14/11/2021
tutti bisognerebbe fare riflessione su queste parole che come centro di equitazione condivido pienamente!
PAGO LA LEZIONE, MI VOGLIO DIVERTIRE!
È la frase che si sente nel frammento di un dialogo tra amici nel corridoio della scuderia, nella club house, a bordo campo tra genitori che assistono alla lezione dei loro ragazzi.
La pronuncia il principiante che, alla sua decima lezione, si sente un cavaliere ormai provetto ed è annoiato di mo***re quel vecchio "brocco" insensibile a gambe e frustino che in lezione allunga il trotto mentre gli altri galoppano; che rimane sempre indietro cercando di prendere al volo arbusti e ciuffi d'erba quando il resto della comitiva si gode il piacere della passeggiata in campagna.
La ribadisce l'allievo del gruppo avanzato che, quando m***a quella volta alla settimana (salvo impegni di altro genere) vorrebbe un cavallo generoso, pronto a saltare ostacoli più impegnativi e di un livello più adeguato al suo, e non che appena si alza la barriera si pianti facendo resistenza perché "quello" che l'ha usato prima di lui non è stato abbastanza deciso e gli ha permesso di fare rifiuto.
La esclama il genitore esasperato da quel pony dispettoso che "ce l'ha con suo figlio" e mette la testa in mezzo alle gambe per trascinarlo dove vuole lui, facendo di tutto per scoraggiarlo, a volte anche fino alle lacrime.
L' afferma chi non vuole prendere sul gobbo l'onere fisso economico e di impegno di avere un cavallo in proprio o in mezza fida ma pretende, quella volta una tantum, di affittare uno della scuola e... pronti-via, premere sull'acceleratore come se fosse una moto, farci cross, e riconsegnarlo senza più preoccuparsene.
C'è chi esprime l'insoddisfazione direttamente all'istruttore, facendo capire, a volte senza troppi mezzi termini, che se non potrà mo***re un cavallo più idoneo alle proprie aspettative sarà costretto a rivolgersi altrove dove godrà di maggior considerazione; e in tempi difficili sotto l'aspetto lavorativo, sappiamo bene che anche il poco aiuta, specie nel settore equestre dove i cavalli mangiano quotidianamente. Così, potendo, si cerca di accontentare la richiesta, salvo che poi sia quasi sempre l'allievo a rendersi conto che il suo nuovo cavallo, più brillante, va magari un po' troppo veloce e non è sotto controllo (paura!); che il vincente saltatore di cui ci sono foto ricordo in premiazione e coppe in club house è così sensibile e abituato alla precisione, che non perdona errori sulle distanze; che lo stesso pony monello m***ato da altri ragazzini è un amore di ubbidienza ed è pure vincente!
Qui si apre un bivio. C'è chi trovandosi in difficoltà davanti all'evidenza riconosce che l'istruttore ci aveva visto giusto (anche considerando il rapporto tra capacità e sicurezza), fa un passo indietro, inizia ad apprezzare col dovuto rispetto il cavallo che prima aveva denigrato, spesso ci si affeziona quando con lo spirito giusto ottiene insieme a lui dei risultati con le piccole-grandi soddisfazioni che ne derivano, al punto che gli spiace lasciarlo per un altro cavallo quando effettivamente è il momento di fare un passo avanti.
Tuttavia non tutti comprendono che la lezione di equitazione non è puramente un insieme di nozioni tecniche fini a sé stesse, ma un insegnamento a 360 gradi al rispetto della vita, primo su tutti quella di un lavoratore subordinato, il cavallo da scuola, che svolge il suo compito sperando sempre in un gesto di gentilezza dai cento volti che pretendono qualcosa da lui. Questi praticanti (non si possono definire cavalieri nel senso nobile del termine) restano fissi sulla loro posizione, continuano a migrare da un maneggio all'altro, fermamente convinti che "prendere" la lezione o "affittare" il cavallo sia come acquistare il biglietto al luna park: pagano per i giro in giostra e vogliono divertirsi.