Bike Rides Adventures

Bike Rides Adventures Ci prendiamo cura della tua passione, ti accompagniamo a vivere indimenticabili emozioni su un territorio affascinante e spettacolare.

Viaggia con noi siamo ciclisti come te Siamo un'azienda specializzata nei viaggi cicloturistici, che organizza tours e vacanze per ciclisti provenienti da tutto il mondo. Abbiamo sede a Udine in Friuli Venezia Giulia, e le nostre proposte di viaggio coprono l'intero Nord Est Italiano, il Nord Ovest della Slovenia, l'Istria e parte della Croazia. Si tratta di un territorio stupendo, in gran parte a

ncora incontaminato, ricco di luoghi storici e di bellezze naturali, dalle Dolomiti alla costa Istriana e Dalmata, dal Parco Nazionale Sloveno del Tricorno ed il Lago di Bovec, alla foresta del Cansiglio e la zona del Prosecco. Siamo in grado di proporre un catalogo di viaggi in bici in cui ognuno riconosce il suo modo di viaggiare e pedalare. Un'offerta ampia che va dai viaggi di uno o più giorni, ai base camp per pedalare divertendosi, ai raids per ciclisti indipendenti che amano l'avventura ai viaggi personalizzati sulle vostre specifiche esigenze. Offriamo inoltre un catalogo di bici a noleggio e di accessori che non ha eguali, per qualità, scelta e numero. Da noi troverete sempre positività e sorrisi perché sia noi che voi stiamo realizzando lo stesso sogno. Siamo costantemente alla ricerca di nuovi modi di regalare emozioni, di farvi uscire dalla routine e far vivere emozioni a chi viaggia con noi. Per noi i dettagli, la sicurezza, il rapporto con il cliente sono molto importanti. Il nostro modello di business è far tornare a casa i clienti con il sorriso e farli poi tornare da noi come amici.

Buon caffè a chi resta e a chi esce ☕️☕️☕️
18/11/2024

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Good morning cycling world Furka Pass 🇨🇭
18/11/2024

Good morning cycling world
Furka Pass 🇨🇭

17/11/2024

Notare dove e come sorpassano ..
Somewere in Slovenia 🚴🚴🚴🇸🇮

17/11/2024
Bike Art
17/11/2024

Bike Art

Nel ciclismo la musica può essere doping, ma che bello ascoltarla!Il binomio musica più esercizio fisico produce un aume...
17/11/2024

Nel ciclismo la musica può essere doping, ma che bello ascoltarla!

Il binomio musica più esercizio fisico produce un aumento dei livelli di prestazione, agendo anche sull’abilità motoria e sulla motivazione dell’individuo.

Per tutti questi motivi la musica, in alcune discipline, è vietata durante le gare perché considerata un vero e proprio doping. La musica, come strumento di comunicazione non verbale, con le sue vibrazioni, aiuta a entrare in quella dimensione che facilita la connessione con la nostra sfera emotiva raggiungendo l’armonia psicofisica, cioè il riallineamento corpo-mente-componente energetica, che corrisponde allo stato di salute.

Vibrazioni

Non dobbiamo dimenticare che noi siamo un sistema energetico che vibra, che vive su questa terra che, a sua volta, possiede una frequenza di vibrazione pari a 8 hz, che, evidentemente non udiamo. Gli studi sviluppatisi negli ultimi 100 anni dimostrano come tutto sia vibrazione: Einstein affermava che la materia non esiste, è soltanto energia che vibra a varie frequenze.

Tutto vibra quindi, anche il nostro corpo, infatti le nostre cellule producono vibrazioni acustiche che possono essere trasformate in suoni udibili.

Il suono

Il suono, sia come vibrazione meccanica che si propaga nel mezzo, sia come modalità quantistica di vibrazione, può essere considerato come un “facilitatore” in grado di modificare lo stato dinamico, energetico e strutturale degli atomi e delle molecole con cui interagisce.

Quando il suono (= vibrazione) colpisce una cellula, quindi un tessuto, che altro non è che un insieme di cellule, gli atomi che lo costituiscono possono entrare in risonanza con particolari frequenze incidenti. Tale risonanza implica una modificazione dell’architettura e della funzionalità della struttura molecolare, quindi del tessuto e dell’organo corrispondente. Ciò si traduce nella possibilità che il suono come vibrazione possa modificare la struttura molecolare di quegli elementi che regolano l’espressione (=funzione) dei nostri geni, modificando così l’architettura del DNA stesso (epigenetica).

Tutte queste “entità” possono essere modificate dall’interazione con quello che definiamo suono, ovviamente anche con frequenze vibrazionali non udibili dall’orecchio, ma portatrici comunque di vibrazione percepibile a livello atomico e molecolare.

Considerando tutto questo, non ci stupisce più allora se il nostro corpo fisico sente di meno la fatica di uno sforzo quando facciamo ascoltare alle cellule che lo compongono una musica dal ritmo energizzante, oppure se cambia la nostra percezione a livello della sfera psicoemotiva quando la musica diventa più rilassante, magari con delle note struggenti che ci evocano chissà quali memorie dimenticate.

by musica.rolling

"Magic" is a song performed by the American rock band The Cars from their fifth studio album, Heartbeat City, released in 1984. It was released as a single a...

Mangart 🚴🚴🚴
17/11/2024

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17/11/2024

Quando accendi un ideale cero alla tua divinità affinché moltiplichi le diottrie a chi arriva da dietro 🚴🚴🚴

17/11/2024

Chi torna in Slovenia 🇸🇮 e chi in Italia 🇮🇹 🚴🚴🚴

TUTTE LE COSE BELLE FINISCONO " L'anno prossimo sarà la mia diciottesima stagione da professionista. Ho dedicato davvero...
17/11/2024

TUTTE LE COSE BELLE FINISCONO

" L'anno prossimo sarà la mia diciottesima stagione da professionista. Ho dedicato davvero tanti anni alla vita da atleta. Sono pronta a vivere nella mia zona di comfort".

Lizzie Deignan inspira profondamente prima di dirmi che il 2025 sarà l’ultimo anno che ha intenzione di trascorrere come ciclista professionista. Stiamo parlando tramite una chiamata Zoom leggermente sfocata, ma riesco comunque a percepire la calma determinazione nella sua voce mentre mi spiega le ragioni del suo ritiro. È una decisione su cui ha riflettuto a lungo. “Mi piacerebbe fare un giro in bici senza preoccuparmi di dover soffrire. Questa è la realtà dell’essere un'atleta professionista, e penso che, a meno che non lo si sia vissuto, sia difficile spiegarlo agli altri”, afferma. “A volte, le persone dicono: perché mai dovresti ritirarti? È un modo fantastico di guadagnarsi da vivere, e lo è davvero, ma non è come andare a prendere un caffè in bici. È un impegno incessante. È sofferenza ogni giorno”.

L'annuncio di Deignan è una sorpresa per me, e lo sarà per molti, considerando che è ancora vicina al massimo della sua forma. Oltre a essere una figura chiave nel team Lidl-Trek, nel 2024 è arrivata 12ª alle Olimpiadi, terza ai Campionati Nazionali e ha lottato per aggiudicarsi tappe al Tour of Britain Women. Ma, come spiega lei stessa, dopo essere stata campionessa del mondo e aver vinto gare prestigiose come il Giro delle Fiandre, la Strade Bianche, la Parigi-Roubaix Femminile, il Trofeo Binda e la Liegi-Bastogne-Liegi Femminile, competere solo per piazzamenti minori non ha più lo stesso significato.

“Ci sono stati alcuni risultati importanti quest'anno, ma credo che per me non ci sia interesse nell'arrivare tra i primi cinque o dieci in una gara che ho già vinto”, afferma.

Deignan è in grado di indicare con esattezza il momento in cui ha capito che il suo capitolo da ciclista professionista stava per chiudersi. È stato una sera tempestosa a Glasgow, lo scorso gennaio, con un volo deviato e una notte insonne.

“Stavo tornando a casa dal ritiro e il mio volo è stato dirottato su Glasgow invece che su Leeds. Sono atterrata nel cuore di una tempesta e sono arrivata a casa alle cinque del mattino”, ricorda Deignan. “I bambini si sono svegliati alle sette e sono tornata subito alla vita reale. Ho pensato: sto spingendo i limiti troppo oltre. Sto cercando di essere la migliore atleta possibile, la miglior madre possibile, la miglior moglie possibile, e non mi resta più nulla. Non riesco più a reggere questo ritmo. È stato letteralmente solo un giorno, un volo per l’aeroporto di Glasgow”.

Sebbene citi il suo impegno come madre tra i fattori della sua decisione, Deignan chiarisce che la vita familiare non è la ragione principale per cui vuole ritirarsi. A 35 anni, descrive una sensazione "interiore" che le ha fatto capire che è il momento di smettere di gareggiare.

“Penso che sarebbe molto facile dare la colpa ai bambini”, ride Deignan. “Sarebbe una scusa perfetta. Ma se fossi ancora disperatamente motivata a vincere, troveremmo un modo come famiglia, ma non lo sono più. È strano, quando la tua identità per gli ultimi 18 anni è stata quella di qualcuno disposto a fare di tutto, a superare i propri limiti, e poi improvvisamente ti rendi conto che non lo vuoi più. Non sento più il bisogno di cercare quell’eccellenza. Ho raggiunto il mio limite in questo sport, ho fatto tutto quello che potevo, e penso che sia semplicemente arrivato il momento di lasciare".

"Cerco sempre di essere la migliore e di puntare al titolo mondiale o alla vittoria, e non mi è mai sembrato un sacrificio, ma ora questa sensazione inizia a farsi sentire," continua. "Penso che si parli di percentuali, di dettagli minimi, ma sono proprio quei dettagli che fanno la differenza per essere la migliore al mondo. È la disciplina che ti sostiene. Riesco ancora a spingermi oltre, ma mentirei se dicessi che non è più difficile di prima, perché la voglia di vincere non è più la stessa di una volta".

Deignan ammette di aver considerato il ritiro alla fine di quest’anno, ma ha trovato una nuova motivazione nel ruolo che ha assunto all'interno di Lidl-Trek, ed è per questo che continuerà a correre fino alla fine della stagione 2025. Sebbene fosse stata ingaggiata come vincitrice di gare, nel 2024 Deignan ha incarnato il ruolo di capitana su strada, guidando le cicliste più giovani della squadra e supportando le atlete in lotta per la classifica generale, come Gaia Realini. È una prova del carattere di Deignan il fatto che riesca a inserirsi facilmente nel ruolo di gregaria, nonostante un palmarès di tutto rispetto.

“Ho iniziato come gregaria, e ho lavorato s**o per arrivare in cima. Non è una questione di ego per me. Non ho problemi a fare la gregaria. Il ciclismo è uno sport di squadra, e tutti hanno un valore per motivi diversi, e sono felice di ritagliarmi un ruolo differente all'interno del team”, afferma Deignan. “Essere una capitana di squadra o aiutare le ragazze più giovani è qualcosa che mi motiva. Anche se non sono più motivata a vincere per me stessa, sono assolutamente motivata a vedere altre donne realizzare il proprio potenziale. È un bel modo di chiudere la mia carriera”.

È giusto dire che Deignan ha avuto una grande influenza sia sulla generazione attuale che su quella futura nel ciclismo femminile. Ha aperto una strada tornando a gareggiare e vincendo la Parigi-Roubaix Femminile dopo la nascita della sua prima figlia, Orla, e si è fatta portavoce dei diritti per il congedo di maternità e per l’uguaglianza. Il ciclismo femminile è cambiato radicalmente negli ultimi anni, e Deignan è stata una parte fondamentale di questo cambiamento.

“Vengo da una famiglia con valori femministi, quindi è sempre stato normale prendere decisioni in base a ciò che era meglio per me, senza considerare il mio genere come un fattore determinante. Devo molto alla mia famiglia per l’educazione che ho ricevuto, che mi ha spinta a fare le scelte che ho fatto”, dice Deignan.

“Quando ho deciso di costruire una famiglia, non ho mai pensato consapevolmente di cambiare il ciclismo – è stato un po’ un effetto collaterale positivo. Mi sento quasi in colpa a prendermi troppo merito per questo, quando in realtà si è trattato di una decisione egoistica ed emotiva, di voler diventare mamma. Ma ora, ripensando a quello a cui ho detto di no quando sono rimasta incinta, al fatto che sapevo di valere più di come ero stata trattata la prima volta che sono diventata mamma, sono orgogliosa di essermi fatta valere e dell'impatto che ciò ha avuto su altre persone”.

Modesta come sempre, Deignan aggiunge di sentirsi grata per aver potuto assistere ai cambiamenti nel ciclismo femminile e di essere riconoscente anche a chi l’ha preceduta. All’inizio, guadagnava solo 200 euro al mese, ma spiega che chi l’ha aiutata nei primi anni lo faceva per pura passione e amore per il ciclismo. Senza di loro, secondo Deignan, non saremmo mai arrivati fino a questo punto.

“Chiunque fosse nel ciclismo femminile allora lo faceva perché amava veramente questo sport, e grazie a ciò ho imparato molto da persone estremamente oneste, appassionate e impegnate, e apprezzo molto queste esperienze”, racconta Deignan. “Devo tanto a tante donne che hanno lottato per l’uguaglianza che ora abbiamo. Non siamo ancora al 100%, ma rispetto a quando ho iniziato, la situazione è irriconoscibile. Faccio parte di uno degli sport più professionali e riesco a guadagnarmi da vivere con il ciclismo, cosa che non è ancora possibile per molte sportive, quindi mi sento privilegiata. Per un lungo periodo non guadagnavo nulla e contavo solo su volontari e favori, ma ora siamo arrivati a un livello incredibile”.

Quando la ciclista di Otley riflette sui primi anni della sua carriera, sembra quasi non credere a quanto le cose siano cambiate: ha vinto il suo titolo mondiale su strada nel 2015 a Richmond, conquistando la maglia arcobaleno in una volata ristretta davanti ad Anna van der Breggen – un risultato che considera il momento più alto della sua carriera, ottenuto senza un sistema di supporto paragonabile a quello di cui beneficia oggi.

“Ricordo che c’era il ‘Progetto Cav’ per Copenaghen [Mark Cavendish vinse il Mondiale nel 2011 a Copenaghen]. Aveva tutto un team attorno a lui. Io sono andata a Richmond e ho fatto il ‘Progetto Lizzie’, ma contando praticamente solo su me stessa”, ricorda Deignan. “Ripensandoci ora, penso: wow, avevo 25 anni, sono arrivata ai Mondiali come favorita e ho ottenuto il risultato. E mi chiedo: chi era quella ragazza? Sono così orgogliosa di quel giorno”.

La carriera di Deignan è particolarmente impressionante per la sua longevità: sei anni dopo aver vinto il titolo mondiale, ha conquistato la vittoria nella prima edizione della Parigi-Roubaix Femminile. Riuscire a rimanere tra le migliori del gruppo, anche mentre lo sport si evolve, è qualcosa che poche cicliste riescono a fare, ed è questo che ha trasformato Deignan in un nome noto nel mondo dello sport femminile. Osserva come l'aumento della copertura televisiva delle gare che ha vinto abbia fatto crescere enormemente sia il suo profilo personale che il ciclismo femminile in generale.

“Roubaix è stata una delle prime gare che le persone hanno potuto vedere in modo completo, il che per me è stato un po' frustrante, perché avevo vinto il Fiandre e la Strade Bianche, ma di quelle c’erano solo brevi riassunti”, dice Deignan. “È pazzesco che Roubaix sia rimasta così impressa nelle menti delle persone semplicemente perché hanno potuto guardarla. Per fortuna, da allora non abbiamo fatto passi indietro; è stato un vero punto di svolta per lo sport”.

“Ricordo che quando ho tagliato il traguardo è esploso tutto. Era una follia. Amici che non si sono mai interessati al ciclismo mi contattavano quel giorno, e sono rimasta al telefono fino alle quattro del mattino per rispondere a tutti. Quando quella mattina mi sono svegliata per correre a Roubaix, non avevo idea delle 24 ore che mi aspettavano”.

Una copertura completa e adeguata delle gare è qualcosa che Deignan ritiene essenziale per la crescita dello sport. Crede che raccontare le storie nel ciclismo femminile, dalle rivalità alle amicizie, sia fondamentale per mantenere e atti**re i fan. Aiutare a portare avanti questo sviluppo è qualcosa che Deignan potrebbe vedersi fare dopo il ritiro: ci tiene a ringraziare tutti coloro che l’hanno aiutata nella sua carriera ciclistica e desidera trasmettere questo sostegno alla prossima generazione.

“Sento decisamente di essere pronta per immergermi in qualcosa di nuovo. Penso di aver capito che mi piace fare parte di un team, quindi mi piacerebbe continuare in qualche modo. Mi piace ti**re fuori il meglio dalle persone e vederle crescere”, dice Deignan. “Se trascorri del tempo con giovani donne, vedi che le pressioni che affrontano oggi sono diverse da quelle che ho vissuto io all'inizio, e ho notato che la fiducia in sé stesse è un aspetto importante che spesso manca. Poter aiutare, in particolare le giovani donne, a costruire fiducia in sé stesse è qualcosa che mi appassiona. Come farlo o in che forma, non lo so ancora, ma forse sarà lavorare con donne nello sport”.

Deignan ride dicendo che ogni giorno parla con suo marito, Phil, di una nuova idea su cosa farà dopo il ritiro, scherzando sul fatto che lui fa fatica a starle dietro con tutti i suoi piani. Le resta ancora una stagione di addio da affrontare nel 2025, ma Deignan sembra, più di tutto, estremamente entusiasta di ciò che verrà dopo. I 18 anni passati come ciclista hanno plasmato la sua identità, ma piuttosto che vedere il ritiro come una fine, Deignan lo considera un nuovo inizio.

“Credo di essere consapevole delle sfide che mi aspettano, ma sento che il prossimo capitolo mi sta aspettando, e sono davvero entusiasta,” dice Deignan. “Credo che mi mancherà la routine quotidiana, ma penso che sarò piuttosto proattiva nel fissare nuovi obiettivi e fare nuove esperienze. Mi aspetto sicuramente momenti emozionanti, ma sono entusiasta di scoprire chi sono senza una bicicletta”.

by Rachel Jary

CHI PORTA PIU' PUNTI Con la stagione conclusa e con la possibilità di analizzare i risultati a mente più fredda, è ora p...
17/11/2024

CHI PORTA PIU' PUNTI

Con la stagione conclusa e con la possibilità di analizzare i risultati a mente più fredda, è ora più chiaro il quadro delle varie classifiche dei punteggi UCI, sia per team che per singoli atleti. È ormai noto che Tadej Pogacar e la UAE Emirates hanno letteralmente sbaragliato la concorrenza, persino doppiando i secondi classificati in termini di punti e successi. Pensate: ben 81 corse vinte per la squadra di Mauro Gianetti. Tuttavia, man mano che si scende in graduatoria, le classifiche raccontano una storia diversa.

Questi dati ci aiutano a comprendere perché, in un’epoca in cui i punti UCI sono fondamentali per i contratti e, addirittura, per ottenere la possibilità di partecipare ai grandi Giri (i primi 40 quest’anno e i primi 30 dal prossimo anno), alcuni atleti godano di un certo appeal per i team. Di conseguenza, questi atleti diventano molto ricercati sul mercato.

Da Pogacar a Fortunato

Un caso emblematico è stato il trasferimento di Vincenzo Albanese alla EF EasyPost. Dopo appena un anno all’Arkea-B&B Hotels, l’italiano ha cambiato squadra. Come mai? Una combinazione di fattori: è risaputo che Arkéa non sta attraversando un buon momento finanziario; inoltre, Albanese era il terzo atleta per punti del team e quindi appetibile per altri. Allo stesso tempo, per EF ogni punto in più è utile in prospettiva, ed ecco spiegato questo passaggio.

Questo evidenzia un fatto ormai noto: oggi si corre per i punti. Molti atleti evitano di mollare anche solo per un piazzamento, preferendo raccogliere ogni singolo punto, anche a costo di maggiori fatiche. Spesso, inoltre, le direttive in questo senso arrivano direttamente dall’ammiraglia.

Un altro aspetto interessante è il livello che vedremo quest’anno in molte corse minori. Molti team professionisti e, chissà, forse anche alcuni team WorldTour di bassa classifica, si presenteranno con formazioni di alto livello in gare meno prestigiose. Potremmo vedere, per esempio, al Tour of Hellas (Giro di Grecia) un parterre altre volte impensabile, con arrivi in volata in cui più atleti della stessa squadra si piazzano tra i primi dieci. Il limite delle prime trenta posizioni per ottenere l’invito ai grandi Giri impone infatti strategie di questo tipo. Come ha detto più volte Gianni Savio: «Ok non andare al Giro, ma che ci lascino almeno la possibilità di andarci. È vitale per la ricerca degli sponsor».

Passiamo quindi alla classifica dei migliori atleti per team. Ecco qui di seguito i dettagli. Un caso interessante è quello di Ben O’Connor. Aveva un altro anno di contratto con Decathlon-Ag2R, ma ha colto l’occasione di cambiare squadra. La Jayco-AlUla, team australiano come lui, ha bisogno di punti, soprattutto vista la partenza di Simon Yates. O’Connor, quarto nella classifica UCI individuale, rappresenta un importante rinforzo.

E i secondi ?

Un aspetto curioso emerso dalle classifiche è l’importanza dei “secondi” corridori per punteggio all’interno di ogni squadra. Alcuni atleti, pur poco vincenti, sono costanti e assumono un valore specifico sia per il team che per la propria carriera. Il miglior secondo assoluto è Mathieu Van der Poel, con ben 4.053 punti, superato solo da Jasper Philipsen, che deve molto del suo punteggio proprio al lavoro di Van der Poel, ad esempio alla Sanremo o nelle volate del Tour de France. I velocisti, in particolare, stanno acquisendo un peso crescente in questa logica di raccolta punti.

Un altro secondo di lusso è Marc Hirschi, atleta della UAE Emirates, che ha accumulato 3.568 punti, pari a un terzo dei punti di Pogacar, ma che sarebbe il leader in 14 WorldTour su 18! Questo dà un’idea della potenza di fuoco della squadra emiratina. Tra gli altri “secondi” di rilievo troviamo Jonathan Milan (2.397 punti) e Pello Bilbao (1.492,29 punti).

Professional e italiane

Diamo ora uno sguardo alle squadre professional. La migliore tra queste è la Lotto-Dstny, nona assoluta, che ha superato ben 10 team WorldTour. A guidare la classifica interna c’è Van Gils (2.482 punti), seguito da De Lie (2.458 punti). La seconda Professional, undicesima assoluta, è la Israel-Premier Tech, dove i leader sono a sorpresa Corbin Strong (1.635 punti) e Stephen Williams (1.501 punti). Chiude il podio delle professional la Uno-X Mobility, con Kristoff (1.443 punti) e Magnus Cort (1.242,67 punti).

Passando alle squadre italiane, la prima è la VF Group-Bardiani, 27ª assoluta nella classifica a squadre UCI, con Pellizzari (804 punti) e Pozzovivo (328 punti) come leader. È un dato positivo solo fino a un certo punto, dato che entrambi lasceranno il team: Giulio cambierà squadra e Domenico smetterà di correre.

Segue la Polti-Kometa, 29ª assoluta e appena dentro le prime 30. Qui guidano la classifica Piganzoli (613 punti) e Double (366 punti), anche lui in partenza. In fondo alla classifica troviamo la Corratec-Vini Fantini, 42ª assoluta e senza possibilità di invito ai grandi Giri, con Sbaragli (230 punti) e Mareczko (195 punti) come principali punte.

by Filippo Lorenzon
from bici pro urly.it/312rx6

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Udine
33100

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