01/12/2022
Caprilli e la Leggerezza
Il metodo Caprilli, sviluppato in circa tre anni dal Capitano Federigo Caprilli, non solo ha dato giustificazione e senso tecnico del salto, ma ha fornito il metodo d’insegnamento al principiante assoluto, visto e considerato che il suo metodo era applicato alle reclute delle Armi di Cavalleria come ampiamente scritto da Ruggero Ubertalli suo più fedele allievo nel suo manuale.
Il metodo caprilliano è semplice, efficace, semplifica laddove ci sono troppi appesantimenti, rende semplice ciò che gli altri rendono complesso e se ben applicato didatticamente fornisce al principiante e non solo una validissima base.
Il tutto si racchiude su dei concetti chiave, quali l’assetto e gli aiuti naturali.
Nel metodo caprilliano, il punto chiave è una conduzione che mette in atto sinergicamente l’assetto, la mano, la gamba, e tra questi, la difficoltà maggiore è la mano.
Ciò non significa una mancanza di contatto, o che la mano debba divenire più pesante e incisiva, al contrario la mano deve imparare a comunicare con il cavallo in modo corretto, in quanto l’imboccatura agisce nella bocca di quest'ultimo.
Il metodo Caprilliano insegna poi un principio tecnico che era già stato scoperto in passato, ma che con il tempo era andato dimenticato e rimasto a coprirsi di polvere solo nelle accademie, ed era che il cavallo si ferma, fermando la mano.
Per mettere in atto questo, occorre conoscere il principio della cessione all’incollatura che anticamente non era lettera morta, e il merito di Caprilli è stato quello di riportarlo in auge e dargli freschezza e nuova validità e giustificazione.
La mano che accompagna al passo e al galoppo, con movimento elegante e leggero l’incollatura del cavallo, favorendone il movimento senza contrariarlo, che a sua volta si avvale dell’azione dell’assetto e della gamba, in modo sinergico, non solo predispone in modo perfetto all’impulso, ma anche all’equilibrio del cavallo stesso, e al momento di arrestarne il movimento, non si farà altro che fermare la mano da quella azione sapiente di appoggio e cessione che è appunto la cessione all’incollatura.
“La mano cedendo lascia passare l’impulso, l’incollatura si distende, per la spinta che viene da dietro, e porta avanti il centro di gravità, provocando un’accelerazione senza diminuire la leggerezza” (Col. G. di Cossilla – Equitazione Superiore – pag. 38)
I detrattori chiamano la cessione alla mano il “lavare di panni” e pochissimi ormai la insegnano, perché è un principio tecnico difficilissimo da apprendere e metabolizzare, in quanto richiede una sensibilità di mano molto marcata e ci vuole tempo e impegno per apprenderla.
Una volta che ci si è appropriati di questo principio tecnico, fermare un cavallo, fermando la mano non è più utopia, in quanto il cavallo, addestrato a ciò, e sentendo non una secca trazione, ma una mano che diventa fissa, capisce che deve arrestarsi.
C’è chi va oltre, ma qui parliamo di virtuosismi, ci sono cavalieri in grado non più di cedere la mano, ma addirittura il movimento cedente lo eseguono aprendo e chiudendo le dita della mano con l’ausilio ulteriore dei polsi, quindi a questi “artisti” per fermare il cavallo basterà solamente chiudere le dita della mano.
Incredibilmente questo principio della chiusura delle dita delle mani, l’aveva insegnato De la Guerriniere, poi Baucher, poi l’Hotte e poi è andato dimenticato o messo in soffitta come tante altre cose buone, di cui sarebbe il caso promuoverne la riscoperta così come:
“[ -- ] non è mai la mano che cerca l’appoggio, la mano lo riceve, perché è il cavallo che viene a prenderlo spinto dalla gamba” (Col. G. di Cossilla – Equitazione Superiore – pag. 39).
Caprilli aveva capito che bisognava “alleggerire”, rendere semplice il complesso, destrutturare, adattarsi al cavallo e non il contrario, che “meno usi, più ottieni” e soprattutto aveva capito che il cavallo è un animale estremamente sensibile e che questa sensibilità una volta compresa dal cavaliere, poteva essere usata a reciproco vantaggio.
Il metodo Caprilliano può benissimo essere messo in correlazione e collegamento con gli insegnamenti dei Grandi Maestri del passato, diventandone un compendio, completando mirabilmente alcuni concetti di Equitazione.
Ricordo poi, che il metodo caprilliano, laddove ben insegnato e adeguatamente compreso, fornisce tutti i strumenti tecnici di cui abbisogna un cavaliere e lo predispone mirabilmente – per chi volesse - a essere preparato mentalmente e tecnicamente alla Scuola Accademica, essendo una base eccezionale, un esempio? "mano senza gamba, gamba senza mano", principio cardine della Scuola Accademica di Leggerezza.