
11/02/2025
Ippolito Pindemonte fu un poeta, traduttore e letterato veronese, considerato una delle figure più importanti della letteratura italiana tra il Settecento e l’Ottocento.
Nato a Verona nel 1753, in una famiglia aristocratica, Pindemonte ricevette un’educazione classica ed intraprese viaggi in Europa, entrando in contatto con le correnti culturali del tempo, tra cui l’Illuminismo e il Preromanticismo. Trascorse tuttavia gran parte della sua vita a Verona, dove fu una figura di spicco nella vita intellettuale cittadina. Si dedicò alla letteratura, alla politica e alla filosofia, manifestando nelle sue opere una visione malinconica del mondo, influenzata dagli eventi storici della sua epoca.
Amico di Alfieri e di Foscolo, quest’ultimo conosciuto nella primavera del 1806 quando, reduce dalla Francia, trascorse un lungo periodo a Venezia. Il tramite tra i due fu l’amica comune Isabella Teotochi Albrizzi, che spesso ospitava lo scrittore veronese nel suo salotto veneziano.
Nel 1805 Pindemonte aveva iniziato a tradurre l’Odissea, e il problema della traduzione di Omero divenne un argomento di discussione tra i due scrittori.
Ma il nome di Pindemonte è legato soprattutto alla scrittura del carme Dei sepolcri, a lui dedicato; l’idea di scrivere un poema di argomento sepolcrale era nata in Foscolo proprio dalle conversazioni con Isabella Teotochi Albrizzi e con l’amico veronese che, nello stesso periodo, stava lavorando a un poema sui Cimiteri.
Questa circostanza suggerì il sospetto di un plagio da parte di Foscolo, che avrebbe spinto l’amico a occuparsi della traduzione dell’Odissea per poter presentare il suo poema sui Sepolcri. Fu però lo stesso Pindemonte a scagionarlo da ogni accusa, affermando in una lettera di aver interrotto il suo lavoro sui Cimiteri quando fu pubblicata l’opera di Foscolo.
Morì a Verona nel 1828, ed è oggi ricordato come uno dei più grandi poeti veronesi.
In Via Leoni, nella casa in cui morì, è presente una targa a ricordarlo, che cita:
“Ippolito Pindemonte poeta mesto
e gentile a 18 Novembre 1828
finì tra queste mura la vita che
Foscolo disse virilmente modesta.”
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