28/08/2024
All'inizio del nuovo Millennio, i medici constatarono che molti visitatori di Parigi – spesso giapponesi – erano sopraffatti dalla delusione della propria esperienza di visita, molto diversa da quella dei loro sogni. Il problema divenne così grave che nel 2004 l'ambasciata giapponese fu costretta a istituire una speciale linea di assistenza che venne etichettata come "Sindrome di Parigi".
Il tema, più in generale, riguarda il rapporto (calcolabile) tra ASPETTATIVE e PERCEZIONI dei visitatori: la motivazione si viaggio spinge a idealizzare la destinazione, spesso alimentata da media, letteratura, arte e promozione, mentre la realtà - con i suoi disagi, il traffico, la frenesia urbana, la sporcizia, la carenza di servizi, i costi esagerati a fronte di una scarsa cultura dell'accoglienza, ecc. - può essere molto diversa dall'immagine idilliaca che molti si aspettano.
Ma l'atmosfera romantica di Parigi non è poi così dissimile, in termini di attrazione esercitata, dal fascino intramontabile delle città italiane, tornate invase da flussi di turisti armati di bastoncini da selfie, tanto da animare un dibattito sul fenomeno dell'overtourism: qualcuno incolpa i visitatori stessi, qualcuno gli imprenditori dell'ospitalità e della ristorazione, qualcuno i servizi pubblici e privati e qualcuno - ancora pochi - inizia a puntare il dito sui decisori che introducono balzelli senza garantire qualità (e soprattutto senza tutelare responsabilmente la vita dei residenti).
A questo punto sembra utile chiedersi: qual è il punto di rottura?
In primo luogo, gli arrivi internazionali, che nelle previsioni a lungo termine dell’UNWTO indicano 43 milioni di viaggi aggiuntivi ogni anno, fino a superare la soglia (psicologica e reale) dei 2 miliardi di persone in movimento. Se alcune delle attrazioni turistiche del Bel Paese sono già al punto di saturazione, cosa succederà quando questi nuovi turisti si metteranno in fondo alla coda e scopriranno di non poter ottenere un biglietto? Oppure lo otterranno insieme a flussi di visitatori che li spigeranno, spalla a spalla, senza consentire di vivere a pieno l'esperienza?
In secondo luogo, le autorità locali che un tempo erano in grado di mantenere un adeguato livello di controllo sul numero delle presenze limitando le licenze alberghiere. In questo modo, anche se i turisti erano soliti raggrupparsi attorno alle principali attrazioni e affollare i centri storici, ogni località poteva accogliere un numero di visitatori non di molto superiore al numero dei posti letto. Un fenomeno svanito con l'avvento degli affitti peer-to-peer che hanno consentito ai turisti di stare sopra, sotto e accanto ai residenti locali in appartamenti privati, concorrendo alla saturazione dei servizi (anzitutto di trasporto, di igiene, di sicurezza, senza ancora considerare l'impronta ecologica e l'impatto socioeconomico sulla comunità locale).
Infine c'è il divario crescente tra "noi" e "gli altri", che si sta radicalizzando attorno a due formule. La prima è nota a chi si occupa di mobilità: del traffico si lamentano tutti ma, in prima istanza, se ne lamentano quelli che stanno in coda con la propria auto, ovvero proprio chi sceglie di alimentare i flussi. Parimenti, i viaggiatori che scelgono le mete più desiderate dovrebbero essere consapevoli che non saranno soli in questa scelta.
La seconda è il modo in cui molti residenti delle città europee hanno iniziato a percepire gli spazi in cui vivono la relazione con gli spazi pubblici e gli incontri quotidiani con i turisti: l'aumento del costo della vita e degli affitti, dei disagi, dei rifiuti accumulati e - in definitiva - della competizione per la conquista di qualsiasi spazio (verde pubblico, panchina, parcheggio, autobus, metropolitana, museo, mostra, ecc.).
-------------------------------------
Un post molto lungo per riuscire a dire forse poco. Ma per segnare un punto di partenza: se assumessimo le cause della "Sindrome di Parigi" in termini più generali, potremmo insieme ragionare attorno alle traiettorie per uscirne. Chi sarà arrivato al termine di questo post con interesse, con osservazioni, con domande o possibili risposte, può continuare gli approfondimenti con la nuova newsletter su Linkedin del stcc - sustainable tourism competence center > https://bit.ly/sttc-newsletter