L’uomo che guarda il mare
“L’Uomo che guarda il mare” è l’idea stessa del viaggio, del sogno, dell’altrove.
Si accompagna al nostro desiderio, sempre così frequente, di fare qualcosa di diverso da quello che si sta facendo,
di essere in un luogo diverso da quello in cui si è. È il corpo che riposa, la mente che si prepara a fare ancora una volta le valigie per spostarsi verso ciò che gli darà una nuova energia, un nuovo piacere.
Questo uomo è un’astrazione, ha a che fare con il desiderio di scoprire qualcosa di mai provato, misterioso o affascinante, un’inedita esplorazione sensoriale, geografica, esperienziale.
Viaggerà per passione, per curiosità o per noia, non è importante: vorrà tutto vedere e tutto sentire in un breve intervallo vertiginoso oppure assaporare l’atmosfera di un viaggio lento, mettendo per qualche tempo le radici in un humus differente, per allentare la pressione e vivere un momento di perfetta connessione, di assoluto.
Incerto tra una fantasticheria e l’altra, “L’Uomo che guarda il mare” inseguirà queste magnifiche illusioni. E allora forse andrà alla volta di un diverso colore di oceano, o si unirà ad altri, come lui, esploratori dello spirito, si arrenderà al desiderio di immergersi nelle profondità delle antiche culture o, ancora, sceglierà il semplice, rigenerante, dolce far niente... Forse il suo nuovo orizzonte avrà un pizzico di glamour o sarà perfettamente zen e wabi, si circonderà del lusso più esclusivo o cercherà il silenzio di un altopiano ventoso, la seduzione dell’heure bleu, breve magia della savana, solo, oppure in un idillio a due. L’uomo che guarda il mare siamo noi, che viaggiamo, cercando ciascuno la propria Amarganta, la fantastica isola d’argento che non c’è.