Il mio viaggio a Verona

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Il mio viaggio a Verona Viaggia con me alla scoperta di Verona,
la celebre città di Giulietta & Romeo. IG:

Mi trovo in Piazza Isolo a Veronetta, luogo che deve il suo nome dall’isola fluviale qui anticamente situata, al tempo f...
27/01/2025

Mi trovo in Piazza Isolo a Veronetta, luogo che deve il suo nome dall’isola fluviale qui anticamente situata, al tempo formata da due rami del fiume Adige. La zona, un tempo abitata da commercianti e artigiani, ha vissuto periodi di abbandono prima di essere oggetto di riqualificazione urbana negli anni ‘90.
Proprio qui, al centro della piazza, troviamo “Lo Spino” che grazie al suo profondo significato di rinascita, è diventato uno dei simboli di questo cambiamento.

Realizzata dall’artista Pino Castagna, scultore di fama internazionale e veronese d’adozione, classe 1932 originario della provincia di Vicenza (Castelgomberto), l’opera è stata collocata nel Gennaio del 2009 su un basamento di pietre nere dall’architetto Giovanni Cenna. Il progetto nacque grazie alla volontà di un comitato di cittadini veronesi, promosso dal medico Dario Basevi, cavaliere della Repubblica, e presieduto da Renzo Zorzi.

Opera d’arte contemporanea, alta circa 9 metri, la forma richiama un grosso “spino” o spina vegetale, con una struttura filiforme e appuntita che sembra emergere dal terreno. Il materiale ossidato ne conferisce un aspetto naturale e allo stesso tempo industriale. Estremamente profondo e importante è il significato dell’opera, che lancia ogni giorno un grido all’umanità affinchè il dramma dell’Olocausto non sia mai dimenticato: in occasione delle celebrazioni cittadine per il giorno della memoria, volute dall’Amministrazione comunale, ogni anno qui si rinnova il richiamo alla meditazione su ciò che accadde nei lager nazisti.

FInanziato grazie al prezioso contributo della Fondazione Banco Popolare di Verona e Fondazione Cariverona, in collaborazione con l’Istituto veronese per la storia della resistenza e dell’età contemporanea e la Società Letteraria di Verona, lo Spino permette alle vittime della Shoah di parlare alla coscienza dell’uomo contemporaneo, grazie a questo imponente “nodo” ingigantito di filo spinato nero che sembra uscire dal terreno, spiccando così nel biancore dell’Isolo. Sperando sia un monito imperituro, per le coscienze presenti e future.


Il Museo del Carnevale di Verona, intitolato a Luigi D’Agostino, conosciuto come “Ginetto,” rappresenta il cuore della t...
26/01/2025

Il Museo del Carnevale di Verona, intitolato a Luigi D’Agostino, conosciuto come “Ginetto,” rappresenta il cuore della tradizione carnevalesca veronese. Il Carnevale di Verona, tra i più antichi d’Italia, ha radici che risalgono al 1500 e celebra il suo simbolo principale: il Papà del Gnoco. Il museo vuole preservare e raccontare la ricca storia di questa tradizione, conosciuta a Verona come “Bacanal del Gnoco”.

Il museo non si limita a esporre oggetti del passato, ma offre un’esperienza immersiva. Tra le sue sale, si trovano antichi carri allegorici in miniatura, costumi tradizionali, manufatti e maschere tipiche che raccontano l’evoluzione artistica e sociale del Carnevale nel corso dei secoli. Video interattivi e foto d’epoca narrano le sfilate, i giochi e le storie che per secoli hanno animato le vie di Verona, offrendo una panoramica approfondita delle tradizioni e dei rituali associati a questa celebrazione.

Un altro aspetto interessante è il collegamento tra il Carnevale e la gastronomia. Oltre agli gnocchi, nel museo si approfondiscono le tradizioni culinarie legate a questa festa, sottolineando il ruolo del cibo come elemento unificante delle comunità.

Inoltre, vengono organizzati laboratori per bambini e adulti, durante i quali si può imparare a realizzare maschere artigianali o a decorare costumi. È un luogo vivo, dove la tradizione incontra la creatività, e offre un modo autentico per scoprire l’anima festosa e accogliente di Verona. Il Museo non serve solamente a conservare la memoria storica della manifestazione, ma funge anche da centro culturale, ospitando eventi e mostre temporanee per coinvolgere la comunità e i visitatori nella tradizione carnevalesca veronese.
*Indirizzo: Via San Procolo, 10, Verona.


Il Duomo di Verona, noto ufficialmente come Cattedrale di Santa Maria Assunta ma conosciuto anche come Cattedrale di San...
24/01/2025

Il Duomo di Verona, noto ufficialmente come Cattedrale di Santa Maria Assunta ma conosciuto anche come Cattedrale di Santa Maria Matricolare (dal nome dell’antica chiesa), è uno dei tesori più preziosi della città. La sua storia inizia nel IV secolo, quando sulla medesima area venne costruita una basilica paleocristiana. Quest’ultima, però, venne distrutta da un terremoto nel VI secolo, e successivamente ricostruita.
Ma fu il devastante terremoto del 1117 a cambiare per sempre la fisionomia dell’edificio, dando il via alla costruzione di una nuova cattedrale in stile romanico, che oggi rappresenta una delle opere architettoniche più significative di Verona.

Una delle particolarità più affascinanti del Duomo è il suo portale romanico, realizzato dallo scultore Niccolò. Oltre alle scene bibliche, Niccolò scolpì figure grottesche e animali fantastici che avevano un significato simbolico: molti di questi erano un avvertimento contro il peccato o un richiamo alla lotta tra il bene e il male.
Inoltre, sulla facciata si possono notare alcune pietre scolpite che sono in realtà reimpieghi romani, provenienti da antichi edifici della città. Questa pratica era molto comune all’epoca, e contribuiva a collegare idealmente il cristianesimo alla grandezza di Roma.

All’interno del Duomo, una delle opere più celebri è la pala del Tiziano, “L’Assunzione della Vergine”, che decora la ca****la laterale Cartolari-Nichesola. Un altro dettaglio interessante è il contrasto tra la semplicità dell’architettura romanica e l’opulenza delle decorazioni rinascimentali e barocche: un dialogo tra epoche diverse, che rende l’atmosfera unica.
Tesoro nascosto, sicuramente da non perdere, è la ca****la di San Giovanni in Fonte, adiacente alla cattedrale. Si tratta di un battistero romanico che custodisce una vasca battesimale ricavata da un unico blocco di marmo, decorata con rilievi che raccontano episodi della vita di Gesù.

Una curiosità affascinante riguarda alcune pietre della cattedrale, ritenute, secondo antiche leggende, “protettive” contro i terremoti. Credenza vuole fossero state benedette per scongiurare altri disastri naturali, come quelli che avevano distrutto le precedenti chiese.

Sono nel cuore del centro storico di Verona, a due passi dall’Arena, in zona quartiere FIlippini.La Pizzeria Leon d’Oro ...
23/01/2025

Sono nel cuore del centro storico di Verona, a due passi dall’Arena, in zona quartiere FIlippini.

La Pizzeria Leon d’Oro si trova qui, in via Pallone, all’interno di un elegante palazzo patrizio dell’800 con un ampio ed elegante giardino.
Giardino che ne accoglie i tavoli durante la bella stagione, da dove è possibile pranzare o cenare ammirando le splendide mura della Cittadella. Un angolo verde decisamente ben curato, una sorta di oasi nascosta che quasi fa dimenticare di essere nel pieno centro cittadino.

Oltre all’esterno, la Pizzeria Leon d’Oro dispone di grandi e spaziose sale interne rinnovate di recente, dove giocano tra loro specchi e quadri contemporanei, per rendere gli ambienti luminosi, moderni ed accoglienti.

In questa location d’eccezione troverete Pietro, che coordina tutto il team Leon D’Oro, accogliendo gli ospiti sempre con entusiasmo. E poi c’è Gigi, che fa parte della famiglia Leon d’oro da più di 10 anni: è lui il capo pizzaiolo che coordina la creazione degli impasti e le infornate, sempre dietro al bancone insieme al team di pizzaioli, composto da Alessandro, Andrea e Flavio.
Nenad, Delia e Nicole poi si prendono cura del servizio e degli ospiti, accogliendovi con il sorriso e gentilezza. Vinoj e Thamel sono invece i cuochi, che preparano con cura e attenzione tutte le portate di cucina.

La location e il team sono due dei tre ingredienti fondamentali del Leon d’Oro. Il terzo sono chiaramente i prodotti veri e propri, utilizzati nel farcire le pizze e preparare i piatti. Tutti di provenienza italiana, con un occhio particolare alle eccellenze del territorio veronese e dei suoi prodotti di punta. Oltre alla farina macinata a pietra, ingrediente principale dell’impasto delle pizze.
Il tutto aggiungendo un’accurata selezione di birre artigianali e vini del territorio veronese, aprendosi a qualche altra referenza italiana.

Da segnalare che, a Febbraio 2024, la Pizzeria Leon d’Oro si è aggiudicata il primo posto ad Hospitality, fiera di Riva del Garda dove sono state premiate le 25 migliori pizzerie del Veneto. Risultato veramente notevole, per la nostra pizzeria veronese.


Scipione Maffei è stato un uomo di grande cultura, un erudito, uno scrittore, un letterato di grande impegno civile e po...
21/01/2025

Scipione Maffei è stato un uomo di grande cultura, un erudito, uno scrittore, un letterato di grande impegno civile e politico. La sua figura è stata determinante nel panorama culturale italiano del Settecento, circondata da un’aura di leggenda alimentata dalle sue opere e dalla sua personalità complessa.
Profondamente legato alla città di Verona, sua terra natale, si dice fosse un moderno “saggio”, in grado di risolvere questioni tanto filosofiche quanto pratiche.

Si narra che, durante il periodo di massimo splendore della sua carriera, Maffei avesse ricevuto numerosi inviti a partecipare a corte, da parte di monarchi e nobili di tutta Europa. Ma il suo cuore batteva soprattutto per la sua città, che considerava un “luogo sacro” della cultura e della storia italiana. Spesso si aggirava per le strade, parlando con i passanti, osservando l’architettura romana e riflettendo sulle vicende del passato.

Leggenda vuole che il Maffei fosse venuto in possesso, durante i suoi viaggi, di antichi manoscritti dimenticati che avrebbero cambiato il corso degli eventi. Stranamente però non li pubblicò mai, come a proteggere la storia dalle mani di chi avrebbe potuto “abusarne”.

Si narra pure che, durante una sua presunta visita al Vaticano, abbia avuto un incontro segreto con un cardinale che lo pregò di non pubblicare alcune delle sue ricerche più avanzate su questioni religiose. Si dice che Maffei, pur essendo un uomo di grande fede, fosse anche un uomo di scienza, e che i suoi studi lo portassero a fare riflessioni che scuotevano le certezze dogmatiche dell’epoca.

Riguardo il suo ruolo, di “custode del sapere antico”, si racconta avesse una specie di “biblioteca segreta”, dove custodisse manoscritti e oggetti che risalivano all’antica Roma. Solo pochi amici fidati conoscevano l’esistenza di quel rifugio, e si dice che lo considerasse come il “cuore pulsante” della sua erudizione.

Forse proprio per questi motivi, Scipione Maffei visse sempre in una sorta di solitudine. Le leggende su di lui non sono solo quelle di un grande intellettuale, ma anche quelle di un uomo che cercò di difendere la cultura, e la conoscenza come valore assoluto.


A 50 metri da Piazza delle Erbe, in uno degli scenari “esotici” più eccitanti di Verona, troverete il Romeo Bistrot.Real...
20/01/2025

A 50 metri da Piazza delle Erbe, in uno degli scenari “esotici” più eccitanti di Verona, troverete il Romeo Bistrot.

Realizzato all’interno di un ex monastero risalente al 1100 ac, Romeo Bistrot & Cocktail Bar ha stile da vendere e una personalità ben strutturata. Racchiude il bagaglio esperienziale di Marco Cosenza e Andrea Cason, soci fondatori di Bartenders Group Italia, azienda con all’attivo più di 500 eventi all’anno.
Nessuna copia di locali famosi come member club londinesi, tiki bar caraibici o speakeasy moderni, Romeo cerca solamente di trarre il meglio da tutti questi, secondo la creatività e il vissuto dei due soci.

Aperto agli inizi del 2021, il locale è decisamente cresciuto negli anni, e vi saprà emozionare in un ambiente dall’atmosfera accogliente con i suoi esperti bartenders. Parliamo di un vero tempio della miscelazione e dei distillati, con più di 1000 etichette da tutto il mondo e una lista di signature cocktail in costante aggiornamento. Grazie anche all’esperienza e alla creatività della Bartenders Academy, una delle aziende leader conosciuta in tutta Italia.

Dall’atmosfera, alle tecniche di lavoro e allo stile di servizio, ogni dettaglio è curato per far vivere al cliente la miglior esperienza possibile, in un ambiente senza tempo e luogo. Location e servizio vi faranno sentire come all’interno di un club di una grande metropoli.

*Indirizzo: Vicolo S. Marco in Foro, 1B, Verona.


Le 100 cose da fare a Verona:62 - Eleggere Papà del GnocoUna delle 100 cose che si devono assolutamente provare nella vi...
19/01/2025

Le 100 cose da fare a Verona:
62 - Eleggere Papà del Gnoco

Una delle 100 cose che si devono assolutamente provare nella vita, a Verona, è partecipare all’elezione del “Papà del Gnoco”, nel quartiere di San Zeno, la quale normalmente avviene una ventina di giorni prima del venerdi grasso.

L’elezione inizia da gennaio con la deposizione dello scettro e le candidature dei nuovi papabili eletti, i quali devono obbligatoriamente essere residenti nel quartiere di San Zeno. Di solito, i candidati sono dei “personaggi” già noti per aver contribuito allo spirito burlone e godereccio delle osterie e delle trattorie del quartiere.

Da queste parti è una vera e propria sfida, come se fosse l’elezione del sindaco di una città, ma la campagna elettorale in questo caso si basa sulla declamazione delle doti di simpatia dell’uno o dell’altro; gli slogan e i versetti poetici sono all’ordine del giorno e per tutto il quartiere girano i “santini” con la faccia dei candidati.

Di solito il fatidico giorno, nella piazza principale, già fin dalle prime luci del mattino sotto i grandi gazebi, si inizia a lavorare nelle cucine e nei preparativi.
Segue la Santa messa con le campane a festa e processione, poi si passa all’allestimento dei gazebo per il voto.

Ora ci siamo: la sfida entra nel vivo! Gli stand iniziano a distribuire i piatti, mantenendo viva la tradizione e la volontà di Tommaso Da Vico: “Che si distribuisca cibo in offerta per i sanzenati, affinché possano per un giorno vivere con serena sazietà”.
La sfida va avanti, mentre la piazza si gremisce di gente che, mangiando e bevendo, si ritrova gioiosa a cantare e ballare.

Verona è anche questa. Ed è impossibile non lasciarsi travolgere da questa euforia di festa!

E Voi, avete mai eletto Papa del Gnoco? Se vi va, pubblicate la vostra foto e taggatemi!


Oggi vi parlerò di un’altra leggenda veronese, sconosciuta ai più, tramandata solo tra gli anziani che la raccontano sed...
18/01/2025

Oggi vi parlerò di un’altra leggenda veronese, sconosciuta ai più, tramandata solo tra gli anziani che la raccontano seduti al bar, magari dopo aver bevuto qualche “goto”.

Parleremo di Anguane.
A seconda del luogo, le anguane possono essere chiamate anche con altri nomi: Vivane, Strie, Fade, Orchesse, Saelighe, Angene e molti, molti altri. Ma quindi, cos’è un anguana?

Le Anguane sono molte cose insieme, e le loro caratteristiche variano da zona a zona. Solitamente sono figure femminili, legate alle sorgenti e ai corsi d’acqua, e vivono nei fiumi, nei torrenti e nei laghetti alpini.
Tutte loro hanno caratteristiche circa umane: giovani e bellissime fanciulle, dotate di un fascino irresistibile con lunghissimi capelli spesso biondi, a volte rossi, capaci di ammaliare con il loro canto e il loro corpo, sempre coperto da veli semitrasparenti.

Ai tempi del racconto, le anguane arrivavano dal nostro Adige, nuotavano nell’acqua, sedevano sul lungadige cantando e pettinandosi alla luce della luna.
Camminare di notte, nei pressi dei luoghi dove abitano queste creature, è pericoloso: di frequente circuiscono gli ingenui viandanti per poi annegarli o farli prigionieri nel loro regno sotterraneo, fuori dal tempo dei mortali.

Si narra che anche a Verona ci fu una storia tra un mortale e un’anguana.
L’anguana Aquane, una notte, si avventurò dal lungadige verso Pizzza delle Erbe, arrivando proprio qui, sotto la colonna antica con edicola. Dove conobbe Gregorio.

La bellezza e i lunghi capelli di Lei conquistarono subito Gregorio, il suo cuore batteva forte ed era attratto dal fascino del mistero. L’anguana accettò di stare con lui, ad una condizione: mai rinfacciarle le sue gambe squamate.
Dopo un periodo felice e la nascita di un bambino, durante un litigio, Gregorio non resistette e la offese. Furiosa, l’anguana lo maledisse e scomparve verso lungadige Donatelli, portando il figlio con sè in fondo al fiume.

Gregorio, pentito, si ritrovò a piangere la sua amata e il figlio perduto. Si dice che il suo lamento risuoni ancora in città, nelle vicinanze dell’Adige, durante le notti d’estate.


Oggi mi trovo all’interno di Palazzo Della Torre, conosciuto anche con il nome di Palazzo Della Torre Goldschmidt Lebrec...
17/01/2025

Oggi mi trovo all’interno di Palazzo Della Torre, conosciuto anche con il nome di Palazzo Della Torre Goldschmidt Lebrect Ederle, situato al civico 13 di Stradone San Fermo.

Non si conoscono molti dettagli su questo Palazzo storico, soprattutto per quello che riguarda la sua costruzione, ai giorni nostri ancora avvolta nel mistero.
E’ sicuramente un importante edificio a quattro piani, costruito dai Della Torre nel XVI secolo, attribuito a Michele Sanmicheli ma, secondo alcuni, a Domenico Curtoni o addirittura ad Andrea Palladio. Tra gli altri possibili autori del palazzo nobiliare viene citato anche Bernardino Brugnoli, parente del Sanmicheli e suo erede morale.
Di sicuro però, sappiamo che tutto il lato sinistro della struttura rimase incompiuto, fino al secolo scorso.

Attraverso l’atrio si accede al cortile, dove una loggia a tre volti con pilastri bugnati sostiene una terrazza balconata decorata con le insegne araldiche dei Della Torre.
Dei Della Torre abbiamo notizie a partire dall’ultimo scorcio del secolo XIV, quando sarebbe accertata in città la presenza di un certo Domenico Della Torre, all’inizio della dominazione veneziana, presso il nobile Consiglio di Verona. Pure l’accesso agli stessi archivi dei Della Torre, divisi tra la Biblioteca Capitolare e l’Archivio di Stato, non hanno mai consentito di attestare la reale paternità dell’edificio.

Il Palazzo incompiuto, come dicevamo, venne completato solamente nel 1850 circa ad opera del seguente proprietario Pacifico Goldschmidt, che si adoperò per garantirne una perfetta simmetria. Successivamente, il Palazzo divenne proprietà dei Lebrecht fino alla seconda metà del XX secolo, quando fu acquistato in due tranches (1951 e 1967) dall’avvocato Giuseppe Ederle.

Ancora oggi, la struttura si presenta estremamente elegante e ben conservata. Le raffinate sale interne godono di numerosi soffitti stuccati, camini monumentali e vari affreschi.


Benvenuti a Casa Babbuino. Situata in uno dei quartieri più affascinanti e bohémienne di Verona, Casa Babbuino non è sol...
15/01/2025

Benvenuti a Casa Babbuino.

Situata in uno dei quartieri più affascinanti e bohémienne di Verona, Casa Babbuino non è solamente un alloggio turistico ma una vera e propria “Casa”, dove sentirsi accolti e coccolati, e dove vivere appieno l’essenza del viaggio e della scoperta.

La struttura, che a fine ‘800 ospitava la “Trattoria con alloggio Roma”, è diventata realtà grazie alle menti folli dei miei amici Beatrice e Marco, grandi appassionati di viaggi, di ospitalità ricercata e di culture alternative.
Nel 2016, dopo aver aperto un blog travel-enogastronomico denominato “il Babbuino Ghiotto”, hanno sentito l’esigenza di avere un posto dove poter condividere la loro visione di turismo, cercando di trasmettere un pizzico della loro pazzia da “babbuini”. E’ nato cosi l’ambizioso progetto, che con i suoi spazi originalissimi negli arredi e negli addobbi, con le camere a tema e una rilassante corte-giardino, incarna completamente i valori e la filosofia del Babbuino Ghiotto.

Ogni camera di Casa Babbuino è ispirata ad un tema, declinato sia attraverso le forme ed i colori che attraverso lo stile decorativo. Ogni pezzo d’arredamento es ogni dettaglio delle stanze è stato pensato per evocare luoghi e suggestioni. Soggiornando a Casa Babbuino si avrà inoltre accesso alle piacevoli zone comuni: una piccola stanza lettura con libri a disposizione, una grande sala d’ingresso con tavoli e divani (dove, peraltro, si organizzano piacevoli serate a tema), l’ampia e fornitissima cucina e il giardino, collocato in una corte interna.

Proprio il giardino è il fiore all’occhiello di tutta la struttura: progettato secondo i principi della permacultura e agricoltura rigenerativa, è un’oasi dove piante, uccelli e insetti vivono in armonia, offrendo agli ospiti un angolo di serenità in un contesto urbano.
Qui gli ospiti, nel mezzo del tumulto della città, trovano pace e serenità come viaggiatori che, finalmente, arrivano a casa.


Ricordate il precedente post, dove parlavo dei cosiddetti “Tre Miracoli” di Verona? Una storia unica e affascinante, che...
14/01/2025

Ricordate il precedente post, dove parlavo dei cosiddetti “Tre Miracoli” di Verona? Una storia unica e affascinante, che ripercorre la ricca storia e cultura della nostra città.
Oggi vorrei parlarvi del secondo miracolo. Che in realtà ne comprende più di uno, ma tutti legati a San Zeno e alla sua Basilica cittadina.

Il primo dei tre miracoli legati a San Zeno racconta che il fondatore della basilica, vescovo romano che viveva nel IV secolo, una notte stava pregando nella sua cella.
All’improvviso, vide una colonna di luce che scendeva dal cielo. La colonna si fermò davanti a lui, e da essa uscì la figura di un uomo con una croce d’oro in mano. L’uomo gli disse di costruire una chiesa nel luogo in cui si trovava.
San Zeno obbedì e iniziò a costruire la basilica. La leggenda racconta che, la colonna di luce, apparve di nuovo una volta completata la chiesa.

Il secondo miracolo riguarda una scommessa che san Zeno avrebbe fatto col Diavolo: con la vittoria in una partita a palla, giocata con la punta di una montagna, avrebbe ottenuto, come da scommessa, un battesimale in porfido (visibile all’entrata della chiesa) che il terribile rivale sarebbe stato costretto a portare sulle spalle fin da Roma. Sul battesimale sarebbero ancora visibili i terribili segni delle unghie, lasciate dal maligno.

Ma la leggenda più straordinaria venne riferita da papa Gregorio I (“Gregorio Magno”) e narra di un improvviso straripamento delle acque dell’Adige che sommerse tutta la città fino ai tetti delle chiese, al tempo del re longobardo Autari.
Le acque arrivarono fino alla cattedrale, dove il re aveva appena sposato la bella principessa Teodolinda. Ma, straordinariamente, qui sarebbero arrestate improvvisamente, in sospensione sulla porta, tanto da potersi bere ma senza poter invadere l’interno.
Ciò avrebbe determinato la salvezza dei veronesi che, pur non potendo uscire, riuscirono a resistere finché la piena non calò.


La mattina del 19 novembre 2019 ci lasciava la storica voce dell’Hellas Verona, Roberto Puliero.Uomo dalla personalità i...
12/01/2025

La mattina del 19 novembre 2019 ci lasciava la storica voce dell’Hellas Verona, Roberto Puliero.

Uomo dalla personalità incredibile, attore, scrittore, radiocronista, professore… un artista eclettico indimenticato da tutti i miei concittadini veronesi. E che, più di vent’anni fa, ebbi anche la fortuna di conoscere personalmente.

La città di Verona ne ha celebrato la memoria inaugurando, il 28 Ottobre 2024, una panchina in marmo a Lui dedicata posizionata nel Piazzale XXV Aprile. La forma è quella di un libro aperto, con il suo volto sorridente e una frase che Roberto stesso pronunciò per tante sere sulla scena con la sua compagnia teatrale “La Barcaccia”, nello spettacolo Il Cappello di Carta:

“L’è belo se el to nome i se le ricorda per qualcosa de belo che t’è fatto… No te ghe si più, ma l’è come se te ghe fussi ancora”.

Un gesto di riconoscimento e un invito a tutti, residenti e visitatori, a riscoprire la ricchezza culturale di Verona attraverso le storie di chi ha lasciato un segno indelebile nella comunità.
Una persona che, senza dubbio, ha reso unica la nostra città.

Grazie di tutto, Roberto. Alé alé alé bum bum.


Il modo migliore per descrivere “Amaro” è utilizzando la loro stessa frase di presentazione, citata sulla pagina Faceboo...
11/01/2025

Il modo migliore per descrivere “Amaro” è utilizzando la loro stessa frase di presentazione, citata sulla pagina Facebook:
“Il bar di una volta al giorno d’oggi”.
Il locale, infatti, ricorda forse il set di un film anni ’70, con divani in pelle marrone scuro e stampe alle pareti.

A due passi dal centro storico, poco lontano da Ponte delle Navi, offre la classica selezione di caffè, affettati e formaggi d’autore, cicchetti e snack, cocktail, vini, vermouth e bitter. Ma, tutto, fatto molto bene.
Arredato in molto affascinante, soprattutto nel piano interrato, dove troviamo una saletta privata con un’atmosfera post industriale molto intrigante, dove gustare i loro cocktail preparati con grande cura. La selezione di drink è molto ampia, e il personale molto gentile e veloce nel servizio.

Durante la bella stagione è possibile rilassarsi nel caratteristico plateatico situato nel piazzale antistante San Fermo Maggiore, una delle più belle e importanti chiese della città.

Dovrò assolutamente tornare per assaggiare il loro Long Island, il mio cocktail preferito in assoluto. Vi saprò dire.
*Indirizzo: Stradone San Fermo, 5, Verona.


Parlando dei grandi personaggi della storia veronese, è impossibile non citare Achille Forti.Botanico e mecenate, nato n...
08/01/2025

Parlando dei grandi personaggi della storia veronese, è impossibile non citare Achille Forti.
Botanico e mecenate, nato nel 1878 da una famiglia ebrea, alla sua morte nel 1937 lasciò tutti i suoi beni al Comune di Verona, donazione che arricchì in modo significativo il patrimonio pubblico della città.

Laureato in Scienze Naturali all’Università di Padova, dedicò la sua vita ad una costante ricerca. Intraprese molti viaggi visitando i Balcani, il Nord Africa, la Turchia e il Nord Europa. Non si sposò mai e trascorse i suoi cinquantanove anni di vita dedicandosi agli studi scientifici, alla beneficenza, alla pubblicazione di saggi e al collezionismo di opere d’arte

Egli viveva qui, oggi Palazzo Emilei Forti, storico edificio databile intorno al secolo XIII. A suo tempo dimora di Ezzelino da Romano, crudele tiranno che a metà del duecento creò nel nord est un potente ed esteso stato ghibellino, governando Verona dal 1232 al 1259 dopo il matrimonio con Selvaggia, figlia naturale dell’imperatore Federico II.

Il Palazzo passò successivamente agli Emilei, che trasformarono l’edificio in palazzo residenziale con locali di rappresentanza, biblioteche, giardini e cortili.
Interventi di epoche successive, soprattutto nel ’700 con la facciata dell’architetto Ignazio Pellegrini, hanno infine conferito l’attuale aspetto al palazzo che tra gli altri ebbe come ospiti Napoleone. L’ultimo proprietario fu proprio il nostro Achille Forti, che nel suo testamento volle lasciarlo alla città per farne un luogo dedicato all’arte.

Un anno dopo la sua morte, Palazzo Emilei Forti aprì al pubblico come nuova Galleria d’Arte Moderna della città. Il denaro da lui lasciato fu impiegato anche per il restauro del Palazzo della Ragione, divenuto poi nuova e attuale sede della Galleria a lui dedicata.


Sul castello di Veronabatte il sole a mezzogiorno (in foto, al tramonto),da la Chiusa al pian rintronasolitario un suon ...
07/01/2025

Sul castello di Verona
batte il sole a mezzogiorno (in foto, al tramonto),
da la Chiusa al pian rintrona
solitario un suon di c***o;
mormorando per l’aprico
verde il grande Adige va;
Ed il re Teodorico
vecchio e triste al bagno sta...

Guarda il sole sfolgorante
e il chiaro Adige che corre,
guarda un falco roteante
sovra i merli della torre;
guarda i monti da cui scese
la sua forte gioventù,
ed il bel verde paese
che da lui conquiso fu.

(Giosuè Carducci, La Leggenda di Re Teodorico, 1884)


In pieno centro storico si affaccia, su via Leoni da una parte e sulla splendida chiesa gotico-romanica di San Fermo Mag...
04/01/2025

In pieno centro storico si affaccia, su via Leoni da una parte e sulla splendida chiesa gotico-romanica di San Fermo Maggiore dall’altra, il quattrocentesco Palazzo che fu dei Boldieri, poi dei Malaspina e quindi dei Bottagisio, oggi ribattezzato “Palazzo Soave” dal nome dell’ultimo proprietario.

Palazzo Soave si è infatti inserito nel piano di recupero e riqualificazione di uno dei più prestigiosi edifici del centro, per decenni in stato di abbandono. Un progetto ambizioso, realizzato dal Gruppo Soave Property guidato dall’imprenditore Bruno Soave, artefice di alcune delle più importanti operazioni di valorizzazione di beni storici nel Veronese.

Riacquisendo la nobiltà e il sapore dei tempi passati ha qui aperto, oltre allo splendido ristorante stellato Iris, il Velvet Cocktail Bar.

Il Velvet è un luogo dove degustare cocktail di ottima qualità e assaporare distillati di altissimo livello, circondati da un ambiente sapientemente ristrutturato e arredato per accogliere il cliente in un luogo elegante e intimo. Un punto di incontro per un aperitivo o una cena, ascoltando ottima musica e rilassandosi dopo una lunga giornata.

Cocktail classici o innovativi, vini, sake, ma anche una selezione di the, infusi e analcolici, oltre ad una cucina sempre aperta per uno spuntino sfizioso. Oltre a questo, non mancheranno eventi di musica dal vivo, dj set e ospiti speciali, il tutto circondato dalla meravigliosa cornice storica di questo Palazzo ritrovato e “regalato” alla città di Verona.


Mi trovo in Sottoriva, famosa via storica cittadina sicuramente conosciuta da tutti Voi, che deve il suo nome al suo ess...
03/01/2025

Mi trovo in Sottoriva, famosa via storica cittadina sicuramente conosciuta da tutti Voi, che deve il suo nome al suo essere ubicata in prossimità della riva del fiume Adige.

Per tutta la sua lunghezza è fiancheggiata su un lato da un basso sistema di portici, che le conferisce ancor oggi quel suo aspetto tipicamente medioevale. E proprio qui, in uno splendido palazzo trecentesco appartenuto alla famiglia dei Monselice, la cui erede Esterina diventò moglie di Pietro III degli Alighieri, troviamo il ristorante di cui voglio parlarvi oggi.

La Locanda ai Portici è nata di recente, seguendo una passione per la cucina e un’esperienza nella ristorazione lunga di anni che Zeno, titolare e chef, ha voluto riprendere, dopo varie altre attività, proprio qui.

Oltre agli splendidi interni da poco restaurati, magici ed accoglienti, è disponibile anche un plateatico esterno dove ristorarsi ritrovando i segni di un passato di bellezza e antichità, sfondo ideale per i tavoli preparati con garbo e ai piatti gustosi legati alla tradizione veronese ma non solo.
Pietanze composte da ingredienti di qualità, scelti e lavorati sapientemente dallo staff di cucina in base alla stagionalità, alla tipicità del territorio e alla buona cucina italiana.
*Indirizzo: Via Sottoriva, 3C, Verona.


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