19/03/2020
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"No, questo Pasquino, questo sartorello, รจ proprio una linguaccia!". Cosรฌ diceva la gente a Roma ad ogni nuova uscita mordente di Pasquino, l'ardito maestro d'ago, contro i potenti e contro le ingiustizie delle autoritร . Diceva cosรฌ ma rideva, acconsentiva alle sue satire e sollecitava la sua opinione ed il suo aiuto quando veniva commessa qualche presunta o reale ingiustizia. Perchรฉ si rideva di Pasquino.. ma lo si temeva. Si aveva paura della sua lingua tagliente, del suo spirito caustico e della sua popolaritร . Era diventato un personaggio famoso, noto a tutti, ed era prudente tenerselo buono.
Quando dopo la morte di Pasquino (1500 circa) la sua casa venne demolita, sul posto fu scoperta una statua che fino ad allora era rimasta interrata per circa tre quarti, mentre la parte affiorante al suolo era stata usata a guisa di netta-piedi da coloro che si recavano da Pasquino. Era il torso di una statua greca, che messa su un piedistallo, fu situata all'angolo di una via nelle vicinanze del luogo dove sorgeva prima la casa di Pasquino e poco a poco venne destinata ad un nuovo uso ben singolare. Spiriti caustici, seguendo lo stile e l'esempio di Pasquino, scrivevano satire, epigrammi e critiche contro la corruzione ed i soprusi dell'autoritร , e di notte andavano ad attaccarli allo zoccolo del vecchio tronco di statua, che in tutta Roma fu senz'altro chiamata "il Pasquino".
Tali epigrammi furono detti "pasquinate".
Pasquino non restรฒ a lungo solitario, che ben presto ebbe un corrispondente nella figura di Marforio, nome che fu dato alla statua del dio fluviale, in quell'epoca situata a Piazza Venezia ed ora trasportata in Campidoglio (Palazzo Nuovo). A questa opera, che sembra esser dovuta allo scalpello dello scultore Della Porta, venivano di volta in volta consegnate le risposte agli scritti di Pasquino.
La moda delle "pasquinate" dilagรฒ a tal punto che non passava notte senza che il famoso zoccolo si coprisse di scritti diffamatori. Fu allora che le autoritร , presiedute dal Papa, si consultarono per prendere un provvedimento e si decise di spezzare il torso e buttarlo nel Tevere. Ma prima di effettuare tale decisione, il Papa volle udire il parere di una persona competente da scegliersi fra gli scrittori. L'esperto scelto, conoscitore dell'animo umano, si dicharรฒ contrario alla distruzione del torso: "Si puรฒ facilmente distruggere una statua - egli disse - ma con questo non si solleva il mondo dal malcontento, anzi; tale inutile provvedimento serve generalmente solo ad aumentare il bisogno ed il piacere della satira e della critica".
L'esperto aveva colpito nel segno e Pasquino rimase! Rimase tanto che ancora nel XIII secolo le "pasquinate" imperversavano Roma. Nel "bando generale concernente il Governo di Roma" stampato nella " Stamperia della Rev. Camera Apostolica ", nell'anno 1727, si trova un rescritto che, in brev parole, suona cosรฌ: "Chiunque, senza distinzione di persone, clero compreso, scrive, stampa, diffonde ecc. libelli che abbiano carattere di "pasquinate", anche se questi siano informati a pure veritร , sarร punito con la pena di morte, la confisca dei beni, e l'infamia del nome".
Da queste draconiane disposizioni รจ facile immaginare quale diffusione avessero la satira popolare e gli epigrammi messi di moda da Pasquino e quanto li temessero coloro che ne erano colpiti.
Da "A Roma si racconta che.. " di Margherita Naval