20/03/2025
🖼️ Durante il suo secondo soggiorno a Napoli, Caravaggio fu contattato dal commerciante Marcantonio Doria, 25enne genovese, che gli commissionò un quadro per commemorare l’entrata della figlia in un’ordine religioso.
L’agente di Doria a Napoli, Lanfranco Massa, scrisse al Doria che il quadro già l’11 Maggio 1610 era completato.
Il dipinto, nominato “Ursula” fu spedito da Napoli a Genova, quando la cornice era ancora fresca.
La storia che Caravaggio riesce a raccontare in un’unica immagina, è quella di Sant’Orsola, vergine e martire paleo-cristiana, morta nel 383 d.C..�Ursula, con le sue ancelle vergini, era partita dalla Gran Bretagna per raggiungere Roma. Fu sequestrata insieme a loro dagli Unni a Colonia.��Ursula rifiutò la proposta di matrimonio di Attila e, per questo, fu uccisa da lui stesso con arco e freccia. Le sue 11000 ancelle furono tutte decapitate.�Pare che la Basilica si Sant’Orsola a Colonia custodisca le loro reliquie.
Nel quadro Sant’Orsola è appena stata colpita, il suo seno è perforato dalla freccia, ma conserva una eccezionale compostezza abbassando lo sguardo.�La sua fronte è leggermente corrugata.�
Attila scruta con espressione sbalordita la sua vittima. La distanza tra la mano dell’Unno e il seno di Ursula è davvero poca, come se il colpo fosse stato scoccato a bruciapelo.
Come sempre, anche Caravaggio è presente nella scena , in alto a destra osserva sbalordito l’azione.
Il martirio di Sant’Orsola è, probabilmente, il suo ultimo dipinto.