I Borghi della Puglia

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I Borghi della Puglia PUGLIA, terra di mare, colli e pianure, le sue splendide coste, le sue città d’arte e i suoi pitt

27/02/2023

Immagina la Murgia al tramonto, quando il sole si posa su una masseria e intorno c'è silenzio e pace.



📸 Giuseppe Mercadante

16/02/2022

E anche questa sera vi auguriamo una buona e serena Serata a tutti i SanSeveresi ovunque voi siate.
📍 San Severo FG Puglia Italia.
Palazzo Celestini sede del Comune della Città.
📸 Fania Antonio ©

I Borghi della Puglia
I Borghi d'Italia

I Borghi della Puglia    - FG -Avete mai sentito parlare del Rione Fossi di Accadia? La sua antica denominazione era “Fo...
21/01/2022

I Borghi della Puglia
- FG -

Avete mai sentito parlare del Rione Fossi di Accadia?
La sua antica denominazione era “Fossa dei Greci” e deve questo suo nome al alle grotte preistoriche in cui vivevano gli “Orfici”, ossia gli eremiti.
Il nucleo medievale di Accadia venne abbandonato in seguito al terremoto del 1930 e oggi risulta disabitato. Questo antico rione è un luogo incantato in cui il tempo sembra essersi fermato e tutto aleggia in una dimensione di eterno presente.
Durante il periodo romano, questa zona, fu un importante luogo di culto. Si potevano ammirare meravigliosi e ricchi templi pagani e dimore sacerdotali; nel Medioevo, invece, questo meraviglioso luogo dauno divenne una vera e propria fortezza.
Questo piccolo villaggio fantasma con le sue stradine strette, i vicoli tortuosi, le antiche abitazioni medievali e i resti delle piccole chiese. Le vecchie case sono raccolte attorno alla monumentale chiesa matrice dei Santi Pietro e Paolo, risalente all’epoca bizantina.
La parte più antica del Rione Fossi si sviluppa sul versante roccioso, nella parte più a valle, con case scavate nella roccia come quelle che spuntano a capolino tra i caratteristici Sassi di Matera.
All’interno del borgo si possono ammirare anche i resti del palazzo ducale. Di fianco all’antico Arco di Porta di Capo, che era un tempo la porta d’accesso al borgo, vi è una piazzetta intitolata al Cancelliere Ranuccio Zannella, eroico difensore di Accadia durante l’assedio del 1462.
Tutto tace, domina l’abbandono e la vegetazione tra le antiche casette bianche in pietra e le stradine a forma di chiocciola. Un’atmosfera suggestiva, quasi da film, affascinante e travolgente che vi lascerà con il fiato sospeso.
Foto di Silvio Basta della Chiesa di Santa Maria dei Teutoni ad Accadia.

AlberobelloC’è una storia che rivive fra i trulli ogni volta che un turista si ferma davanti ai trulli siamesi, facilmen...
28/11/2021

Alberobello
C’è una storia che rivive fra i trulli ogni volta che un turista si ferma davanti ai trulli siamesi, facilmente raggiungibili camminando lungo la scalinata di Via Monte Nero. Si tratta, a dire il vero, di una leggenda che simboleggia la storia di amore e odio che travolse due fratelli nel lontano 1400. La struttura di questi trulli è particolare perchè si tratta a tutti gli effetti di un “trullo doppio” con due ingressi, uno per ogni trullo, affacciati su due strade differenti. L’originalità dei trulli siamesi sta soprattutto nel fatto che le stanze erano precedentemente comunicanti attraverso una porta. Se siete curiosi di scoprire come questa storia di due fratelli innamorati della stessa donna promessa al maggiore, ma invaghitasi del minore, abbia dato origine ad una delle costruzioni più originali del mondo, vi basta affacciarvi; percorrendo via Monte Nero li troverete a metà del percorso verso la chiesa a trullo.

Rocchetta Sant' Antonio  - I Borghi della Puglia -Questa località, immersa in un contesto naturalistico di grande bellez...
16/09/2021

Rocchetta Sant' Antonio - I Borghi della Puglia -

Questa località, immersa in un contesto naturalistico di grande bellezza, si distingue per il suo centro storico caratteristico e ricco di elementi di grande interesse.
Il borgo, che ha il nomignolo di "Poetica", è ricco di chiese e palazzi di pregio, con la fortezza che domina il centro medievale.
Oggi è l'ultimo paese della provincia di Foggia (anche se conserva un forte animo irpino), all'esatto confine fra tre regioni, Puglia, Basilicata e Campania, ma non vive certo più nell'isolamento geografico, sociale ed economico che, fra gli anni 50 e 70 del XX secolo, spinse gran parte della popolazione a emigrare, specie verso il Nord Italia.
Ph Silvio Basta

I Borghi della Puglia - I luoghi dello spirito - Due monaci e tanti laici per far rivivere l'abbazia di Pulsano.Sembra d...
03/09/2021

I Borghi della Puglia - I luoghi dello spirito -

Due monaci e tanti laici per far rivivere l'abbazia di Pulsano.
Sembra di entrare nel deserto, come da Monte Sant’Angelo ti inoltri in Contrada Pulsano, e scorgi l’abbazia: mura secolari, e pietre dello stesso colore delle rocce attorno, dorate da millenni di sole. Davanti, l’immenso orizzonte blu del golfo di Manfredonia e del Mediterraneo; attorno, un gran silenzio rotto solo dai sonagli delle bestie al pascolo fra questi sassi. Luogo remoto e solitario l’abbazia di Santa Maria di Pulsano, come gravato dal peso della storia. Qui alla fine del VI secolo San Gregorio Magno, monaco e Papa, eresse un’abbazia in onore della Madonna. Nel secolo XII San Giovanni Pulsanese la ricostruì sulle rovine: e fu l’inizio di una serie di ben 40 fondazioni, in tutta Italia, dell’Ordine Pulsanese. Un terremoto nel 1646 distrusse quasi tutto, ma nuovi monaci ricostruirono. Di tutto ciò resta la chiesa abbaziale romanica, con l’altare che Papa Alessandro III consacrò nel 1177: altare quadrato, segno dell’anima bizantina del luogo. Restano, qui attorno, arrampicati fra le rocce, 24 eremi dove i primi monaci, latini e bizantini, facevano vita cenobitica. E grosse mura diroccate, con nascoste pietre che sono tesori: come quella che porta scritta un’armonia di note gotiche in un tetragramma, senza, però, la chiave; o come i simboli grafici della Gerusalemme celeste - la scala, la luce, la palma e la croce, densa teologia racchiusa in pochi tratti. I l visitatore si ferma, guarda questo smisurato orizzonte, si commuove ai segni della remota, tenace tradizione cristiana di Santa Maria di Pulsano. Eppure, ti spiegano, con la soppressione degli ordini religiosi, dopo l’editto Murat del 1809, l’abbazia si avviò al declino. Alla fine dei nostri anni ’80 era in abbandono: rifugio di bestiame, luogo di vandalismi e di furti. L’icona della Madonna Odigitria – 'colei che indica la strada' – che ancora era meta di pellegrinaggi popolari, fu rubata e mai più ritrovata. La notte bande di ragazzi andavano a ballare sul terrazzo dell’abbazia. Il terreno dei monaci era al centro di una faida tra famiglie rivali, un luogo ormai di paura. Lo stigma sacro del luogo sembrava perduto per sempre. Invece, un miracolo. All’inizio degli anni ’90 un gruppo di volontari della diocesi si mise al lavoro. Ripulirono l’abbazia da rovi, rifiuti, dalle povere ossa degli antichi monaci, che giacevano disperse sul terreno. L’allora vescovo di Manfredonia Vincenzo d’Addario riaprì la chiesa al culto, e chiamò dei monaci. Padre Piero e padre Efrem, giunti grazie all’amicizia con un docente dell’Università Urbaniana, il professor Tommaso Federici, sono rimasti qui. Piero, al secolo Piero Distante, 55 anni, oggi è l’abate. Laureato in Geologia, formatosi a Camaldoli, è un gigante con i capelli bianchi e una lunga barba candida, l’immagine ieratica da monaco orientale. «Quando siamo arrivati – racconta – fra le pietre di una grotta, arrotolato, trovammo la pagina di un libro. Era di un Evangeliario del 1100. I pastori usavano quelle pagine per accendere il fuoco». Fondata, distrutta e ogni volta volte rinata, l’abbazia di Pulsano. Tenace sulle sue rocce carsiche, sulle sue profonde grotte - in una delle quali si trova anche la sua chiesa. Oggi i due monaci diocesani osservano la regola di San Basilio e di San Benedetto. Ora et labora, con una particolare attenzione alla Parola. La Lectio Divina è aperta a chiunque voglia ascoltare, e, al lunedì, ai sacerdoti della diocesi. I monaci di Pulsano, però, sono soltanto in due. E attorno ci sono giardino, orto, olivi, frutteti, e bestie nelle stalle. Nella giornata segnata dal ritmo delle Ore, come trovare il tempo per tutto? Ma il monastero, dentro e fuori, è frequentato da numerosi volontari. Ci sono le donne di Monte Sant’Angelo che vengono a cucinare, e i pensionati che zappano nell’orto. Ci sono gli amici operai che vengono a fare gratuitamente manutenzione. Alle undici, sotto a un sole già cocente, il signor Matteo strappa le erbacce fra gli oleandri. In foresteria comanda Marilù, una gioviale anziana signora emiliana. Altri amici vengono a tenere corsi di iconografia, che richiamano alunni da tutta Europa. E anche questo è un miracolo, la collaborazione con i laici che col loro lavoro tengono in vita il monastero. L’abbazia come un cuore pulsante che offre, e riceve, dal popolo: esperimento affascinante di Chiesa viva. Capisci così le ragioni di padre Piero, quando ti spiega perché 19 anni fa scelse di ve**re qui: «Volevamo sperimentare una presenza monastica che fosse dono di Dio per la crescita del popolo. Proprio in una zona in cui questa presenza mancava da molto tempo». Certo, pensi, ci vuole del coraggio per rifondare una vita monastica in un luogo abbrutito e quasi dimenticato. In un luogo in cui il peso del tempo pareva avere vinto sulla memoria: su quelle centinaia di monaci ed eremiti che per secoli qui avevano vissuto di radici e bacche, e pregato. ( Tradizione vuole che in uno di questi eremi anche San Francesco, pellegrino nel Gargano, abbia soggiornato). Guardi dal cortile della abbazia i muri diroccati degli eremi più lontani, immagini il freddo e gli stenti, e la fede rocciosa dei primi monaci. Quale patrimonio è custodito fra queste pietre: e ti pare che una silenziosa forza ne emani, e costringa il visitatore a fermarsi, a riflettere, a fare memoria. Di visitatori ne incontri molti, a Pulsano. Turisti, ma anche gruppi di pellegrini e di famiglie che vengono qui a passare una giornata. Portano cibo che condividono con i monaci, in grandi tavolate. Come oggi: sono venuti in trenta, da Apricena, a pochi chilometri da qui, e si mangia tutti assieme, con i bambini che strillano e sciamano per la sala. Il formaggio è di qui, i fichi sono del frutteto: straordinari. A servire tutti, il mestolo in mano, è l’abate in persona: l’ospite per i benedettini è sacro. Guardi la tavolata e pensi a ciò che padre Piero ti ha appena detto: «Amore di Dio e amore dell’uomo, in verità sono gli unici due comandamenti». E lei e il suo confratello, domandi, che cosa dite alla gente che viene qui? «Una cosa, fondamentalmente: che Dio c’è, ed è un Dio di misericordia». C'è chi viene per imparare a dipingere icone («sono il segno di una Presenza, un modo per parlare di Dio», spiega l’abate) e chi per un ritiro. La foresteria è spartana, la vista dalle finestre meravigliosa. La giornata comincia col primissimo chiarore dell’alba, col Mattutino, alle cinque e mezza, e prosegue scandita dalle Ore fino a Compieta, quando la notte cala. Questa di oggi è notte di luna piena, e l’argento lunare sulle colline brulle è magico. Suonano così vicini i sonagli delle mandrie, appena oltre il vallone; abbaiano inquieti i cani. La croce dell’abbazia, illuminata, si vede da tutto il golfo di Manfredonia, e dal mare. Un posto per ritrovare se stessi, in una clausura che a tavola si fa fraterna condivisione. Al venerdì mattina, all’alba, ti accoglie in chiesa la forza del rito bizantino («Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi...») La memoria dei tempi in cui monaci latini e bizantini qui vivevano insieme si tramanda. Splendono nella chiesa gli ori delle icone, e San Michele Arcangelo si affaccia da una di esse, maestoso e guerriero. Pensi a queste mura costruite, distrutte e rialzate, e alle pietre in esse nascoste con i loro simboli millenari. E quella musica scolpita in un tetragramma senza chiave, chissà come suonava. L’abbazia di Pulsano è un nodo di fede e di storia di uomini, intricato e legato. In chi viene e rimane qualche ora o qualche giorno nasce il desiderio di poterlo, in una piccola parte almeno, decifrare.
da L' Avve**re
foto Silvio Basta

Pietramontecorvino - I Borghi della Puglia -Tra folti boschi e limpide sorgenti dei Monti Dauni Settentrionali, sorge Pi...
31/08/2021

Pietramontecorvino - I Borghi della Puglia -

Tra folti boschi e limpide sorgenti dei Monti Dauni Settentrionali, sorge Pietramontecorvino, in Puglia. Oltre che presentare un ambiente salubre ed intatto (le acque, il bosco di Sant’Onofrio, l’enogastronomia), conserva ancora oggi un bellissimo centro storico con le caratteristiche case-grotte. Sito nell’ampia valle del Guado degli Uncini, Pietramontecorvino porta fin dentro il suo nome la memoria del legame con l’antico centro medievale di Montecorvino.

TRADIZIONI

Dal 1889, ogni anno, il 16 maggio, il popolo di Pietra si reca in pellegrinaggio presso i ruderi dell’antica città, portando in processione la statua del Santo, custodita nella Chiesa Madre di Pietra. Il culto di Sant’Alberto risale al XII secolo. Dopo la messa, viene svolta anche una cerimonia di tipo propiziatorio del mondo agricolo: la “benedizione dei punti cardinali”. La statua del Santo è portata ai quattro lati dei ruderi della Cattedrale e sistemata con il viso rivolto ai campi: in questo modo viene impartita la benedizione ai raccolti. La statua del Santo è accompagnata lungo tutto il percorso dai caratteristici “palij”: trattasi di lunghi fusti di alberi ricoperti di fazzoletti multicolori che formano il "palio". Prima della II Guerra Mondiale il palio era unico e non superava i 4 m, oggi raggiunge anche i 20 m. di altezza. La squadra dei portatori è ora composta da 6 ad un massimo di 10 persone: 3-4 addette a sostenere il palio alla base dove viene posta, in orizzontale, un’asta di acciaio, mentre il resto dei componenti è addetto a sostenere il palio con delle funi agganciate intorno ad esso in modo da poterlo controllare e tenerlo in equilibrio. Il palio viene “vestito” (addobbato) 3-4 giorni prima della festa con fazzoletti e scialli tenuti insieme con fasce per neonati, raccolti casa per casa e che venivano restituiti dopo la festa. Chi donava un fazzoletto per il palio si privava di un oggetto molto personale per poterlo sventolare in onore del Santo e per ottenere le grazie; chi donava la fascia del proprio bambino chiedeva protezione per il figlio. In cima ad ogni palio vengono aggiunti lunghi nastri colorati e un pennacchio.
ph Silvio Basta

Siponto“Al visitatore attento della Basilica di Siponto, non sfuggono i  disegni  geometrici del pavimento della Cripta ...
27/08/2021

Siponto

“Al visitatore attento della Basilica di Siponto, non sfuggono i disegni geometrici del pavimento della Cripta , ormai quasi distrutto al 60% e bisognoso di urgenti recuperi che speriamo siano compresi nei lavori di restauro generale previsti e quasi imminenti.. Ho visto visitatori tedeschi e francesi che si soffermano, e uno per uno, cercano, posizionandosi all’interno di queste geometrie un punto particolare e, dopo averlo individuato, se sono in gruppo, si pongono attorno ad esso e quindi cantano inni sacri o pregano. Questo tipo di comportamento, mi ha ovviamente incuriosito e ho cercato di saperne di più e, insieme a mie ricerche a scambi di opinioni con i turisti stessi, sono arrivato a queste ipotesi.

Nella tradizione primitiva c’erano dei luoghi considerati come “meccanismi” per il contatto con il Divino. I luoghi prescelti non potevano essere casuali: dovevano possedere una particolare “energia tellurica” e la geometria doveva produrre particolari “vibrazioni” in risonanza con questa energia. Bisognava creare uno spazio di confine con Dio e questa era anche l’essenza della geometria Sacra. E’ possibile che anche la basilica di Siponto sia un luogo di quella rete energetica che in passato veniva definita “tellurica”? Si pensava che questa energia provenisse dalle viscere della terra sia per la presenza di effetti tellurici ( e Siponto è da sempre stata zona telluricamente attiva), ma anche per la presenza di acque sotterranee (sempre presenti nella nostra area) dalle quali veniva un flusso energetico particolare che aveva un benefico effetto, anche curativo e quindi miracoloso ed erano quindi mete di pellegrinaggi I templi e le costruzioni sacre che avevano la funzione di amplificare questa energia e di creare quindi un collegamento con l’energia cosmica.

Sono famosi i templi di Avebury,Stonehege,Glastombury in Inghilterra , di Chartres in Francia, di Acerenza, Castel del Monte (tanto per stare dalle nostre parti) e molti altri.

Noi abbiamo una diversa sensibilità ( siamo molto restii a credere a queste cose) rispetto ai popoli nordici (appunto tedeschi e francesi), ma vi assicuro che ho potuto sperimentare personalmente queste sensazioni. Quando si è in gruppo e ci si mette attorno al punto centrale dove si concentra questa energia e si prega con fervore, ecco che senti questa energia che ti viene dalle viscere della terra ed insieme alla energia spirituale che proviene dalla preghiera, ti senti veramente più leggero e più vicino (nel nostro caso) alla nostra Divinità che è la Vergine di Siponto. Ho fatto anche l’esperienza che, a quanto mi dicono i Francesi è usuale fare nella Cattedrale di Chartres dove si avvertono anche queste “energie”: i pellegrini, per sentirle meglio, camminano scalzi sul pavimento della stessa Cattedrale.

I segni geometrici, d’altronde, sono inequivocabili nel nostro pavimento. Prima di tutto troviamo il quadrato (simbolo del mondo finito, il cerchio: l’infinito ed il centro, il segno del sole, simbolo della energia che si rinnova e non muore mai, è la luce , ma anche simbolo cristologico : “ io sono la Luce del Mondo,” dice Gesù , “ chi segue me non starà più nelle tenebre ma avrà la Vita eterna” ( Gv. 1,5). E poi segni del Triangolo (la Trinità),il pentagono, della stella ed ancora altri purtroppo indecifrabili perché fortemente danneggiati. E tutte queste geometrie hanno un particolare in comune: sono tutte (scartano di pochi millimetri) in “proporzione aurea “ , o “divina proporzione” come dice Luca Pacioli nel suo trattato “de Divina proportione”. Il “ numero d’oro “ ( o divina proporzione),, è un numero che armonizza il corpo umano, non solo, ma tutti gli esseri viventi. Non il regno minerale,inanimato. Anche le Chiese ( e i templi antichi) erano per lo più costruite seguendo questa proporzione. Quindi l’individuo che è per volontà Divina “costruito” secondo la divina proporzione, entrando in una chiesa o,in questo caso nella nostra Cripta, si sente tutt’uno con l’intero ambiente e quindi in perfetta armonia con il Creato ed il Creatore. E posso affermare, senza il minimo dubbio, che ogni qualvolta si entra nella nostra Cripta, si avvertono queste misteriose ma bellissime sensazioni.”
di Aldo Caroleo

Paradiso ideale per le vacanze estive, la bella regione della Puglia non è solo mare cristallino, spiagge bianche, folcl...
25/08/2021

Paradiso ideale per le vacanze estive, la bella regione della Puglia non è solo mare cristallino, spiagge bianche, folclore e gastronomia: a chi abbia voglia di esplorarla, questa terra offre i tesori inestimabili della sua storia, custoditi dagli antichi e suggestivi borghi che costellano un territorio tutto da scoprire.
Qui siamo a Castelluccio Valmaggiore, il borgo sui monti.

A circa 40 chilometri da Foggia, veglia sulla valle del fiume Celone, la torre di Castelluccio Valmaggiore, piccolo borgo dei Monti Dauni.

Dell’antico castello bizantino, resta solo la torre, alta 20 metri, che domina la vallata, punto d’osservazione privilegiato sulla Traiana e il territorio circostante. Il grazioso centro storico è impregnato di suggestioni medievali: tra i vicoletti, spunta il profilo delle chiese di Santa Maria delle Grazie, di San Rocco e di San Giovanni Battista, le sagome delle residenze nobiliari e le caratteristiche fontane ottocentesche, tra cui il lavatoio pubblico del Piscero.

La scoperta della piccola Castelluccio continua fuori dalle porte della città con la natura incontaminata del Bosco del Monte Sidone, all’interno dell’area protetta Lago Pescara - Monte Cornacchia - Bosco Cerasa, attraversato dal fiume Celone e dal torrente Freddo, rilassandosi con un pic-nic ai piedi dei pini d’Aleppo della pineta Petrera, dove si trova il caratteristico Ponte del Freddo.
ph Silvio Basta

Bovino - I borghi piū belli d Italia -Non sono certi l’origine e il significato di Vibinum, il nome della Bovino romana ...
23/08/2021

Bovino - I borghi piū belli d Italia -

Non sono certi l’origine e il significato di Vibinum, il nome della Bovino romana attestato da Plinio e Polibio. Forse deriva dalla lingua osca parlata dalle antiche popolazioni della Daunia e significa “bue”.

La storia

323 a.C., la città (fondata dai Dauni) partecipa alle lotte sannitiche contro i Romani, dai quali viene distrutta e ricostruita col nome di Vibinum.
La colonia ottiene da Roma il riconoscimento di municipium e quindi il privilegio di governarsi con proprie leggi.
663, Bovino è distrutta dai Bizantini durante la guerra con i Longobardi, da cui era stata precedentemente conquistata.
Vanno in fiamme le magnifiche opere romane.
876, per opera dell’imperatore Basilio I e dei suoi strateghi bizantini, Bovino comincia a rifiorire. Vengono ricostruite le mura per migliorare il sistema difensivo e le strade sono tracciate con quella configurazione tortuosa e stretta che ancora oggi si osserva nei quartieri più antichi.
967, i Saraceni di Abul Kasem, giunti dalla Sicilia, mettono a ferro e fuoco la città, subito ricostruita dai Bizantini. Ma, pochi decenni più tardi, è di nuovo distrutta dall’imperatore Ottone I.
XI sec., quando i primi Normanni giungono nel Mezzogiorno, Bovino è uno degli ultimi capisaldi bizantini. Drogone, fratello di Guglielmo d’Altavilla, riesce a vincerne la resistenza (1045) e a consegnarla, distrutta, al dominio normanno.
XII-XIII sec. Bovino vive durante la dominazione di Federico II un periodo di tranquillità e prosperità. Poi dagli Svevi passa agli Angioini, e successivamente sotto il dominio di vari feudatari.
XIV-XVI sec., si succedono al comando del feudo di Bovino varie casate gentilizie. Chi lascerà la più feconda impronta è Don Giovanni de Guevara, nobile di Spagna, che dal re Filippo di Spagna ottiene nel 1575 il titolo di Duca di Bovino. Il duca amplia il castello dandogli l’aspetto di palazzo gentilizio.
1656, la peste bubbonica lascia in vita a Bovino appena 1200 cittadini.
XVIII-XIX sec. Bovino subisce la piaga del brigantaggio. Nonostante la massiccia presenza di soldati nella zona, la situazione è così grave da costringere i Borboni a vietare, lungo l’intero tragitto tra Benevento e Bari, che i boschi arrivino ai margini della via maestra.
pH Silvio Basta

19/08/2021

Un breve video girato oggi.
Un antico ponte “fantasma” che si erge maestoso su una valle verde e incontaminata. Parliamo dell’ottocentesco “Ponte dei 21 archi”: seppur in disuso da otto anni continua ad arricchire l’agro di Spinazzola con il suo profilo in pietra, solenne e armonioso.
Il viadotto, eretto fra il 1888 e il 1891 in Contrada Macchia, permetteva ai binari della tratta Gioia del Colle-Rocchetta Sant’ Antonio di passare dalla Murgia all’ Appennino Meridionale. Questo fino al 2011, quando la Rete Ferroviaria Italiana ha deciso di sospendere il collegamento perchè considerato antieconomico. E così il ponte è rimasto di punto in bianco inutilizzato, trasformandosi però in meta turistica per gli amanti della bicicletta e della natura.

Oggi vi portiamo alla scoperta di un luogo dove l' anima trova rifugio in un percorso spirituale.   fu costruita nel VI ...
16/07/2021

Oggi vi portiamo alla scoperta di un luogo dove l' anima trova rifugio in un percorso spirituale.
fu costruita nel VI secolo dal monaco-Papa San Gregorio Magno.
Successivamente, dopo che i Saraceni la distrussero, fu nuovamente ricostruita agli inizi del XII secolo da San Giovanni da Matera.
San Giovanni da Matera aveva ritrovato a Pulsano paesaggi simili a quelli della terra natia, e qui fondò la congregazione degli “Eremiti Pulsanensi” detti “Scalzi’.
Sorge in un punto panoramico: da qui si ha una vista panoramica unica sul di Manfredonia e sulle vallate .
Nei dintorni dell’Abbazia si trovano 24 eremi.
Gli si mimetizzano nella montagna.
Alcuni eremi avevano macine a pietra per produrre il grano, altri erano dotati di sistemi per la produzione del vino e la conservazione dell’acqua.

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