Il mio viaggio a Verona

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Il mio viaggio a Verona Viaggia con me alla scoperta di Verona,
la celebre città di Giulietta & Romeo. IG:
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La Gran Bottega è un gioiellino situato in zona Porta Vescovo, proprio di fronte a Piazza XVI Ottobre. Passavo di qui e ...
25/11/2024

La Gran Bottega è un gioiellino situato in zona Porta Vescovo, proprio di fronte a Piazza XVI Ottobre.

Passavo di qui e mi sono fermato per prendere un aperitivo al volo, ma ho trovato una vera e propria gastronomia con prodotti tipici veneti sempre “pronti all’uso”, con appunto la possibilità di sfruttare l’ora dell’aperitivo riempiendo il bicchiere con il classico spritz, o con uno dei diversi vini alla mescita disponibili in giornata, assaggiando uno degli stuzzichini pronti o il “piatto del giorno”.
Un intelligente “ibrido”, soprattutto perché qui il cibo è genuino e delizioso, allo stesso modo in cui veniva preparato dalle nonne: sapori autentici e ingredienti di qualità.

I ragazzi che gestiscono l’attività sono simpatici e super disponibili, sempre pronti a scambiar due chiacchiere… cosa rara da trovare di questi tempi! È sempre un piacere entrare e sentirsi accolti da un’atmosfera calorosa.
Il duo di giovani imprenditori, al timone di questo piccolo locale, promette di scoprire nuovi vitigni, e offrire ai clienti sempre nuovi assaggi.

Consiglio a tutti di provare La Gran Bottega: non rimarrete delusi!
*Indirizzo: Via XX Settembre, 130/B, Verona.


Ricavato da un’antica chiesa, esistente già in epoca medievale e sconsacrata nel 1806, il Ristorante Pizzeria San Matteo...
24/11/2024

Ricavato da un’antica chiesa, esistente già in epoca medievale e sconsacrata nel 1806, il Ristorante Pizzeria San Matteo Church conserva un’atmosfera molto suggestiva.

L’edificazione della chiesetta, che oggi ospita il ristorante, risale al medioevo, citata per la prima volta in un documento del 1105 nel quale si annota la donazione di una parte della chiesa all’abbazia benedettina di Pomposa.
Sorge, oggi come allora, su una strada laterale di corso Porta Borsari, dove verosimilmente sorgeva precedentemente il tempio di Giano, divinità romana bifronte.

Il luogo di culto venne soppresso e l’edificio demaniato per mezzo di un decreto napoleonico, all’inizio del XIX secolo: da quel momento fu utilizzato come magazzino, come laboratorio artigiano e, durante la prima guerra mondiale, come lavanderia.

Sul finire del XX secolo è stata restaurata rispettando al massimo l’originaria struttura e valorizzandone con gusto gli elementi caratteristici, per ospitare oggi un ristorante-pizzeria particolarmente apprezzato da veronesi e turisti.
All’interno è possibile vedere, tramite alcuni lucernari, quanto resta dell’ambiente sacro romano, mentre una scala che parte dal punto ove si trovava l’altare maggiore della chiesa lo rende raggiungibile.

L’idea di dar vita al San Matteo Church iniziò nel 1991, con l’intento di aprire un luogo particolarissimo, di alto livello ma al contempo alla portata di tutti.
È sorto così un ristorante invitante, con diverse portate eccellenti, con pesce fresco e piatti tradizionali, senza dimenticare la pizza cotta nel forno a legna.
Grazie alla capienza di 250 posti a sedere, è forse tra i pochi locali del centro storico specializzato nella ristorazione per comitive, pranzi di lavoro, banchetti.


Verona, chi ti vede e tosto non ti ama di irresistibile amore, questi, credo, non ama sé stesso, è privo di ogni senso d...
22/11/2024

Verona, chi ti vede e tosto non ti ama di irresistibile amore, questi, credo, non ama sé stesso, è privo di ogni senso d’amore e detesta ogni cosa bella.

Verona, qui te viderit | et non amarit protinus | amore perditissimo | is, credo, se ipsum non amat | caretque amandi sensibus | et adit omnes gratias.

(Giovanni Cotta, Ad Veronam, XVI sec.)


Affacciato su Piazza dei Signori (in foto, l’entrata laterale in Via Santa Maria Antica) sorge il medievale Palazzo di C...
21/11/2024

Affacciato su Piazza dei Signori (in foto, l’entrata laterale in Via Santa Maria Antica) sorge il medievale Palazzo di Cangrande, conosciuto anche come Palazzo degli Scaligeri, del Podestà o della Prefettura.

Costruito alla fine del XIII secolo, è formato da un complesso di edifici attorno ad un’ampia corte interna rettangolare. Era la residenza degli Scaligeri, la dinastia che per oltre un secolo governò su Verona (dal 1262 al 1387) e, caduta la Signoria, il palazzo rimase un fulcro del potere politico cittadino. Inizialmente l’intero complesso si sviluppava a ferro di cavallo, tra gli attuali Piazza dei Signori, via Santa Maria Antica e vicolo Cavalletto, con doppio affaccio sulla platea dominationis e sul tradizionale cimitero di Santa Maria Antica. All’epoca, le Arche non erano ancora state innalzate.
Durante il periodo in cui fu la reggia di Cangrande divenne un centro di potere, frequentato da ambasciate, cardinali, cavalieri e principi, ma anche un luogo di cultura in cui furono benevolmente accolti poeti, pittori, scultori, musicanti e artisti d’ogni genere, tra cui Dante Alighieri e Giotto, che secondo Giorgio Vasari “a messer Cane fece nel suo palazzo alcune pitture e il ritratto di quel Signore”.

Sempre a questo proposito, all’interno del palazzo, è presente un’iscrizione dantesca che cita:
“Lo primo tuo refugio, il primo ostello
sarà la cortesia del Gran Lombardo
che su la scala porta il santo uccello.”
(Canto 17 del Paradiso)

Quando Verona entrò a far parte della Serenissima Repubblica di San Marco, si spostò qui la residenza e gli uffici del Podestà, funzionario inviato da Venezia per esercitare il potere esecutivo e giudiziario. In questo periodo furono apportate alcune importanti aggiunte al complesso con l’edificazione, rispettivamente nel 1492 e nel 1533, della loggia del Consiglio e del bellissimo portale d’ingresso principale, quest’ultimo ad opera di Michele Sanmicheli.

Oggi proprietà della Provincia di Verona e sede della Prefettura, è caratterizzato da un’accentuata impronta medievale, all’esterno e all’interno, in prevalenza legata
ad un intervento di restauro curato tra il 1927 e il 1930 dall’allora direttore dei Musei Civici, Antonio Avena.


Dopo aver esplorato vari chiostri della città, ho trovato una curiosità interessante situata in una pietra del chiostro ...
19/11/2024

Dopo aver esplorato vari chiostri della città, ho trovato una curiosità interessante situata in una pietra del chiostro di San Giorgio in Braida. Sulla pietra rossiccia, che vedete in foto, è incisa una bellissima meridiana orizzontale, l’unica che io abbia mai visto scolpita.
Probabilmente, nel passato, vi era posizionato di fronte uno gnomone, vicino al bordo del lato sud, che serviva a proiettare l’ombra verso nord su uno schema grafico molto preciso. Questo permetteva alla meridiana di indicare tutte le ore diurne.
Vista da vicino, nella roccia sono presenti addirittura alcune linee equinoziali (quelle che sono rimaste, nel corso del tempo).
Un orologio di grande precisione!

La pietra è spesso in ombra, anche a causa della sopraelevazione dell’edificio annesso alla chiesa e, quindi, potrebbe essere originaria di un altro sito. Ma, di certo, la sua posizione è sempre stata orizzontale. Infatti, le ore del mattino sono a destra e quelle del pomeriggio a sinistra, rispetto al mezzogiorno.
Nelle meridiane verticali, la posizione sarebbe al contrario.
Interessante il fatto che, in queste meridiane particolarmente storiche, vi ritroviamo spesso inciso un motto latino che qui, ad esempio non compare. La teoria secondo cui, questa pietra, non era originariamente di qui si fa quindi molto più verosimile.

Un’iscrizione latina, ad esempio, la troviamo presso la meridiana del chiostro di San Bernardino. In quel caso, è possibile leggere la scritta “Sine Sole Sileo”, ossia “Senza Sole Taccio”.
Ma questa, è un’altra storia...


Tra le migliori pasticceria di Verona, dove il dolcetto non delude mai, non possiamo che citare anche la Pasticceria Vit...
18/11/2024

Tra le migliori pasticceria di Verona, dove il dolcetto non delude mai, non possiamo che citare anche la Pasticceria Vittorini.

La pasticceria Vittorini si trova nel quartiere Navigatori, zona che celebra la memoria di importanti esploratori del mare. Sicuramente più delocalizzata di altre dal centro città, ma comunque una zona ben frequentata da tanti veronesi e pure da tanti studenti.

Ottima pasticceria veronese, Vittorini è sempre stata famosa per avere le paste più grandi della città.
Negli ultimi anni, è cambiata la gestione ed è stata rinnovata la struttura del locale, ristrutturandolo completamente.
Prima vi era un tripudio del color magenta, fiocchi e ceste di vimini. Oggi ha un arredamento che si potrebbe definire minimal chic nero e oro, con grandi lampadari. Sicuramente molto diverso da una volta, ma di sicuro i dolci che escono dal laboratorio hanno la qualità di sempre.

Conosco la pasticceria da un po’ di anni, anche se è un po’ fuori dalle “mie zone” abituali, ma son voluto passare per una piccola merenda quotidiana. E ne sono uscito pienamente soddisfatto, senza alcun dubbio.

Sono consigliate e famose le loro torte gelato, molto colorate e con i bordi ingioiellati di macarons, che trovate nel frigo sulla destra.
*Indirizzo: Via Vasco De Gama, 11/A, Verona.


Le 100 cose da fare a Verona:57 - Sedersi nell’Arena vuotaÈ giunto il momento di entrare all’interno dell’Arena.Durante ...
17/11/2024

Le 100 cose da fare a Verona:
57 - Sedersi nell’Arena vuota

È giunto il momento di entrare all’interno dell’Arena.
Durante l’accesso passerete attraverso i suoi ingressi, che si aprono al mondo “sotterraneo” del monumento (arcovoli e spazi), entrando nel cuore ellittico dell’incredibile anfiteatro.
Salite sui gradoni e raggiungete la vostra postazione, sedetevi e prendetevi un po’ di tempo per restare in contemplazione del sito.

Probabilmente, a questo punto, sarete senza parole.

Ma cosa ci facevano i Romani, anzi, meglio, i veronesi antichi di tutto questo spazio? Gladiatori, spettacoli di caccia, giochi vari, mentre non abbiamo notizie che vi abbiano avuto luogo persecuzioni. Sappiamo invece che l’attività nell’interno dell’Arena non si esaurì con la fine dell’Impero romano: ancora nel Medioevo vi si tenevano tornei, giostre e feste cavalleresche in genere, e in seguito vi si svolsero, sembra, anche improvvisati spettacoli teatrali.
L’Arena non ha mai smesso, quindi, di avere una sua funzione nella vita pubblica veronese, ha sempre esercitato il suo fascino e colpito per la sua grandiosità.

Descrivere a parole la maestà, la potenza, l’immensità dell’Arena è quasi impossibile: quella interminabile, doppia sfilata di grandi occhi dall’esterno, quello sconfinato pennacchio dell’Ala, in piedi quasi per miracolo, che suggestionò generazioni di pittori nel Rinascimento; quell’interno sbalorditivo, infine, più impressionante del cratere di un vulcano e somigliante più a un gigantesco evento naturale che a opera umana. Qualcuno ha perfino detto che la cavea dell’Arena avrebbe suggerito a Dante la forma del suo Inferno.

Soffermandovi ad ammirarla dall’alto, non potrete che concordare con lui.

E, se vi va di vedere com’era l’interno dell’Arena nell’antichità in realtà aumentata, contattate su Instagram che, per tutto il mese di Novembre, offre le visite “Virtual Arena” gratuitamente. Un’occasione da non perdere!

E Voi, avete mai ammirato l’Arena da quassù? Se vi va, pubblicate la vostra foto e taggatemi!


Chi, a Verona, non conosce la Bottega di Via Quintino Sella? Un negozietto veramente curioso: non ha pareti, ma solo una...
16/11/2024

Chi, a Verona, non conosce la Bottega di Via Quintino Sella? Un negozietto veramente curioso: non ha pareti, ma solo una serranda a dividerla dalla strada.

Sto chiaramente parlando della bancarella dei libri usati situata proprio in Via Quintino Sella, una traversa di via Mazzini, nell’ex ghetto ebraico situato in piena Città Antica. Circa 14 metri di cultura, alla portata di tutti.
Libri recenti o più antichi, anche fuori catalogo, di ogni genere: narrativa, saggistica, fumetti... Molti, e parecchio richiesti, sono quelli che riguardano la storia di Verona e l’arte. Tra un saggio storico e un immancabile Tex, tra un libro giallo e un romanzo romantico, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Da più di trent’anni è gestita da Daniele, che raccogliendo una tradizione di famiglia ha portato avanti questa attività che dura ormai da tre generazioni.

L’idea, al tempo, venne alla Nonna.

Appassionata di libri, apriva e chiudeva la serranda ogni giorno. Inizialmente si spostava anche nelle vie adiacenti, fino ad ottenere poi lo stallo fisso. La nonna passò poi il testimone al padre e allo zio di Daniele, Carlo e Riccardo, prima di occuparsene lui in prima persona… ormai dal 1994.

L’attività è chiusa solo il lunedì mattina, a Capodanno, a Pasqua e a Natale. Ancora in attività e spesso frequentata, dopo tutti questi anni, nonostante le abitudini di vita e i progressi tecnologici abbiano purtroppo relegato i libri un po’ in secondo piano.

Nonna Linda sarebbe orgogliosa di sapere che, in città, la pittoresca e autentica bancarella è sempre lì, pronta a soddisfare appassionati lettori e turisti curiosi. Una piccola roccaforte, nel cuore della nostra città.


Inka è il primo ristorante peruviano di Verona, che offre una cucina sorprendente di natura, una tra le più antiche del ...
15/11/2024

Inka è il primo ristorante peruviano di Verona, che offre una cucina sorprendente di natura, una tra le più antiche del mondo. Ogni assaggio dei loro piatti vi accompagnerà in un viaggio dalle Ande all’oceano, tra influenze internazionali e millenarie.

La cucina di Chef Gabriel è fatta di ricordi e tradizioni, ma anche di una costante voglia di infrangere le regole e sperimentare con tanto studio e creatività.�Nel momento stesso in cui iniziò, da piccolo, a leggere i ricettari di famiglia, si è capito subito che la cucina lo affascinava. Una passione che non si sarebbe mai spenta.

I suoi piatti celebrano le sue radici peruviane, come il Ceviche Classico, o preparazioni più innovative come la Salchipapa con pesce spada.
Lasciandosi guidare dalla degustazione “Sabor Peruano”, è possibile poi intraprendere un tour alla scoperta delle città più famose del Perù e dei loro piatti iconici.�Non manca l’innovazione, con la cucina Nikkei e l’esperienza “Un peruviano in Giappone”, oppure con “Inka en la Calle” per immergersi nei colori e nei sapori dello street food locale.�
Negli ultimi mesi hanno lanciato una novità interessante, “Il Perù al buio”. Un modo misterioso e divertente per degustare al meglio ogni boccone, con una benda per coprire la vista, calmando la mente, rilassandosi e assaporando. Tutta l’attenzione portata al sapore del cibo, alla consistenza, ai diversi ingredienti, alla sensorialità tattile del palato e della lingua, concentrati sulla masticazione.

L’idea mi intriga e credo lo proverò. Vi saprò dire!
*Indirizzo: Via Guglielmo Oberdan, 18A, Verona.


Passeggiando lungo Via Quattro Spade, in piena Città Antica, troveremo una prima traversa chiamata Vicolo cieco Agnello ...
13/11/2024

Passeggiando lungo Via Quattro Spade, in piena Città Antica, troveremo una prima traversa chiamata Vicolo cieco Agnello (nella cui casa d’angolo, oggi demolita, compariva l’effige di un agnello), e proseguendo vi è un altro storico vicolo, denominato vicolo Balena.

Vi è una teoria, riguardo il toponimo di Vicolo Balena. Si racconta che, lungo la via, potrebbero esser state presenti ben due realtà commerciali, entrambe legate al grande cetaceo.

Il nome, infatti, potrebbe derivare dall’insegna di un’antica locanda, nella quale era riprodotta l’effigie di una balena, oppure dall’esistenza nel vicolo di una fabbrica di storici busti da signora, denominati guardinfanti (più che un busto, era una struttura che permetteva ad una gonna di gonfiarsi) e pure di ventagli, per la cui costruzione erano impiegate vere ossa di balena.

Diciamo che, tra il vicolo e le varie leggendarie costole di balena appese per Verona qua e là, il simpatico cetaceo nella nostra città è molto celebre e decisamente ricorrente.


Ponte Pietra, il più antico ponte di Verona (seconda parte del I secolo a.C.), ha una lunga storia di distruzioni, rifac...
12/11/2024

Ponte Pietra, il più antico ponte di Verona (seconda parte del I secolo a.C.), ha una lunga storia di distruzioni, rifacimenti e restauri. In pratica, quasi tutte le sue pietre sono finite nel letto del fiume, alcune sono andate distrutte, altre sono state riutilizzate varie volte per le ricostruzioni. Dell’ultima, i meno giovani sono stati testimoni, poiché avvenuta dopo la guerra, negli anni ‘50.

Di un intervento di restauro, avvenuto in epoca veneziana, rimane traccia in un frammento di lapide commemorativa sul parapetto a valle.
Questa luminosa stele è visibile anche nelle foto più antiche dell’ottocento: potrebbe trovarsi li da tempo immemorabile. E’ stata rimessa al suo posto, anche se l’iscrizione oggi è scomparsa. Tuttavia, non sembra azzardato attribuire la stele all’epoca del ponte originario.

Inoltre, le due pietre inserite nei parapetti (la prima raffigurata da entrambi i lati) e la terza, parte integrante dell’arco d’accesso sotto la torre, hanno un grande interesse storico poiché ci ricordano un importante attività commerciale che si è svolta sulle acque dell’Adige. I barchi, chiatte e zattere, trainati da cavalli o buoi, trasportavano, su questo percorso, fino a
1000 quintali di sale, oltre a innumerevoli altre mercanzie.

Gli animali percorrevano una strada parallela all’argine, detta attiraglio, che ha lasciato il suo nome ad uno degli attuali Lungadige.
Il superamento di un ponte era effettuato con una complessa manovra che prevedeva un ancoraggio del natante al ponte, mentre le funi di traino venivano staccate, fatte passare sotto un’arcata e, quindi, riallacciate agli animali.
Le funi di ancoraggio provvisorio, sfregando sulle guide di pietra, hanno inciso i solchi che ancora sono visibili. Sono impressionanti, e fanno pensare a traffici assai intensi nel corso di molti secoli.


“L’oscuro cielo era dolcemente ridente, ma a mano a mano che mi allontanavo dalla bellissima Verona sentivo crescere que...
10/11/2024

“L’oscuro cielo era dolcemente ridente, ma a mano a mano che mi allontanavo dalla bellissima Verona sentivo crescere questo buio nell’anima. Quando perdei di vista i colli festanti, e solo mi perseguitava come un lontano fantastico spettro Montebaldo, mi sentii nel cuore, e per le ossa, il freddo umido di un novembre inoltrato.” (Giosuè Carducci)


Via Carducci è il tratto di collegamento tra Piazza San Tomaso e Piazza Enrico Bernardi, passando attraverso l’Interrato...
09/11/2024

Via Carducci è il tratto di collegamento tra Piazza San Tomaso e Piazza Enrico Bernardi, passando attraverso l’Interrato dell’Acqua Morta, strada ricca di interessanti spunti urbano-culturali. Molti sono i richiami ad antiche glorie architettoniche, alcune ben conservate ed altre un po’ in decadenza, tra esercizi commerciali sopravvissuti al tempo e attività dalle caratteristiche insegne. Schegge di un remoto passato, ancora vive e in salute.

Nel cuore del quartiere possiamo anche trovare graziosi ristoranti, osterie storiche, locali etnici, negozi e botteghe artigiane.

Qui, nel primo tratto della via, nella parrocchia di San Tomaso Becket, l’area è abbastanza elegante, ben curata e pure attraente. Presenta molti edifici signorili, risalenti soprattutto ai secoli XVIII e XIX.
Al civico 17, Giuseppe e Pietro Zigiotti fecero edificare il “Palazzo dell’Eternità”, su progetto d’influenza sanmicheliana dell’architetto Francesco Ronzani, iniziato abusivamente nel 1826. La Commissione d’ornato (incaricata di fornire pareri in linea d’arte e d’interesse pubblico sui piani regolatori edilizi), nel 1831, reclamò il disegno, poi autorizzato nel mese di Ottobre.

“Il prospetto si articola in tre registri ritmati nei piani superiori da coppie di lesene, che pausano gli intercolumni, studiate nel rispetto della gerarchia degli ordini, dorico al piano nobile e ionico al secondo. Nella mezzeria si apre il portone d’accesso ad arco ribassato, sormontato dal balcone balaustrato con figure alate poggianti sugli estradossi dell’arco. Interessante è la soluzione di dotare di ammezzato i piani primo e secondo, distinti da un vigoroso fregio undato, che percorre l’intero fronte”.
(tratto da “Case e palazzi di Verona asburgica. Percorso alla scoperta dell’architettura ottocentesca del centro storico”, di Maristella Vecchiato)


Le 100 cose da fare a Verona:56 - San Giorgio e la PrincipessaOggi, continuando con il format “100 cose a Verona”, vorre...
08/11/2024

Le 100 cose da fare a Verona:
56 - San Giorgio e la Principessa

Oggi, continuando con il format “100 cose a Verona”, vorrei presentarvi una delle opere più preziose situate all’interno della Basilica di Sant’Anastasia.

Si tratta dell’affresco “San Giorgio e la Principessa”, indiscusso capolavoro del Pisanello. Pseudonimo di Antonio di Puccio Pisano, probabilmente originario di Pisa ma trasferitosi da giovanissimo in quel di Verona, è forse l’ultimo, geniale artista italiano del gotico internazionale, anticipatore della pittura rinascimentale. Di lui si hanno solo notizie frammentarie, comprese tra il 1395 e il 1449.

L’opera gli venne commissionata dalla famiglia dei Pellegrini per la propria ca****la, nella Basilica di Santa Anastasia, dove si trova ancora oggi.
La scena raffigura San Giorgio nel momento di salire a cavallo, per andare a combattere contro il drago cui la principessa di Trebisonda dovrebbe essere sacrificata.
Un San Giorgio più umano, molto diverso da quello che normalmente veniva raffigurato nel medioevo, deciso e vittorioso nel momento di sconfiggere il drago.
Le armature scure, il cielo fosco e l’acqua gialla rendono la scena tetra e quasi apocalittica. L’insolito e bizzarro angolo poi, con cui è ritratto il cavallo di San Giorgio, accentua il senso di prospettiva.
La tecnica usata dal Pisanello è qui raffinatissima, i dettagli minuti a descrivere la consistenza e le finiture di abiti e tessuti, delle acconciature elaborate, delle decorazioni e delle armature.

L’affresco, che faceva parte di un ciclo più ampio purtroppo perduto, è rimasto lungamente esposto a infiltrazioni d’acqua, e per questo motivo si è in parte rovinato. In occasione di un restauro del secolo scorso è stato staccato dal muro, riportato su tela e ricollocato nella sua posizione originaria.

Le opere del Pisanello sono oggi rarissime, molte sono andate irrimediabilmente perdute, in particolare quelle ad affresco.

E Voi, avete mai ammirato quest’opera del Pisanello? Se vi va, pubblicate la vostra foto e taggatemi!


Palazzo Sagramoso Messedaglia risale al XIV secolo ed è appartenuto fino alla metà del 1700 all’antica famiglia dei cont...
07/11/2024

Palazzo Sagramoso Messedaglia risale al XIV secolo ed è appartenuto fino alla metà del 1700 all’antica famiglia dei conti Sagramoso, ramo della pigna (da cui discendeva il più famoso Michele Enrico Sagramoso Balì, del Sovrano Militare Ordine di Malta) proprietaria dell’intero isolato. Il ramo dei Sagramoso della Pigna è poi confluito in quello di San Fermo e Sant’Andrea.

Questa zona della città faceva parte del secondo decumano della parte sinistrata della città, ovvero la parte a sinistra del Decumano Massimo che, assieme al Cardo Massimo, dividevano Verona in quattro parti.

Nell’edificio, dalla cui entrata spicca il portale coronato da un mascherone nella chiave dell’arco, è presente uno splendido scalone atto a raggiungere il piano nobile, realizzato nel XIX secolo, e all’esterno la scala a vista tipica del medioevo veronese, nascosta da una tramezza. Nella corte sono presenti e visibili gli archi medievali con stemma araldico della famiglia Sagramoso, con decori dei secoli 18mo e 19mo, oltre ad un pozzo di origine stimata del XV secolo.

Al piano nobile si trova una pavimentazione originaria del XIV secolo, in cotto colorato ed un camino in marmo rosso. I soffitti presentano ancora le metope e i disegni del XIV secolo.

Il palazzo fu acquistato intorno ai primi del XIX secolo da Luigi Messedaglia, notaio veronese padre di Angelo Messedaglia, Senatore del Regno nella XV legislatura, sostenitore della Destra storica, nelle cui file sedette in Parlamento come Deputato fra il 1866 e il 1882.
Membro di varie Accademie italiane e straniere, ricoprì la carica di Presidente dell’Accademia dei Lincei fino al giorno della morte.
A lui è dedicato l’omonimo Liceo Scientifico cittadino.

Ringrazio, per la visita, l’Associazione Dimore Storiche Italiane.


Vitruvio, celebre architetto romano, consigliò al tempo di costruire l’odierno teatro romano nel luogo più salubre possi...
04/11/2024

Vitruvio, celebre architetto romano, consigliò al tempo di costruire l’odierno teatro romano nel luogo più salubre possibile; escludendo le zone paludose, il teatro venne quindi realizzato sul pendio di colle San Pietro per sfruttare la propria pendenza per la cavea, la parte dedicata agli spettatori.

Realizzato all’inizio del I sec. a.C., dopo il crollo dell’Impero Romano e delle sue rigide regole urbanistiche venne completamente coperto, costruendo al di sopra di esso vari edifici religiosi e abitazioni, che col tempo ne celarono completamente la sua struttura iniziale.

Rimase così, sepolto per molti secoli.

Alla fine dell’800, il pendio dove un tempo si poteva ammirare il teatro romano in tutto il suo splendore, era completamente ricoperto da edifici di ogni genere: varie abitazioni, una chiesa e un monastero.
Grazie ad Andrea Monga, un nobile e ricco commerciante con la passione per l’archeologia che andò praticamente in rovina per acquistare i primi terreni, e al Comune di Verona poi, l’area sotto cui la struttura riposava da quasi due millenni venne bonificata con la demolizione delle casupole che sorgevano sulla cavea, riportando alla luce lo splendido Teatro Romano. Solo la Chiesa di San Siro e Libera fu risparmiata e ancora oggi si innalza, un po’ surreale, dalle gradinate.

Nell’area sovrastante il teatro, sulle balze rocciose, si trovava il convento rinascimentale di San Gerolamo, ora sede del Museo Archeologico.

Nel corso degli scavi emersero reperti di ogni genere, sculture, decorazioni e iscrizioni, poi collocati all’aperto nel cortile antistante l’ingresso o nei vari musei cittadini.


Se vi è capitato di passare dalla Stazione ferroviaria di Porta Nuova, avrete sicuramente notato quell’opera in alto che...
03/11/2024

Se vi è capitato di passare dalla Stazione ferroviaria di Porta Nuova, avrete sicuramente notato quell’opera in alto che sta proprio nell’atrio d’entrata. È un tripudio di pennellate intense, noti rimandi al cubismo, con colori pastello a tratti incandescenti.

L’opera è del noto artista Sergio Piccoli, tra i pittori veronesi più noti nel panorama contemporaneo, che ama definirsi un “appassionato autodidatta”
Nato a Verona nel 1946, colorista per vocazione, intraprende studi di grafica pubblicitaria per tre anni a partire dal 1973-74; corsi che, come racconta lui stesso, gli sono serviti molto per imparare ad impastare il colore.
Le sue prime opere risalgono proprio a quegli anni, quando si cimenta in una serie di sperimentazioni con l’entusiasmo del neofita.

La sua ascesa è rapida, le sue opere conquistano subito tutti. Ed è proprio nel 1976 che venne commissionato, dalle Ferrovie dello Stato, il murale per l’atrio della stazione di Porta Nuova, quello che ancora oggi colora lo spazio sopra la biglietteria.

Battezzato da lui stesso “Verona in movimento”, era inizialmente un’opera astratta, una grande nuvola colorata… ma poi qualcuno gli fece notare che doveva essere qualcosa di più esplicito, legata all’ambiente ferroviario. Così vi aggiunse dei vagoni, traversine e ruote.

Il risultato è un’opera coloratissima, che molto ricorda una visione futurista ispirata al movimento puro. Del resto, come da lui dichiarato, nei suoi disegni preparatori si era ispirato all’arte cubista e a Guernica di Picasso.
Il rimando è decisamente notevole.

Successivamente, oltre alle tante e prestigiose esperienze internazionali, nel 1997 gli venne commissionata una serie di grandi affreschi per il nuovo Teatro Camploy. Sempre in ambito veronese, da non dimenticare anche gli spazi della Funivia di Malcesine e il Teatro Diego Martinelli a Castelnuovo del Garda.

Sergio Piccoli è un artista internazionale ma è anche Verona, la sua Verona. Un pensiero ed un colore universale che si fanno emozione, sotto un cielo sfumato da mille colori pastello.


Buongiorno a tutti e benvenuti al Basei Bistrot, un luogo dove storie straordinarie e prodotti unici si incontrano, frut...
01/11/2024

Buongiorno a tutti e benvenuti al Basei Bistrot, un luogo dove storie straordinarie e prodotti unici si incontrano, frutto della passione e del quotidiano impegno di persone eccezionali.

Questa è la storia di un enogastronomo, produttore di vino e profondo estimatore di chi, con dedizione e sacrificio, crea eccellenze.
Basei Bistrot nasce da questo percorso, dall’esperienza di Alberto e dal suo desiderio di condividere ciò che più ama.
Il nome “Basei” è il soprannome della sua famiglia, simbolo di tradizione, autenticità e calore familiare. Ha voluto creare, con questo bistrot, un ambiente accogliente, dove ogni pausa diventa un’opportunità per vivere un esperienza speciale: gustare uno spuntino, una tazza di caffè o tè in compagnia, avvolti da un’atmosfera conviviale e informale.

Tutte le persone che collaborano con il Basei Bistrot sono legate da rapporti di lunga amicizia, esperienze condivise, o da prodotti che hanno segnato momenti importanti della vita.
Ogni prodotto qui presente non è solo un’eccellenza italiana, ma rappresenta una parte della loro storia e amicizia.
Alcuni di questi richiedono anni di dedizione per arrivare sulle nostre tavole, e questo luogo è l’omaggio a tutti coloro che, spesso lontani dai riflettori, si sacrificano per realizzare queste meraviglie, rinunciando anche a preziosi momenti con le loro famiglie.

Nel loro “Libro degli Amici”, all’interno del locale, troverete le schede dettagliate di ogni prodotto.
In ogni scheda verrà raccontata brevemente la storia della famiglia o della persona che lo produce, insieme ai contatti per visitare direttamente questi straordinari artigiani.
Così potrete scoprire da vicino i luoghi dove prende vita la magia della loro creazione.

Vi invito a passare al Basei Bistrot per una colazione, una pausa pranzo o per un semplice caffè, per conoscere e apprezzare questo lavoro straordinario, oltre a vivere un’esperienza unica di sapori e racconti indimenticabili.

Bravo Alberto, e complimenti a tutti i tuoi collaboratori. Buona fortuna, per questa Vostra nuova avventura veronese.
*Indirizzo: Via Sant’Alessio, 20/A, Verona.


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