Margarucci (Aristide Leonori) • Tomba Riem Coltellacci (Filippo Severati) • Ca****la Ettore Roesler Franz • Tomba Rognetta (Filippo Severati) • Ca****la Donati Sacconi (Giovanni Battista Giovenale) • Tomba Arrigo Saltini (Enrico Tadolini) • Lapide Maria Adelaide Samat (Paul Balze) • Tomba Antonio Sarti • Serbatoio dell’acqua marcia al Piazzale Circolare (Gioacchino Ersoch) • Tomba Severati (Filippo Severati) • Tomba Sinigaglia (Vito Pardo) • Tomba Stradella Ronchetti (Eugenio Maccagnani)

T-V-X-Z
• Edicola Tiraborelli (Cesare Picchiarini) • Ca****la Torlonia (Duilio Cambellotti) • Tomba Tortima (Vito Pardo) • Tomba Trilussa • Tomba Venier Marignoli (Luca Carimini) • Tomba Virginio Vespignani • Ca****la Viola (Corrado Cianferoni) • Ca****la Ximenes (Ettore Ximenes) • Tomba Zanelli-Kaehlbrandt (Angelo Zanelli) • Tomba Zonca (Giulio Monteverde)

LA VERA STORIA DELLA BOCCA DELLA VERITÀLa Bocca della Verità è uno dei simboli più famosi di Roma, eppure non tutti cono...
05/04/2024

LA VERA STORIA DELLA BOCCA DELLA VERITÀ
La Bocca della Verità è uno dei simboli più famosi di Roma, eppure non tutti conoscono la sua storia. E soprattutto, pochissime persone sanno a cosa è dovuto il suo nome. Una cosa è certa: se vi trovate nella capitale, dopo aver visitato i luoghi del potere dell'antica Roma e tutti gli altri monumenti iconici della città eterna, dovete assolutamente fare una capatina alla Bocca della Verità, un'opera che per il popolo romano è assolutamente speciale.
Se il Colosseo, la fontana di Trevi, Piazza San Pietro e il Pantheon sono famosi in tutto il mondo come opere d'arte di incomparabile bellezza, la Bocca della Verità è celebre grazie alle leggende che da secoli la accompagnano. Ma cos'è, quali sono le sue origini e da quanto tempo si trova lì? La Bocca della Verità è un mascherone monolitico in marmo, murato in una delle pareti della chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma, all'interno della piazza omonima. Si trova lì dal 1632 e rappresenta un viso barbuto con naso, occhi e bocca cavi.
Nel corso del tempo, studiosi ed archeologi hanno tentato di dare un'interpretazione univoca al mascherone, ma i soggetti ai quali è stato attribuito sono tanti. Tra questi il dio Oceano, Giove Ammone, un fauno e un oracolo.

La vera storia della Bocca della Verità
La Bocca della Verità si trova sulla parete del pronao di Santa Maria in Cosmedin fin dalla prima metà del Seicento. Prima di allora non era lì. Nel periodo romano, infatti, questo misterioso mascherone di quasi due metri di diametro era un semplice tombino. E proprio quest'uso ha fatto propendere gli studiosi per un'interpretazione che vorrebbe il suo volto appartenente ad una divinità legata al mondo delle acque.
Nell'antica Roma, infatti, i tombini riportavano spesso l'effigie delle divinità fluviali, che inghiottivano l'acqua piovana e la veicolavano verso il mare. Tuttavia, questa non è l'unica soluzione avanzata dagli storiografi: c'è, infatti, chi ipotizza fosse il coperchio del pozzo sacro situato di fronte al tempio di Mercurio, presso cui i commercianti romani giuravano la loro onestà durante le compravendite.
A confermare la credibilità di quest'ipotesi interviene l'ormai celebre leggenda medioevale, secondo la quale tutti coloro che dicevano una bugia tenendo la mano nella bocca del mascherone, l'avrebbero persa perché recisa dal suo terribile morso. Se le sue origini restano avvolte nel mistero, è certa invece la sua fama leggendaria: in tanti credono si tratti del manufatto menzionato nei Mirabilia Urbis Romae dell'XI secolo (una guida dedicata ai pellegrini che raggiungevano la città), nei quali alla Bocca della Verità è attribuita la capacità di formulare oracoli. In un altro volume pubblicato nel XII secolo viene raccontato di un inganno perpetuato ai danni dell'imperatore Giuliano.
Il testo, che riteneva Giuliano colpevole di voler restaurare il paganesimo, narra una storia secondo cui da dietro la Bocca, il diavolo, presentatosi come Mercurio (protettore degli imbrogli), trattenne la mano dell'imperatore (il quale a sua volta aveva truffato una donna e giurò la sua buona fede inserendo la mano all'interno della Bocca), e gli promise grande fortuna nel caso fosse riuscito a riportare in auge il paganesimo. In seguito, fu un'altra leggenda a farsi strada. Secondo la leggenda la Bocca della Verità fu realizzata da Virgilio Grammatico, erudito vissuto nel corso del VI secolo ed esperto di arti magiche. Costui incaricò l'idolo di scoprire gli uomini e le donne che si erano macchiati di tradimento.
La leggenda fu confermata da alcuni scritti risalenti al XV secolo, nei quali viaggiatori tedeschi e italiani ricordano che la lapide della verità aveva il potere di indicare le donne che avevano tradito i propri mariti. Un'altra leggenda proveniente dalla Germania e risalente al Quattrocento, racconta di quando la Bocca non osò mordere la mano di un'imperatrice romana che, malgrado avesse tradito il marito, fu risparmiata.
La storia si intreccia con un'altra leggenda in auge nel Medioevo. Una giovane donna, condotta dal marito sospettoso davanti alla Bocca della Verità, riuscì a salvare la mano grazie ad un espediente. La ragazza, infatti, chiese all'amante di raggiungere la piazza e di fingersi pazzo, quindi di abbracciarla davanti alla folla. L'amante fece esattamente ciò che gli fu chiesto, cosicché quando la donna infilò la mano nella Bocca, giurò di essere stata abbracciata soltanto dal marito e dall'uomo accorso quel mattino stesso.
Trattandosi della verità, la donna superò indenne la prova, nonostante avesse commesso davvero l'adulterio. Il nome con cui tutti conosciamo l'effige fece la sua prima comparsa in un testo del 1485: da allora, la Bocca è diventata una delle opere più famose della città, costantemente menzionata tra le curiosità di Roma. Dal testo stesso apprendiamo che in origine era collocata in un'altra posizione e che fu Papa Urbano VIII a farla spostare al di sotto del portico nel 1631.
Piazza della Bocca della Verità
La Piazza in cui fu sistemata la Bocca della Verità sorge all'incrocio tra Via della Greca e Via Luigi Petroselli, nel rione Ripa.
Situata nell'area su cui una volta sorgeva il Foro Boario, di fronte all'Isola Tiberina, prende il nome dalla Bocca della Verità, che presumibilmente fu collocata sulle pareti esterne della chiesa di Santa Maria in Cosmedin già prima del Quattrocento.
Oltre al tempio cristiano, edificato nel tardo medioevo, la piazza contiene altri monumenti cui dedicare una visita. Stiamo parlando dell'Arco degli Argentari, ricchissimo di decorazioni, dell'Arco di Giano (un arco quadrifronte alto 16 metri e ricco di nicchie che dovevano ospitare altrettante sculture), del Tempio di Ercole (di forma circolare e per questo motivo erroneamente identificato con il Tempio di Vesta), e del Tempio di Portuno (divinità legata al porto fluviale che sorgeva qualche metro più avanti).
Di fronte ai templi sorge anche la cosiddetta Fontana dei Tritoni, progettata da Carlo Bizzaccheri su ordine di Papa Clemente XI e sistemata al centro della piazza agli inizi del XVIII secolo. Ha una base ottagonale e raffigura due tritoni nell'atto di sorreggere una grossa conchiglia da cui fuoriesce l'acqua. In passato, la fontana era famosa per il fatto che proprio di fianco ad essa (fino al 1868) avevano luogo le condanne capitali.

Sedia del Diavolo, la tomba di Elio Callistio:La Sedia del Diavolo è un’architettura funebre della Roma Antica. In princ...
11/03/2024

Sedia del Diavolo, la tomba di Elio Callistio:

La Sedia del Diavolo è un’architettura funebre della Roma Antica. In principio era collocata in cima ad una collinetta della lunga Via Nomentana, oggi il monumento si trova in una piazzetta al quartiere africano di Roma. La Piazza prende il nome di Elio Callistio, colui per il quale fu realizzato il sepolcro. La Sedia del Diavolo è infatti la tomba di Elio Callistio liberto di Adriano. La sua tomba è stata costruita a naiskos (cioè a tempietto) una costruzione greca tipica nella prima metà del II secolo d.C. E’ possibile trovare un’altra tomba simile alla Sedia del Diavolo sull’Appia Antica.

Sedia del Diavolo, una leggenda tramandata nel presente: Per sapere perché la tomba di Elio Callistio prende il nome di Sedia del Diavolo, bisogna abbandonarsi all’immaginazione. Nella Roma Antica l’architettura funebre, sorgeva in un quartiere disabitato, in cima ad una piccola collina. Trasformata in rudere dal tempo, la tomba, era rifugio di pastori e vagabondi che vivevano nelle campagne. Il rudere, con i bagliori rossastri dei fuochi notturni che venivano accesi all’interno dai pastori, richiamavano da lontano la figura del diavolo. Da qui il nome Sedia del Diavolo.

Il tipo di architettura con cui è costruita la Sedia del Diavolo è tipicamente greco. Questo tipo di costruzione, in greco naiskos (come già menzionato), nella Roma Antica era conosciuto con il nome di edicola ed all’inizio era un tempio in miniatura che ospitava la statua della divinità. Con l’influenza dell’architettura greca, invece, l’edicola si è sviluppata fino a diventare un tempietto vero e proprio alzato su due piani. Questo sepolcro è datato al II secolo d.C. Nella camera superiore si svolgevano i riti funebri, mentre nella parte sottostante, in un seminterrato accessibile da una scala, trovavano riparo le spoglie dei defunti. Il pavimento è interamente in mosaico bianco e sulle pareti è possibile notare opere di restauro non recenti.

La Sedia del Diavolo è un’architettura funebre della Roma Antica. Anticamente si trovava su una collinetta della lunga Via Nomentana in una piazza...

Museo Delle Anime Del Purgatorio:Il Museo delle Anime del Purgatorio ha sede in un locale adiacente alla sacrestia della...
10/03/2024

Museo Delle Anime Del Purgatorio:

Il Museo delle Anime del Purgatorio ha sede in un locale adiacente alla sacrestia della chiesetta neogotica del Sacro Cuore del Suffragio, in lungotevere Prati, definita il "piccolo Duomo di Milano". Ospita una raccolta molto singolare che ebbe origine per volontà del missionario francese Victor Jouet in seguito ai fatti del 15 novembre 1897, quando nella ca****la del Rosario si sviluppò un misterioso incendio che tuttavia risparmiò il quadro dell’altare.

Tra le fiamme, il sacerdote e i fedeli videro un volto sofferente, rimasto poi enigmaticamente impresso sulla parete di cui in mostra è visibile un’immagine riprodotta. La manifestazione spinse il religioso a credere che l'anima di un defunto in pena e condannata al Purgatorio volesse mettersi in contatto con i vivi e lo convinse a girare l’Europa alla ricerca di testimonianze dell’esistenza ultraterrena dei defunti e dei loro contatti con i congiunti viventi.

Oggi la raccolta include stoffe, tonache, papaline, breviari e tavolette di legno che narrano le apparizioni dei defunti al cospetto di familiari e religiosi, testimoniate dalle loro "impronte di fuoco”. Tali testimonianze, circostanziate e ciascuna con una storia particolare, risalgono perlopiù al XVIII e XIX secolo e furono motivate dalla richiesta di preghiere o messe di suffragio per ridurre il tempo in Purgatorio e accelerare l’ascensione in Paradiso.
https://purgatorio.altervista.org/index.php/archivio/articolo/altre-testimonianze-dal-purgatorio/307/museo-delle-anime-del-purgatorio-roma

Gatti di Roma: dai vicoli alle leggende.Nelle pittoresche strade di Roma, tra i vicoli in ciottoli e sotto i ristoranti ...
08/03/2024

Gatti di Roma: dai vicoli alle leggende.

Nelle pittoresche strade di Roma, tra i vicoli in ciottoli e sotto i ristoranti accoglienti, c’è una presenza silenziosa ma affettuosa: i gatti della Città Eterna.

I guardiani delle vie romane
Questi gatti vagabondi, noti come “gatti di strada” o “gatti randagi”, hanno trovato casa nelle colonie feline sparse per la città.

Spesso si mescolano tra i turisti e i residenti donando un tocco di calore a chiunque li incontri.

I luoghi iconici dei gatti romani
Ci sono luoghi in cui i gatti di Roma sono particolarmente noti.
Alcuni dei punti di riferimento più tipici includono:

il Foro Romano, dove i gatti si arrampicano tra le rovine antiche
il Colosseo, dove si rifugiano tra le antiche mura
Largo di Torre Argentina, dove c’è la più antica colonia felina di Roma
Questi gatti diventano parte integrante del tessuto della città, testimonianze viventi della sua storia millenaria.Gatti e cultura: una simbiosi a Roma
La presenza di gatti si estende anche al mondo culturale di Roma.

In molte piazze e musei è infatti comune vedere gatti che sonnecchiano tra le opere d’arte e i monumenti.

Questi felini affascinanti sono diventati una parte accettata della vita quotidiana dei romani e un soggetto ispiratore per artisti e scrittori.

Leggende e storie: il fascino dei gatti di Roma
La storia di Roma è ricca di leggende e i gatti non sono da meno. Qui ne abbiamo raccolte alcune per voi.

La leggenda del gatto che salva una vita: Si narra che un gatto randagio abbia un giorno salvato la vita di un monaco mentre si trovava nei sotterranei della Basilica di San Pietro. Il monaco stava cercando di raggiungere una zona buia e pericolosa quando il gatto iniziò a mordergli il piede e a tirarlo indietro. Poco dopo, un crollo improvviso seppellì la zona in cui il monaco stava per avventurarsi. Si dice che il gatto fosse una specie di angelo custode inviato per proteggere il monaco
Il gatto nero di Via dei Portoghesi: Questa leggenda riguarda un misterioso gatto nero che si dice abiti la Via dei Portoghesi, una stretta strada nel cuore di Roma. La leggenda narra che il gatto nero sia l’anima di un antico mago che un tempo viveva in questa via. Si crede che il gatto nero porti fortuna a coloro che lo vedono e che sia in grado di prevedere eventi futuri. Molti credono che sia un presagio positivo per chiunque incontri durante una passeggiata notturna in questa suggestiva strada
Il gatto custode del Pantheon: Si dice che il Pantheon, uno dei monumenti più iconici di Roma, sia custodito da un gatto nero misterioso. Questo gatto è spesso visto aggirarsi tra le colonne del Pantheon e sembra godere della compagnia dei visitatori. Si ritiene che il gatto sia l’incarnazione del dio egizio Bastet, la dea dei gatti e della casa. La sua presenza è considerata un segno di buona fortuna per il Pantheon e il suo personale
Il gatto sacro di Santa Maria in Trastevere: La Basilica di Santa Maria in Trastevere è famosa per la sua bellezza e il suo fascino storico. Una delle leggende più affascinanti legate a questa chiesa riguarda un gatto che, secondo la tradizione, risiede all’interno della basilica. Si dice che questo gatto sia un essere speciale, un custode spirituale della chiesa. Molti credono che la sua presenza porti benedizioni ai visitatori e che sia un segno di protezione divina per il santuario.
La gatta di Julius Caesar: Una delle leggende più antiche di Roma riguarda l’amore di Giulio Cesare per un gatto. Si narra che il grande condottiero romano fosse affezionato a un gatto nero che lo accompagnava nelle sue campagne militari. Questo gatto, secondo la leggenda, aveva il potere di predire gli eventi futuri. La sua presenza accanto a Cesare durante le famose Idi di Marzo avrebbe avvertito il condottiero del pericolo imminente. Purtroppo, la leggenda narra che il gatto non riuscì a salvare Cesare da un destino tragico, ma la sua storia rimane un’eco affascinante dell’epopea romana.
I rifugi per gatti a Roma
Roma è anche sede di numerose associazioni e gattili dedicati a prendersi cura dei gatti randagi.
Uno dei più noti è la Casetta dei Gatti, un luogo dove i volontari si dedicano all’assistenza e alla sterilizzazione dei gatti di strada.

Questi sforzi contribuiscono a mantenere una popolazione di gatti sana e controllata.

Inoltre a Roma c’è anche L’Oasi Felina, un’associazione senza scopo di lucro che si dedica al benessere dei gatti randagi, gestisce rifugi temporanei e lavora per promuovere la sterilizzazione e la castrazione degli animali per controllare la popolazione felina.

Infine Gattamostra è un’associazione che offre servizi di soccorso, cura e adozione per i gatti in difficoltà.

Si impegnano anche nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importanza della responsabilità dei proprietari di animali domestici e sulla gestione della popolazione felina.

Quartieri gattari: dove trovare più gatti
Se stai cercando di vedere più gatti, alcuni quartieri di Roma sono famosi per la loro popolazione felina.

Tra questi ci sono sicuramente Monti, Trastevere e Testaccio, tra i preferiti dei gattari.

Camminando per queste vie pittoresche è molto probabile che facciate nuovi amici felini lungo la strada.

https://www.ruptly.tv/en/videos/20230228-010-et-tu-cattus-locals-turn-julius-caesar-s-assassination-site-into-feline-sanctuary-in-rome

Si dice che una città si possa descrivere anche attraverso un solo panorama, un colore, un profumo, un oggetto o persino...
05/03/2024

Si dice che una città si possa descrivere anche attraverso un solo panorama, un colore, un profumo, un oggetto o persino un’idea: e sono proprio quelle sfumature, impercettibili ed evanescenti, a trasformarsi talvolta in ricordi indelebili.

Cripta dei Cappuccini a Via Veneto S. Maria della Concezione, più nota come "Chiesa dei Cappuccini" si trova su Via Vene...
05/03/2024

Cripta dei Cappuccini a Via Veneto


S. Maria della Concezione, più nota come "Chiesa dei Cappuccini" si trova su Via Veneto, non lontana da Piazza Barberini.
Fu edificata a poca distanza dal palazzo della famiglia Barberini, tra il 1624 e il 1630, per volontà di papa Urbano VIII, su progetto dell'architetto Casoni, in onore del fratello, cardinale Antonio Barberini, che faceva parte dell'ordine dei Cappuccini e la cui tomba è tuttora conservata all'interno della Chiesa stessa.
Formata da una piccola navata con 5 cappelle laterali per ogni lato è arricchita da reliquie, sepolcri illustri e importanti opere d'arte tra cui alcuni dipinti realizzati da Pietro da Cortona e dal Domenichino. In origine la Chiesa, che si trovava in una zona di campagna, comprendeva un campanile e un monastero. Dopo essere stati abbattuti per la realizzazione di Via Veneto e in seguito per la costruzione del Ministero dell'Industria, la stessa ha perso il suo contesto di carattere sub-urbano.
Ma la particolarità principale di S. Maria della Concezione è sicuramente legata all'annesso criptoportico ad essa adiacente, decorato con le ossa di almeno 4000 frati cappuccini morti tra il 1528 e il 1870 e recuperati dalle fosse comuni del vecchio cimitero dell'Ordine dei Cappuccini che si trovava nella Chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, ai piedi del Quirinale.
Nella cripta, composta da diverse cappelle unite da un corridoio, si trovano alcuni corpi di frati mummificati con indosso il saio, tipico vestito del loro ordine; di alcuni di essi si conosce addirittura il nome, ad esempio: tre piccoli scheletri sono i pronipoti di Urbano VIII, un altro è il principe Matteo Orsini vestito con il saio e ancora, la principessa Barberini che con la mano destra sorregge una falce e con la sinistra una bilancia. Il macabro percorso mette in evidenza i decori, di gusto rococò, tutti realizzati con gli innumerevoli elementi ossei delle varie parti del corpo, formano rosoni, lesene, stelle, fiori, festoni e persino lampadari e un orologio. I nomi delle piccole cappelle ricordano le ossa con cui sono stati realizzati i decori (dei bacini, dei teschi, delle tibie, dei femori ecc.).
Si dice che lo stesso marchese De Sade rimase fortemente colpito da tali composizioni. Il motivo della realizzazione di questo particolare cimitero, certamente anteriore al 1793, non è nota, si ipotizza che la sua creazione sia opera di alcuni cappuccini fuggiti dalla Francia del XVIII secolo oppressa dall'Ancien Regime, come invece è possibile che sia solo un'opera dei cappuccini come inno alla vita ultraterrena e monito riguardo la brevità della vita o del corpo. Fra le tante supposizioni, che accompagnano questo cimitero, pare che lo stesso Urbano VIII avesse dato disposizioni affinché le piccole cappelle fossero pavimentate con la terra proveniente dalla Terra Santa, come pure l'apposizione della targa che si trova lungo il corridoio, su cui è scritto "Hic jacet pulvis, cinis et nihil", vale a dire: qui giace polvere, cenere e null'altro.

Nel cuore dei giardini di piazza Vittorio si trova una Porta Magica, edificata nella seconda metà del Seicento, antica t...
04/03/2024

Nel cuore dei giardini di piazza Vittorio si trova una Porta Magica, edificata nella seconda metà del Seicento, antica testimonianza di una Roma di miti e misteri. L’enigmatica porta, però, non conduce in alcun posto, ed è ciò che rimane della lussuosa Villa Palombara, residenza del marchese Massimiliano Savelli Palombara.

Uomo brillante e raffinato letterato, l’aristocratico era appassionato di alchimia ed esoterismo, interesse che condivideva con Cristina di Svezia, della quale fu devoto amico e fedelissimo di corte, durante il soggiorno romano dell’ex sovrana.

La leggenda narra che, in una notte tempestosa del 1680, un viaggiatore, probabilmente il medico alchimista Francesco Borri, ospitato nella villa, si recò in giardino alla ricerca di un’erba in grado di produrre oro. Il mattino seguente, l’uomo era misteriosamente scomparso, lasciando dietro di sé tracce di oro purissimo e degli oscuri manoscritti con numerosi simboli e formule alchemiche.
Convinto che il misterioso scritto contenesse il segreto della pietra filosofale, il marchese fece incidere la “ricetta” magica sulla “Porta Alchemica”, nota anche come “Porta dei cieli” e “Porta ermetica”: simboli planetari, ognuno associato a un metallo, piramidi, cerchi, iscrizioni in latino ed ebraico e una stella a sei punte, il sigillo di Salomone.

Attualmente, l’affascinante monumento è incastonato in un muro, alle spalle dell'imponente ninfeo Trofei di Mario, sorvegliato perennemente da due severe e grottesche statue del dio egizio Bes, rinvenute negli scavi del Quirinale di fine Ottocento, in attesa che qualcuno decifri quello che, fino a oggi, si è rivelato un impenetrabile enigma.
www.turismoroma.it

Indirizzo

Via Del Gelsomino 64
Rome
00165

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