JewishRoma walking Tours

JewishRoma walking Tours See Rome through Jewish Eyes - JewishRoma is the one and only tour company who will show you Rome wi Micaela Pavoncello

Visit the oldest Jewish Community outside of Israel, see the Old Ghetto, the Jewish Museum and the magnificient Great Synagogue; enjoy the traditional dishes of the Judaico Romanesco cuisine; learn how Roman Jews are neither Ashkenazy nor Sephardi; discover how Judaism influenced Michelangelo's art in the Sistine chapel; take an adventurous tour of the Jewish catacombs; visit the Arch of Titus wit

h the feeling that the ancient Roman Empire has gone while the Jews of Rome are still here, after 2000 years. Your Roman holiday would not be complete without a visit to the Jewish Ghetto with someone that can take you through with knowledge, anecdotes, legends and humour. I am that person, and I would be glad to share all that with you.

11/10/2024

Dalle nuove aperture agli indirizzi più classici, i nostri indirizzi preferiti a Roma

14/08/2024
15/06/2024

Unveiling centuries of religious dynamics, cultural flourish, and personal narratives in the eternal city

Condivido un mio breve intervento su Radio in blu. Grazie per l’ospitalità Ida Guglielmotti
30/01/2024

Condivido un mio breve intervento su Radio in blu. Grazie per l’ospitalità Ida Guglielmotti

26 gennaio 2024 Oggi vogliamo dedicare la puntata alla Giornata della Memoria e lo facciamo visitando il quartiere ebraico romano. Ci accompagna in una piacevolissima passeggiata virtuale Micaela Pavoncello, guida turistica e membro della comunità ebraica della capitale: con lei andiamo alla scoper...

29/12/2023

Guardare l’abisso - L’incomprensione del vero significato del pogrom del 7 ottobre

- di Iuri Maria Prado

Gli omicidi e i rapimenti compiuti da Hamas non sono solo atti di pura violenza, ma alimentano anche il perenne senso di insicurezza della comunità ebraica e il terrore di essere nuovamente vittima di violenza, discriminazione, oblio. Non capirlo, è un altro crimine.

Potrei scrivere «loro», pensando di rivolgermi ai pochi che non sono loro. Potrei scrivere «voi», pensando di rivolgermi ai tanti rispetto a quei pochi. Non so come fare. Non so come dire che loro non hanno capito. Non so come dire che voi non avete capito. So solo che non si è capito quel che è successo il 7 ottobre. So solo che loro non l’hanno capito. So solo che voi non l’avete capito. So solo che non si è capito, che loro non hanno capito, che voi non avete capito, la disperazione che ha preso gli ebrei; non gli ebrei di Israele, ma tutti, vedendo quelli che non capiscono e vedendo voi che non capite.

Quella disperazione non era e non è per i massacri fatti da alcune migliaia di assassini nella mattina di quel Sabato Nero. Certo, i fatti mostruosi di quel giorno hanno rinfacciato agli ebrei di Israele la loro condizione di insicurezza, l’odio spaventoso e inesausto di cui sono destinatari pur nel piccolo rifugio che avrebbe dovuto proteggerli. Ma non è questo, non è quella violazione domestica, pur trionfante in mostruosità, a togliere il sonno e le ragioni di vita degli ebrei. È la diffusa incomprensione di ciò che quella mostruosità rappresenta. La diffusa incomprensione del fatto che gli ebrei sono costretti nuovamente a guardare l’abisso. La diffusa incomprensione del fatto che l’abisso è tornato a guardarli.

Non si è capito che quell’incomprensione rivanga l’orrore della famiglia in fuga dallo Shtetl incenerito. Non l’hanno capito. Non l’avete capito. Non si è capito che quell’incomprensione riporta l’immagine degli ebrei indifesi, soli, terrorizzati mentre nelle strade, nelle piazze, negli uffici, nelle scuole, negli ordini professionali, nei ministeri, la violenza e la discriminazione li soverchiava e toglieva loro tutto, il lavoro, gli averi, ogni diritto, la vita.

Non l’hanno capito quelli che non hanno capito ciò che il 7 ottobre ha significato per gli ebrei. Non l’avete capito. Non si è capito che quell’incomprensione trascina e ripropone la memoria, le sofferenze, le tristezze, i matrimoni, le feste, la musica, i balli, i dolci, le preghiere, i funerali, gli abiti, i dialetti, le cartoline, le candele, le tovaglie, i libri, i sabati, i cimiteri della diaspora. Non l’hanno capito. Non l’avete capito.

Non si è capito ciò che lega la vicenda di un venditore di stracci galiziano a quella di una ragazza stuprata e assassinata nel deserto del Negev. Non l’hanno capito. Non l’avete capito. Non si è capito ciò che rende una cosa sola un bambino sgozzato in una culla e il vegliardo coi segni del lager sul braccio, il nonno che ricorda i ricordi del padre lituano, ucraino, modenese, di Francoforte o di Tripoli mentre nessuno capisce che è nuovamente solo, com’era solo da bambino, nel campo, com’era solo suo padre, chissà dove, ovunque, tanto prima che un altro bambino ebreo fosse ucciso nel proprio letto perché è come quel nonno, come il padre di quel nonno: perché è ebreo. Senza che questo sia capito. Senza che l’abbiano capito. Senza che l’abbiate capito.

Indirizzo

Rome
00154

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