Perdipiave è un progetto di cammino lungo il fiume sacro pensato non tanto per trovare mete, bensì per perder parte di noi, e del nostro modo facile d’esser veneti. Risalendo il fiume della Grande Guerra, la cui femminilità è stata per lungo tempo (troppo) pervertita, fino alla sorgente, ben forse si potranno ritrovare tracce di quei valori sotterranei che hanno sempre rappresentato il significato
più forte delle genti; il rispetto del bene comune paesaggistico, una certa sobrietà religiosa, la fede nella propria lingua dialettale, (lingua sempre vera e sempre precisa), la laboriosità attenta, sfidante,non finalizzata al solo profitto, infine, la grande stagione della cultura, della modestia, della tolleranza, della modernità, poiché il fiume, la Piave, è davvero madre di tutti, compresi coloro che si danno “alla macchia”, i ribelli. Camminare invece di correre, perdersi invece di ritrovarsi, scrivere invece di cliccare, fotografare sì, ma con i propri occhi, dalla foce alle sorgenti, dal parto al concepimento: ecco i paradigmi classici per interpretare attraverso il fiume che taglia la pianura di Parise, la collina di Zanzotto, la montagna di Buzzati, ciò che resta dell’identità del Veneto, della sua essenza. Identità “altra”, o “alta”, rispetto alle convenzionali visioni che hanno trasformata la terra in un territorio, le sue genti in abitatori, che andrà difesa e premiata con un paio di gambe, un paio d’occhi, un pezzo di formaggio, il taccuino, attraverso un viaggio fondativo d’un mondo nuovo. Che cosa resta di così meraviglioso nel Veneto, lungo la Piave, per cui valga la pena ancora affidarsi?